Capitolo 70
~ Ethan's POV:
Si è addormentata tra le mie braccia. Se ne sta rannicchiata contro il mio petto. Il suo fiato caldo sulla mia pelle nuda. Ho i brividi. Violenti brividi che attraversano costantemente il mio corpo mentre la osservo sdraiato su un fianco.
Non posso credere di averla accanto. Voglio davvero impegnarmi per essere un marito migliore per lei. Ancora però non so se lei vuole essere mia moglie. La cosa mi fa agitare ma se è qui con me significa pur qualcosa no?
Quando prima mi ha detto quel ti amo, ero così sconvolto da non riuscire a muovermi. Mi aspettavo altre risposte ma lei riesce sempre a sorprendermi perché è fottutamente speciale.
Vorrei svegliarla, parlare con lei, sfiorare le sue dita e farla arrossire. Vorrei baciarla fino all'alba e fare l'amore con lei. Quanto mi manca poterla sentire davvero mia. Devo assolutamente trattenermi. Non voglio sbagliare. Non posso velocizzare sempre ogni cosa. Devo rispettare i suoi tempi e vivermela giorno dopo giorno.
Avvicino il viso al suo. Inspiro il suo profumo. Si agita un paio di volte. Non capisco se sta avendo uno dei suoi incubi. A volte sa essere imprevedibile perché la fanno stare male. Non sopporto quando si sveglia di scatto nel cuore della notte affannata e spaventata. Immagino in questi mesi cosa ha dovuto rivivere tutte le notti. Non ero con lei. Mi sono perso mesi importanti e per cosa? Per una fottuta copertura. Adesso che sono libero mi rendo conto del tempo che ho sprecato nel tentativo di combattere una guerra che poteva essere combattuta in due, insieme per come avevamo promesso di fare. Ho agito da solo e ora sto avendo solo fortuna perché se Parker non avrebbe capito a quest'ora lei starebbe ancora con lui. Sento una strana rabbia dentro se ripenso a quello che ho fatto. È stata colpa mia. Tutta colpa mia.
«Ti amo Emma. Mi dispiace se ti ho fatto soffrire. Ho commesso errori imperdonabili di cui mi pentirò a vita...», mormoro baciando la sua testa. «Ti ho fatto tanto male e stai ancora soffrendo a causa mia. Ti amo, credimi quando te lo ripeto. Ti amo da impazzire. Ti amo come ama un folle. Ho una paura matta delle reazioni che potrei avere. E mi manchi. Mi manchi anche ora che sei tra le mie braccia. Mi manchi perché ti voglio nella mia vita e sono un vero egoista. Sono egoista perché non voglio e non posso condividerti con nessuno. Sono egoista perché ti ho trascinato in questo posto per ripartire da dove avevamo iniziato...», sospiro trattenendo le lacrime. Da quando sono così fragile e sincero?
«Sono egoista perché per una volta voglio anteporre la mia felicità a quella degli altri. Voglio te come mia unica ragione e fonte di felicità. Voglio te nelle mie giornate. Ho sempre voluto te ma avevo e tuttora ho paura. Mi sto sentendo un vero coglione perché potrei svegliarti e parlarti sinceramente ma ho paura del tuo sguardo, mi farebbe perdere subito il filo del discorso e sento di avere bisogno di questo momento per aprirmi con te, per sentirmi me stesso e sincero. Perché voglio essere sincero con te. Perché voglio essere davvero il marito che meriti sempre se mi vuoi e se lo vuoi anche tu...» i miei occhi bruciano e tiro su con il naso stropicciando le palpebre.
Emma si muove e trattengo il fiato. E se ha sentito tutto?
Sorrido. «Sono così stupido da avere paura. Paura che tu senta i miei discorsi e mi prenda in giro. Paura che tu te ne vada perché non mi ritieni all'altezza...»
Spalanco gli occhi quando le sue dita si posano sulle mie labbra facendole formicolare. Il cuore mi arriva in gola. Come ho fatto a non accorgermi che è sveglia?
«Le tue paranoie fanno un gran fracasso...», mormora con voce impastata dal sonno e ad occhi chiusi. Le sue dita iniziano a disegnare i contorni delle mie labbra. Trattengo il fiato. Sono stato colto alla sprovvista e adesso?
Le sue mani si posano sul mio viso, si avvicina pericolosamente e i suoi occhi si aprono. L'azzurro delle sue iridi mi immobilizza. Sono folgorato dall'intensità del suo sguardo.
Sorride prima di sfiorare le mie labbra con le sue. «Non sei stupido. Certo, hai fatto un gran casino ma come hai detto tu siamo in questo posto per ripartire», sussurra assonnata.
Dio quanto è bella!
Chiudo gli occhi appoggiando la fronte contro la sua. Le mie mani si posano sui suoi fianchi. Le viene la pelle d'oca e mi spunta un sorriso. Solo io riesco a farle questo effetto. Mi sto eccitando e mi ha solo sfiorato. Concentrati Ethan, non sei un ragazzino. Non pensare con le parti basse mentre tua moglie si sta avvicinando al tuo corpo. Mordo le guance.
«Mi parli sempre mentre dormo?» sorride posando il palmo sul cuore che batte a mille.
«Sono una frana...»
Alza il mio mento e sono costretto a guardarla negli occhi. Sento il sangue affluire velocemente quando mi avvicina. Sta rischiando grosso e non lo sa.
«Sei stato sincero», abbassa lo sguardo.
Perché si sta incupendo? Cosa ho sbagliato?
Afferro il suo viso costringendola a guardarmi. «Scusa non devi essere triste! Ti amo ok? Sto impazzendo perché ho bisogno di te nella mia vita. Ho bisogno di recuperare e di sapere che mi vuoi ancora come ti voglio io. Ho bisogno di sapere che non scapperai ancora da me perché fa male, fa ancora male!»
La mia sincerità, il mio tono disperato, sembrano colpirla. «Io non voglio lasciarti», mormora arrossendo.
Non capisco più niente. La bacio spingendomi su di lei. Sollevo le sue gambe tenendo ferma una coscia e spingendomi contro il suo corpo che si tende al mio tocco. Ansima e geme avvinghiandosi e trattenendomi. Mi stacco con uno sforzo enorme e affannato dalle sue labbra. Mugola dispiaciuta tentando di riavvicinarmi ma riesco ad oppormi. «Voglio fare l'amore con te Emma ma non così! Faremo tutto con calma questa volta e per quanto tu sia invitante con questa maglietta e queste gambe nude attorno al mio corpo, devo resistere. Voglio essere più del ragazzo che ti porta a letto. Voglio essere quello che ti prepara la colazione. Che ti regala un peluche. Che ti fa sorridere per delle cose stupide...»
Tappa la mia bocca con la sua e mi eccito maggiormente ma continuo a resistere mentre le sue dita passano tra i miei capelli e dalla mia bocca escono suoni flebili.
«Sei già tutto questo e non te ne accorgi...», sussurra sorridendo.
Il mio cuore sembra un cavallo imbizzarrito. Lo sento nelle orecchie cosi forte, così vivo, così pieno d'amore.
«Ti amo, ti amo, ti amo...», continuo a baciare il suo viso e lei sorride riscaldando ancora e ancora il mio cuore.
«Adesso possiamo dormire? Sono davvero stanca», chiude gli occhi. «Ti amo amore...», biascica assopendosi.
Sfioro il suo viso con le dita. Sento il suo respiro farsi lento. Mi sto sentendo il ragazzo più fortunato del mondo. Bacio la sua tempia poi la abbraccio da dietro e chiudo gli occhi addormentandomi.
La luce del mattino filtra dalla finestra illuminando il mio viso e riscaldandolo. Disturbato dai raggi del sole apro gli occhi lamentandomi. Vorrei continuare a dormire, si stava così bene. Passo la mano sul materasso ed è vuoto. Scatto in piedi allarmato. Passo una mano sul viso poi sui capelli scompigliandoli. Emma non è a letto. Mi agito.
Sento la sua risata attutita proveniente dal soggiorno. Uno strano bisbiglio seguito da altre risate. Mi alzo dal letto e cammino per controllare cosa sta combinando.
Trovo lei e zia May ai fornelli. Si voltano interrompendo la loro chiacchierata. Emma spalanca la bocca arrossendo, tiene in mano una forchetta mentre zia May sorride pulendosi le mani sul suo grembiule rosa con i gattini disegnati all'angolo.
«Ti sei svegliato finalmente! Dovresti vestirti però. Sono pur sempre una donna di una certa età ma ho anch'io gli occhi...»
Mi rendo conto di essere in boxer. Frastornato torno in camera infilando un paio di pantaloncini e una canottiera. Non posso lasciare Emma con zia May. Chissà cosa le avrà detto.
«Ti sei scelta un bel bocconcino eh?»
Alzo gli occhi al cielo. Quella donna ha qualche rotella fuori posto ma è gentile e soprattutto disponibile per qualsiasi cosa. Torno in cucina sedendomi sullo sgabello.
Emma mi passa subito una tazza di caffè e un piatto con un toast poi si occupa di sfornare qualcosa dal forno dall'aspetto appetitoso. Quando si piega mi godo lo spettacolo mentre lei ignara spiega che zia May le ha insegnato a fare le melanzane alla parmigiana visto che è italiana. Non vedo l'ora di assaggiarle anche perché Emma è una cuoca straordinaria. Zia May mi rimprovera con lo sguardo ma sono pur sempre un ragazzo e si dà il caso che io sia il marito della ragazza a cui sto guardando le forme. Sorrido come un ragazzino mentre vado a rispondere al telefono.
«Arrivati sani e salvi?»
«Si, anche zia May oggi occupa questo appartamento!»
TJ ride. «Ti faranno impazzire e ti rimpiazzeranno fino a scoppiare. Amico, scappa finché sei in tempo!»
Alzo gli occhi al cielo guardando poi Emma a poca distanza. «Mi piace rischiare»
TJ sospira. «Io devo ancora fare il primo passo. Ho una paura matta di sbagliare. Insomma, da quanto non ci provo per davvero con una ragazza? E se mi rifiuta?»
«Pensa che potrebbe beccarti mentre le sussurri quello che provi e pensi nel cuore della notte o quando le guardi il corpo peggio di uno stalker».
TJ scoppia di nuovo a ridere mentre io arrossisco. «Amico sei fottuto con la f maiuscola! Vedi di goderti questi giorni con tua moglie ed evita di fare il coglione con lei! Usa il cervello non qualcosa la sotto dentro i pantaloni!»
«Tu fa lo stesso e vedi di conquistare quella ragazza perché non sopporto più le tue lagne!» rido perché so che è il contrario.
Dopo avere salutato il mio amico torno a sedersi sullo sgabello.
Zia May toglie il grembiule, prende un contenitore dividendo a porzioni quello che hanno preparato. «Oggi ho un appuntamento con un tipo del club di scarabeo quindi mangeremo un'altra volta insieme. Passate una buona giornata. È stato un piacere tesoro!» bacia Emma sulla guancia e dopo avermi fatto l'occhiolino esce di casa lasciandoci soli.
Emma si guarda attorno insicura prima di tornare dietro il bancone. Mi alzo e afferrandola per la vita la sistemo sul ripiano. Allargo le sue gambe sistemandomi nel mezzo e dopo avere preso il suo viso la bacio dandole il mio buongiorno. La avvicino maggiormente e mugola facendomi eccitare.
«Buongiorno piccola!» mando fuori l'aria trattenuta staccandomi leggermente mentre ai piani bassi sta iniziando ad esserci un gran fuoco.
«Buongiorno», balbetta quasi con le guance rosee. Lancia uno sguardo all'orologio attaccato alla parete di mattoni. «Hai fame?» passa i palmi sulle mie spalle massaggiandole. Non la vedo così serena da tempo.
Bacio il suo collo. «Tanta...» geme e io ghigno soddisfatto anche se ovviamente devo tenere a freno il fuoco che rischia di mandare in fumo ogni cosa.
«Siediti a tavola, arrivo subito!» bacia il mio naso e scende con agilità dal bancone. La vedo tremare leggermente e mandare fuori un sospiro. Le sue guance si sono imporporate. Sorrido e vado a sedermi a tavola dopo avere apparecchiato.
Emma serve la parmigiana dall'aspetto invitante. L'odore si diffonde in tutto l'appartamento quando apre il coperchio della pirofila. «Tada...»
Le faccio un applauso prima di avvicinarla per baciarle una guancia. Sembra una bambina timida il più delle volte ed è questo che a me fa impazzire. Quel suo sguardo indifeso che cela un carattere forte, quel corpo minuto in grado di trasformarsi in qualcosa di pericolosamente attraente. È lei che non mi fa più dormire da mesi e adesso può essere mia. Ecco perché devo ragionare con il cervello e non con altro.
Riempie i piatti poi va a prendere il pane tagliato a fette e disposto in un cestino. Da dove è sbucato?
Assaggio il pranzo e lei rimane in attesa. È davvero, davvero buono. «Mangia o questa bontà si raffredderà!» la rassicuro. Abbassa subito le spalle e poi mangiamo avvolti nella quiete.
«A volte mi manca lavorare da Max», passa un pezzo di pane nel sugo prima di mangiarlo.
La mia mano scatta per prima pulendo l'angolo della sua bocca. «Credo che manchi anche a lui. Potremmo andarlo a trovare...» porto il dito in bocca.
Sorride. «Potremmo...» abbassa lo sguardo.
«Emma che succede?» ho avvertito un cambiamento. C'è stato, non sono pazzo.
Si alza portando i piatti in cucina prima di tornare con due coppe di frutta e del gelato sopra e una fetta di torta al cioccolato a tre strati. So cosa sta facendo ma non le permetterò di chiudersi e implodere.
Blocco le sue mani. Sembra colta alla sprovvista. I suoi occhi sono più chiari e arrossati. Temo che tra un po' si metterà a piangere. «Emma, guardami!»
Sorride ancora in modo triste. Il mio cuore si stringe. «Ho detto qualcosa che non va?»
Nega con la testa mordendosi il labbro. Con uno strattone la faccio sistemare sulle mie gambe. Stringo delicatamente la presa sul suo mento. «A cosa stai pensando?»
Appoggia la fronte contro le mie labbra. «Non posso tornare a New York. Era il mio nuovo inizio e ho rovinato tutto quanto. Se ritorno in quel posto caotico e pieno di ricordi, rischio di avere una ricaduta. Poi stiamo programmando troppe cose quando invece devo affrontare ancora qualcuno...»
So già a chi si sta riferendo. Parker sarà sempre una costante nella sua vita ma dopo il nostro ultimo chiarimento so per certo che non ci proverà più con lei. Al massimo la tratterà come una vecchia amica. Non so se posso esprimere adesso questo pensiero così la abbraccio. «Lo so, mi dispiace. Non organizzeremo niente ok? Possiamo goderci tutto alla giornata o per come vuoi tu! Io sono qui ricordi?»
Alza il viso annuendo. Vedo tanta tristezza nei suoi occhi e il mio corpo agisce per istinto. La bacio.
Colta alla sprovvista emette un suono flebile poi si sistema a cavalcioni su di me premendo il suo corpo delicato dall'odore di casa contro il mio già troppo teso e in allerta.
Mi riscuoto allontanandola leggermente. Come posso dirle che mi eccita anche solo guardarla e che devo frenare ogni mio istinto?
Siamo affannati entrambi. «Finiamo di mangiare e usciamo da questa casa o non risponderò delle mie azioni», ammetto soffiando accaldato.
Emma passa una ciocca dietro l'orecchio, schiarendosi la gola torna al suo posto. «Grazie», sussurra mettendo in bocca un pezzetto di torta e poi di mela. «Perché ci stai provando davvero!»
Dopo pranzo usciamo di casa immergendoci tra le strade affollate di Las Vegas. Ormai credo di conoscere parte della città. O meglio: conosco i posti dove non andare.
Emma si guarda attorno curiosa, scatta delle foto da mandare alle sue amiche e ogni tanto mi lancia uno sguardo. Il suo è un segnale. Come se volesse dire: sono qui non sto per scappare.
Forse appaio teso. Forse lo sono dopo questa mattina perché ho paura che lei crolli ancora.
Si ferma davanti alla chiesetta. Piega la testa di lato e sorride in modo triste prima di scattare una foto. Quella notte abbiamo fatto tutto impulsivamente. Lo so che ogni ragazza vorrebbe il suo giorno speciale.
Le cingo la vita con le braccia appoggiando il mento sulla sua spalla mentre scatta un'altra foto. «Come dovrebbe essere il giorno del tuo matrimonio?»
Gira la fotocamera dell'iPhone e sorride verso l'obbiettivo. Sulle mie labbra spunta un sorriso e lei immortala questo momento: la chiesa alle spalle e noi davanti sorridenti.
Morde il labbro prima di voltarsi. «Così...» sussurra sorridendo mentre fissa la foto.
Tolgo il telefono dalle sue mani. Sollevo il mento e la bacio con delicatezza. «Non fare la furba con me»
Rabbrividisce arrossendo. «Semplice, felice...»
«Niente rose?»
Arriccia il naso nel suo modo tenero. «No, decisamente niente rose!»
La avvicino al mio petto tenendola per i fianchi. «Ti amo lo sai?»
Mi abbraccia. Inspira e poi si rilassa sotto la mia stretta. «Smettila di pensare...», mormora contro il mio orecchio prima di posare le sue labbra sulle mie. Le mie mani premono sui suoi glutei sollevandoli leggermente e lei ansima staccandosi accaldata.
Siamo per strada. Ok Ethan, datti una regolata. Continuiamo il nostro giro tranquillo ed Emma di tanto in tanto sembra perdersi. Sorride come non ha mai fatto prima ma spesso è un sorriso che non le arriva al cuore. Forse avrei dovuto portarla altrove e non dove tutto ha avuto inizio.
Torniamo al Casinò, davanti all'hotel, al centro commerciale. Passeggiamo mano nella mano al parco. Tutte cose normali che non abbiamo mai potuto fare tranquillamente. Poi ci fermiamo per fare la spesa e la trovo mentre legge attenta una ricetta. Conosco la preparazione di quella torta così le sfilo la confezione dalle mani gettandola dentro il carrello. Lo sguardo che mi lancia mi scuote da capo a piedi. Mordo la guancia e continuo a seguire la lista fatta tra le risate al parco.
Avevo dimenticato questa sua strana mania. Tenta sempre di organizzare ogni cosa scrivendo tutto su dei post-it ma lei non sa che quelli veri, quelli scritti con un pennarello indelebile, si trovano tutti dentro il mio cuore. Mi sento a mio agio, in paradiso. Non credo di essermi mai sento così bene in vita mia. È come se avessi ricevuto la mia dose di cura giornaliera.
«Perché hai quello sguardo?» domanda mentre tiene in braccio una busta di carta con la spesa. Ci stiamo avviando verso casa.
«Quale sguardo?» faccio il finto tonto.
Alza gli occhi al cielo e rido. «Mi sento in pace con me stesso», dico in modo sincero.
Sembra rifletterci. «A cosa pensi?»
Gratto la tempia mentre le passo le chiavi. «Penso di essere molto fortunato!»
Scuote la testa. «Non mi convinci così facilmente»
Oltre la porta di zia May si sente un certo brusio. Sono felice che abbia trovato qualcuno con cui condividere qualcosa. Saliamo in casa, chiudo la porta e dentro di me torna la strana paura di sbagliare.
Emma sistema metodicamente la spesa nei ripiani della cucina poi tamburella con le dita sul bancone. «Cosa vuoi mangiare?»
«Hamburger e crocchette?»
Prende subito l'occorrente. Amo vederla nel quotidiano. Starei ore e ore a fissarla. Più volte mi becca mentre la osservo e per darmi una frenata inizio a preparare la torta al cacao con i buchi da riempire poi con la ganache e la colata sopra. Una vera bomba insomma.
Zia May mi ha insegnato come farla e più volte nel tempo libero l'ho realizzata quindi stupirò la mia bellissima moglie che nel frattempo se ne sta concentrata a grigliate degli hamburger. Per fortuna gli elettrodomestici non mancano in questo appartamento.
Mentre rifletto non mi accorgo che Emma si è avvicinata per sbirciare. Sto bucherellando la torta con il manico rotondo di un mestolo. Mi fissa curiosa come quando ai bambini si mostra un qualcosa di nuovo.
Appoggia la guancia contro la mia spalla e capisco che ha bisogno di tenersi impegnata. «Tu sei più brava a fare la ganache. Ti va?»
Non se lo fa ripetere. Porta in ebollizione la panna e poi taglia la cioccolata a scaglie prima di farla sciogliere con la panna creando con maestria una crema al cioccolato dall'aspetto invitante. La assaggia e soddisfatta approva. Tony le ha insegnato qualche trucchetto. Ne sono sicuro.
«Non mi fai assaggiare?»
Avvicina alle mie labbra il cucchiaio. Ma afferro la sua vita per baciarla.
I nostri corpi agiscono in automatico, attaccandosi. Mordo il suo collo e lei geme stringendo le dita sulle mie spalle. Mi stacco mentre devo tenere a bada l'incendio che divampa dentro di me.
«Aiutami a riempire la torta», dico per distrarmi.
Sistemo Emma davanti e insieme riempiamo i buchi della torta. Di tanto in tanto arrossisce quando sente il mio corpo contro il suo e la mia evidente eccitazione che spero passi. Spolvera la torta con dello zucchero a velo poi passa il dito pieno sulle mie labbra prima di baciarmi.
Riesce sempre a trovare tutto divertente. Il bello di lei è anche questo. Non ti fa mai sentire in imbarazzo per qualcosa che succede. La amo e sono attratto da lei tanto da avere l'istinto di sollevarla sul bancone e baciarla per tutta la notte ma devo rispettare i suoi tempi. Sto davvero facendo uno sforzo enorme.
Si siede sul bancone avvicinandomi. «Perché ti trattieni?»
«Non voglio esagerare... mi sto davvero sforzando e non posso, non posso cedere! Non sono qui per portarti a letto anche se mi piacerebbe sentirti ansimare e gemere ancora. Sono qui per ricominciare...»
Da quando sono così sincero?
Sorride prima di abbracciarmi. «Anch'io ti voglio!» sussurra in modo dolce e malizioso.
Ogni mio muscolo si tende. Sono scosso dai brividi. Emma non è mai stata così sincera e questo, questo piccolo ed enorme passo avanti mi fa ben sperare.
«Faremo tutto con calma ok?» sospiro accaldato mentre stringe le cosce.
«Va bene», bacia delicatamente le mie labbra poi mi fa cenno di sedermi a tavola.
Mando fuori un grosso sospiro. So che non riuscirò a trattenermi ancora. La voglia è troppa.
«Hai davvero costretto TJ a dormire dai suoi? Poverino! Chiamalo e digli di tornare. Questa è anche casa sua!» addenta il panino.
«Si, forse dovrei chiamarlo», finisco la nostra cena. In effetti con TJ in casa potrei trattenermi maggiormente.
Dopo cena, mentre Emma lava i piatti canticchiando, mi dirigo in camera e chiamo il mio amico.
«Che c'è senti la mia mancanza?»
«Torna a casa! Non ti hanno ancora riempito come un tacchino i tuoi?»
Ride. «Sento che sta succedendo qualcosa quindi sputa il rospo!»
Arrossisco. «Vedi, devi tornare così io non commetterò errori!»
Ride più forte. «Mi stai usando per non fare sesso con tua moglie per caso?»
Bingo! Ha proprio la delicatezza di un elefante. «Esatto! Ma niente prese in giro e non girerai per casa in asciugamano!»
«Rilassati! Hai paura che veda il mio corpo perfetto e chieda il divorzio?»
Dopo quello che Emma mi ha detto prima ne dubito ma questo pensiero lo tengo tutto per me, gongolandomi ancora. «Smettila di fare il piacione e muovi il culo da quel divano rosso!»
«Come cazzo fai? No vabbè tu non hai ancora smesso di essere uno sbirro!», mi prende in giro. «Comunque a dopo!»
Dopo la chiamata mi sento più a mio agio. Emma bussa alla porta. Aggrotto la fronte. Questa potrebbe essere anche casa sua, perché bussa?
Apro le braccia e lei corre sotterrandomi sul materasso. Ha la forza di una piuma. Bacia e sfiora il mio viso con le dita. Non mi provoca per fortuna. Potrei avere parecchie reazioni diverse.
«Avevo pensato di uscire. Faccio una doccia e poi andiamo al bowling o al parco?»
«Solo se posso fare la doccia con te», ridacchio quando si rialza tirandomi un cuscino.
«Ti aspetto in bagno», sorride maliziosa e il mio corpo si tende. Ridacchia perché sa l'effetto che mi fa.
La trovo in intimo e in attesa. Mi spoglio davanti a lei e quando mi avvicino come uno squalo strilla ridendo. Stringe la mia mano ed entriamo dentro il piccolo quadrato.
Dopo la doccia divertente, pronti e carichi, usciamo di casa per una nuova avventura.
N/A:
~ A volte bisogna sapere rischiare. A volte bisogna essere coraggiosi per andare avanti. Ci sono momenti nella vita che capitano una volta sola. Altri, sono possibili solo se ricreati con amore e speranza...
Ethan sta cercando di ricostruire tutto da dove è iniziato. Ha portato Emma a Las Vegas per ripartire senza più errori. Sta provando ad essere sincero, meno impulsivo e più maturo.
Quanto ancora durerà tutto questo? Riuscirà a trascinare Emma in questa strana follia?
Voi come li vedete come coppia? Vi piacciono ancora? Secondo voi questa loro storia potrebbe durare una volta ritornati a Vancouver?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Perdonate per gli errori. Come sempre ringrazio ognuno di voi per il sostegno. Non so se tra di voi c'è qualche maschietto quindi mi scuso se ho sempre salutato con un "ciao principesse" ahaha!
Se vi va, commentate, votate, invitate più gente a leggere questa storia!
Grazie ancora team #EMVANS 💙
Buona serata :* ~
#EMVANS ❤️
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