Capitolo 7

Attenzione
Questo capitolo può contenere scene esplicite e linguaggio forte. (Se non volete non leggete).

Gironzolo in casa facendo attenzione a non fare il minimo rumore, raggiungo la cucina e chiamo Lexa. Risponde al secondo squillo per fortuna.
«Emma, è presto, che ci fai sveglia a quest'ora
«Potrei farti la stessa domanda. Comunque volevo sentire la tua voce e chiederti se secondo te ho sbagliato...», dico a bassa voce rannicchiandomi sul divano con i piedi sotto il sedere.
«Sbagliato cosa? Aspetta, ci sei andata a letto? Oh oh, signorina tu mi devi i dettagli lo sai?», ridacchia e sento qualcuno mormorarle qualcosa.
«Anche tu a quanto pare», sorrido. «Non so se sia stata la cosa migliore ma il problema non è questo ma è che mentre lo guardavo dormire, volevo svegliarlo e tornare tra le sue braccia. Mi prenderai per pazza, forse lo sono...»
«Respira tesoro
Faccio un grosso respiro e la sento ridacchiare e bisticciare con David che mi saluta. Alzo gli occhi al cielo.
«Torna a letto e prenditi quello che vuoi! Me lo hai sempre detto anche tu no? Allora che aspetti? Non avere paura di sbagliare e se ne hai bisogno, gettati a capofitto. Non voglio che tu abbia rimpianti».
Rifletto un momento prima di sentire un certo trambusto dall'altra parte della cornetta. «Emma sono David! Ti prego, va a letto con quel povero ragazzo perché ti ama davvero! Intanto se non ti dispiace approfitto della tua amica per una scopata mattutina, fa sempre bene sai? Dovresti provare», ridacchia. Immagino Lexa intenta a picchiarlo mentre ride divertita e imbarazzata.
Arrossisco. «Ok, grazie David. Buona performance sessuale e soddisfa la mia amica!», sorrido.
«Sarà fatto! Ciao Emma!», ride.
Mi guardo attorno indecisa. Mordo il labbro e sbuffo. Faccio qualche passo verso la camera poi torno indietro sul divano. Dopo avere fatto avanti e indietro un paio di volte e drizzando le spalle, raggiungo la mia camera.
Parker dorme tranquillo con un braccio attorno al cuscino e uno sotto. È così tenero mentre dorme. Quasi quasi mi dispiace svegliarlo. Posso anche ammirare il suo fisico e ogni segno evidente sulla sua pelle senza che se ne accorga. Di solito non sopporta quando lo fisso, lo fa sentire a disagio.
Gattono sul letto e stampo piccoli baci sulla schiena nuda del ragazzo che continua a dormire tranquillo nel mio letto. Chissà come starebbe con qualche tatuaggio. Abbandono subito il pensiero. Non è il momento per certe distrazioni.
Abbiamo passato una settimana pesante entrambi, credo non abbia dormito bene visto che non si sveglia. Mordicchio il lobo e lo sento mugolare. Con la bocca contro il suo orecchio e un sorriso chiamo il suo nome sussurrando. Emette piccolo lamento e apre gli occhi mentre bacio la sua spalla.
Sulle sue labbra, spunta subito un sorriso bellissimo. Si volta e ricado su di lui che mi afferra per i fianchi. Bacio subito le sue labbra. «Buongiorno», sibilo.
«Ho dormito benissimo...», la sua voce rauca fa vibrare ogni parte del mio corpo che si risveglia immediatamente. Inizio a sentire un certo formicolio e calore incendiare la mia pelle.
Continuo a baciarlo e lui si rilassa sotto il mio tocco. Ha un sorriso da ebete stampato sulle labbra e un profumo buonissimo addosso. Mordicchio sotto l'orecchio poi passo la lingua lungo il collo e stampo qualche succhiotto qua e là. Sento la sua erezione crescente e continuo a stuzzicarlo. Emette un gemito e mi sotterra sotto il suo peso. Stringe i miei polsi sopra la testa e tormenta subito la mia pelle con i suoi denti e le sue labbra morbide. Anche il lieve accento di barba lascia il segno ma è piacevole.
Spingo i fianchi contro i suoi ed emette un suono strozzato prima di trattenere il fiato. Non ho bisogno di domandare cosa voglio. Capisce subito e spinto dalla provocazione, abbassa i suoi boxer infila un preservativo. Un gesto secco che mi fa urlare. Tappa la mia bocca con la mano, questo sa che mi fa impazzire e mentre guarda la mia espressione, continua a spingere i fianchi. Allargo le cosce e inarco la schiena mentre continua a tormentarmi.
«Par...ker...», biascico affannata.
«Cazzo, shhh, Emma non parlare, non così...», geme e continua a spingere.
«Uhmm, si...», strillo incapace di trattenermi.
Stringe le mani sul mio seno mentre si muove affannato e bacia la mia spalla.
Getto la testa indietro, inarco la schiena e sento il corpo cedere sotto il suo tocco deciso e forte. Si allontana creando un vuoto improvviso. «No...», biascico incapace di parlare.
«No? No cosa?», mi provoca con un sorrisetto da bastardo sulle labbra.
«Ti prego», ansimo.
Sfiora con le dita in mezzo alle cosce e gemo. «Cosa vuoi?»
Apro la bocca e inizialmente non riesco a parlare. «Voglio te», mugolo sentendo le sue dita così vicine eppure lontane.
«Vuoi che ti prenda?»
Annuisco sotto il suo sguardo ardente arrossendo come un peperone. «Si».
Entra ed esce velocemente. Protesto ma stringe un seno con la mano mentre con l'altra allarga le mie cosce. «Vuoi che entri dentro di te?»
Faccio di sì con la testa e mordo il labbro per trattenere l'affanno. Sono troppo eccitata e basterà poco a farmi perdere la testa.
«Come? Piano così...», inizia a provocarmi. «O così?», usa più forza. Non attende risposta rallenta apposta con quel sorrisetto soddisfatto. Sposto la sua mano tra le mie cosce e la muovo con il ritmo che voglio. Trattengo uno strilletto quando aumenta ed entra a fondo. Geme spingendomi oltre il limite. Ho un orgasmo violento e ricado sudata sul letto. Parker mi segue affannato e soddisfatto.
«Che bel risveglio...», soffia accaldato e stampa un bacio sulla mia spalla. Toglie il preservativo e si sdraia su di un fianco.
Ci guardiamo a lungo senza dire niente. La sua mano sulla mia schiena, la mia sul suo petto. Tocco le cicatrici e quando i suoi occhi si posano sulle mie dita, le allontano verso le sue labbra.
Fa respiri profondi mentre io resto sdraiata, non sapendo bene cosa fare con la mano posata sul suo petto. Sotto pelle sento i battiti costanti del suo cuore. Mentre ci guardiamo, inizio a chiedermi se lui è la persona con cui voglio convivere per molti altri giorni, se lo amo tanto quanto amo Ethan o se lo amo perché sta dimostrando di essere una presenza stabile nel mio quotidiano. Il vederlo piangere, mi ha fatto crollare. Non mi aspettavo una reazione simile da parte sua. È sempre stato un ragazzo posato, a modo, dolce, caparbio, intelligente e furbo ma anche un ragazzo stronzo e freddo. È rimasto al mio fianco nonostante gli errori e le brutte situazioni, nonostante il sentimento che provo per un altro. Non posso e non potrò mai ignorare le emozioni provate con entrambi. Emozioni mai provate prima. Non posso neanche ignorare il bisogno che ho di vederlo anche quando non riesco a guardarlo negli occhi perché sono arrabbiata con lui. Il modo in cui è entrato in punta di piedi nella mia vita. Forse è proprio questo l'amore: non riuscire ad ignorare i piccoli dettagli che fanno la differenza.
Mi dà un pizzicotto sul braccio scoppiando la bolla facendomi ricadere nel presente. Batto le ciglia per mettere a fuoco. «Auu! Che c'è?», lo colpisco piano facendolo ridere.
«Ti sei persa. A cosa pensi?», si fa subito serio e sdraiandosi su di un fianco con la testa appoggiata sulla mano mi rivolge tutta la sua attenzione.
Per un momento vado nel panico. Adesso che cosa dico? Non posso di certo spiegargli quello a cui penso, non dopo averlo svegliato e avere fatto sesso con lui. «Niente, mi sento meglio quando sei qui con me», sorrido timida e mi avvicino a lui.
Il suo viso non muta espressione. Rimane serio e attento. «Sei una pessima bugiarda lo sai?», tocca il mio naso.
Arrossisco. «Lo so ma sai che è vero quello che ho detto!». Nascondo il viso tra le sue braccia quando mi avvolge contro il suo petto. Chiudo gli occhi e inspiro il suo buonissimo profumo.
«Mi diresti se c'è qualcosa che non va?»
«Si, lo faccio sempre no?»
Annuisce e il suo viso si addolcisce. Alzo lo sguardo posando le labbra sulle sue. «Che cosa vuoi fare oggi?», domando senza allontanarmi.
«Se rimaniamo in casa, credo proprio che non usciremo da questo letto. Potremmo mangiare qualcosa e andare da qualche parte?»
«Hai fame?», sollevo le gambe e con le dita sfioro le sue labbra. Mi piace delineare il contorno e sentire sotto i polpastrelli quel piacevole formicolio.
Afferra con i denti il mio dito e passa la sua lingua sopra provocandomi un forte brivido. Stampa un bacio e ritraggo la mano. «Molta», sussurra sensualmente.
«Dopo la doccia preparo qualcosa.» Mi rialzo e dopo avergli dato un bacio a stampo, mi sposto in bagno. Entro dentro la doccia lasciando scorrere sotto il getto dell'acqua tutto il cumulo di nervi, tristezza e rancore provato nei giorni precedenti. Quando esco dal bagno avvolta dall'asciugamano Parker se ne sta sdraiato ad occhi chiusi. Credo stia dormendo ma quando prendo il beauty mi attira sul letto. Strillo colta alla sprovvista. Mi abbraccia da dietro e prendendo la crema dalle mie mani inizia a massaggiare le mie spalle. Mi esce un mugolio dalle labbra. «Amo quando mi fai i massaggi», dico affannata. Non ho bisogno di voltarmi per sapere che sta sorridendo.
«Amo toccare la tua pelle», inizia a baciare la spalla spostandosi sul collo, sotto l'orecchio. Inspira, «amo il tuo profumo», continua la sequenza di baci.
Mi volto e lo abbraccio. «Vado a preparare il pranzo. Le tue cose sono dentro l'armadio.» Mi rivesto sotto il suo sguardo famelico.

In cucina mi metto ai fornelli. Preparo la pasta e un secondo veloce. Sistemo la tavola e do una ripulita mentre aspetto che Parker mi raggiunga. Arriva sereno e a torso nudo in cucina. Attende che io abbia servito e mi sposta la sedia per lasciarmi accomodare. Pranziamo tranquilli, ognuno assorto nei propri pensieri.
«Pensi di accettare una possibile convivenza?», rompe il silenzio.
Mando giù il boccone a fatica e alzo lo sguardo su di lui. «Intendi dire vivere insieme... parte della settimana qui e per il weekend da te? Avevamo parlato di questo...»
«Intendo dire... ti senti pronta?», allontana il piatto vuoto e attende una mia risposta.
«Non lo so.» Abbasso lo sguardo e prendo i piatti sporchi dirigendomi in cucina. Prendo il dolce e dopo avere fatto un grosso respiro, torno a tavola.
Parker non si è mosso. Tiene lo sguardo fisso sul bicchiere mentre fa oscillare l'acqua al suo interno. «Non lo sai perché non vuoi o per altro?»
Metto in bocca un pezzo di torta e mastico lentamente, sto prendendo tempo. Non so cosa rispondere. Non voglio ferire i suoi sentimenti. Ovviamente lui è Parker Johansson e si accorge di tutto. Allontana il piatto dalla mia parte e stacca la forchetta dalle mie mani. Sospiro. «La verità è che ho paura», ammetto.
«Di cosa? Non capisco», risponde corrucciato.
«Ho paura di deluderti. Di non riuscire a reggere la situazione. Non voglio rovinare tutto perché magari mi accorgo tardi di non essere pronta.»
Sposta la sedia e trascina la mia in modo tale da essere davanti a lui, a poca distanza. «Capisco in parte la tua paura. Non vorrei mai che tu ti sentissi forzata. Ti va di provare? Se ti senti oppressa o non ti piace, parliamo e affrontiamo tutto. Ci stai?»
«Posso parlarne prima con la mia amica?», domando insicura.
Parker sorride passando la mano sul viso. «Certo, devo chiederle il permesso?», mi prende in giro.
«Si».
Mi attira su di sé. «Chiederò il permesso allora.» Sfiora le mie labbra. «Ma io voglio solo sapere cosa vuoi tu per davvero! È quello che mi importa di più», prende una forchettata di torta e la avvicina alle mie labbra. Mi imbocca e lo bacio.

Nel pomeriggio usciamo di casa per una passeggiata. L'aria è asfissiante e ci fermiamo nel piccolo parco dopo avere preso una granita per rinfrescarci.
«Guarda»
«Cosa?» Vengo accecata per un momento dal flash. Metto la mano davanti e ridacchio. «Smettila!»
«Di fare cosa? Io non ho fatto niente», ride e scatta qualche altra foto mentre sorseggia la sua granita alla menta.
Tiro la sua canottiera e alzandomi sulle punte gli do un bacio per distrarlo ma continua a scattare foto come un ragazzino. Sospiro trattenendo una risata. «Cosa c'era messo dentro la tua granita? Ne voglio un po' anch'io», metto il broncio.
«Ma se hai snobbato il gusto menta sostenendo che quello al limone è il migliore», mi scimmiotta divertito.
Lo spintono e in risposta faccio una smorfia prima di incamminarmi verso l'altalena. Per un po' dondolo assorta tra i mille pensieri che affollano la mia testa. L'altalena si ferma e mi ritrovo Parker davanti. Prende il mio viso tra le mani e mi bacia sollevandomi. Avvolgo le braccia attorno al suo collo ricambiando il bacio.
Si stacca per rispondere al telefono e mentre cammina da una parte all'altra, ho modo di osservarlo. Indossa una canottiera nera e jeans stretti. Occhiali da sole che lo rendono sexy. Ha un fisico pazzesco e la pelle chiara. I capelli scompigliati mi fanno venire voglia di saltargli addosso. Mentre lo osservo però, ripenso subito alla sua domanda. Ho bisogno di affrontare l'argomento con la mia amica e per farlo devo stare lontana da lui. Averlo vicino, mi distrae e spesso agisco senza riflettere. È sbagliato, lo so. Mi riprometto di riordinare le idee prima che lui possa chiedere nuovamente e rimanerci male.
«Scusa, un problema con delle pratiche di un amico.» Prende la mia mano e continuiamo a passeggiare indisturbati per il parco.
«Emma?»
Sentiamo una vocina e ci voltiamo. Sorrido subito aprendo le braccia quando vedo il piccolo Jason tutto fossette pronto a correrci incontro. Mi abbasso e lo abbraccio quando arriva. «Che ci fai qui campione?».
«Papà voleva fare una passeggiata.» Jason guarda intimorito Parker e anche un pò curioso. Capisco di doverlo tranquillizzare.
«Jason, lui è il mio ragazzo Parker.»
Parker toglie gli occhiali e saluta Jason con un sorriso dolce. Il piccolo si scioglie subito e i due iniziano a chiacchierare. Rimango sorpresa nel vedere Parker così tenero con un bambino e rimango stordita quando i due giocano a palla e Parker spiega al bambino alcune regole del football.
Il padre di Jason si fa avanti e vedendomi sorride per la prima volta. Nota subito Parker e i due si stringono la mano con una certa formalità.
«Papà lui è Parker Johansson! Giocava a livello professionistico!», strilla Jason eccitato ed entusiasta.
«È il suo ragazzo?», domanda la matrigna illuminandosi.
«Si», rispondo in imbarazzo per la strana situazione creatasi dall'incontro casuale.
«È stato un piacere incontrarvi. Conosco il suo ragazzo, mi ha aiutato una volta. Al prossimo venerdì Emma. Jason, andiamo!»
Mentre si allontanano, guardo Parker turbata. «Lo conoscevi e non me lo hai detto?»
Si avvicina ma allontano le sue mani dalle mie braccia. «Si, è stato uno dei miei primi clienti. Quando ti ho visto con quel bambino e lui a poca distanza, sono rimasto turbato.»
«Non ti sei comportato in modo gentile con quel bambino solo per fare piacere al padre vero?», sento le guance accaldarsi.
«No, certo che no. Emma stai scherzando? Ti ricordo che uno dei miei sogni è sempre stato quello di allenare bambini e di averne anche uno. Non userei mai Jason per fare buona impressione sul padre che già mi conosce!» Sembra scioccato dalla mia improvvisa reazione.
Abbasso le spalle. «Si, scusami. Non so cosa mi sia preso». Mi lascio abbracciare.
«Io lo so invece cosa è successo. È prevalso il tuo istinto di protezione nei confronti di quel bambino.» Mi rivolge uno dei suoi rari e radiosi sorrisi, uno di quelli che riescono ad arrivare dritti al cuore. «Ti amo anche per questo piccola».
Usciamo dal parco e passiamo il resto del pomeriggio per strada, a guardare le vetrine dei negozi, a prenderci in giro, a comprare qualcosa per l'appartamento, a fare l'amore con gli occhi.
«Torniamo a casa? Ho una voglia matta di un film e di una pizza». Concordo e dopo avere preso le pizze, torniamo all'appartamento.
Ci sistemiamo comodi davanti allo schermo piatto sul divano mentre gustiamo la nostra pizza. Scegliamo di vedere un film divertente sbellicandoci dalle risate.
«È stato stupido», rido. Mi accorgo che per tutto il tempo Parker non presta molta attenzione al film. Continua a fissarmi e a me non dispiace, mi fa sentire un po' a disagio il suo sguardo certo ma è piacevole. Gli lancio un cuscino in faccia e si riscuote. «Si molto stupido!», risponde alzandosi dal divano. Prende una bottiglia di birra fresca e si risiede. Mi sistemo tra le sue braccia e continuo a fissare lo schermo mentre il protagonista del film balla sotto effetto di sostanze stupefacenti e il nonno lo osserva divertito. Sento caldo, mi sventolo con la mano.
Finito il film, sul piccolo tavolo si sono accumulate bottiglie di birra, tovaglioli e scatole di pizza. Mi alzo per dare una ripulita mente Parker inizia a giocare con L'Xbox.
«Giochiamo con la Wii?»
Accetta subito la sfida. Ovvio il suo motto è: mai tirarsi indietro. In breve spostiamo il divano e iniziamo a giocare a tennis.
«Beccati questa!», lancia facendo subito punto. Ricambio e gli faccio un gestaccio soddisfatta. «Sei una stronza competitiva!», mi prende in giro.
«Tu sei uno stronzo scarso nel tennis!», ribatto.
Parker si ferma. Sento crescere dentro una strana voglia di strillare come una ragazzina felice e in preda ad una crisi eccessiva dovuta a tanti zuccheri assunti prima di dormire.
Mi guarda piegando la testa. Lancia il comando e con uno scatto, mi solleva trasportandomi in camera. Mi stende sul letto e inizia a baciarmi. «Sarò pure scarso nel tennis ma, sono certo di essere bravo in qualcosa di diverso che se non sbaglio, a te piace tanto».
Senza darmi tempo di riflettere, sfila lo strato superiore dei vestiti e contempla un momento il mio corpo. Le sue labbra si posano sulla mia pelle. Gemo e ad occhi chiusi sfilo la sua canotta.
Decido di prendere in mano la situazione e di stuzzicarlo sistemandomi a cavalcioni su di lui. «Cosa vuoi?», sbottono i suoi jeans e infilo la mano dentro i suoi boxer.
Inspira e schiude le labbra accaldato mentre lo stuzzico. «Voglio te!» mi trascina di nuovo sotto il suo peso. «Voglio sempre te, con me.» Stringe le mie mani e iniziamo a baciarci.
Il suo telefono squilla interrompendo il nostro momento. Lancio uno sguardo alla sveglia e sono le unidici passate. Chiunque sia a quest'ora, avrà sicuramente un valido motivo per cercarlo.
«Pronto?», ascolta alzandosi dal letto e cammina per la stanza dilatando le narici. «Ho detto di no! Non voglio rivederla, non me ne frega un cazzo! Si, puoi dirglielo! Ok, dai un bacio ai bambini da parte mia, ciao!» Sbuffa e scuote la testa prima di lanciare il cellulare contro la parete. Per fortuna ricade sul tappetto morbido.
Stringo le braccia attorno alle gambe nude e lo guardo mentre continua a fare avanti e indietro  per la stanza infuriato. Di sicuro sua sorella ha chiamato per dissuaderlo dall'allontanarsi da sua madre. In parte anch'io potrei farlo ma c'è il lato cattivo di me che non vuole averci più niente a che fare con quella stronza e in questo momento prevale più del lato buono.
Mi rialzo dal letto, accendo lo stereo ed elimino la distanza tra me e lui. Prendo la sua mano e mi muovo con un sorriso timido sulle labbra. Faccio una giravolta e mi attira subito tra le sue braccia. Inspira e lo bacio per non dargli il tempo di farsi male ancora mentalmente. Per quanto voglia apparire duro so che sta male per tutto questo. Vorrei potere alleggerire il senso di colpa e di rabbia che prova. Dalle casse si diffonde un remix, mi stringo contro il suo corpo e questo lo fa eccitare e sciogliere.
«Vuoi parlare?»
«No»
«Vuoi ballare?»
«Si», stringe i miei fianchi e con sguardo fisso continuiamo a ballare.
Mi scosto accaldata, spengo la musica e mi sventolo con le mani mentre rido come una ragazzina ubriaca. Anche Parker ride ma si avvicina e mi attira in un bacio possessivo. Sul suo viso non c'è più traccia di rabbia. Ballando sono riuscita a farlo scaricare.
«Vieni a vivere con me Emma, non rifletterci troppo!»
Mi tiene stretta in attesa di una mia reazione. Apro e richiudo la bocca incapace di riordinare i pensieri per potere dare una risposta sensata.
Inspira di scatto allontanandosi e spingendomi via. Recupera una maglietta e i jeans con una certa foga.
«Cosa fai?», domando insicura e allarmata.
«Ho bisogno di stare da solo», borbotta allacciando le scarpe.
Spalanco gli occhi e mi fiondo per chiudere la porta e bloccare il passaggio. So di non avere la forza per trattenerlo ma posso sempre tentare. Questo suo improvviso scatto non mi piace affatto. «Parker, capisco come ti senti per tutta questa situazione...»
«Tu non sai un cazzo di come mi sento!», urla e prova ad aprire la porta ma riesco a fermarlo.
«Non urlare! Sto solo cercando di farti ragionare...», balbetto con voce stridula e impaurita per la sua improvvisa reazione. Il suo cambio repentino di umore, non prevede mai niente di buono.
«Farmi ragionare? Ti chiedo di venire a vivere con me, di essere la mia compagna e tu cosa fai? Prendi tempo, per cosa? Di cosa hai bisogno per dire si o no?», urla con sguardo rabbioso.
«Io, io non...»
«Non lo sai?», ride amareggiato, «non sai mai niente quando si tratta di me Emma. Ho solo fatto una cazzo di domanda ma la risposta, credo sia evidente!» Scuote la testa, mi spinge ed apre la porta della camera per uscire in corridoio.
«Fermati!», urlo. «Stai dando di matto per questo o per quello che ti ha detto tua sorella al telefono? Non puoi scaricare su di me tutte le colpe e non puoi sfogare su di me tutte le tue frustrazioni!», lo spintono adirata.
«Io non sono frustrato! Io ti ho solo chiesto di portare il nostro rapporto ad un livello più alto, ma tu non vuoi, è evidente!» Ringhia. Incrocio le braccia e mi sistemo davanti la porta pronta a combattere.
«Spostati Emma!»
«NO!»
«Spostati!», ringhia ancora a pugni stretti.
«Ti stai comportando come un bambino viziato sai? Io non sono un premio o una sfida Parker, sono una persona e ho dei sentimenti. Se non ti ho ancora risposto, significa che voglio trovare il modo di fare funzionare le cose senza che queste ci facciano perdere il controllo. Stai passando un brutto periodo e in parte anche a causa mia. Sei arrabbiato, lo capisco. Ma non credo sia giusto prendere decisioni affrettate solo perchè si ha paura. Arrabbiati pure con me ma non rimarrò sveglia ad aspettarti, non questa volta...», lo supero e sbatto la porta della camera sdraiandomi sul letto.
Pochi minuti più tardi, sento la porta principale chiudersi e il silenzio aleggiare attorno come una nuvola tempestosa.
Sospiro e stringo il cuscino tra le braccia mentre chiudo gli occhi e provo ad addormentarmi.

N/A:
~ Tutti attraversiamo dei brutti momenti. Tutti abbiamo subito almeno una volta nella vita una delusione. Tutti abbiamo litigato con qualcuno a cui teniamo e abbiamo usato toni e parole sbagliati. Tutti ci siamo rialzati provando ad andare avanti...
~Cosa succederà?
Emma e Parker torneranno di nuovo insieme?
Ethan aggiusterà ancora una volta la situazione da lontano?
Parker troverà un modo per farsi perdonare?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Scusate per gli errori o "orrori" ma sono stata poco bene in questi giorni. Come sempre vi ringrazio per tutto!!! Vi adoro ❤️ buona serata!!! ~

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top