Capitolo 66
~ Ethan's POV:
Emma dorme tranquilla tenendo tra le braccia la piccola Stella. Oggi credo di avere esagerato. Ancora una volta si è fatta male. Spero davvero che un giorno lei riesca a perdonarmi.
Appoggio comodamente la schiena sul divano. È stata una giornata abbastanza impegnativa. Non capisco come ha fatto mia sorella ad architettare ogni cosa. Ho iniziato ad avere i primi dubbi quando questa mattina ha chiamato agitata dicendo che aveva dimenticato tutto. Mi ha fatto una grossa lista poi mi ha chiesto di portare tutto da Emma perché lei, Mark, papà e Parker erano partiti. Non pensavo che la giornata sarebbe andata in questo modo. Mai avrei immaginato di potermi sentire di nuovo così vivo, così a casa.
Mi ha chiesto di fermarmi a pranzo poi ho aperto la mia boccaccia creando una polemica assurda e ho visto nei suoi occhi il dolore, la furia, l'amarezza ma anche l'amore. Ho visto quel mix di emozioni che mi hanno colpito ancora come la prima volta.
Non avrei dovuto farle ricordare del nostro bambino. Non avrei dovuto rischiare in quel modo baciandola. Ma in quei pochi attimi, ho ritrovato il respiro. Mi sono sentito davvero vivo e carico, pronto a ricominciare.
Si muove impercettibilmente. Sistemo Stella in una posizione comoda e meno rischiosa mente dorme tranquilla e trattengo il respiro quando Emma si rannicchia su di me. La testa nell'incavo del mio collo, la mano sul mio cuore, le gambe nude piegate leggermente. Il suo profumo investe le mie narici inebriando i miei sensi. Ho la pelle d'oca. Osservo il suo viso perdendomi.
È bellissima. Appoggio la guancia sulla sua testolina dura. Devo proprio ammetterlo, è davvero testarda.
«Ancora una volta, dormi tra le mie braccia», sussurro. «Ancora una volta mi sento a casa e tu non lo sai piccola», sospiro. «Non abbiamo avuto il tempo per chiarire. Non abbiamo avuto il tempo per viverci davvero. Abbiamo bruciato tutte le tappe e abbiamo sbagliato. Sono successe davvero troppe cose per dimenticarle in fretta. Hai trovato un uomo che ti ama davvero ma sai già che non ti amerà mai come ti amo io. Non è presunzione. Tutti hanno capito come ci amiamo ma tu ti ostini ancora per paura. Hai paura di non essere forte. Hai paura di non riuscire a reggere.» Bacio la sua testa. «Lo so che con me ci vuole parecchia pazienza. Lo so che non sempre faccio la cosa giusta ma sono davvero dispiaciuto Emma. Sto provando a crescere ma senza di te, niente è lo stesso. Io ho bisogno di te. Ho bisogno della tua opinione. Ho bisogno dei tuoi sguardi. Ho bisogno dei tuoi sorrisi. Ho bisogno dei tuoi rimproveri. Ho bisogno del tuo amore incondizionato. Ho bisogno di te piccola, per andare avanti...»
Emma si muove e per un momento ho paura. Quando sento il suo respiro farsi di nuovo lento, mi rilasso.
«Sai, ho capito una cosa davvero importante oggi. Cercavo di proteggere te ma tu non hai bisogno di essere protetta perché sei forte. Sono io quello ad avere bisogno della tua protezione. Sono io quello fragile e insicuro. Avrei dovuto essere davvero forte. Avrei dovuto prendere in mano la situazione. Avrei dovuto reagire e portarti subito via prima che l'inferno ti travolgesse. Non l'ho fatto. Non l'ho fatto perché ho avuto paura e sono stato un codardo. Adesso ho paura che sia tardi. Ho paura di perderti del tutto. Ho paura che lui possa davvero allontanarti da me. Sappi che non lo permetterò. Non lo permetto perché nel bene e nel male io ti amo e so che anche tu provi lo stesso. Lo dimostra anche il fatto che tu mi vuoi qui in casa. Lo dimostra il fatto che hai trattenuto le lacrime. Lo dimostra il fatto che hai tentato in tutti i modi di rimanere a galla. Lo dimostra il fatto che tu sei tra le mie braccia.»
Stella emette uno strilletto. La cullo mentre Emma continua a dormire. Deve proprio essere sfinita. Sorrido mentre la guardo.
«Oggi eravamo una squadra piccola. Ho imparato tanto da te. Sei una continua scoperta e per questo ti amo più di ieri e di un secondo fa. Ho voglia di fare l'amore con te, di sentire le tue labbra sulle mie e le tue mani accarezzare la mia pelle e toccare i miei tatuaggi. Ho voglia di sentirti ancora mia...»
I miei occhi si abbassano lentamente. Mi sento davvero stanco. Non pensavo che badare ad una bambina e gestire i problemi sentimentali richiedesse così tanto dispendio energetico. Mi sento bene però. Mi sento al sicuro. Mi sento in pace con me stesso e con il mondo perché sono con la mia dolce metà.
«E questo che cosa significa?»
Apro gli occhi stordito. Devo essermi appisolato un momento.
Mi ritrovo Parker e mia sorella davanti. Quando sono arrivati?
Emma assonnata, corre da lui sorridendo e gettandogli le braccia al collo mentre mia sorella culla Stella stringendola al petto e sussurrandole parole dolci.
Parker stacca le braccia di Emma dal suo corpo e dopo avermi ammazzato con lo sguardo si dirige in camera.
Anya mi lancia uno sguardo di rimprovero. Metto le mani avanti. «Non è successo niente!»
«Si e io sono la fatina dei denti!».
Sbuffo. «Non è come credi»
Anya inarca un sopracciglio. «Allora com'è?»
Aggrotto la fronte. Che le prende ora? Non ha fatto lei in modo che io ed Emma passassimo una giornata insieme?
«Ci siamo addormentati sfiniti. Non è successo niente!» spiego.
Anya prende posto sul divano. «Vi siete addormentati abbracciati?»
Gratto la tempia. «Si, eravamo davvero stanchi. Stella è già una peste», le sorrido.
Anya spalanca la bocca. «Non usare mia figlia come scusa!»
«Non è una scusa, è la verità! Mi ha vomitato addosso, ha strillato più volte...»
Anya mi guarda e ride rivolgendosi a Stella. «Hai vomitato addosso allo zio? Ma brava la mia fragolina», dice facendola sorridere.
Alzo gli occhi al cielo. «Siete terribili voi due!»
Anya in risposta mi fa la linguaccia.
«Comunque la prossima volta non architettare niente se poi non vuoi ritrovarci insieme...»
Anya arrossisce leggermente facendo finta di non avere capito.
Di punto in bianco sentiamo un rumore e scatto in piedi. Mia sorella mi trattiene mentre dalla stanza proviene la voce stridula di Emma.
Che diavolo sta succedendo li dentro?
Inizio a camminare avanti e indietro sentendomi come un leone in gabbia. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata quando dalla porta esce un Parker a spalle tese con la valigia in mano, non si volta, sbatte solo la porta alle sue spalle.
Mia sorella stringe Stella cullandola prima di guardarmi insicura. Si sente uno schianto e un urlo. Un singhiozzo sonoro e poi il silenzio.
Cammino verso la stanza ma Anya ancora una volta mi ferma trattenendomi per un braccio. «Lasciala da sola in questo momento. Chiamo Lexa, lei saprà cosa fare».
La guardo incredulo. Mi sta davvero impedendo di controllare cosa sta succedendo li dentro? Mi sta davvero impedendo di aiutare Emma?
Sento che sta soffrendo. Riesco a percepirlo e non è un dolore leggero e facile da superare.
«Lexa, per favore potresti venire qui a casa di Emma?»
Anya morde il labbro dandomi in braccio Stella. Forse lo fa per trattenermi. Sto per impazzire. Devo sapere come sta e cosa sta facendo.
Stella si sveglia iniziando a piangere. Provo a calmarla mentre Anya continua a parlare con Lexa che sembra subito allarmata.
«Si, è uscito come una furia dall'appartamento e poi si è sentito uno schianto e ha urlato. Ti prego vieni qui, ha bisogno di te, ha bisogno di noi!».
Preparo il latte per Stella mentre mia sorella continua ad agitarsi in attesa che Lexa arrivi.
«Come hai fatto a capire se è caldo?» domanda stranita fissandomi mentre tengo il biberon permettendo alla piccola di mangiare.
«Ne ho versato un po' sul polso per come mi ha insegnato Emma», rispondo.
Anya fa una smorfia lanciando uno sguardo verso la porta della sua stanza. «È davvero brava in tutto», sussurra sospirando. «Spero solo che Lexa arrivi in tempo».
Capisco la sua apprensione. Deve ringraziare il fatto che io stia dando da mangiare a mia nipote perché non mi sarei trattenuto ancora. Ho bisogno di sapere che sta bene.
Dopo un tempo apparentemente infinito, sentiamo bussare alla porta. Anya corre ad aprire. Lexa irrompe in casa agitata. Indossa tuta. Non l'ho mai vista così.
«Dov'è?»
«Chiusa in camera», Anya fa una smorfia.
«Non avete più sentito niente?»
Neghiamo con la testa. Cosa sta succedendo?
«Ha urlato, abbiamo sentito uno schianto poi qualche singhiozzo e infine il silenzio», spiega mia sorella.
Mi agito visibilmente. «Per favore puoi controllare? Non voglio che si faccia male come quel giorno», ammetto.
«Si è fatta male tante volte. Per questo ci siamo ritrovate dallo psicologo»
Spalanco gli occhi. «Cosa?» balbetto.
«Non lo sapevi? Si faceva male per sopportare il dolore. Nascondeva sempre le braccia con dei grossi e orribili maglioni. Un giorno sì è sentita male e avvicinandomi a lei le ho chiesto perché stesse così e mi ha raccontato tutto. Da quel momento siamo amiche. Emma non è forte come vuole fare apparire. A volte lo fa per non destare sospetti e per andare avanti. Purtroppo nella vita ha provato più dolore che gioia e l'unico modo che ha per eliminarlo è quello di farlo uscire facendosi del male per sentirsi "viva". Quello che vedrete per i prossimi giorni, non sarà bello. Vi chiedo solo di non metterle nessuna pressione e di starle accanto anche in silenzio. Vedrete che prima o poi tornerà a sorridere.»
Detto ciò si dirige in camera chiudendo la porta. Anya mi lancia uno sguardo. Morde il labbro a disagio. Sono scosso. Non immaginavo tutto questo. «Chiama Mark e mio padre. Rimaniamo accanto a lei», si avvia verso la camera di Emma.
Deglutisco. «Anch'io?» domando.
«Anche tu cosa?»
«Posso rimanere?»
Anya torna in soggiorno. «Sei suo marito. Ora più che mai avrà bisogno di te per rialzarsi. Devi solo avere pazienza», stringe la mano sulla mia spalla poi sparisce dal soggiorno.
Mi guardo attorno smarrito. Metto la piccola dentro la culla improvvisata. Cammino avanti e indietro poi mi decido a chiamare mio padre e Mark.
«Che succede?» esordisce Mark preoccupato.
«Siamo da Emma», la mia voce trema mentre sento uno strano nodo pronto a soffocarmi.
«Arriviamo!» È tutto quello che dice. Ci capiamo ancora al volo.
Sospiro mentre dall'altra stanza non proviene alcun suono. Devo preoccuparmi?
Trattengo ogni istinto stringendo i pugni in vita. Controllo Stella poi vado a sedermi accanto alla porta.
Mark e papà arrivano quasi subito. Quando notano che in soggiorno non c'è nessuno, si allarmano. Li fermo. Non credo di essere pronto ad entrare in quella camera.
Papà tiene la piccola con aria quasi assente. «Pensi che si riprenderà?»
Ormai sappiamo tutti quello che deve essere successo. Parker l'ha lasciata andare. Ha deciso per lei comportandosi da uomo. Una strana rabbia si fa strada dentro me.
«Lo spero», sussurro. Non so cosa dire. In questo momento ho solo una strana voglia. Devo svagarmi un momento o farò una cazzata di cui mi pentirò.
Dalla porta esce Anya. Ha lo sguardo serio, preoccupato, teso. Corre da Mark per abbracciarlo poi stringe Stella al petto prima di scoppiare in lacrime.
Il mio stomaco si contrae mentre il mio cuore ha uno strano spasmo. Una contrazione davvero dolorosa.
I miei piedi si muovo da soli. Mark prova a bloccarmi ma incapace di trattenermi oltre spalanco la porta. Il mio cuore rallenta, raggelo quando in un angolo buio della stanza vedo Lexa in lacrime e una Emma rannicchiata sulle sue ginocchia. Ha tanti segni sulle braccia e sembra così piccola. Mi avvicino a loro. Emma tiene gli occhi chiusi mentre Lexa singhiozza stringendola.
«Dovevi per forza tornare? Dovevate per forza invitarla per il matrimonio? Ecco dove siamo arrivati! Emma ama Parker ma lui ha capito che non possono stare insieme perché ci sarai sempre tu di mezzo. Tu che hai distrutto ogni suo sogno di una vita felice. Stava bene! Sorrideva, si divertiva, sopravviveva, aveva dei progetti per il futuro.» Tira su con il naso passandovi il dorso. «Lei ti ha amato e continua ad amarti ma non merita di soffrire così tanto. Non meriti il suo amore. Ti giuro che se la fai soffrire ancora, ti ammazzo con le mie mani!» ringhia a bassa voce.
Rabbrividisco per il suo sguardo deciso mentre le mie mani tremano tendendosi verso la piccola figura rannicchiata.
«Cosa stai facendo?» domanda quando sollevo Emma.
«Non potete stare in un angolo a prendere freddo. Meglio il letto», mormoro sistemando Emma sotto la coperta. Sussulta leggermente prima di ritornare in uno strano stato comatoso. Accarezzo i suoi capelli prima di baciare la sua fronte. Lexa mi spinge via quasi con fastidio. Da una parte capisco la sua rabbia. Il suo istinto di protezione sta avendo la meglio su di lei. Dall'altra non capisco il perché di tutto questo. La rabbia ritorna mentre mi avvio alla porta. «Avrò fatto soffrire Emma ma lei ha ricambiato con gli interessi. Farò la cosa giusta per lei prima o poi!»
«Lo spero. Perché se non si riprende questa volta, sarai tu quello a pagarne le conseguenze», replica con distacco Lexa.
Mi siedo in un angolo ad osservarle.
«Era così felice quando ha avuto l'esito di quel test. Stava parecchio male, aveva continue nausee, ma quando ha visto quelle linee, non ha avuto nessuna paura. Era pronta anche se un po' confusa. Si è rimboccata le maniche per costruire un futuro al vostro bambino. È stata così forte, così decisa. Non lo lasciava vedere ma io notavo che tentava di non annegare. Notavo con quanto impegno tentasse di andare avanti senza di te. Poi ha perso anche quella speranza e con lei anche se stessa. Un amore come il vostro non credo di averlo ancora visto e sono arrabbiata proprio per questo. Sono arrabbiata perché il destino vi si è sempre ritorto contro e voi non vi siete mai abbattuti gettando la spugna. Avete sempre continuato ad andare avanti, a cercarvi, a vedervi, a stare insieme anche se per pochi minuti. Un amore distruttivo come il vostro, merita un lieto fine prima o poi. Io spero che Emma riesca a rialzarsi e ad affrontarti per davvero.» Segue uno strano momento di silenzio. Sono colpito da queste parole.
«Lei ti ama e tu ami lei ed è quello che conta! Quando si riprenderà, non metterle fretta. Lasciala libera di decidere ma stalle vicino. Riconquista tua moglie perché il vostro è amore vero!»
Asciugo una lacrima. «Grazie», replico con voce roca e strozzata. Non riesco più a trattenermi. Mi alzo avvicinandomi al letto. Bacio la fronte di Emma. «Sto per fare la mia ultima cazzata ma devo. Mi perdonerai anche questa, lo so. Avevo fatto una promessa a me stesso e intendo mantenerla. Non posso starmene con le mani in mano. Ti amo piccola e nessuno può farti soffrire in questo modo!»
A pugni stretti raggiungo l'entrata.
«Dove vai?» domanda mia sorella che ha sentito come tutti gli altri presenti in casa il discorso di Lexa.
«A chiudere i conti!»
Sbatto la porta alle mie spalle e a passo spedito raggiungo la mia auto.
Guido come un forsennato fino a raggiungere l'enorme edificio pieno di vetri riflettenti. Mi incammino a passo deciso verso il piano senza dare resoconto a nessuno. Ho un solo obbiettivo.
Le porte dell'ascensore si spalancano ed entro pronto e con sguardo fisso.
«Ethan, è in riunione!» strilla Tea per fermarmi. Capisco ancora quando qualcuno mi mente. Con il mio lavoro ho avuto a che fare con i bugiardi.
Non sto nemmeno a sentirla. Spalanco la porta ritrovandomi davanti un Parker con le mani tra i capelli, il viso rosso. Alza lo sguardo fissandomi con risentimento.
«Non hai distrutto già ogni cosa?»
«Ho un ultimo conto in sospeso poi ricostruirò dalle fondamenta», replico irato sollevandolo per il bavero della camicia. Riesce a spingermi e vado a sbattere contro la libreria. Ha una strana forza, ci sarà da divertirsi.
«Ti consiglio di andare via! Ho già detto quello che c'era da dire ad Emma», replica a fatica.
«Ti avevo avvertito di non farla soffrire. Si è fatta male ora io ne farò a te!» ringhio.
Non so chi dei due scatta per primo. Sento solo il mio pugno colpire il suo viso e il suo gancio dentro colpire il mio.
Continuiamo così fino ad uscire in corridoio trascinandoci dietro tutto quello che c'è nel piccolo spazio.
Qualche segretaria inizia ad urlare altre chiedono se devono chiamare la polizia. Parker manda tutti a quel paese spiegando che è una questione personale mentre nel frattempo mi sotterra riempiendomi di pugni. Ovviamente ricambio.
Scarichi del tutto, ci ricomponiamo per quanto sia possibile. Ci guardiamo negli occhi con un certo rispetto.
«Amala per come merita o te ne farò pentire di essere tornato!» ringhia tendendomi la mano.
La stringo con la mia. «Rispettala al lavoro o te ne farò pentire di averla riassunta!»
Gratto la tempia guardando il casino creato attorno poi ci guardiamo ancora e lui mi fa un cenno con la testa prima di asciugare il sangue dalla bocca.
«Ti rispetto lo sai?» inizio.
«Anch'io perché nonostante tutto hai saputo resistere. Non farla soffrire ancora!»
«Non lo farò!» detto ciò esco come se niente fosse dall'ufficio.
Entro in auto più rilassato e torno a casa.
Quando mi vedono entrare pieno di lividi e sangue, non fanno domande. Mi richiudo in bagno e lavo via ogni traccia di gelosia o rabbia. È finita finalmente. Adesso devo solo fare la cosa giusta. Adesso devo occuparmi di mia moglie.
Pulito e finalmente rilassato, entro in camera. Lexa lancia uno sguardo ai miei lividi ma non esprime i suoi pensieri. Penso abbia già capito cosa ho fatto. Si alza dal letto, posa la sua mano sulla mia spalla. «Torno tra un paio di minuti, vado a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Abbracciala, ne ha bisogno», la sua voce si spezza e poi esce dalla camera. La sento singhiozzare e poi bisbigliare con Anya.
Emma non si è mossa. Se ne sta rannicchiata ad occhi chiusi. Mi sistemo con le spalle contro la testiera del letto stringendola tra le mie braccia. È così piccola, così sfinita. Il suo dolore riesco a percepirlo dentro. Vorrei poterlo prendere tutto e farla sentire davvero viva.
«Combinerò ancora tanti casini, soprattutto con te. Sarò quello stronzo, quello insensibile, quello che ti provoca per avere una tua reazione spontanea e diretta. Sarò quello che sgriderai quando premerò troppo sull'acceleratore. Sarò quello che colpirai con i tuoi occhi profondi. Sarò quello che sosterrai e amerai ancora. Sarò sempre io il tuo Ethan e non sarò perfetto ma sai che la perfezione non esiste...» la cullo dolcemente sfiorando le sue guance rigate dal pianto. Sfioro le sue braccia segnate di rosso dalle unghie.
«Lo so che hai paura di perdere ancora le persone che ami. Lo so che ho sbagliato ma riuscirai a perdonarmi. Mi perdonerai perché sei speciale e perché l'amore quando c'è, miete ogni cosa. Un giorno mi perdonerai e tutto questo farà meno male. Un giorno saremo più forti di prima. Mi manchi Emma. Mi manchi da morire e il vederti così mi fa stare male. Ti prego apri gli occhi, urlami addosso, colpiscimi e poi amami. Amami perché ne ho bisogno. Ho bisogno del tuo amore. So di non meritarlo ma so anche che non riusciremo ad uscirne. Non se prima non lasceremo asciugare al sole queste ferite. Se ti andrà ancora di camminare mano nella mano con me, io sarò sempre qui, pronto a tutto.» Asciugo una lacrima e non riuscendo a continuare appoggio la guancia contro la sua testa.
N/A:
~ Siamo tutti così maledettamente fragili. Basta poco per cadere. Basta poco per rompersi in tanti piccoli pezzi. Basta poco per spezzarsi. Basta poco per annullarsi. Siamo esseri umani fatti di sentimenti. Sentimenti spesso troppo complicati per essere capiti o gestiti. Siamo tutti così maledettamente fragili. Basta davvero poco per stare male: una parola, un gesto, uno sguardo. Siamo pieni di dubbi ed incertezze. Ma, possiamo essere devastanti e forti come uragani...
~ Buona sera principesse, come va?
Per me non è una bellissima giornata questa ma scrivendo questo capitolo ho lasciato sfogare e scemare un po' del nervoso accumulato. (Magari non vi importa ma questo posto è come un diario per me. Non sempre riesco a parlare apertamente e spesso tengo troppe cose dentro che rischiano di farmi scoppiare. Sono una persona complicata da capire. Mi dispiace stressarvi).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Come sempre potete lasciare un commento e un voto per segnalare il vostro passaggio. Perdonate se ci sono degli errori. Allora:
Cosa vi aspettate? Pronti per gli ultimi capitoli? Emozionate?
Ammetto di non essere ancora pronta ma bisogna mettere un punto prima o poi.
Come sempre vi ringrazio per il sostegno. Tra pochi giorni vi farò scoprire una nuova storia. Se vi va passate a leggere:
~ Ogni traccia che ho di te
~ Forbidden
Siete delle persone meravigliose!!! Buona serata :* ~
#EMVANS ❤️
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