Capitolo 32
Passo in rassegna i vari reparti presenti nel negozio pieno di cianfrusaglie di Natale. Palline colorate, glitter ovunque, presepi di ogni tipo, alberelli finti e veri, slitte e addobbi vari. Sono un pò confusa perchè non festeggio il natale da anni ormai. Gratto la tempia e prendo una tovaglia natalizia rossa con i pupazzi di neve, delle palline argentate e quelle rosse per l'albero. Trovo anche dei fiocchetti e delle campanelle poi vado alla ricerca di una stella per l'albero. Davanti a me c'è una bambina dai capelli lunghi biondi e dagli occhi azzurri. Mi sorride ricordando me da bambina e poi corre in direzione di un uomo che si volta e la solleva con un grande sorriso. Mordo la guancia e distolgo lo sguardo quando questi le fa il solletico e le sussurra che le vuole bene. Ripenso subito a mio padre, faceva spesso la stessa cosa quando apatica come ero provava a spronarmi. Mi sono sempre sentita diversa ma lui riusciva sempre ad aiutarmi e a sostenermi ma soprattutto a farmi sentire normale.
«Emma?»
Anya mi si piazza davanti con le mani sui fianchi. Piega la testa e si accorge che sto avendo un flashback del passato. Non fa nessun commento e mettendosi a braccetto mi porta nel reparto successivo dove finalmente trovo una stella. Mi sento come una bambina appena entrata in un negozio di dolciumi. Sono entusiasta perchè questo sarà il mio primo vero natale. Sto già pensando ai regali e penso proprio che dovrò trovare delle scuse nei prossimi giorni per scappare di casa.
Sono solo passati alcuni giorni ma i miei amici, continuano a circondarmi. Come se avessero paura che da un momento all'altro io possa svanire dalla loro vista e dalla loro vita. Questo mi fa sentire tremendamente insicura. Non ho mai avuto così tanto bisogno di qualcuno in vita mia. Mi sono sempre adattata e sono andata avanti ma ora, è tutto così diverso.
Pago alla cassa e usciamo dal negozio piene di sacchetti. Mi domando il perchè si debba spendere così tanto per delle feste poi però mi rendo conto che queste feste servono per stare in compagnia e per divertirsi. E' quello che voglio fare. Voglio divertimi e sorridere, ridere di cuore e respirare a pieni polmoni.
«Ecco le mie ragazze». Mark mette un braccio attorno alle spalle di Anya toccandole la pancia mentre lei le sorride nel suo modo accattivante di sempre.
Lexa esce piena di sacchetti dal negozio di fronte e David mi fa cenno di impiccarsi. Ridacchio.
«Ti sei persa tra gli addobbi o volevano incartare anche te?»
Mi volto e getto le braccia al collo di Parker. «Ti sarebbe piaciuto eh?»
Non lo sa ma ho una bella sorpresina per lui per questa sera. Spero solo di potere rimanere da sola con lui per qualche ora nel mio appartamento che da giorni è invaso dalle mie amiche. Sono tutte e due contente di potermi aiutare con la storia del Natale. Non sono pratica e quando gliene ho parlato, non mi hanno giudicata.
«Se mi sarebbe piaciuto?», ride baciandomi.
«Piccioncini»
Ci stacchiamo e raggiungiamo gli altri. Ethan e Daniel non sono più con noi. Si sono separati dal gruppo quando siamo entrati nei primi negozi. Ethan non è più lo stesso. Da giorni sembra impegnato, distante, distratto. Più volte ha sviato i miei sguardi e più volte ha trovato delle scuse per svignarsela. Temo proprio che gli faccia ribollire il sangue il vedermi con un altro. Tempo fa me lo aveva accennato ma non è neanche facile per me tutto questo. Non è facile vederlo e non potermi avvicinare a lui per paura di peggiorare la situazione. Non è facile rimanere bloccata e incapace di decidere. Da una parte ho già deciso mentre quando lo vedo, la mia mente entra proprio in tilt. Ogni certezza si sgretola volando via come polvere in balia del vento.
Pranziamo in un piccolo posto tranquillo lontano dal centro commerciale e dalla città in fermento per le feste. C'è una calma piacevole e una di quelle atmosfere calde e accoglienti tipiche delle città di montagna. Il camino acceso, le pareti in legno e pietra. Questo mi fa ricordare molto i posti immaginari che abbiamo raggiunto nelle mie notti insonni io e Ethan. Anche lui credo stia pensando la stessa cosa perchè appena è arrivato, mi ha lanciato uno sguardo che diceva tutto.
«Emma?»
Ripiombo spiacevolmente nel presente. Lexa mi sta fissando così come la ragazza con il taccuino tra le mani e in attesa. Mi alzo dal tavolo. «Scusate un momento!» balbetto stordita e imbarazzata.
Esco rigida dal locale allontanandomi verso il vicolo dove c'è la legna. Mi appoggio ad una piccola staccionata e mando lentamente fuori l'aria che ho trattenuto. So che non appena rientrerò dovrò dare delle spiegazioni ma ora come ora, preferisco il freddo. Non so nemmeno io cosa mi sta prendendo. Sento una gran confusione dentro e sono scombussolata. Ho continui flash del passato e questo mi fa sentire male, mi toglie il respiro. E' come se avessi perso il mio punto di gravità o come se quel punto fermo che teneva in equilibrio la mia vita, si fosse leggermente inclinato. Passo la mano tra i capelli. Sto perdendo me stessa.
Sento dei passi sulla ghiaia e mi do una sistemata veloce. Mark si avvicina. «Stai bene?»
«Si, dovevo solo...»
«Con me non devi mentire. So che stai male. Per quanto tu tenti di nasconderlo dietro quel sorriso che ingannerà Anya o Lexa o il tuo ragazzo, con me non funziona e sai perchè?»
Scuoto la testa. «Perchè ho avuto modo di conoscerti e so che nascondi tutto dentro per non fare preoccupare o per non destare sospetti. Tu oggi stai sorridendo perchè vuoi vedere Anya serena. Stai scherzando perchè vuoi vedere Lexa allegra. Stai morendo dentro perchè non vuoi fare soffrire Parker o Ethan. Ti darò un consiglio e poi mi farò un sacco di cazzi miei. Sei una ragazza meravigliosa, non pensare troppo. Agisci e non pentirti di seguire il tuo cuore.» Mi abbraccia.
Rimango di stucco. Solitamente Mark non è così affettuoso ma l'ho sempre ritenuto un fratello maggiore. Ricambio l'abbraccio tentando di non annegare o peggio: piangere.
«Posso lasciarti ancora un pò qui o vuoi rientrare?»
«Ho bisogno di un altro minuto. Ordinate pure, arrivo subito.»
Mark annuisce e voltandosi si incammina. Lo richiamo e si volta. «Grazie», sussurro. Sorride e torna dentro.
Preparandomi psicologicamente all'interrogatorio, rientro sedendomi accanto a Parker. Ha ancora la mano con dei piccoli lividi ma mi ha assicurato più volte di stare bene. Forse mi preoccupo troppo e Mark ha ragione. Il fatto è che non riesco a liberarmi. Non riesco a non sentirmi in colpa.
Appoggia la mano sulla mia coscia e sorride tranquillo. Avvicina le labbra contro il mio orecchio. «Faceva freddo fuori?»
Annuisco e sorrido. «Cosa hai preso?»
«Il solito. Puoi sempre rubare le patatine dal mio piatto se vuoi.»
Mi stupisce che nessuno abbia ancora fatto domande. Forse Mark li ha minacciati? Penso proprio di si.
«Non mi hai preso le patatine?» lo minaccio con lo sguardo.
Trattiene una risata e avvicina il suo viso al mio. «No».
Gli mollo una spallata e quando arriva la sua ordinazione afferro il piatto sistemandolo davanti a me. «Se la montagna non va da Maometto...» Gli strizzo l'occhio e mordicchio una patatina.
Parker si blocca un momento. Piega la testa di lato e poi passa il dito sulle mie labbra per togliere la salsa. «Sei il solito rompiscatole», borbotto biascicando.
Ride forte facendo girare due ragazze al tavolo dietro che lo fissano ammaliate.
«Volete un autografo?».
Guardiamo Lexa increduli poi scoppiamo tutti a ridere perchè lei di solito non è così acida.
Dopo pranzo passiamo in rassegna altri negozi. Passeggio con le mie amiche tra i vari reparti di intimo sexy. Lexa ha già trovato dei completini niente male mentre io sono ancora indecisa su quello blu elettrico.
«Prendilo e anche quello nero. Con il tuo fisico puoi indossarlo eccome pupa!» Anya mi da una pacca sul sedere e mostra i denti prima di prendere una vestaglia e aggiungerla al cestino.
Trovo anch'io delle vestaglie da indossare sopra e passo alla cassa. Non ho bisogno di riprovare tutto a dire il vero non ne ho voglia.
«Questa sera cosa avete intenzione di fare voi due?»
Io e Lexa ci guardiamo complici. «Una sorpresa ai nostri ragazzi in astinenza?»
Anya ride e pure Lexa. «Parla per il tuo. Io e David ci diamo dentro.»
Arriccio il naso. «Ok. Non spiegarmi altre posizioni perchè ho ancora il pranzo sullo stomaco.»
Mentre osserviamo le vetrine, dalle casse esce una canzone che conosco.
"I'm unstoppable
I'm a Porsche with no brakes
I'm invincible
Yeah, I win every single game
I'm so powerful
I don't need batteries to play
I'm so confident, yeah, I'm unstoppable today
Unstoppable today, unstoppable today..."
Unstoppable di Sia. Indietreggio per scattare una foto alle mie amiche che attendono in posa. Vado a sbattere e quando mi volto trovo due occhi azzurri profondi a fissarmi. Ardono come pozzi di luce. Arrossisco visibilmente. Il mio cuore sta tremando. E' come se ci stessimo toccando anche solo guardandoci. E' come se ci stessimo abbracciando. Questa è la dimostrazione che stare lontani, non serve. Ci ameremo sempre e faremo sempre l'amore con gli occhi. Distogliamo entrambi lo sguardo quasi scottati.
Dopo avere passato in rassegna ogni negozio, ci dividiamo per tornare ognuno nelle nostre case e Parker si ferma per aiutarmi a scaricare i sacchetti. Trovo l'albero montato nell'angolo in cui avevo deciso e sorrido come una bambina. Mi volto e dopo avere chiuso la porta lo abbraccio aggrappandomi a lui come una scimmietta. «Lo addobbiamo?»
«Certo!»
Corro a prendere tutti i sacchetti mettendoli al centro della stanza e lo guardo indecisa. Inarca un sopracciglio. «Che aspetti?»
Arrossisco stropicciando le maniche della maglietta. «Non so da dove partire».
Strabuzza gli occhi ma non lascia uscire i suoi pensieri. «Parti da dove preferisci. L'albero è il tuo.»
Mi volto incrociando le braccia. Prendo insicura una pallina e la sistemo sul ramo. Batto le mani contenta. Come se avessi appena fatto chissà che cosa di nuovo. Il fatto è che non festeggio il Natale da quando avevo undici anni. Dopo la morte della mia famiglia, tutto è cambiato. Vedevo spesso le case addobbate ma da nonna non era lo stesso. Diceva sempre che non c'era niente da festeggiare.
In breve addobbiamo l'albero, faccio un passo indietro e ammiro soddisfatta e anche un po' orgogliosa il nostro piccolo capolavoro. Parker mi cinge la vita con le braccia. «E' venuto bene no?»
«Il migliore in assoluto!», sorrido ancora come una ragazzina incapace di trattenere l'entusiasmo.
«Bene. Adesso vado.»
Metto il broncio afferrando la sua camicia. «E se ti proponessi di rimanere?»
Sembra sorpreso che io voglia compagnia dopo giorni di caos e uscite. «Va bene. Credo di avere lasciato qualche indumento nel tuo armadio.»
«Tutto lavato e stirato. Potremmo accendere il camino e sistemare un letto improvvisato davanti.»
Si mette subito al lavoro. Approfitto della sua distrazione per sgattaiolare dal soggiorno verso la mia camera. Infilo il completino intimo comprato qualche giorno prima rosso e indosso nuovamente i vestiti.
Ordiniamo una pizza e mentre aspettiamo ci sediamo nel nostro letto improvvisato. Mi sistemo tra le sue braccia e controllo ancora la sua mano piena di lividi. La stringe a pungo e morde la mia spalla dopo avere scostato la maglietta. Si ferma un momento nel notare il colore delle spalline del reggiseno ma non commenta. Ha trattenuto il fiato, questo sono riuscita a notarlo. Sorrido sotto i baffi e stampo un bacio sul dorso della sua mano che scivola sotto il mio mento per guardarmi negli occhi. Riesco ancora a stupirmi.
I suoi occhi hanno sempre quella luce intensa che fa vibrare ogni centimetro della mia pelle. La vocina dentro la mia testa prova ad interrompermi ma la metto a tacere perché per un momento non voglio pensare, non voglio fare paragoni, non voglio ricordare cosa sto mettendo in gioco. Sono solo tra le sue braccia e in questo momento è il posto migliore del mondo.
Il tocco leggero delle sue dita sul collo, mi provoca un forte brivido. Se ne accorge e continua a stuzzicarmi e coccolarmi.
Quando arriva la pizza, ci sediamo a gambe incrociate. Azzanno subito il primo trancio. Sarà che per la prima volta dopo giorni ho fame ma a me sembra la pizza più buona che io abbia mai mangiato prima. Si, è sicuramente perché ho mangiato poco.
«Perché non sapevi come iniziare a fare l'albero?»
Mando giù un sorso della sua birra e pulisco le mani. So di potere parlare liberamente con lui ma ci sono aspetti del mio passato che non vorrei uscissero nel presente perchè, nonostante tutto il tempo passato riescono ancora a fare male. Decido ugualmente di essere sincera e prendendo un respiro mi preparo a dare una risposta adeguata. «Dopo la morte dei miei genitori, nonna non ha più voluto festeggiare il Natale. Diceva che noi due da sole non potevamo festeggiare, non serviva a niente perché non era la stessa cosa. Quando camminavo nel quartiere per tornare a casa, vedevo tutte quelle famiglie intente ad addobbare ogni centimetro della casa per fare bella figura. Immaginavo il momento dell'apertura dei regali, i sorrisi, le urla piene di sorpresa e poi mi rendevo conto che aveva ragione nonna: non sarebbe stato più lo stesso senza di loro. Così, durante le vacanze, evitavo tutto e tutti e poi inventavo di essere andata in montagna a sciare, di avere mangiato l'albero fatto con il panettone o di avere ricevuto dei biglietti per un concerto. Non volevo che mi guardassero con quell'espressione. Quella di quando stai per prendere un cucciolo abbandonato. Non volevo essere compatita.»
Parker ripulisce la mani e prende la birra. Manda giù un lungo sorso. Sembra turbato. «E cosa facevi in realtà?»
Mordo il labbro e schiarisco la voce che tende a tremare. Il ricordo fa ancora male. «La notte di Natale nonna andava sempre a messa io invece me ne stavo rintanata in camera perché non volevo dire bugie, mi sarei sentita in colpa. Sedevo sempre davanti alla finestra. Da lì vedevo la chiesa e le luci. Mi piaceva aspettare che lei tornasse. Era l'unico regalo che potevo permettermi di avere perché niente avrebbe potuto sostituire le altre assenze. Niente avrebbe potuto farli tornare indietro.»
Le sue dita sfiorano le mie guance e asciugano le lacrime che scorrono lente e cariche di dolore. «E il tuo ragazzo?»
Ripensare a lui in questo momento, è come ricevere un calcio al centro dello stomaco. Le mie viscere si contorcono. «La sua famiglia invitava solo gente facoltosa. Io per loro ero solo una cotta "passeggera" del figlio che durava da anni. Però ricordo che veniva all'alba. Saliva sull'albero e raggiungeva il tetto che portava alla mia finestra, bussava, con cautela entrava in camera, si sedeva sul letto e facevamo colazione insieme poi tornava a casa. Era il suo regalo di Natale. Nonna lo beccava sempre», tiro su con il naso e sorrido al ricordo.
«Cosa facevi per tutto il giorno?»
Mi stringo nelle spalle. Sento un vuoto dentro al cuore. «Quando nonna si addormentava davanti alla tivù mentre vedeva uno di quei film di Natale, uscivo di casa. Arrivavo al cimitero su di una collina, mi sedevo e con le cuffie alle orecchie piangevo. Mi sfogavo per un paio di minuti poi tornavo a casa e mi richiudevo in camera come se niente fosse. Succedeva ogni anno. La sera lei usciva sempre con i suoi amici mentre io non potevo perché erano tutti impegnati così aprivo un libro e leggevo o...», scuoto la testa.
«O cosa?»
«O trovavo un modo per sentirmi viva.» Rispondo in fretta mettendo in bocca un pezzo di pizza e distogliendo lo sguardo.
Parker non fa più domande. Mangiamo in silenzio poi mi alzo per gettare i cartoni. Piego tutto aprendo il cassetto dei rifiuti. Sento le sue braccia cingermi la vita. «Questo sarà il nostro primo vero Natale.»
Mi volto mettendogli le braccia attorno al collo. «I tuoi non sono stati pieni di feste e regali? Immagino il montone a tavola, le posate raffinate...»
Ride. «Si ma non è mai stato Natale per davvero in casa Johansson. Ogni regalo aveva sempre un perché. Ti regalavano un pony per metterti a tacere con tua madre ad esempio. Voglio che sia diverso, voglio che questo sia un vero Natale, con te.»
«Hai un pony?»
Ride ancora. «No, mia sorella ne ha ricevuto uno. Dopo avere beccato mia madre con il giardiniere.»
Spalanco gli occhi incredula e lui ride come un ragazzino. «Sul serio». Avvicina le labbra alle mie. Le sue mani mi sollevano sul bancone e si sistema in mezzo alle mie gambe.
«A te cosa hanno regalato?», sfioro con il naso il suo viso.
«Una macchina, una casa in montagna, una moto...»
Tappo la sua bocca con una risata e un bacio. «Troppe cose da nascondere», mormoro. Annuisce. Stringe la mia vita con le dita avvicinandomi a sé. Sbottono lentamente la sua camicia mentre le sue labbra sfiorano il mio collo. Sussulto quando morde e succhia sotto l'orecchio. Fa scivolare la camicia a terra e sfila la mia maglietta rimanendo sbigottito di fronte all'intimo rosso. Deglutisce e morde il labbro mentre le sue dita sfiorano il corpetto. Chiudo gli occhi lasciando fare. È così delicato, così deciso.
Domanda sussurrando contro il mio orecchio: «Posso vedere tutto il resto?» sbottona i jeans e li abbassa. Quando si accorge delle auto reggenti le sue pupille si dilatano. «Cazzo!»
Scalcio i jeans e lo guardo timida. «Sorpresa!», con i palmi sul suo petto, tocco ogni centimetro della sua pelle scoperta. Ha i pettorali sodi e i lineamenti perfetti. Tocco le sue piccole cicatrici ma blocca subito le mie mani. «Posso aprire il regalo?»
Indietreggio verso il letto improvvisato ridendo. Tengo la sua mano portandolo con me. Sbottono i suoi pantaloni e poi mi siedo. Tolti i pantaloni, prende posto accanto a me. Afferra con una mano il fianco e mi fa sistemare su di lui. Scosta una ciocca dietro l'orecchio e mi bacia spingendo i miei glutei contro i suoi boxer dalla quale inizia a crescere la sua eccitazione. Continuiamo a stuzzicarci per un paio di minuti. Abbassa una spallina e inizia a baciare ogni centimetro libero di pelle. Abbassa anche la seconda e poi passa le labbra sul seno. Cerco le sue labbra e si impossessa della mia bocca per un bacio possessivo. Sgancia il ferretto e stringe il suo petto con il mio. Rido quando mi fa il solletico sotto l'orecchio.
«Ho il permesso di fare l'amore con te principessa?»
Scuoto la testa e lui divertito inizia a provocarmi. Si ferma un momento chiudendo gli occhi appoggiando la fronte contro la mia. Sfioro con i polpastrelli le sue labbra mentre stampa piccoli baci facendomi ridere. Quando riapre gli occhi, il blu delle sue iridi è intenso. Questo mi provoca un fortissimo brivido lungo la schiena. Mi è difficile non amarlo. Mi è difficile perché in poco tempo è riuscito a riparare il mio cuore ferito. Ho paura di perderlo.
«Significa che dovrò aspettare?» mormora accaldato mentre mi dimeno sotto il suo peso.
Annuisco ancora e quando morde sotto l'orecchio scoppio di nuovo a ridere e dalla mia bocca esce anche un gemito. «Allora aspetterò che tu ti senta pronta anche se sarà difficile trattenersi», prima che io abbia il tempo di replicare, la sua bocca si impossessa della mia con dolcezza.
Ho il cuore a mille, il corpo in fiamme e le labbra gonfie dai morsi e dai baci che ci stiamo dando. Passo su di lui e vado su e giù muovendo i fianchi. Chiude gli occhi sorridendo sulle mie labbra e stringendo i miei glutei prima di alzarsi a metà busto. Ci ritroviamo pelle contro pelle e la sensazione e delicata e piacevole. Getto indietro la testa mentre la sua lingua sfiora il mio collo e gemo. Mi sta provocando ma posso farlo anch'io. Le mie mani toccano il suo petto prima di artigliarsi sul suo collo. Ci guardiamo affannati e accaldati. Le mie gambe tremano leggermente sotto il suo sguardo ardente, sento il corpo incendiarsi e perdersi in tanti piccoli pezzi in mezzo all'universo quando mi bacia stringendomi ancora a sé e sento i battiti del suo cuore come impazziti. Anche il suo corpo trema leggermente.
«Mi manchi», sorride e prova a riprendere fiato. «E devo staccarmi perché sto impazzendo!», si lamenta ricadendo sui cuscini e provando a rilassarsi con una mano dietro la nuca mentre con l'altra mi avvicina a sé. Appoggio parte del corpo sul suo petto e con le dita sfioro i suoi addominali. Prende la mia mano e bacia le dita una ad una. «Mi piacciono le tue mani. Affusolate, le unghie curate. Che colore è questo?»
Alzo il viso per capire se sta dicendo sul serio. Sembra divertito e rilassato. Sta provando a concentrarsi su altro. «È un rosa chiaro come vedi», tocco le sue clavicole sudate e poi passo la mano tra i suoi capelli tirandoli quando morde le mie labbra. «Mi piace il tuo corpo sudato», tocco le sue labbra e mordo le mie.
Toglie la mano da dietro la nuca e afferra i miei fianchi per spingermi su di lui. Scosta i miei capelli che ricadono davanti e mi bacia stringendo il mio viso tra le mani. «Ti amo principessa», passa la mano lungo la mia schiena poi scende e risale lentamente. Premo i fianchi in avanti e trattiene il fiato poi inspira di scatto. «Emma ti prego non farlo!», si lamenta passando la mano sul viso.
Ghigno divertita e mordendo il labbro premo ancora provocandogli un brivido.
Parker scatta stringendo il suo corpo contro il mio. Bacia con impeto le mie labbra, morde, succhia, segue un ritmo calcolato e sensuale sulla mia pelle che sotto il suo attacco si incendia. Rispetta la mia decisione di non andare oltre ma senza fiato continua a stuzzicarmi.
«Sei mia», sibila contro il mio orecchio.
Mordo le guance in estasi e mugolo ad occhi chiusi. Quelle parole hanno uno strano effetto su di me. Non riesco proprio ad abituarmi e quando le sento uscire dalle sue labbra con convinzione, mi sento avvolta da una scarica improvvisa che mi lascia folgorata e senza respiro. «Tua?»
Bacia lungo la gola poi si sposta sotto l'orecchio e sulle labbra. Continua così, senza sosta. «MIA»
Non so come sia possibile ma mi ritrovo a gemere e a stringermi a lui. Intensi brividi scuotono il mio corpo mentre la mente sembra leggera. Parker si sdraia e mi prega con lo sguardo di non muovermi. Aggrappata al suo collo stampo qualche bacio tentando di stare ferma. Geme bloccandosi. Ho una seconda ondata di caldo e mi lascio abbracciare nascondendo il viso contro il suo petto scosso dall'affanno.
Ci guadiamo a lungo come due ragazzini sotto effetto di sostanze. Sembriamo due stupidi.
«Hai le tette più grosse, ne sono certo», ridacchia quando in risposta gli do un morso sul collo. Prendo le sue mani e le metto a coppa sul mio seno. «Dici?», lo guardo con una certa malizia e arrossisce. È bellissimo sudato, accaldato ed eccitato. So quanto gli piace essere provocato, non aspetta altro.
Inarco la schiena per riempire le sue mani. Strizza il seno con delicatezza. «Oh sì... decisamente!», sibila. «Mi piace», lo alza e torna a baciarmi con trasporto. Gemo tra le sue labbra agitandomi. Purtroppo non possiamo sempre risolvere ogni cosa con il sesso e sto tentando di non cedere alla tentazione ma è difficile.
«Se continui a muoverti in questo modo...», trattiene un gemito quando mi muovo su di lui per sbaglio. «Cosa?», sorrido prendendo le sue mani ed intrecciando le nostre dita poi lascio che sfiori la mia pelle.
Oppongo un po' di resistenza. Riesce a sotterrarmi e a tenermi ferma mentre provo a ribellarmi. Rido divertita e anche lui sorride trattenendosi ancora a stento.
Stringo le dita sul suo viso e lo bacio con non ho mai fatto prima. «Non opporre resistenza Emma...», non riesce a parlare ed io non comprendo il significato di questa frase. Rido e mugolo muovendo i fianchi.
«Ok, adesso calmiamoci!»
Quando si sdraia senza fiato rimango con le labbra sulle sue fino a quando i nostri respiri non si sono normalizzati.
«Sarà un bel Natale vero?»
Parker mi guarda sfiorando la mia guancia con i polpastrelli. «Contaci!»
Con il corpo rilassato chiudo gli occhi e mi abbandono al sonno.
Continua...
N/A:
~ Ci sono eventi nella vita che ci segnano nel profondo. Momenti in cui proviamo forti emozioni. Momenti pieni di felicità. Ma ci sono anche quei momenti pieni di tristezza e lacrime. Momenti macchiati dal dolore...
Ci sono eventi che rimangono indelebili dentro al cuore. Momenti in grado di farci sorridere e gioire. Ci sono anche momenti in grado di farci mancare il fiato...
Nella prima parte di questo capitolo, Emma affronta il suo passato, la sua perdita, la sua nuova rinascita e vita. È scappata da un passato cupo, doloroso per avere una vita migliore ma continua a trovarsi in bilico. Tutti commettiamo degli errori dopo avere fatto una scelta. Tutti possiamo ricominciare o rimediare. Emma sta tentando in tutti i modi di raggiungere quello che ha perso da tempo: se stessa.
Nella seconda parte abbiamo visto che si trattiene con Parker. Questo non solo perché ha paura di farlo soffrire ma perché ha paura di perdere la tranquillità che ha assaggiato prima del "ritorno" di Ethan nella sua vita.
Cosa succederà? Perché Ethan sta reagendo in questo modo? Cosa combinerà? Emma seguirà il cuore o la ragione? Riuscirà ad avere il suo Natale tranquillo?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Perdonatemi per gli errori. Vi ADORO!!! ❤️
Buona serata :* ~
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