~ Rise ~
~ Emma's POV:
Da quando le ho raccontato della scommessa, Lexa continua a ridacchiare. È già passata una settimana ma lei non ne vuole proprio sapere di smetterla e ogni volta che ci vede assieme, non riesce proprio a trattenersi. A me non dà fastidio ma non voglio che venga fuori al lavoro o sul set della nostra scommessa di non fare sesso. Potrebbe essere fraintesa o chissà cos'altro potrebbero pensare quei pettegoli.
È stata una settimana impegnativa e finalmente è arrivato il weekend. Oggi parteciperemo al servizio fotografico in intimo. L'idea di vedere Parker seminudo non aiuta i miei ormoni in subbuglio. Per fortuna ho avuto il ciclo nei giorni passati quindi in parte sono stata salvata e distratta dai dolori e dagli sbalzi d'umore.
Ho parlato al telefono con Lucy e anche con Eric. Non vedono l'ora di vedermi. Ormai mancano poche settimane al matrimonio e sono sempre più in ansia perché non so come andrà. Non ho nessuna certezza e questo mi destabilizza perché ho sempre seguito dei post-it o una scaletta scritta su di un pezzo di carta. Sono sempre stata quella organizzata mentre ora, mi sento come un foglio di carta strappato e in balia del vento.
«Tesoro, ci sei?»
Lexa richiama la mia attenzione mentre sono dietro il divisorio intenta a scegliere uno dei capi di intimo a mia disposizione. Il capo, mister Marshall ha detto che li utilizzeremo tutti ma ci ha dato libera scelta su quale indossare per primo. Ne ho uno nero in pizzo molto elegante e sensuale, uno verde smeraldo davvero particolare, uno rosso molto provocante. Come al solito scelgo il nero, il colore che mi fa sentire più a mio agio.
«Emma?», Lexa sbuca dal divisorio.
Copro con le mani il seno ma non strillo. Sono solo stata colta alla sprovvista mentre riflettevo e mi perdevo per l'ennesima volta. Ultimamente sono distratta e so che questo non è un bene.
Batto le palpebre e in silenzio allaccio il reggiseno. Lexa ne indossa già uno color cipria. Rende la sua carnagione luminosa e la risalta ulteriormente. Sono troppo pallida penso subito. Sistemo il reggicalze e mi siedo per essere truccata.
Lexa prende posto accanto a me. «Come stai? Non hai una bella cera». Sa sempre come mi sento. La verità è che non so nemmeno io cosa mi sta succedendo. Vado sempre ad impantanarmi in strane situazioni e poi non so come uscirne illesa.
«Sono un po' nervosa. Non so essere sensuale e non so se andrà bene questo servizio fotografico», in parte mento.
«Dovrai solo rilassarti e lasciarti fotografare», risponde ad occhi chiusi mentre il truccatore le passa dell'illuminante sugli zigomi.
«Semplice per una modella come te», sorrido in modo forzato mentre la truccatrice applica sulle mie labbra un rossetto vistoso di un rosso carminio. Lexa mi risponde con una linguaccia poi si alza e va nella stanza per i primi scatti. Per fortuna, inizialmente sarò da sola con il fotografo e cercherò di trovare un modo per eliminare l'imbarazzo.
«È il tuo turno», avvisa l'assistente.
Cammino verso la stanza. Rimango per un momento ferma sulla soglia e quando il fotografo mi fa cenno di avvicinarmi, faccio due passi verso il divano dalla forma moderna e particolare. Prendo posto un po' impacciata. L'assistente mi dice come sistemarmi togliendomi subito dall'imbarazzo. Dopo vari scatti provocanti e da copertina, mi congedano. Infilo un accappatoio di seta e torno nel mio piccolo stanzino. Cambio più volte completo intimo per le foto e alla fine mi ritrovo nuovamente con quello nero di pizzo addosso.
«Emma, ti aspettano sul set principale», stretta nell'accappatoio di seta mi incammino e lì trovo proprio tutti. Il capo mi lancia un sorriso facendomi cenno di raggiungere il centro della stanza proprio sotto i riflettori. Uno degli assistenti mi fa togliere l'accappatoio. Lexa si avvicina con il completino cipria di prima, accanto a lei c'è Red con un paio di boxer firmati. Lo saluto con un abbraccio. Ha un fisico niente male. I miei occhi vengono tappati. Tocco subito le mani e le riconosco. Sulle mie labbra spunta un sorriso timido. «Indovina chi sono...», sussurra contro l'orecchio in modo sensuale e cantilenante.
«Difficile... un avvocato? Un modello? Il mio ragazzo super sexy?», tolgo le sue mani stringendo le dita e sorrido davanti ai suoi occhi dolci e attenti. Parker è davvero troppo in boxer. Cerco di non fissarlo ma è davvero difficile. Gli occhi di tutti sono puntati su di lui, sul giovane avvocato apparso in tivù e sui tabelloni pubblicitari.
In modo professionale, seguo le direttive degli operatori. Il ragazzo mi fa sistemare a pancia in giù con le gambe alzare e i piedi sospesi, una mano a sorreggere il viso e una piegata sul divano. Uso uno sguardo serio e provocante e questo piace parecchio al fotografo che inizia la sua raffica di scatti. Quando alzo lo sguardo Parker mi sta fissando in un modo che non avevo mai visto prima. Il mio stomaco si contrae e inizio a sentire caldo. Mi riscuoto e continuo il servizio senza distrazioni nonostante sia difficile.
«Ok pausa!»
Sospiro e infilo l'accappatoio. Mi siedo e sorseggio dell'acqua. Sono molto accaldata a causa dei fari e di certe vicinanze importanti. Una truccatrice aggiusta il mio trucco in modo professionale mentre sono intenta a bere. Parker si avvicina e si sistema al mio fianco. «Prendi seriamente le scommesse eh?», sfiora la mia guancia e quando nessuno ci fissa si sporge stampandomi un bacio lieve vicino alle labbra.
«Non voglio rischiare di fare sesso in ufficio ed essere scoperta da parte del tuo staff. Sono sicura che farebbero del gossip a vita su questa storia!», rispondo sarcastica.
«Però sarebbe eccitante no? Andiamo Emma, rilassati un pochino, sei troppo tesa in questi giorni.»
«Hai idea di quanta fatica io stia facendo? Sei mezzo nudo, davanti a tutti e io non posso neanche toccarti. Credo sia necessario questo distacco no?»
«Io non credo», mormora contro il mio orecchio.
Prima che io possa dire o pensare qualcosa, prima che io possa fare qualcosa per impedirlo, siamo in piedi e ci stiamo baciando.
«Sei un pericolo per i miei sensi in questo momento...»
Il tono della sua voce fa vibrare ogni parte del mio corpo. «Tu sei in pericolo qui dentro...», sorrido sulle sue labbra mentre continua a baciarmi. Non riusciamo proprio a staccarci.
Una voce che si schiarisce ci fa ritornare al presente. Ci stacchiamo leggermente accaldati e seguiamo l'assistente in imbarazzo. Il fotografo ci fa posare per scatti più sensuali. Lexa e Red si stringono mentre io e Parker continuiamo a guardarci a distanza.
«Emma e Parker al centro, Lexa e Red voi nella seconda stanza», il capo ci lascia soli.
Alziamo lo sguardo verso di lui mentre esce dalla stanza. Fisso interdetta Lexa ma fa spallucce e con Red spariscono. Non era previsto niente del genere. Inizio a sentirmi davvero a disagio e tradita.
«Parker stringi Emma per la vita e guardatevi negli occhi!»
Facile! penso, se non fosse per un piccolissimo dettaglio: non posso avvicinarmi troppo a lui senza avere voglia di saltargli addosso. Inizio a sentirmi una pervertita. Quando Parker mi tocca, riscuotendomi dalle mie fantasie, vengo scossa dai brividi. Istintivamente porto le mani contro il suo petto ma mi ragguaglio immediatamente e le sposto una sul suo braccio e una sul suo viso. Mordo il labbro e cerco di non alzare lo sguardo. Se incontro i suoi occhi crollo e sono finita.
«Ancora una...», «adesso siediti sul divano e tu Emma sistemati a cavalcioni su di lui.»
Che cosa? Vorrei urlare. E' uno scherzo? Deglutisco e seguo ogni comando come una marionetta. Tentenno un momento ma quando vedo lo sguardo di Parker mi sciolgo lentamente. Prendo il suo viso tra le mani e istintivamente lo bacio cogliendolo di sospesa.
«Ottimo!», strilla eccitato il fotografo che vorrebbe essere al posto mio per potere baciare l'idolo indiscusso del pomeriggio.
Mi stacco dalle sue labbra senza fiato. So già che è eccitato, non ho bisogno di abbassare lo sguardo verso i suoi boxer. Ormai riesco a distinguere i segnali del suo corpo. Passo le dita sulle sue labbra per togliere del rossetto.
Dopo vari scatti finalmente ci annunciano che abbiamo finito. Sgattaiolo nel mio piccolo spogliatoio e mi cambio più in fretta che posso.
Parker sbuca di punto in bianco ed è già pronto. I suoi occhi si soffermano sulle mie gambe nude. Infilo subito i jeans e recupero le mie cose.
«Tutto ok?», domanda turbato.
«Non chiederlo...», brontolo avviandomi alla porta.
La sua mano mi blocca per un braccio facendomi voltare. Le sue labbra si impossessano delle mie. «Sarà difficile aspettare altre tre settimane...», mormora corrucciato.
Lo spingo divertita. «Hai accettato, trova un'alternativa...», gli strizzo l'occhio e raggiungo il resto della troupe.
Lexa sembra entusiasta dei suoi scatti con Red e si dichiara intenzionata ad appenderne uno nel suo appartamento. Io non vorrei mai vederle in giro per casa quelle foto, sarebbero troppo da mostrare.
«Cenate con noi?», domanda Red.
«No, abbiamo un impegno»
Mi volto curiosa verso Parker il quale afferrà la mia mano, saluta tutti in modo formale e mi trascina fuori con una certa fretta. I suoi occhi nascondono una strana trepidazione.
«Mi dirai cosa hai in mente?»
Scuote la testa mentre mi apre la portiera della sua auto per farmi salire. Guida attento ma con una certa fretta. Posteggia al suo posto nel parcheggio sotterraneo ma non scende. Lo guardo ancora in cerca di risposte e quando si volta, mi attira su di sé. «Hai chiesto di trovare l'alternativa no?»
Annuisco con le gambe che iniziano a tremare per l'impeto e per lo sguardo che mi sta rivolgendo carico di eccitazione, impazienza e attesa. Ho il cuore che batte a mille, non riesco a controllare il respiro e i miei occhi sono puntati sui suoi.
«Ti fidi di me?»
Annuisco ancora incapace di parlare o fare domande. Cosa ha in mente? Perchè l'idea mi fa eccitare? Non so cosa aspettarmi eppure mi sento in fibrillazione.
«La nostra scommessa, comprende solo il sesso no?»
«Non ti seguo», dico confusa.
«Significa che posso toccarti ma non posso scoparti come si deve...», sorride in modo malizioso e i suoi occhi si accendono.
Inizio a capire cosa ha in mente. Apro la bocca e la richiudo insicura. «Tu vuoi che...», non so proprio come dire quello a cui sto pensando. Le mie guance vanno in surriscaldamento tingendosi di rosso.
«Io posso toccarti senza entrarti dentro veramente», spiega senza mezzi termini e sorride soddisfatto. Non ha mai parlato così però mi piace, mi stuzzica e non poco.
«Stai cercando di eludere la scommessa?», domando stupita.
La sua mano si insinua dentro i miei jeans. Gemo al suo tocco. «Significa che non soffriremo così tanto... almeno questa sera, me lo devi. Cazzo, sono dovuto rimanere per due ore buono su quel divano senza lasciarmi andare completamente. Per non parlare di quel cazzo di completino intimo e di quando ti sei messa a cavalcioni su di me e mi hai baciato in quel modo...»
Inarco un sopracciglio togliendo la sua mano che inizia a fare danni. «Quindi se ho capito bene, stai cercando un modo per non impazzire del tutto? Eluderai la scommessa solo per questa sera?»
Annuisce aprendo la portiera e lasciandomi scendere dall'auto. Saliamo nel suo appartamento in silenzio. Sulle sue labbra, aleggia un sorrisetto sfrontato e divertito. Ha lo stesso sorriso quando sa di avere già trovato una soluzione per vincere. Vorrei proprio dargli il due di picche ma ho bisogno che mi baci e mi stringa a sé, che mi coccoli un pò. È stata una settimana pesante.
Non appena apre la porta ed entriamo, non so cosa succede. Sono contro il muro, le sue labbra sulla gola, le sue mani sui miei fianchi. Il suo fiato caldo contro la mia pelle sensibile regala brividi incontrollati. Quando si stringe, avvolgo la sua vita con le mie gambe e continuo a baciarlo.
Cammina verso la sua camera e mi sistema sul letto. «Sarà divertente...», sussurra eccitato e a corto di fiato.
Sfilo la sua maglietta e lui toglie velocemente i miei indumenti lasciandomi con addosso solo l'intimo borgogna che ho comprato di recente. Sbottono i suoi jeans e lui poggia la fronte tra il collo e la clavicola come se volesse trattenersi. Purtroppo non ci riesce perchè si lascia sfuggire un gemito abbastanza sensuale da fare partire le mie ovaie, gli ormoni, tutto quanto. Non so cosa mi stia facendo questo ragazzo ma so che non riesco a frenare i miei istinti quando sono con lui. Riesce ad attrarmi come una calamita sia mentalmente che fisicamente.
Mentre morde la mia gola, la sua mano si infila tra le mie cosce, risale lentamente poi si fa strada dentro l'intimo e le sue dita mi colgono impreparata. Mi stringo a lui senza fiato e mi spingo contro le sue dita mentre gemo.
«Oh piccola lo so che tra poco crolli ma adesso mi serve che tu mi dia una mano», sorride divertito.
Scuoto la testa mordendo il labbro per trattenere un sorriso e scendo con la mano dentro i suoi boxer. Mi sento un pò a disagio ma lui mi da subito sicurezza e vederlo eccitato sotto il mio tocco, sotto il mio sguardo ardente e malizioso, mi fa sentire in un certo senso più matura. Si rilassa grazie al mio tocco, è una sensazione davvero eccezionale.
«Questo non è fare sesso?», mormoro tra le sue labbra trattenendo i gemiti.
«Questa è l'unica alternativa che abbiamo in questo momento. Mi è sembrato che stessi prendendo troppo seriamente la scommessa e volevo distrarti un momento... sei molto competitiva e troppo corretta», ridacchia e spinge le dita più a fondo.
Getto la testa indietro e inarco la schiena. «Questo è barare signore...», gemo.
Tappa la mia bocca e continua a tormentarmi portandomi al limite. Contrattacco facendolo tremare e capisco che ha raggiunto il suo limite quando toglie la mia mano e cerca di trattenersi senza riuscita. I suoi boxer si bagnano ma lui non sembra affatto turbato quando si stende in estasi e chiude per un momento gli occhi poggiando un braccio sopra come per nascondersi dalla luce.
Mi metto a pancia in giù e con il viso nascosto sul lenzuolo, cerco di recuperare l'equilibrio fisico che mi ha fatto perdere con quelle dita maledettamente esperte. Sono ancora parecchio scossa dagli spasmi e il mio petto si alza e si abbassa velocemente.
«E' stata una sega in piena regola!», lascia sfuggire un sospiro e mi attira su di sé tutto contento e soddisfatto. Sistemo le braccia sul suo petto e appoggio sopra il viso mentre sollevo le gambe e tengo i piedi per aria.
Tocco il suo bracciale con la croce. «Sei religioso?», domando curiosa.
«Si ma non credo nel sesso dopo il matrimonio ne è la prova il fatto che io mi sia appena approfittato di te. Questo fa di me un peccatore agli occhi di molti bigotti.»
Mi scappa una risata e continuo a toccare il suo braccialetto. «Quindi credi anche nel matrimonio?»
«Si», risponde tranquillo carezzando la mia schiena. «Tu no?»
«A Las Vegas, stavo facendo una cazzata enorme.» Gli occhi si velano lentamente di amarezza al ricordo. Tocco istintivamente l'anulare. «Non ricordo molto di quella notte, solo che mi ha chiesto di sposarlo. Il giorno dopo mi ha spiegato che eravamo troppo fuori per fare un passo del genere. Mi sono ritrovata con un anello al dito e non puoi capire il mio panico al risveglio. Non l'ho più tolto...»
«Com'era? Dov'è finito?», tocca le mie dita per accertarsi che non ci sia.
«Era un fil di ferro sottile, lo aveva costruito con le sue mani dopo avere aperto una bottiglia di spumante. Era davvero bello... l'oggetto più prezioso che avessi mai avuto... quando è successo, l'ho tolto e l'ho lasciato sul suo comodino sopra il biglietto con scritto: E' finita!», mi esce un sorriso triste sulle labbra e la gola si stringe in una morsa. Perché mi sto facendo del male?
«Perchè l'hai fatto?», mi guarda con dolcezza e con premurosa attenzione.
«Il dolore che provavo, i pensieri che circolavano nella mia testa mentre al piano di sotto loro discutevano su cosa fare, per me era troppo. Mi sentivo soffocare. Credo di avere raggiunto il punto di rottura, dovevo troncarla, di netto. Nessun ripensamento! continuavo a dire questo a me stessa, così ho sfilato l'anello e l'ho lasciato li, assieme al passato.»
«Non ti hanno vista andare via?»
Scuoto la testa. «Ho usato le scale secondarie da grande codarda. Ho chiamato un taxi e sono andata a recuperare tutte le mie cose dall'appartamento. Un amico è venuto a prendermi, ho passato la notte da lui poi sono andata da Lucy.»
La sua mano sale dalla schiena alla nuca attirandomi in un bacio dolce e sentito. Mi sciolgo immediatamente e stringendomi a lui cerco di trasmettergli quello che provo. Rimaniamo in silenzio per un pò ma rilassati, non c'è traccia di turbamento nell'aria.
«Tu vorresti avere dei bambini?»
Il suo viso si illumina. «Si», risponde immediato. «Prima però vorrei sposarmi. Tu?»
La domanda che temevo. A disagio mi rialzo. «Ho un pò di fame. Possiamo cucinare qualcosa? So che è tardi ma a breve sentirai il mio stomaco brontolare come un dinosauro impazzito», sorrido e infilo la sua maglietta. Adoro quando posso indossarle. Parker non protesta mai su questo e più volte ne ha sistemata una lui stesso sul letto.
«Purè di patate, piselli e cordon bleu vanno bene?», domanda prendendo tutto l'occorrente disponendolo sul bancone.
Batto le mani e inizio a cucinare per distrarmi. Credo che Parker se ne sia accorto del mio repentino cambio di atteggiamento e di argomento. Non credo voglia davvero sapere tutto, questo lo farebbe soffrire. Ho già detto abbastanza per oggi.
Rigiro i cordon bleu fissando la padella. Non oso alzare lo sguardo ed incrociare il suo sguardo. So che non resisterà ancora per molto. Lo lascio fare e sedendomi sul bancone, lo osservo per un pò mentre si muove nella sua cucina.
«Non hai risposto alla domanda prima. C'è qualcosa che non vuoi dire?»
Mordo la guancia e annuisco martoriando le maniche della sua maglietta poi faccio un grosso respiro. «Quando sono arrivata qui a Vancouver, ero ancora un pò scossa e sotto stress. Dovevo occuparmi del cambio di università, dei colloqui di lavoro, dell'appartamento, del trasloco. Insomma, dovevo trovare il modo giusto per fare funzionare le cose, per ripristinare la mia vita». Trattengo il respiro e abbasso lo sguardo. «Ho avuto un ritardo e sono andata completamente nel panico. Non era mai successo».
Parker si blocca allarmato. Non ho il coraggio di incrociare i suoi occhi perchè so cosa si sta chiedendo.
«Ho fissato un appuntamento e ho fatto il test ma era ancora troppo presto. La dottoressa mi ha rassicurata e ha deciso di far passare almeno due mesi per esserne sicure», deglutisco a fatica mentre Parker trattiene le molteplici domande e il fiato. «Ero sola, non sapevo cosa avrei fatto e non potevo parlarne con Lucy, sarebbe corsa subito da loro. Ho trovato il lavoro prima dei tre mesi e mi sono sistemata prima del previsto ma continuavo ad avere paura perchè non ero pronta, non potevo avere un bambino, ero sola e inesperta. Nessuno è mai preparato ad una cosa del genere e io non ho di certo dei genitori in vita dalla quale ricevere consigli. Sarebbe stato un bruttissimo scherzo del destino». Le lacrime scendono lente rigando le mie guance. «Ho conosciuto Lexa alle sedute dallo psicologo e le ho subito parlato della situazione. Mi sono fidata di lei. Siamo andate da un'altra dottoressa. Stavo davvero male, ero a pezzi, avevo continue nausee e i test non erano tutti negativi».
Parker si sistema tra le mie gambe e alza il mio viso per rassicurarmi e chiedermi di continuare. Singhiozzo. «Stavo impazzendo. Poi un giorno sono stata male e quando siamo corse in ospedale, mi hanno detto che...», tiro su con il naso scuotendo la testa. Non riesco a dirlo. «Come avrei potuto mettere al mondo un bambino in quelle condizioni? Per non pensarci, continuo a ripetermi che era solo lo stress e i pensieri. Dopo quella bruttissima giornata, le nausee sono sparite così come tutto il resto dentro la mia testa». Scuoto il capo e scrollo le lacrime. «Continuo a sentirmi una persona orribile!». Abbraccio Parker istintivamente e lui ricambia in modo dolce e protettivo.
«Non glielo avresti detto? Nessuno a parte te e Lexa e ora anche me lo sa?»
«Come avrei potuto? Avevano già troppo a cui pensare e io non volevo più parlare con loro, non dopo avere sentito la sua voce disperata da quelle scale. E' stato un colpo basso e sarebbe stato un colpo maggiore il mio. Non potevo indurlo a fare delle scelte perchè lei, era la sua fidanzata un tempo mentre io...» Le lacrime continuano a salire. Tiro su con il naso un paio di volte.
«Avresti cresciuto da sola il tuo bambino se non lo avessi perso?», Parker sembra sconvolto.
«Le alternative non erano molte dopo tre mesi non credi? si, lo avrei tenuto lontano da loro e avrei finto che fosse solo mio...», singhiozzo.
«E se avessi conosciuto qualcuno nel frattempo?»
«Non avrei permesso ad una persona di crescere il figlio di qualcun altro. Avrei pensato io a tutto facendo qualche sacrificio in più. Con Lexa avevamo trovato delle soluzioni per i primi mesi, in qualche modo me la sarei cavata.» Sento freddo. Parker se ne accorge e inizia a stamparmi piccoli baci sul collo, sul viso e a strofinare le sue mani sulle mie braccia. Inspiro il suo profumo e mi calmo immediatamente.
«Io lo avrei considerato mio... ti avrei sposata subito...», sussurra.
«Non te lo avrei permesso.»
«Perchè?»
«Perchè non sarebbe stato giusto nei tuoi confronti. Non sarebbe stata una tua responsabilità e probabilmente un giorno me lo avresti rinfacciato urlandomi contro di avere rovinato la tua vita. Io non voglio dipendere da nessuno. Non voglio che i miei errori ricadano sulle persone che amo...»
Parker inspira lentamente e si fa serio. Non riesco a decifrare il suo stato d'animo. «Sarebbe stata una mia decisione no?»
Scuoto la testa. «Non sarebbe stato un problema tuo. Avresti vissuto con un bambino non tuo, con dei tratti non tuoi, con un carattere non tuo e con il passare dei giorni, mesi o forse anni, avresti sofferto. Non me lo sarei mai perdonata.»
Mi passa il piatto e mando giù inappetente una forchettata di tutto. Ripensare al passato, a quel periodo in particolare, mi fa stare davvero male. Se ci ripenso, sarei potuta affondare davvero nel dolore e non ritrovarmi sana e salva su di una nave solida e con una persona che mi ama davvero che sta tentando in tutti i modi di tenermi a galla e offrirmi la serenità di cui ho bisogno. Guardo Parker e sorrido tra le lacrime. Credo di essere davvero fortunata ad averlo vicino nonostante tutto. So che è sconvolto, so che sta trattenendo le domande e i dubbi per non farmi soffrire.
«Non li hai più sentiti?»
«No, ho cambiato numero e tutto il resto dopo una settimana circa...», faccio spallucce mentre spiluccio il cibo nel piatto.
Si pulisce la bocca e mi guarda. «Non ti ha più richiamata?»
Il mio cuore perde un battito. I miei occhi si incupiscono per un momento. «Me ne sono andata di nascosto e l'ho lasciato con un biglietto. Non mi aspettavo di certo che corresse da me mettendo sottosopra il mondo. Sono corsa da un'amica e ho cercato un posto dove stare su internet. Sono partita dopo due giorni senza guardarmi indietro e senza idea di cosa avrei fatto. Il telefono squillava spesso ma dopo una settimana, tutto è diventato silenzioso.»
«Si sono arresi così facilmente? Che razza di persona è quel bastardo?», scuote la testa arrossendo dalla rabbia.
Prendo il suo viso tra le mani. «E' una persona con tanti problemi sulle spalle. Non potevo di certo biasimarlo se ha scelto di amare suo figlio...», tappo la bocca singhiozzando sonoramente, «scusa...», corro in bagno. Scivolo a terra contro la porta e porto le ginocchia al petto. Piango per un paio di minuti senza frenare le emozioni che si incendiano sul mio petto. Quando capisco che è troppo, mi rialzo e sciacquo il viso con dell'acqua fredda.
Parker bussa alla porta con dei colpetti. «Posso entrare?»
«Si», mi esce un tono strozzato.
Ha gli occhi rossi e di un verde mozzafiato. Corro subito ad abbracciarlo e bacio il suo viso. Mi stringe tra le sue braccia forti sollevandomi. «Domani però lavi tu i piatti», brontola.
Mi scappa un sorriso. «Affare fatto», tiro su con il naso mentre mi aggrappo a lui che indietreggia verso la sua stanza.
Ci stendiamo sul letto e ci guardiamo negli occhi per un attimo infinito e carico di tensione e sentimenti. Tocca le mie ciglia bagnate e poi le mie guance prima di avvicinare il mio viso al suo e sfiorare le mie labbra con una dolcezza disarmante. «Sarebbe bello avere un bambino per casa con il mio carattere scontroso o una bambina con il tuo. Un bambino a cui piace leggere e guardare telefilm davanti a una montagna di popcorn salati e schifezze di ogni genere o una bambina scontrosa e decisa a cui piacciono gli animali e la musica...», sorride e scosta una ciocca dal mio viso sistemandola dietro l'orecchio. «Un bambino tranquillo e solitario ma dal cuore grande come te. Una bambina dai capelli biondi e dagli occhi azzurri che litiga con il fratello maggiore tenendogli testa...», la sua voce è arrochita. «Facciamo un bambino?», ridacchia quando gli do una cuscinata.
«Ne ho già uno a cui badare davanti a me», nascondo il viso quando mi colpisce ricambiando il colpo.
«Sarei io il bambino in questione?», fa gli occhioni. Espressione che non ho mai visto sul suo viso. Scoppio a ridere. E' dolcissimo. Gli stampo un bacio a fior di labbra. «Un bambino molto esigente direi», surrusso tra le risate quando prova a farmi il solletivo.
Il petto di Parker, si alza e si abbassa lentamente. La sua mano indugia sul mio viso. Il sorriso che poco prima lo ha illuminato ha lasciato il posto ad una strana espressione distaccata. So che sta riflettendo sulle mie parole. Ci sono ancora aspetti della mia vita che lui non sa nei dettagli. Non posso dirgli tutto perché soffrirebbe e non è giusto, non lo è per lui e non lo è nemmeno per me.
«Avresti davvero tenuto il bambino e fatto tutto da sola?», domanda dopo un breve silenzio. «Non gli avresti detto niente? Perché?»
«Si. Perché non avrei potuto aggiungere un altro fardello al suo carico.»
«Non avresti sofferto nel vedere quel bambino ogni giorno?»
Scuoto subito la testa. «Sarebbe stato il mio nuovo inizio, il mio unico vero amore...», mi esce un sorriso mentre cerco di trattenere a fatica le lacrime.
«Come avresti fatto per il matrimonio?»
Mi stringo nelle spalle. «Non lo so, probabilmente avrei mentito...»
«Sei sempre così buona Emma. Hai coraggio da vendere e continui a lottare pur di tornare in superficie e respirare...» Si sporge e spegne la luce poi mi avvolge con le sue braccia da dietro e stampa un bacio lieve sulla mia spalla. Un gesto che fa sempre e a cui mi sono abituata. «È per questo che mi sono innamorato di te...»
Chiudo gli occhi con un sorriso ebete sulle labbra. Il mio cuore sussulta alle sue parole e mi crogiolo nel calore del suo amore. In breve è riuscito ad arrivare al mio cuore camminando in punta di piedi e destreggiandosi tra le macerie del mio dolore. So cosa provo per lui, so cosa sento quando non è al mio fianco e anche se non sempre riesco ad esprimerlo apertamente, so come poterlo dimostrare. «Anch'io...», sussurro pianissimo.
N/A:
~ Buona sera! Come va?
Oggi sono stata poco bene ma sono riuscita a sistemare questo capitolo, spero sia leggibile? Spero vi sia piaciuto! Se avete domande, fatele pure. Cosa pensate del racconto di Emma? Cosa avreste fatto al suo posto? (Sincere eh) siete ancora convinte che Parker nasconda qualcosa? Ama davvero Emma?
Oggi vi ho rivelato uno dei tanti segreti. A poco a poco usciranno tutti allo scoperto.
Grazie ancora per il supporto!!! ❤️ la canzone di oggi è di Katy Perry.
Se vi annoiate, passate a leggere OGNI TRACCIA CHE HO DI TE e fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi auguro una buona serata!!! Vi lascio con:
#EMKER ❤️
#EMXA ❤️
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