~ Alive ~

~ Emma's POV:

La settimana è passata così in fretta e senza intoppi ed è già sabato. È una bella giornata primaverile e soleggiata. È dalle otto che sono con Lexa e le modelle. Stiamo pranzando in un piccolo Fastfood vicino all'agenzia. Mentre loro mangiano insalata io mi sono concessa un panino pieno di schifezze, per smaltirlo dovrò fare due giorni di rinunce. Mi guardano come se avessero di fronte una bestia rara ma non fanno commenti o meglio non apertamente. Riesco comunque a leggere i loro pensieri.
Lexa invece, è abituata alla mia cucina e anche lei come me sta mangiando un panino ben farcito fregandosene della linea e delle colleghe che continuano a lanciarle i loro sguardi.
Le ragazze discutono dei vari lavori che dovranno svolgere in varie campagne nei giorni a venire. Hanno parecchio tempo libero e ogni occasione è buona per divertirsi, per fare tutto. Al contrario, io ultimamente non ho neanche il tempo per me stessa. Mi piacerebbe ritornare nei posti che ho visitato un paio di volte e potermi divertire per davvero. Sento come una strana nostalgia.
Tornate in agenzia, vediamo avvicinarsi il fotografo disperato. Lexa che solitamente risolve tutto in fretta si fa avanti per capire cosa sta succedendo.
«Quella stronza ha dato di nuovo buca. Ora come facciamo? dobbiamo consegnare le foto entro domani!»
Lexa si fa subito pensierosa. Non l'ho mai vista così prima d'ora. Solitamente è allegra e positiva. Una di quelle ragazze in grado di portare il sole ovunque.
Messa in un angolo, ho modo di osservare ognuna delle modelle. Hanno tutte qualcosa di particolare. Hanno tutte qualcosa di così maledettamente speciale.
Da dietro le quinte mentre tutti discutono sul da farsi, spunta il capo. Un ragazzo mingherlino, dai capelli rossi e dallo sguardo attento e critico sotto la montatura da vista nera. Guarda ognuna delle ragazze e a braccia conserte tenta di risolvere la situazione.
A quanto pare una delle modelle famose con la quale stanno cercando di collaborare per avere più pubblicità e visibilità, ha dato buca per la terza volta e con una scusa banalissima. Ora rischiano di non consegnare le foto per gli articoli e per le pubblicità e non sanno come fare.
«Tu»
Tutte si voltano ed io oltre a trattenere il fiato, mi sento a disagio. Mi indico come per dire "io?" lanciando sguardi ovunque come per accertarmi che alle mie spalle non ci sia nessuna. Insicura, mi faccio piccola piccola mentre il capo si avvicina.
«Si, tu, adesso!»
In breve vengo circondata da Hair stylist, makeup artist, e sarte. Non ho proprio il tempo di dire "no" perché mi spingono verso un divisorio e iniziano a lavorare mettendomi le mani addosso.
Lexa fa capolino mentre un parrucchiere le sta sistemando dei bigodini sui capelli. «Ti prego!», cantilena con le mani unite in preghiera facendo gli occhi dolci per convincermi.
Abbasso le spalle e sbuffo. «Mi devi più di una cena!», le urlo contro quando non riesco più a vederla. Sento solo la sua risata cristallina in risposta.
Dieci minuti dopo mi ritrovo sotto dei grossi riflettori e davanti l'obbiettivo e sono tremendamente imbarazzata. Ho addosso un abito lungo nero, molto scollato, i capelli legati e intrecciati con qualche ciocca morbida di lato e un trucco smokey sofisticato che risalta i miei occhi chiari. Lexa è vestita di bianco e da questo inizio a comprendere il contrasto che intendono usare, principalmente quando ci fanno indossare delle ali. Io sono l'angelo cattivo mentre lei è quello buono.
Iniziano gli scatti continui e Lexa tenta di farmi ridere per distrarmi. Non ho mai fatto niente di simile e vista dalle quinte non sembrava così difficile.
«Ricordi quando ci siamo ubriacate e abbiamo costretto Red a spogliarsi di fronte a noi?», si mette in posa con sguardo da snob. Scoppio inevitabilmente a ridere, incapace di fermarmi provo anche a scimmiottarla. Questo sembra fare piacere al capo e urla ai fotografi di fare il loro lavoro gesticolando animatamente e battendo le mani per non perdere tempo e per non lasciarsi sfuggire la mia sicurezza momentanea.
Dalla porta entra un uomo. So già chi è dal passo spedito e per un attimo mi vergogno profondamente per come sono conciata. Vengo attraversata da una strana scarica elettrica quando noto il suo sguardo stupito. In breve però assume il suo consueto atteggiamento freddo e autoritario.
Tutte le modelle quasi strillano e cadono ai suoi piedi compresa Lexa quando si accorge degli indumenti eleganti che Parker indossa in modo impeccabile. Siamo onesti: è un gran bel figo. Potrebbe fare lui i cartelloni pubblicitari al posto mio. Il pensiero di rivedermi ovunque non mi fa sentire di certo meglio.
Il capo di Lexa si avvicina a lui e i due si stringono la mano. Gli fa pure le fusa mentre Parker sembra non volere perdere tempo.
«Potrebbe posare per noi almeno una volta?»
«In realtà sono qui per Emma ma visto che è impegnata perché no?»
«Ah! conosce la nostra piccola perla?», il capo mi lancia uno sguardo furbo e pieno di domande.
Le ragazze voltano lo sguardo nella mia direzione e si avvicinano come delle arpie. Indietreggio d'istinto e sono pronta a scappare da loro. Per fortuna sono lontana da lui così almeno posso ancora respirare.
«Conosci Parker? Oddio! Sai chi è vero?», domanda una delle ragazze eccitata.
Mi lascio cadere sul gradino della finta cascata e mi fingo morta. «È il mio capo!», brontolo.
Sento uno strillo generale. La mia giornata non potrebbe andare peggio. Lexa scoppia a ridere e mi aiuta a rialzarmi ma il fotografo mi domanda gentilmente di rimettermi come prima. Chiudo gli occhi, metto una mano sulla fronte e una la lascio cadere. Che umiliante situazione!
«Lexa mettiti accanto, in ginocchio»
Gli aiutanti aggiustano i nostri bracciali e gli abiti perchè è questo che devono sponsorizzare e in breve sento una raffica di clic.
«Meravigliose!», strilla il capo entusiasta.
Riapro gli occhi e mi rialzo imbronciata. Mi accorgo di avere la coscia molto esposta e sistemo subito l'abito rossa in viso. Che cosa mi stanno facendo queste persone?
«Che ci fa il tuo capo qui?», domanda di nuovo la modella curiosa avvicinandosi quando ne ha l'occasione.
Faccio spallucce. «Non ne ho idea», mi fingo sorpresa.
«Ok adesso uno scatto con il nostro nuovo sponsor!»
Io e Lexa ci guardiamo complici inarcando il sopracciglio perplesse. Parker si avvicina come un falco e mette una mano sulla mia vita attirandomi più vicina al suo fisico statuario senza attendere. Trattengo il fiato mentre Lexa sistema una mano sul suo petto e fissa l'obiettivo come una gatta. Io sto ancora fissando Parker, imbambolata dal suo sguardo. Non riesco a distogliere gli occhi dai suoi. Sono magnetici.
«Oh che meraviglia!», sento esclamare da tutto lo staff mentre la gente continua a lavorare.
Lexa si sposta ma io e Parker rimaniamo immobili. La sua mano si posa sulla mia guancia. I miei battiti aumentano velocemente. Ho paura che possa sentirli. Mi esce subito un sorriso imbarazzato mentre poggio la mano sulla sua.
«Ancora una!», dice il fotografo.
Mi allontano e allungo il braccio mostrando il bracciale mentre la sua mano sfiora le mie dita. Una strana scena insomma. Lexa si posiziona dietro Parker e come per volerlo trattenere poggia una mano sulla sua spalla mettendo in mostra l'anello con il suo bellissimo punto luce.
Non ho mai fatto niente di simile ma devo ammettere che è divertente.
«Va bene così. Brave ragazze e complimenti Parker! Ci hai salvato il culo!», un ragazzo gli stringe la mano e lui gli rivolge uno dei suoi rari sorrisi.
Tolgo le ali e vado a cambiarmi. In breve sono di nuovo in jeans e maglietta, a mio agio. Il trucco e i capelli posso anche tenerlo così.
Parker si avvicina sistemando la giacca e l'orologio. «È stato divertente no? Non sapevo facessi la modella nel tempo libero», mi punzecchia divertito.
«Andiamo non starai dicendo sul serio! Mi hanno praticamente obbligata. Non sono adatta...», sbuffo interrompendomi e scuotendo la testa.
Parker scoppia a ridere. Non l'ho mai visto così prima d'ora. «Sai che quelle foto saranno pubblicate e pubblicizzate ovunque vero? Sei famosa!», continua a ridere.
Da una parte vorrei lanciargli qualcosa addosso per farlo smettere ma nel vederlo così rilassato, così divertito, mi fa davvero uno strano effetto. «Camminerò con un cappuccio e gli occhiali. Insomma in incognito. Dubito poi possano guardare me quando c'è Lexa ed è stupenda!», raccolgo la borsa e noto sul cellulare due chiamate perse da Lucy. Spero non sia successo nulla di grave a Tony o a Max o a Luke. Le richiamerò a casa.
«Tu non ti rendi proprio conto di cosa sei vero?», scuote la testa seguendomi.
«A proposito perché sei qui? È come facevi a sapere che ero in questo posto e non altrove?», inarco un sopracciglio e lo guardo con sospetto.
«Ti stupirebbero le cose che so fare. Ad ogni modo non è stato difficile capire dove lavori la tua amica.»
Faccio una smorfia e mi avvicino a Lexa. «Se abbiamo finito io torno a casa», le dico cercando di farle capire che mi sento nervosa.
«Ti accompagno!», dice subito capendo il mio stato d'animo. Dio, le voglio bene soprattutto per questo. Riesce sempre a capirmi al volo.
«In realtà vorrei portarla in un posto prima del nostro appuntamento.»
Le ragazze si voltano contemporaneamente come delle arpie pronte all'attacco. Arrossisco e mordo le guance. Non poteva tenere per se questa cosa? Domani sapranno tutti che ho un qualcosa con il capo. Che vergogna! Vorrei mettermi ad urlare ma non ne ho le forze. Abbasso semplicemente la testa e fisso le scarpe.
«Sarà al sicuro?», Lexa minaccia una silenziosa guerra contro Parker, gliene sono grata perché lei sa esattamente come mi sento e di cosa ho paura ma ormai il danno è fatto. Sé quelle pettegole iniziano a parlare, io sono fottuta.
«Si. La riaccompagno intera prima della mezzanotte a casa se vuoi controllare», ribatte Parker.
«Ti tengo d'occhio Parker, ti tengo d'occhio!», lo minaccia Lexa facendo il gesto con le dita.
Scuoto la testa. «Ok, adesso se avete finito con le raccomandazioni possiamo andare? Domani sarò fortunata se nessuno si piazzerà sotto casa per un'intervista a causa vostra», brontolo dirigendomi fuori dopo avere salutato le ragazze e il capo di Lexa il quale vuole mandarmi un assegno e ingaggiarmi ancora. So a cosa ambisce ma non sfrutterò il mio capo per il suo tornaconto e soprattutto non mi farò sfruttare da lui solo perché ha visto in me qualcosa di "speciale".
Cammino a passo spedito verso una direzione a caso. Non so perché mi sto sentendo in questo modo. Parker mi frena stringendomi per un braccio e facendomi voltare. «Che succede?». I suoi occhi sono attenti e la sua mano non si decide a lasciare la presa.
«Voglio fare due passi, non posso?», rispondo stizzita scrollando la sua mano.
«Certo che puoi ma non fare l'incazzata».
Faccio un profondo respiro e continuo a camminare.
«Emma?»
«Si?»
«Potresti seguirmi un momento? Abbiamo ancora un appuntamento e manca meno di un'ora».
Abbasso le spalle e annuisco. Lo seguo in silenzio ritrovandomi di fronte un negozio. La commessa al nostro ingresso fa un ampio sorriso e mi indica un camerino. Cerco di controllare la mia voglia di mettermi a sbraitare e richiudo la tenda dietro. Provo tre vestitini eleganti. Quello che mi piace di più è quello rosso e Parker concorda. Non ha un prezzo eccessivo e la cosa non mi dispiace. Forse ha capito come mi sento e non vuole turbarmi nuovamente.
Ci incamminiamo verso casa e lo faccio entrare anche se un po' a disagio per prepararmi. Sono già truccata ma ho bisogno dei miei spazi per tranquillizzarmi e casa mia è il luogo perfetto. Indosso i tacchi color sabbia e prendo la giacca dello stesso colore. Parker se ne sta seduto sul divano, a suo agio. È strano vederlo in casa mia. Chissà cosa starà pensando di me.
Lo osservo per un momento mentre guarda oltre la finestra. Ha un aspetto impeccabile. È un bellissimo ragazzo, molto intelligente e perspicace. Potrebbe essere una serata positiva penso subito per non lasciarmi coinvolgere da certi pensieri sul passato che spesso tentano di tormentarmi.
«Stai bene», mi squadra.
«Anche tu», infilo il cellulare dentro la clac e usciamo dal mio appartamento.
Il solito autista ci aspetta fuori e apre subito la portiera. Trattengo i commenti e entro in auto.
«Mia madre è abbastanza vivace come vedrai tu stessa, mentre mia sorella è influenzata troppo dal marito quindi se le scappano dei commenti non starla a sentire. I miei nipoti sono pestiferi ma ti piaceranno. Poi c'è il nonno, beh lui è abbastanza protettivo nei miei confronti ma sono sicuro che te la caverai.»
Vedendo che la mia gamba continua a muoversi nervosamente, poggia il palmo con cautela per fermarmi e poi ritrae subito la mano.
«Scusa è da tempo che non vado ad una cena di famiglia», il ricordo di una cena in particolare mi colpisce violentemente e mi irrigidisco.
Parker soppesa il mio sguardo. «Ci sarò io con te», mi rivolge un sorriso timido. È come se avesse appena letto tra i miei pensieri. In mezzo a tutto quel caos che continua a regnare sovrano da mesi ormai.

Spalanco la bocca quando arriviamo davanti all'enorme villa tutta piena di vetrate. È strepitosa, mi sento in uno di quei film hollywoodiani.
Parker cerca la mia mano e la stringe mentre la porta principale si apre ed escono due bambini strillanti e sorridenti. «Zio!», urla il più piccolo. Parker lo solleva e gli fa fare un lieve volo suscitando una breve risata.
La bambina invece si avvicina timida e saluta con la manina. Ha due occhi meravigliosi. Avanziamo con loro in casa. Rimango allibita per l'estremo lusso che trovo al suo interno.

Jacob e Tiffany, sono due bambini graziosi e vivaci, su questo Parker aveva ragione. La sorella invece è una strega patentata così come il marito mentre la madre e il nonno sono persone socievoli e accoglienti.
Ceniamo nell'ampia sala da pranzo e mi distraggo più volte con la vista spettacolare che si intravede dalle ampie vetrate.
«Emma, sappiamo che lavori nello stesso ufficio. Come hai fatto a conquistare mio fratello?»
Lancio uno sguardo allarmato a Parker mentre arrossisco. «Lui è il mio capo a dire il vero e non ho potuto rifiutare l'invito visto che è sempre stato gentile nei miei confronti».
Parker mi ringrazia con lo sguardo e continua ad imboccare il nipote con la quale va parecchio d'accordo.
«Gentile lui?», la sorella sbuffa dal naso e il marito ridacchia. «Non è mai stato un tipo gentile a parte con i miei figli. Mi domando cosa abbia visto in te», piega la testa e mi scruta come una iena.
«Tesoro smettila di mettere in difficoltà la nostra ospite!», dice in modo autoritario il nonno.
La sorella abbassa il viso e si schiarisce la voce. «Volevo solo sapere cosa ci trova in lei visto che non è come le altre», sussurra al marito.
Questo non mi sfugge ma lascio passare il cattivo commento. Cercherò di arrivare a fine cena senza azzannarla alla gola. Penso che la sorella sia solo una di quelle donne frustrate che ad ogni occasione cercano di sfogare la propria rabbia repressa. Guardando il marito la compatisco, perché lui è proprio una testa di cazzo.
Il nonno domanda da dove provengono e come mi trovo al lavoro e nella nuova città. Domanda se ho intenzione di rimanere, di mettere su radici, sposarmi, avere figli. La domanda mi riporta ai primi tre mesi da sola in questo nuovo posto, quando ho avuto un brutto ritardo e ho temuto il peggio. Dopo quello che ho passato, mettere radici per me è da escludere, non sono la persona adatta e non credo di essere pronta.
Spiego che voglio avere delle certezze dal punto di vista lavorativo e voglio laurearmi entro l'anno prima di fare programmi per il futuro. Il nonno si ritiene d'accordo e mi fa pure i complimenti cosa che non garba molto alla sorella che trova sempre un motivo per buttare delle pessime battute e quindi benzina sul fuoco.
Dopo il dolce per fortuna salutiamo e usciamo in fretta da questa casa divenuta improvvisamente opprimente.
In auto il silenzio mi fa contorcere le viscere. Non è stata una pessima serata ma nemmeno la migliore della mia vita. Troppi ricordi sono riaffiorati e ogni volta, sento uno strano dolore al centro del petto.
«Mi dispiace»
Lo guardo con una strana intesa. Capisco come si sta sentendo. Mi avvicino un po' di più a lui. Non so perché lo faccio, non credo sia una buona idea visto che è il mio capo. Devo tenerlo a mente.
«Avrei dovuto prevedere che mia sorella si sarebbe comportata così. Non è mai cambiata», scuote la testa e passa la mano sul viso prima di poggiare il gomito sul bracciolo della portiera.
«Non è andata poi così male», sorrido.
«Tu dici? Mio nipote che strilla per ogni cosa se non lo accontenti, mia sorella che parla a sproposito, mio nonno e il suo terzo grado, mia mamma e le sue strane manie in cucina, mio cognato dietro le quinte. Mancava mio padre come ciliegina sulla torta. Davvero, non capisco come tu abbia fatto a non scappare».
Scoppio a ridere e lui mi guarda perplesso. «Per fortuna non ho rovesciato il vino e non sono caduta perché altrimenti si che avresti avuto una pessima cena di famiglia!»
Parker si concede una breve risata poi torna serio. «Mi andrebbe quel bicchiere di vino», sfiora la mia guancia e sistema una ciocca dietro il mio orecchio.
«Dobbiamo comprare qualcosa di più forte.» Apro il pannello che ci divide dall'autista e domando di fermarsi al primo supermarket. Scendo e un attimo dopo torno in auto con due bottiglie di vodka passandogliene una.
«Alla magnifica serata dai tuoi!», ridacchio.
Parker manda giù un lungo sorso. Lo blocco dicendo di andarci piano e di godersi il coraggio liquido.
Arriviamo a casa mia ancora sobri. Non appena si siede poggia la bottiglia sul tavolino. Prendo degli snack e lo raggiungo.
«Mangia o ti sentirai male»
Fa come gli dico e dopo avere dato un morso alla barretta mi guarda mastica e avvicina la barretta alle mie labbra. È così buffo. Rifiuto e apro un pacco di patatine.
«Stai bene?», domanda fissando lo schermo spento della tivù.
«Si», gli passo un dito all'angolo del labbro dove c'è del cioccolato. Sento una lieve e piacevole scossa sul polpastrello. Mi scappa un sorriso quando mi fissa sconvolto. «Scusa, non ho saputo trattenermi». Non mi sento affatto a disagio. La vocina dentro la mia testa continua ad urlare che ho di fronte il mio capo ma la ignoro. In questo momento, non mi importa chi sia.
Le sue dita sfiorano la mia guancia in una lenta carezza. Quando si avvicina accorciando la distanza, sento le guance accaldarsi, non capisco se per la sua vicinanza o per l'acol che sta arrivando al cervello.
Le sue dita continuano la lieve piacevole carezza. Mordo le labbra e cerco di respirare.
«Sei meravigliosa, cosa ti hanno fatto?», sussurra.
Mi si mozza il fiato. I suoi occhi sono ardenti e il suo viso si avvicina al mio con una rapidità disarmante. Il mio cuore rischia letteralmente di scoppiare. Cosa faccio? Mi allontano?
Le sue labbra sfiorano le mie mandandomi da capo a piedi tante piccole scosse piacevoli. Poggio la mano sul suo petto ma lui artiglia la sua sul mio polso per scostarla. «Non contare mai i miei battiti Emma e non pensare troppo», sussurra.
La cosa mi turba ma non faccio domande. Lascio solo ricadere la mano per accogliere le sue labbra sulle mie.
Il suo bacio è delicato e le sue labbra sono morbide. Parker ha un odore tenue e sensuale, in grado di inebriare ogni senso. Ci stacchiamo senza fiato. Sono ormai consapevole di avere il viso rosso.
Dopo un momento, si rialza estraendo il telefono dalla tasca, chiama l'autista e poi guarda dalla finestra.
«Non dorme mai?», domando per spezzare il lieve velo di tensione. So che lunedì sarà terribile al tavolo, quasi quasi vorrei chiedere un permesso per non andare o fare finta di stare male.
«Lo pago profumatamente.» Si avvia alla porta e lo seguo in silenzio. Quando si volta, ha una strana espressione. Sfiora di nuovo la mia guancia e se ne va.
Richiudo la porta turbata per l'improvviso cambiamento di umore e lascio uscire un sospiro.
Lexa mi farà proprio i complimenti quando le racconterò cosa ho fatto. Mi vergogno immensamente, sono andata contro i miei stessi principi e piani baciando il mio capo.
Ammetto che Parker non mi è indifferente ma sono e sarò sempre bloccata, non riuscirò mai a lasciarmi andare del tutto. Ci sono voluti mesi per ricostruire dalle macerie un po' di autostima, un po' di forza di volontà, un po' di forza di vivere ed è per questo che non posso lasciarmi coinvolgere troppo.
Trovo altre chiamate di Lucy ma decido di non richiamarla. Non sono pronta a sentire le sue novità sul matrimonio, non dopo la serata appena trascorsa.
Sfinita mi lancio sul materasso e affondo la faccia sul cuscino.

N/A:
~Ecco a voi un altro capitolo. Spero vi sia piaciuto. Come sempre potete dire la vostra in merito. Se volete potete propormi delle canzoni da inserire nei capitoli. (Ringrazio in anticipo per questo). Vi auguro una buona serata :*
Ps: vi lascio con la gif del nostro bellissimo Parker ~

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top