66. Alessia
Finalmente io, Jack e Damon siamo fuori dall'ospedale. Per fortuna Damon non era in una situazione così grave da trattenerlo ancora la dentro, non avrei resistito ancora per molto.
Per adesso siamo in macchina e stiamo accompagnando Damon a casa, dove i suoi lo aspettano impazienti di riaverlo insieme a loro.
-Alessia, tornerai a scuola, adesso che si è tutto risolto?- mio fratello rompe il silenzio, attirando l'attenzione di Damon ed anche la mia.
-come...non è andata a scuola per tutto questo tempo?- domanda Damon sorpreso.
Non ho voglia di rispondere, e per questo lo fa Jack.
-no. Era troppo preoccupata per te, così tanto da non poter andare a scuola- dice sarcasticamente mio fratello. Io sono ancora in silenzio.
-Ma Alessia...sei forse impazzita? Ti vuoi fare bocciare?- mi domanda Damon, guardandomi dallo specchietto.
-no...è solo che ero così presa da questa situazione, che la scuola non mi è sembrata importante. Non voglio bocciare, ma non volevo nemmeno starmene con le mani in mano, mentre vedevo che i poliziotti avevano intenzione di aspettare un altra settimana prima di agire.- e in fondo è vero.
Se dovessi decidere tra ripetere un anno di scuola e salvare una persona che è in pericolo, sceglierei sicuramente la seconda.
E poi perché si scandalizza tanto? Dovrebbe essere felice che mi sono preoccupata di lui, in fondo glielo devo, sono la sua ragazza. Quando lui avrà bisogno io ci sarò sempre, non ci ripenserò mai due volte prima di agire. E sono convinta che lo stesso farebbe lui, non credo penserebbe di più alla scuola che a me.
-si, ma da domani ritorniamo a scuola.- mi ammonisce Damon.
-ehm...veramente domani è sabato, e se ricordi non abbiamo scuola il sabato.- lo informo.
Alza gli occhi al cielo e poi sbuffa -da lunedì, ok?-.
Annuisco e sorrido. Intanto tra una chiacchiera e l'altra, siamo arrivati a casa di Damon.
-siamo arrivati- avverte Jack, fermando la macchina.
Damon si affretta a scendere e la stessa cosa faccio io.
-dove vai Alessia?- domanda mio fratello.
-saluto i genitori di Damon e ritorno...non ci vorrà molto.- lascio Jack dentro la macchina ed entro in casa con Damon.
C'è uno strano silenzio in casa, chissà come mai... Di solito a quest'ora Anna dovrebbe essere intenta a preparare qualcosa di buono per suo figlio. Ma stranamente non e qui. Suo padre sarà sicuramente e come sempre a lavoro e si ritirerà tardi.
-non c'è nessuno- dico ovvia.
-a quanto pare...- Damon si gira verso di me e mi sorride. Ho già capito cosa vuole fare e, per quanto io voglia la stessa cosa, non posso rimanere. Mio fratello è fuori e non so cosa penserebbe se gli dicessi che i genitori di Damon non sono in casa e che io voglio rimanere con lui.
-non ci pensare nemmeno Damon- fa una faccia stupita, come se gli avessi appena letto nel pensiero.
-ti prego- mette le sue mani su i miei fianchi e mi avvicina a lui -non vorrai lasciarmi solo, vero?- mi provoca. Non parlo, voglio vedere fino a dove si spinge.
-e se mi capitasse qualcos'altro? Non mi piacerebbe che tu non andassi di nuovo a scuola per me, per cercarmi.- posa la sua fronte sulla mia.
Ma quanto è drammatico questo ragazzo, cerca di convincere le persone nei modi più assurdi.
-non ti succederà niente Damon, e poi...anche se rimanessi...pensi che non ci rapirebbero entrambi, se vogliono? Io non posso mica contrastare un ragazzo, cioè guarda, sono quasi più piccola di te e sicuramente meno muscolosa- rido facendoglielo notare.
-ma ti proteggerei io, non ti capiterà niente fino a quando starai con me- mi avvicina ancora di più a sé.
-e poi...non ti piacerebbe passare un po' di tempo con me? In fondo abbiamo passato una settimana divisi, non sarebbe bello recuperare tutto il tempo perso, in un pomeriggio?- scuoto la testa e poi gli do un bacio a fior di labbra.
-sei proprio uno...- non so come continuare.
-strafigo della madonna? Lo so, me lo dicono tutte- si pavoneggia.
-no, sei proprio uno scemo di prima categoria- lo spintono lontano da me e apro la porta, prima di uscire gli sussurro un ''sto arrivando''.
Jack è ancora fuori, e noto che sta parlando al telefono con qualcuno, mi avvicino piano per vedere cosa sta dicendo.
-Blake, ma sei impazzito? Se lo viene a scoprire così ti ammazza, io ti appoggerò sempre, anche se sono contrario a questa cosa, ma devi dirglielo. E poi pensa a come la prenderà...cioè in fondo sei...- si blocca vedendomi sbucare dal finestrino.
-bu- rido vedendo la sua faccia.
-Blake ti richiamo.- chiude la chiamata e posa il telefono in tasca.
Perché parlava con Blake? E poi di che cosa? Chi potrebbe ammazzare Blake e soprattutto perché mio fratello è contrario a ciò che vuole fare Blake? Tante domande, che probabilmente non avranno una risposta.
-possiamo andare?- Jack accende la macchina ma io lo fermo.
-in verità i genitori di Damon mi hanno invitato a pranzare da loro... non ti dispiace vero?- metto le mani come stessi pregando e faccio una faccia supplichevole.
-ma Ale...-lo interrompo.
-grazie- entrando in macchina gli lascio un dolce bacio sulla guancia e poi lo abbraccio.
Ritorno in casa, vedendo la macchina di Jack partire e piano piano allontanarsi sempre di più. Adoro quando è contrario a qualcosa che faccio, ma me la lascia ugualmente fare. In fondo non gli do altra scelta, o me la fa fare o me la fa fare. So essere molto convincente quando voglio.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi giro, non trovando Damon. Dove si è cacciato adesso?
-Damon?- chiamo senza ricevere una risposta -Damon?- ripeto camminando nel corridoio. Non può essergli successo qualcosa, insomma, sono uscita due minuti fa e poi Matt è in carcere quindi non c'è niente di cui aver paura.
Ma allora perché non mi risponde? Oddio, e se gli fosse veramente successo qualcosa? E se Matt avesse avuto un complice? Non posso pensarci.
-DAMON- urlo a squarcia gola -DOVE SEI DAMON?- se è uno scherzo giuro che lo uccido. Corro per tutta la casa, ma non riesco a trovarlo, mi manca solo una stanza.
-Damon...- lo trovo disteso a terra, con gli occhi chiusi e le braccia aperte.
Mi butto accanto a lui e gli prendo la mano -Damon, che hai... svegliati- perchè non si muove.
Ti prego non può essergli successo qualcosa, non adesso, non oggi. Le lacrime iniziano a scendere ininterrottamente, porto la sua mano vicino alla mia guancia -ti prego, svegliati- parlo singhiozzando.
All'improvviso le labbra di Damon si aprono in un sorriso sfottente e derisorio e i suoi occhi si spalancano vedendomi in questo stato.
-...- rimango immobile.
-Allora ci tieni a me.- mi deride mettendosi seduto davanti a me.
E adesso io che dovrei fare? Giuro che lo ammazzo. Mi ha fatto preoccupare, anche se sono stati solo pochi minuti. Mi sono sentita morire, come quando l'ho visto disteso per terra dolorante, in quello scantinato tenebroso.
-sei uno stronzo- lo spingo e mi alzo di colpo, uscendo dalla stanza. Lo sento ridere e seguirmi, così aumento il passo e mi prendo in fretta il mio giubbotto, per poi uscire di casa più infuriata di sempre.
-Alessia dai...era uno scherzo.- grida alle mie spalle -dai vieni dentro, sta per piovere-.
Non mi giro, ma semplicemente gli alzo un dito medio mentre continuo a camminare. Come può farmi uno scherzo del genere? Insomma, sa che io ci tengo a lui e che se gli succede qualcosa mi preoccupo come una pazza, perchè mai dovrebbe constatarlo così?
La mia pazienza ha un limite, è lui l'ha superato oggi con questo scherzo pietoso. Posso sopportare tutto, i suoi gesti maliziosi, le sue moine da scemo e molto altro, ma questo no.
Non riesco a sopportare che giochi con me. Che giochi con le mie paure. In fondo non sono andata a scuola per una settimana, rischiando di farmi bocciare, per trovare lui.
Sento dei tuoni e alzo leggermente lo sguardo al cielo -oh, magnifico- ha appena iniziato a piovere -accidenti a te Damon Salvatore- calcio un sassolino, mentre impreco contro Damon.
Non ho nemmeno qualcosa per coprirmi dalla pioggia, fantastico. Potrebbe andare peggio di così?
-Alee- sento qualcuno urlare il mio nome alle mie spalle -Alee- mi giro sfuriando.
-ti ho detto che devi lasci... oh, Blake... che ci fai qui?- accidenti che brutta figura.
-che ci fai tu qui piuttosto...vieni sotto l'ombrello o ti prenderai un malanno- faccio come dice.
Avvolge il suo braccio attorno al mio collo e mi riscalda. Avevo proprio bisogno di essere riscaldata, sto letteralmente morendo di freddo. In effetti avevo anche bisogno di compagnia, e quella di Blake era quella che mi serviva.
-che ci facevi da queste parti?- domanda.
Ora che gli dico? ''No, niente, sai...ero con il mio fidanzato, a proposito, lo conosci? Si chiama Damon Salvatore. Comunque stavo dicendo, ero da sola con Damon, a casa sua, ho iniziato ad urlare come una matta perché non lo trovavo e poi me lo sono ritrovata a terra, come se fosse morto, hai presente, sdraiato, occhi chiusi, braccia aperte e nessun movimento...? Ecco quello. Mi sono preoccupata così tanto che mi sono messa a piangere per lui, poi lui si alza e mi deride, io a quel punto lo spingo e me ne vado, lasciandolo seguirmi e dirmi di tornare in casa. Ah, e non dimentichiamo che l'ho mandato letteralmente a fanculo quando mi ha detto di rientrare in casa. Poi niente...ho imprecato qualcosa contro di lui e poi ha iniziato a piovere. Niente di così eccitante sai com'è...''.
-una passeggiata- rispondo solamente.
Fa una faccia strana come per dire: perché dici bugie?
-ma non eri con Damon? Jack mi ha detto che i suoi ti avevano invitato a pranzare da loro...- domanda non capendo.
-ah, no, cioè si...- che gli dico ora? Non posso dirgli che in realtà i genitori di Damon non erano a casa e che io avevo voglia di stare con lui, ma poi è successo quello che è successo e adesso sono qua -hanno avuto degli imprevisti...niente di preoccupante- cerco di essere il più convincente possibile.
-ah, capisco- la pioggia si fa sempre più forte fino a costringerci ad andare sotto il porticato di un locale per ripararci.
-senti...oggi volevo parlarti, anzi, è da un po' che volevo parlarti, ma non ne ho mai avuto l'occasione quindi volevo chiederti se potevamo parlare adesso- nella voce di Blake c'è qualcosa di strano che non riesco a tradurre.
-si, dimmi pure...- la mia voce è incerta. Che mi vorrà dire di così importante da aver provato a dirmelo più di una volta? Non sono sicura di volerlo sapere, o forse si?
-è da un po' che ci conosciamo...siamo sempre stati molto amici, fin da quando eravamo piccoli.- annuisco. Non so dove voglia andare a parare ma gli faccio cenno di continuare.
-tu sei un amica davvero speciale per me, come io probabilmente lo sono per te...- la sua sembra quasi una domanda.
-certo Blake, sei il mio migliore amico- sorrido passandogli una mano sul braccio e rassicurandolo.
-ecco...io non ti ho detto tutto quando sono venuto qua a Chicago.- inarco un sopracciglio, confusa.
-che significa? Non ti seguo...-.
-sono venuto qua per ritrovati, è vero, ma non è la mia unica ragione.- ammette.
Ovvio che non è quella l'unica ragione. Mi ha detto che è venuto qui per rivedermi e per riallacciare il rapporto che abbiamo sempre avuto quando eravamo piccoli. Mi ha detto che ha aspettato ben 9 anni per venire a cercarmi.
-lo so, volevi anche riallacciare il rapporto che avevamo prima- dico ovvia, sperando che sia questo il motivo.
-no, non è solo per questo. C'è un altro motivo- incrocio le braccia.
-quale?- domando.
-ti ricordi il pomeriggio prima che tu te ne andassi, che cosa ci siamo detti?- il pomeriggio prima che me ne andassi...cavolo è successo 9 anni fa, come faccio a ricordarmelo?
-no, sinceramente no- dico scuotendo la testa.
-mentre giocavamo a fare la famiglia felice, mi hai detto che mi amavi e che non mi avresti mai lasciato, mai.- faccio una faccia pensierosa e poi rido al ricordo di quel giorno.
Le immagini di quella casetta sull'albero, dove io e lui parlavamo mi spuntano di colpo, facendomi ridere -o dio è vero, ahah- mi fermo quando vedo la faccia impassibile di Blake -che c'è?- domando nascondendo le risate.
-quando te ne sei andata, per lo più senza salutarmi, ho pensato giorno e notte a quelle parole, e mi sono detto che quando sarei stato abbastanza grande, sarei venuto a cercarti e non mi sarei fermato fino a quando non ti avrei trovato.- ma dove vuole arrivare?
-beh, adesso sono qui, e dopo averti rivisto ho capito che provo più di una semplice amicizia per te.- si ferma.
-vai al punto Blake, mi stai spaventando.- comando.
-Io sono qua perché ti amo Alessia- le braccia che prima tenevo incrociate, adesso sono cadute lungo i miei fianchi -si Alessia, hai sentito bene. Ti amo. Ti amo da quando mi hai detto quella frase...- lo fermo.
-Blake, ero una bambina, non sapevo cosa dicessi... lo dovresti sapere, anche tu hai detto tante di quelle cose che...aah- metto le mani tra i capelli -non può essere vero- mi sto agitando parecchio.
-che succede Alessia? Non dirmi che tu non provi gli stessi sentimenti per me...- ora la sua voce è preoccupata.
-certo che no Blake...io ti voglio bene, ma come amico, non potrei mai vederti come fidanzato...non lo so, ti considero mio fratello in un certo senso...- quasi urlo. È la verità, io non lo amo.
Io sono innamorata di Damon. Non so cos'abbia detto da piccola, ma adesso non ha più importanza, io sono andata avanti con la mia vita, è ora che lui faccia lo stesso con la sua.
-ma almeno proviamoci...- lo fermo.
-no, Blake noi non possiamo provare...- me ne sto per andare ma le sue mani si poggiano in un lampo ai lati delle mie braccia, facendo combaciare la mia schiena al muro. Le sue labbra si posano sulle mie, facendomi paralizzare completamente.
Sto baciando Blake. Sto baciando il mio migliore amico. Colui che ho sempre considerato come un fratello. È la sensazione più strana che io abbia mai potuto provare.
Un pensiero veloce mi passa per la mente. Damon. Sto tradendo Damon involontariamente, così mi stacco immediatamente da Blake e gli tiro uno schiaffo così forte da fargli girare la testa dall'altra parte.
-No, Blake!- non voglio che la nostra amicizia diventi qualcosa di più.
Massaggiandosi la mascella mi guarda con aria dispiaciuta -mi dispiace Alessia... io...- ha smesso di piovere, grazie al cielo, era ora.
-niente io, Blake- lo blocco -non voglio che la nostra amicizia ti confonda le idee. Noi siamo solo amici, niente di più. Non possiamo essere niente di più.- mi allontano di un passo.
-Alessia...- alzo lo sguardo verso di lui -che posso fare per rimediare a questo?- chiede.
Che cosa puoi fare? Non ne ho la più pallida idea. O forse si, ma non ne sono sicura.
-Te ne devi andare...- dico con dispiacere -devi tornare a Londra...Chicago non fa per te, io non faccio per te. Devi farti una vita e dimenticarti di me, fa che io sia solo un ricordo della tua infanzia.- la mia voce è bassa e quasi impercettibile.
Inizialmente fa una faccia contrariata, ma subito dopo lo vedo annuire contro la sua volontà.
-va bene...se è quello che vuoi, allora...me ne andrò domani stesso.- capisco dalla sua voce che è dispiaciuto per ciò che ha fatto ed è anche stato colto di sorpresa da questa mia decisione così improvvisa.
Abbasso il capo -bene...- me ne vado lasciandolo sotto il porticato.
Mentre cammino sento una voce molto bassa alle mie spalle -mi dispiace tanto Alessia, sono stato un coglione- è Blake che se la starà prendendo probabilmente con se stesso.
E non posso che dargli ragione. In fondo, se non fosse venuto e se si fosse dimenticato di me, tutto questo non sarebbe accaduto.
Non capisco il perché abbia voluto ricordare quella frase, e non capisco perché ci abbia dovuto ripensare sempre. Io me la sono dimenticata, da una parte perché ero una bambina e non sapevo ciò che dicevo ma in parte, l'ho dimenticata perché non era importante per me.
Io semplicemente ascoltavo ciò che si dicevano i miei genitori e, come se fossi un pappagallo, ripetevo a Blake, ma inconsapevolmente. Allora non sapevo che cosa volessero significare, ma ora lo so per certo, grazie a Damon.
Damon mi ha dato il vero significato di ''amare''. Lui mi ha fatto capire che ''amare'', è donarsi totalmente senza pretendere nulla in cambio, ricoprire di attenzioni la persona amata senza alcuna fatica perché questo modo di comportarsi è fatto in maniera naturale.
Ad esempio, dal punto di vista di Damon, mi ha salvato più e più volte quando stavo per morire in quella scogliera, oppure quando mi ha consolato per la rottura con Matt, o quando ha cercato di farmi ragionare con mio fratello quando ero arrabbiata con lui. Lui non mi ha mai chiesto qualcosa in cambio, come io non ho voluto niente in cambio quando l'ho ''salvato'' da quel rapimento avvenuto con Matt.
Semplicemente ci siamo ringraziati e ci siamo amati come abbiamo sempre fatto.
L'amore richiede dedizione e sacrificio, dialogo aperto per superare le avversità che lungo le vie tortuose della vita sono purtroppo sempre in agguato.
Noi abbiamo superato sempre tutto. A partire da Evelyn fino a finire con Matt. Abbiamo sempre parlato di tutto, è vero, ci sono stati degli alti e bassi, ma non c'è mai stato nulla di così grave da farci dividere per sempre, altrimenti adesso non staremmo insieme.
In poche parole, amare Damon per me è averlo, ma senza possederlo. Dare il meglio di me senza pensare di ricevere. Voler stare spesso con lui, ma senza essere mossa dal bisogno di alleviare la mia solitudine. Temere di perderlo, ma senza essere gelosa. Aver bisogno di lui, ma senza dipendere. Aiutarlo sempre e ogni volta che ne avrà bisogno, ma senza aspettarmi gratitudine. Essere legata a lui, pur essendo libera. Essere un tutt'uno con lui, pur essendo me stessa.
Ma la cosa più importante per me è accettarlo così com'è, senza pretendere che sia come lo vorrei. In fondo, lui è già tutto quello che vorrei, non ho il bisogno di volere di più da lui. Mi piace così com'è e spero proprio con tutto il cuore, che non cambi mai e che rimanga sempre lo stesso Damon di sempre.
Dopo aver camminato per un po' di metri, mi fermo al parco, dove mi seggo sulla stessa panchina in cui ho parlato con Damon. Quel giorno è stato uno dei più belli della mia vita. Siamo andati al Sushi Bar e poi in quella gioielleria, dove ho visto l'anello che mi è piaciuto tanto, ma che non potevo permettermi perché costava la bellezza di 1.500€...chissà se costerà di meno adesso.
Comunque, adesso non m'importa molto dell'anello. Devo pensare a come dire a Damon che cosa è successo.
E perché mai dovresti dirglielo?
Perché non voglio avere segreti con lui, è ovvio.
Si, ma se glielo dici e la prende male e litigate, poi che fai?
In effetti a questo non avevo pensato... ma non credo se la prenderà con me, in fondo non l'ho baciato io.
Si ma questo lui non lo può mai sapere...non sai se si fiderà di te oppure ti accuserà di tradimento.
Lo sai che a volte sei davvero insopportabile? Io cerco di pensare ad una cosa importante, e tu casualmente, dopo giorni o addirittura settimane che non ti fai sentire, arrivi proprio nel momento meno opportuno per stravolgere tutti i miei pensieri...ma chi ti credi di essere?
Ehm...forse, te?
Mi alzo dalla panchina e mi incammino verso casa, lasciando la mia voce interiore parlare e parlare. Non ho voglia di diventare pazza e litigare con me stessa, sarebbe proprio il colmo.
Appena arrivo sento delle voci provenire dal soggiorno, riconosco subito la voce premurosa di mio fratello e quella abbastanza agitata di Blake.
Oh, no. Ti prego.
Facendo il più lentamente possibile, salgo le scale e mi chiudo a chiave in camera, almeno adesso non dovrò aver paura di ritrovarmi qualcuno accanto al letto, se mai dovessi addormentarmi mezza nuda.
Esco il telefono dalla tasca dei jeans e mando un messaggio a Damon.
MESSAGGIO A DAMON
*Ok, non mi è piaciuto lo scherzo che mi hai fatto oggi, ma forse sono stata un po' esagerata...scusa per essermene andata in più, mandandoti a fanculo.*
Nessuna risposta. Strano. Decido di riprovare con un altro messaggio.
MESSAGGIO A DAMON
*Non ti sei offeso per il dito medio vero? Ti prego non dirmi di si, potrei letteralmente morire dalle risate se ti offendessi per un gesto così stupido.*
Ancora, dopo qualche minuto, nessuna risposta. Ma che gli prende?
MESSAGGIO A DAMON
*Damon? Perché non rispondi ai miei messaggi? Mi stai facendo preoccupare...ti ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?*
MESSAGGIO A DAMON
*Giuro che se è un altro tuo scherzo per testare quanto io ci tenga a te, non è divertente. Lo sai che mi preoccupo, e anche tanto. Quindi se è uno scherzo, smettila subito.*
Ancora nessuna risposa. E va bene, non m'importa se vuole farmi uno scherzo o se è arrabbiato. Se l'è voluta lui in fondo. Ha iniziato lui con quello scherzo, e ora può solo accettarne le conseguenze.
Bussano alla porta ed io sobbalzo sul letto. Chi è adesso? Ti prego, fa che non sia Blake, ti prego fa che non sia Blake.
-Alessia, sono Jack, scendi. La cena è pronta.- faccio un sospiro di sollievo con la mano sul petto e poi mi affretto a rispondere.
-scendo subito- prendo il mio telefono e lo controllo un ultima volta prima di scendere in cucina, dove trovo Blake e Jack seduti con i piatti ben serviti davanti a loro.
Appena Blake mi vede, abbassa subito lo sguardo, e lo stesso faccio io. Questa situazione mi sta parecchio mettendo in agitazione.
Mi siedo tenendo ancora lo sguardo abbassato e guardando attentamente il mio piatto. Chissà perché ma è molto interessante. La coscia di pollo è disposta in maniera verticale nella parte sinistra del piatto e sopra di essa c'è un filo di olio e spezie varie. Accanto ad essa, alla destra, c'è un piccolo mucchietto di patatine fritte con un po' di ketchup e maionese sopra. E per finire, al centro del piatto ci sono delle panelle e delle crocchette, disposte casualmente.
-puoi smettere di guardare il piatto, Alessia?- domanda gentilmente mio fratello. Alzo leggermente lo sguardo verso di lui, per poi iniziare a mangiare molto lentamente.
Non so perché ma, improvvisamente, mi si è chiuso lo stomaco.
Non ho così tanta voglia di mangiare, ho troppi pensieri che mi offuscano la mente.
-quando parti allora?- sento domandare da Jack, a Blake. Alzo leggermente lo sguardo, cercando di essere il più indifferente possibile.
-domani, domani pomeriggio alle 17.30 ho il volo che mi porterà a Londra- mentre lo dice, non so perché, ma guarda me. Il suo viso sembra dispiaciuto, ma questa volta davvero. Alcune volte penso di essere stata troppo dura con lui, ma altre volte mi dico che ho fatto la cosa giusta.
Annuisco leggermente, come se quella che lo voleva sapere ero io.
-non c'è niente che possiamo fare per farti rimanere?- domanda ancora mio fratello.
-no, ho degli impegni a Londra che sono stati sospesi per molto tempo e poi, devo anche continuare la scuola...- da come parla a Jack, sembra che non sappia il vero motivo per il quale Blake se ne debba andare.
Probabilmente non ha voluto dirglielo perché se la sarebbe presa con me. Mi avrebbe detto di non comportarmi come una bambina e di affrontare i miei problemi, grandi o piccoli che siano. E io non ho voglia di sentirlo blaterare sulla mia vita.
-capisco, e tu Alessia? Non dici niente?- domanda Jack, girando lo sguardo verso di me.
-che dovrei dire? Se ha degli impegni, è giusto che li risolva, se serve che ritorni a Londra per una settimana, ci starà una settimana, se serve che ci ritorni per sempre, non è colpa mia. Ha degli impegni, e bisogna rispettarli.- mi alzo dalla sedia dopo aver finito di parlare -esco, ho delle cose da fare-.
Li lascio lì, seduti, come due statuette. Li ho praticamente lasciati di sasso. Non sono mai stata così diretta in vita mia e non ho mai preso quest'iniziativa di uscire senza preavviso a quest'ora di sera.
Salgo in camera e mi metto il giubbotto ed il cappello di lana. Appena sono fuori di casa mi accorgo di quanto freddo faccia.
''Ma perché mi viene in mente di uscire a quest'ora? Sono proprio una ritardata'', dico tra me e me.
Ho bisogno di capire perché Damon non risponda ai miei messaggi, è l'unica cosa che posso fare è andare da lui e parlargli faccia a faccia. Mentre cammino vedo molte macchine passare per le strade fredde di Chicago, caspita sono tante, passano più macchine di sera che di giorno.
Penso a cosa dovrò dire a Damon appena arriverò da lui. Intanto dovrei sapere per che cosa è arrabbiato e se è arrabbiato, non posso arrivare là ed iniziare una discussione senza sapere che cosa abbia in realtà.
Poi dovrei chiedergli il perché non rispondeva ai miei messaggi e il perché non mi abbia chiamato al telefono quando ha visto che me n'ero andata completamente da casa sua. Insomma, devo chiedergli molte cose.
Suono al campanello di casa Salvatore e, con mia grande sorpresa, mi apre Fabrizio, che appena mi vede fa una faccia sorpresa.
-oh, Alessia, non pensavamo di avere visite- ha una vestaglia nera di lana allacciata in vita e delle pantofole a forma di coniglio ai piedi.
-mi scusi per il poco preavviso, ma dovevo dire una cosa a Damon... e non potevo aspettare- dire che sono imbarazzata per questa situazione è dire tanto. Credo di non essere mai stata così tanto in imbarazzo prima d'ora.
Non ho mai visto un uomo, specialmente un benestante, con le pantofole a forma di coniglio. Sto trattenendo le più grandi risate del mondo.
-Entra pure... è di sopra.- annuisco e prima di salire le scale mi richiama.
-vedi cosa gli prende, non ha voluto cenare e si comporta in modo strano da quando è ritornato a casa questo pomeriggio.- era uscito? si comporta in modo strano? Chissà che vuole dire Fabrizio con queste parole.
Appena arrivo davanti la porta della sua camera, busso, senza ottenere risposta. Riprovo e questa volta sento dall'altra parte uno sbuffo. Non ho intenzione di parlare, non so che dire, mi limito a bussare semplicemente.
-non voglio vedere nessuno mamma o papà.- ha una voce scocciata. Non ho ancora intenzione di parlare, quindi busso di nuovo.
-LASCIATEMI IN PACE- urla dall'altra parte della stanza, senza ancora aprirmi.
Busso un ultima volta, sperando che questa sia la volta giusta e sperando che non mi ammazzi con un macete nascosto sotto il letto.
-e che cazzo- lo sento alzarsi da qualcosa, probabilmente il letto, e venire verso la porta con fare piuttosto incazzato -HO DETTO CHE NON VOGLIO VED...- apre la porta e appena mi vede si blocca di colpo.
-ciao...- dico con un filo di voce -possiamo parlare?-.
Sono davanti a Damon, non posso tirarmi indietro adesso. Devo risolvere questo piccolo intoppo che si è creato oggi e poi potremmo essere felici. La prossima volta mi ricorderò di non mandarlo a fanculo, ho capito la reazione che gli provoca e non ho intenzione di rivederla.
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