63. Alessia

È da quasi mezz'ora che sono seduta sulla panchina di questo fottuto parco, non c'è nessuno apparte qualche bambino che gioca con l'altalena e me.

La calma e la pazienza mi stanno abbandonando per dare spazio alla rabbia e alla pazzia più totale.

Ma dov'è Alessandro? Dovevamo vederci qua alle 15.30 e ancora non è arrivato e sono le 15.45.

Giuro che se si è tirato indietro, lo uccido. Non può dirmi che mi aiuterà e dopo non mantenere la sua promessa. Io gli ho detto cosa sono capace di fare, e lo farò se lui non mi aiuterà.

Da dietro l'angolo scorgo una figura abbastanza alta e muscolosa quanto Damon, i capelli marroni che volano nel vento e degli occhi marroni, non confrontabili con quelli di Damon.

-ciao Alessia- mi saluta.

-ciao Alessandro, pensavo non venissi più. Non sai che ti avrei fatto...- il mio sembra di più un rimprovero.

Ok, ho molto coraggio se sgrido un agente di polizia, ma ehi, che ci posso fare? Per me le promesse sono importanti, le mantengo sempre (quasi sempre).

-a proposito, perché sei venuto in ritardo? E perché non sei vestito come un agente di polizia, ma come un ragazzo normale- un ragazzo bellissimo che però, come ho già ripetuto mille volte, non è niente ai miei occhi in confronto a Damon.

-ho dovuto dire ai miei colleghi di far girare delle pattuglie di sicurezza vicino la casa di Matt, con delle auto normali e per non dare sospetti. In quanto al mio abbigliamento, era per passare inosservato.- fa un sorriso -ma tranquilla, in questa tasca ho le manette e una pistola, nel caso dovessero servire- indica la tasca interna del suo giubbotto.

-capisco...e ora come si procede, visto che sicuramente non vorrete fare a modo mio?- domando con un pizzico di delusione sulla lingua.

- e quale sarebbe il tuo modo, sentiamo?- mi stuzzica Alessandro.

-irrompiamo in casa di Matt, gli diamo un pugno in faccia così da farlo svenire, andiamo a recuperare Damon e ce ne andiamo... Ah e ovviamente metterete Matt in prigione- faccio un sorriso abbastanza soddisfatto.

-lo sai che potrei arrestarti solo per quello che hai appena detto?- domanda quasi serio.

-si, ma so che non lo farai perché fino a prova contraria io sono innocente e poi voglio solo ritrovare Damon, come lo vogliono tutti- rido vedendo la sua faccia che mi dice "furba la ragazza e anche molto carina". No, ok, l'ultima parte me la sono immaginata.

Rido tra me e me e poi cammino un po', affiancata da Alessandro.

-allora? È da un ora che ti chiedo che cosa dobbiamo fare, perché non rispondi?- sbuffo.

-prima di tutto entreremo in casa di Matt con una scusa qualsiasi- faccio finta di pensare e poi annuisco -poi, una volta dentro, tu chiederai di andare in bagno e mi lascerai solo con Matt.- e se fosse così bastardo da non farmici andare? Tolgo dalla mente questa domanda e gli faccio cenno di continuare - e una volta soli, gli farò delle domande. Se non dovesse rispondermi, io chiamerò le mie pattuglie con questo pulsante che ho all'interno della tasca e loro irromperanno in casa, ammanettando Matt-.

-e in tutto questo, io quando entro in gioco?- domando.

-tu dovrai rimanere in bagno e quando sentirai dei forti rumori provenire dalla porta, scenderai nello scantinato a prendere Damon, dopo esserci accertati che oltre Matt e Damon, in casa non ci sia nessuno- conclude il suo monologo e mi guarda -capito tutto?-.

-si. Non sono mica scema. Ma come la mettiamo se il bastardo non mi fa andare in bagno?- devo sapere cosa fare in questo caso.

-dirai che ti senti poco bene e che hai urgente bisogno del bagno.- risponde ovvio Alessandro.

Lo trucido con lo sguardo. Comunque, è un buon piano. Può funzionare. Deve funzionare. Non possiamo permetterci di fare errori, abbiamo solo oggi per fare tutto e per farlo bene.

-andiamo- dico convinta.

Adesso nessuno e dico nessuno, può fermarmi. Ritroverò Damon e finalmente quello stronzo di Matt andrà in prigione. È quello che si merita. Se lo è sempre meritato da quando ha iniziato a cambiare.

Mentre camminiamo, penso a Damon. Spero che stia bene. Voglio vederlo. Ho una voglia pazza di vederlo. Non ce la faccio più, ormai siamo davanti la porta della casa di Matt, faccio un grande respiro e poi suono.

È il momento di dare inizio al piano.

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