55. Alessia

Quanto è bella la sensazione di sentire la persona che ami più di qualsiasi altra cosa al mondo sempre accanto a te? Si direbbe sia la cosa più bella di sempre e sta di fatto che io sia con questa persona in questo momento.

Mano nella mano, a camminare per le vie di Chicago senza un meta ben precisa.

-Alessia, dopo esserti mangiata un intero panino con il mondo al suo interno, che potrebbe farti ingrassare più di quanto tu non lo sia già, cosa ti andrebbe di fare?- chiede quasi prendendomi in giro per che cosa ho mangiato oggi a pranzo.

Che male c'è a mangiare un po' di più di quanto fai di solito? Oggi avevo fame e avevo voglia un pasto completo.

C'è solo un problema, quello non era un semplice pasto, quello era un trita rifiuti.

-io vorrei mangiare una cotoletta con contorno d'insalata e mais- disse Damon al cameriere.

Dopo aver preso l'ordinazione il cameriere si girò verso di me ed io incominciai a parlare senza fermarmi.

-allora, io vorrei un panino con hamburger, ketchup e maionese, insalata, bacon, cheese e salsiccia- la faccia del cameriere era scioccata da tutto ciò che avevo inserito all'interno di quel panino.

-ah, e come bibita una coca cola- sorrisi mentre il cameriere se ne andava.

Mi girai verso Damon che aveva uno sguardo al dir poco basito. Non credo abbia mai visto qualcuno mangiare così tanto.

Lo guardo corrugando la fronte, offesa da ciò che mi ha detto.

-sei scortese- metto il broncio come una bambina dell'asilo.

-mi dispiace, ma è la verità- spalanco gli occhi, vorrei dirgliene quattro in questo momento, ma il suo dito chiude la mia bocca e il suo braccio libero mi spinge fino al muro, facendo così combaciare perfettamente la mia schiena a quella fredda parete.

-carino il tuo metodo di zittirmi- sorrido -ma ti ricordo che non puoi fare sempre così, sono una persona e non un oggetto che puoi trasci...- ferma il mio discorso con un bacio casto e pieno d'amore.

Non cerco nemmeno di staccarmi perché vorrei stare tutto il giorno così. Mi piacerebbe andarci ad appartate da qualche parte per stare da sola con lui.

Ma non siete soli?

Si, ma io intendevo una cosa più intima. Qui siamo in mezzo alla strada e ci possono vedere tutti, io invece voglio stare in un posto dove nessuno può vederci.

-Damon...- sussurro sulle sue labbra.

-mh- mugugna con voce quasi stanca sulle mie labbra.

-voglio venire a casa tua- i suoi occhi si spalancano e le sue labbra si staccano dalle mie.

La sua espressione è confusa ma sorpresa. I suoi occhi riflettono tutto l'amore che lui ha per me. Le sue labbra si muovono in un leggero sorriso.

-allora? Non rispondi?- sorrido.

-v-vuoi venire d-da me?- chiede sbalordito ed io annuisco.

-si- annuisco con la testa -che male c'è?- rido.

-niente, è solo che sono un po' sorpreso. Non mi hai mai chiesto di venire da me e quindi...- sorride -andiamo- mi prende per mano ed io sorrido camminando accanto a lui.

Arriviamo davanti una casa che più che una casa sembra una villa.
Sicuramente ci vivrà un riccone che si sente il re del mondo.

-ma tu guarda questa casa.- richiamo l'attenzione di Damon -Di sicuro quelli che ci vivono pensano di essere i padroni del mondo- faccio una faccia schifata -le persone ricche sono odiose, si sentono chissà chi solo perché hanno soldi da spendere.- indico la casa.

-ma poi guarda...ma che senso ha vivere in una casa così? Cioè, per far vedere che sono ricchi si fanno costruire case enormi che sembrano regge- mi giro verso di lui -scusa se ti ho fermato, è solo che a vedere queste case mi sale l'odio- sorrido -ora andiamo, voglio vedere casa tua-.

La sua faccia sembra sconvolta. I suoi occhi sono persi nel vuoto. Non l'ho mai visto così.

Ma che gli prende? Forse lui non la pensa come me su queste case o su i ricchi, ma io penso che siano solo persone insopportabili che credono di avere tutto e tutti ai loro piedi, solo perché hanno i soldi in mano.

Damon è ancora immobile. Gli metto una mano sulla spalla -ma che ti prende? Andiamo, voglio stare con te- scuoto la sua spalla.

Si allontana leggermente da me -non credo che tu voglia venire con me- la sua voce è fredda e senza emozioni.

-ma che dici?- corrugo la fronte -perché non dovrei averne voglia se sono stata io a chiederti di venire a casa tua?- non capisco perché se la prenda così tanto. Sembra quasi offeso dalle mie parole.

-vuoi venire davvero a casa mia?- quasi urla ed io indietreggio di un passo.

-si- rispondo incerta.

-bene, ecco casa mia- indica la casa che fino a pochi minuti fa stavo insultando.

Spalanco le labbra in una "O" e torno a guardare Damon.

-Damon... Io... Scusa, non lo sapevo- cerco di rimediare al casino che ho fatto.

Ma dico, perché devo sempre parlare? Non potevo nascere muta e farmi gli affari miei?

Devo sempre parlare e rovinare tutto. Se adesso Damon non mi parlasse più sarebbe solo colpa mia, se ci dovessimo litigare per qualcosa che ho fatto, non me lo perdonerei mai.

-sinceramente non so cosa tu ci abbia trovato in me, sai, sono solo un odioso riccone che sente di poter comandare su tutti solo perché ha i soldi-.

-Damon io...- cerco di parlare con lui ma lui mi blocca urlandomi contro.

-Damon niente.- i suoi occhi sono più scuri e trasmettono rabbia e odio -è meglio se vai ora. Non vorrei trattenerti qui ancora per molto. È finita.- si gira e se ne va.

Non riesco a muovermi ma sento che mi stanno venendo le lacrime agli occhi.

Cerco di trattenere le lacrime con tutta la forza che ho in corpo.

Non devo piangere. Non davanti a lui. Non voglio farlo perché questo significherebbe essere deboli e i miei genitori mi hanno sempre detto di essere più forte di tutto e di tutti.

Ogni volta che sto per piangere penso a quello che facevano i miei genitori per farmi tornare a sorridere.

A quello che faceva Giulia quando mi sentivo persa nel vuoto.

Devo essere forte! Tutti coloro a cui ho voluto bene mi hanno quasi sempre lasciato. Io devo reagire. Non posso continuare così.

-No- dico decisa facendolo girare -Io rimango qui-.

La sua faccia è confusa ma non ci faccio molto caso ed inizio il mio discorso.

-Io rimango qui. Rimango perché tutte le persone a cui ho voluto bene se ne sono andate, lasciandomi sola. Rimango perché per tutto il tempo ho vissuto una vita che non era vita. Rimango perché adesso sto ricominciando a vivere. Perché ho le persone a cui voglio più bene, accanto. Rimango perché tengo a tutto ciò che abbiamo costruito insieme. Decido di non muovermi di qui perché non voglio che la nostra relazione finisca per qualcosa che per me non ha importanza.- sta per dire qualcosa ma lo fermo.

-non voglio allontanarmi da te perché ti amo. Non m'importa se sei un riccone- rido tra me e me -tu per me sei la persona che mi ha aiutata a reagire. Reagire quando sono morti i miei genitori. Reagire quando Jack mi ha trascinata via da quella discoteca, facendomi sentire uno schifo. Mi hai fatta reagire persino quando mi ha lasciata Matt. Tu sei la mia ancora. Grazie a te non sono caduta nella disperazione più totale. È grazie a te che non sono morta. Tu sei quella persona che mi serve per essere felice. Senza di te il mondo non ha senso.- mi avvicino a lui e gli prendo le mani.

-quindi ti prego, non arrabbiarti per qualcosa che ho detto non sapendo come stavano veramente le cose. Non allontanarmi da te. Io ti amo e so che tu provi la stessa cosa.- abbasso la testa.

Nessuna risposta. Sento i nostri respiri farsi sempre più forti.

In questo momento vorrei sapere cosa sta pensando. Mi sentirei più tranquilla.

Che discorso toccante.

Ma ci sarà mai una volta in cui ti farai gli affari tuoi e mi lascerai vivere la mia vita in pace? Sembra che ogni volta tu sia qui a rompermi le scatole e per dirmi cosa devo o non devo fare.

Faccio solo il mio lavoro.

Ah, adesso fare la mente è un lavoro? Ma cosa stai dicendo? Non suona nemmeno bene come cosa, come potrebbe mai essere un lavoro.

Voglio solo una risposta da lui. Io non chiedo altro. Voglio sentire cosa ha da dirmi lui perché questo silenzio mi sta facendo impazzire.

Se non dice qualcosa entro i prossimi minuti me ne andrò. Non posso stare qui a fare la bella statuina. Mi sono esposta troppo. Se lui non vuole più stare con me, devo accettarlo.

Non si può avere tutto dalla vita e se le cose non vanno come avevi previsto, forse è meglio che ti metti da parte perché potrà solo andare peggio con il passare del tempo.

-ho capito...- abbasso il capo e lascio le sue mani andandomene svuotata.

Il mio corpo non ha più nulla al suo interno. Il mio cuore è solo un grande pezzo di vetro, pronto a distruggersi al primo tocco.

Mi sento prendere per un braccio e girarmi di scatto.

-non voglio che tu te ne vada- Damon è a pochi centimetri dalla mia faccia ed io sono combattuta se guardare i suoi occhi o la sua bocca.

-voglio che tu rimanga con me. Voglio passare ogni singolo giorno con te. Voglio rimanere al tuo fianco senza lasciarti mai sola. Tu hai bisogno di me come io ho bisogno di te e non ho proprio intenzione di andarmene per una sciocchezza del genere. Perdonami, sono uno stupido- la sua mano sfiora la mia guancia facendomi quasi il solletico e le sue dita vanno sulle mie labbra, giocandoci e facendole aprire e chiudere.

-si, sei uno stupido- dico quasi seria, trattenendo un sorriso.

Le mie braccia avvolgono il suo collo e la mia fronte si appoggia alla sua.

-il mio stupido- sorride e lo bacio a fior di labbra.

La mia lingua chiede l'accesso alle sue labbra e lui dopo una lieve risata me le lo concede facendo iniziare un appassionante bacio che non finirà mai fino a quando uno dei due non lo vorrà finirlo.

È di nuovo con me. Lo sento. Sento che adesso è di nuovo con me e cercherà di non andarsene più.

-rimani?- gli chiedo.

-rimango se rimani tu.- risponde facendomi sorridere.

Io rimarrò? Credo di si. Sono sicura che rimarrò con lui. Non me ne andrò mai, anche perché se mai dovessimo allontanarci, ne soffrirei moltissimo.

Già non riesco a stare dieci minuti senza di lui, non immagino cosa succederebbe se mai io e lui ci dovessimo allontanare.

Probabilmente mi rintanerei in casa e vivrei nella mia stanza. Non uscirei più di casa e vivrei solo di gelato in vaschetta.

Perderei definitivamente i contatti che ho con tutti i miei amici e con Jack.

Non avrei più una vita sociale perché probabilmente starei tutto il giorno al computer a guardare video su YouTube e a spiare la felice vita di qualcun altro.

Non vorrei mai avere questa vita quindi farò di tutto pur di tenermi Damon accanto. Io lo amo e voglio essere felice con lui. Nella nostra relazione ci saranno di sicuro dei litigi, ma non saranno mai così grandi da separarci.

Mi guarda aspettando una mia risposta che arriva dopo alcuni minuti.

-rimango, ora e per sempre- confermo la mia risposta con un bacio che dura un infinità.

Sono sicura di ciò che ho detto. Manterrò la mia promessa, e lo farò con tutta me stessa. Spero solo che anche Damon la mantenga. Io mi fido delle sue parole e voglio credere che almeno lui rimarrà per sempre con me.

* * *

-Devo dire che la tua casa non è proprio come mi aspettavo- chiudo gli occhi e mi beo delle carezze che Damon sta facendo ai miei capelli.

-no? Perché come te l'aspettavi?- divide e incrocia le mie ciocche di capelli per creare una treccia disordinata.

Come me l'aspettavo? Di sicuro non così normale.

Sicuramente il salone sarebbe stato il doppio di quanto lo sia veramente e avrebbe avuto più mobili costosi, e oggetti di alto valore che i ricchi tengono al sicuro.

Il suo salone, invece, è grande quanto una normale stanza e ci sono gli oggetti e i mobili che servono, senza esagerare troppo.

La cucina sarebbe stata moderna e grande, con un enorme tavolo in vetro per organizzare le cene più importanti.

La sua cucina è moderna però piccolina, ha un tavolo che è la metà di ciò che pensavo, ma è ugualmente bella. Piccola ma accogliente.

Mi sarei aspettata le stanze da letto grandi, in cui si respirava aria di viziataggine, con mobili e oggetti di valore, ma ho dovuto ricredermi.

Le stanze sono tutte della grandezza giusta. Nessuna è arredata più di un altra e nessuna fa pensare che sia una stanza dove vive un benestante.

Persino il bagno me lo aspettavo grande e riccamente ammobiliato. Prima che lo vedessi avrei immaginato che avesse uno specchio enorme, una doccia accogliente, una vasca idromassaggio grande quasi come una piscina e degli asciugamani d'oro.

No, forse sto divulgando un po' troppo.

Comunque la casa che avevo immaginato io, è tutto il contrario di ciò che è veramente.

Se la guardi dall'esterno supporresti che in questa casa ci vivrebbe una famiglia benestante, ma vedendola dall'interno cambi completamente idea. C'è tutto il contrario di ciò che troveresti in una casa di benestanti.

È grande quanto basta ed è calda e abbastanza accogliente. Si respira un'aria pulita ma allo stesso tempo familiare.

Se potessi ci vivrei io, nessuno si accorgerebbe della differenza. Tra la mia e la sua casa c'è qualche differenza, ma niente di particolare.

-diversa- rispondo semplicemente.

Annuisce e mi guarda sorridendo. Le sue labbra si posano su i miei capelli e lasciano un dolce bacio che trasmette amore.

Lo amo da morire.

-ti amo anch'io- risponde come se mi avesse letto nella mente.

Divento subito rossa e lui se ne accorge. Fa il suo solito sorriso malizioso e poi si avvicina al mio orecchio.

-mi piaci quando sei rossa- morde il lobo del mio orecchio e poi mi lascia dei dolci baci sul collo.

Alzo la testa dalle sue gambe e mi posiziono sopra le sue gambe e gli avvolgo il collo con le mie braccia.

-mi piace quando fai questo sorriso- guardo nei suoi occhi, trovando solo amore e felicità.

-che sorriso?- dice facendolo rispuntare, come se me lo facesse apposta e avesse capito di quale sorriso parlo.

-questo- sorrido diventando visibilmente rossa.

-allora cercherò di farlo più spesso- si avvicina a me e mi bacia come solo lui sa fare.

Sentiamo dei rumori di porta provenire dalla stanza principale e ci stacchiamo in un secondo.

Ma chi è adesso?

-chi c'è?- sussurro a Damon che ha una faccia parecchio seccata.

-i miei genitori- si alza dal divano e mi porge la mano -vieni, te li faccio conoscere- mi alzo un po' titubante e afferro la sua mano.

I suoi genitori? Davvero? Oddio sono davvero imbarazzata. Che cosa posso dire se mi fanno qualche domanda a cui non voglio rispondere? Potrei urlare e gridare parole a caso per poi andare via oppure potrei semplicemente starmene zitta e fare finta di niente.

Forse è meglio la seconda. Non voglio dare una brutta impressione ai genitori di Damon. Nessuno dei miei ragazzi mi ha fatto mai conoscere i suoi genitori, non ne abbiamo mai avuto l'occasione.

Ma non avevi detto che Matt era il tuo unico ragazzo?

Si, però mi piace parlare al plurale, c'è qualche problema?... Stavo dicendo... Non ho mai avuto l'occasione di incontrare i genitori di Matt perché per la maggior parte del tempo eravamo fuori. Non abbiamo mai nominato la parola ''casa'' da quando ci eravamo messi insieme e non ci importava neanche a dirla tutta.

Non ha mai voluto portarmi a casa sua e non so il perché di questo suo comportamento. Vorrei sapere se con la sua nuova ragazza...come si chiamava?... ah Jennifer...vorrei sapere se con Jennifer ha lo stesso comportamento oppure l'ha già portata a casa sua per farle conoscere i suoi genitori. Un giorno, semmai dovessi incontrarlo, glielo chiederò.

Se Damon non mi tenesse la mano, a quest'ora sarei corsa come una volpe fuori dalla finestra. Se qualcuno mi offrisse dei soldi per andare via da questa casa, accetterei volentieri.

-mamma- o no, perché lo hai fatto?

Una signora dai capelli grigi con le punte marroni si gira verso di noi e ci sorride. La cosa che mi colpisce prima di tutte è che ha gli occhi uguali a quelli del figlio, grigi da far paura.

Le sue labbra sono piccole e sottili e il suo sorriso e dolce e sincero. Non è ne troppo alta ne estremamente bassa. È un po' più bassa di Damon, arriva quasi alla mia altezza se così possiamo dire.

-Damon- lo abbraccia e gli da un bacio sulla guancia e dopo sposta lo sguardo verso di me -oh, e tu sei?- chiede gentilmente.

-Alessia, Alessia Stewart, un amica di Damon- le stringo la mano ma lei mi tira a sè e mi abbraccia. Guardo Damon con la faccia di una che sta per ridere e lui alza le mani e ride.

-Io sono Anna- mi sorride lei slacciandosi dall'abbraccio e facendomi annuire.

-Dov'è papà?- chiede all'improvviso Damon venendo più vicino a me.

-a lavoro, arriverà un po' più tardi oggi.- abbassa lo sguardo e poi guarda di nuovo verso di me -vuoi cenare qui?- faccio una faccia sorpresa quanto turbata. Che le rispondo?

-ehm...-.

-in realtà noi dovremmo uscire mamma...- cerca di risolvere Damon.

Anna si rattrista un po' ed io mi sento triste a pensare che resterà sola per la cena.

-ma se vuole rimaniamo, non era nulla d'importante- mi giro verso Damon -vero Damon?- lo guardo aspettandomi una sua risposta.

Damon spalanca visibilmente gli occhi ed io gli faccio cenno di rispondere in fretta. Questa me la farà pagare di sicuro.

-si, non è niente d'importante- dice quasi scocciato guardando sua madre che sorride, dopo lui gira la testa verso di me e mi mima un ''ne parliamo dopo''.

Ecco, lo sapevo. Sono nei guai.

-cosa vuoi mangiare? Abbiamo involtini primavera oppure se non ti piacciono abbiamo il pollo con le patatine fritte... ehm... se non ti piace il pollo posso fare...- la fermo quasi sull'orlo di ridere.

-stia tranquilla, il pollo va bene- le sorrido e lei sembra tranquillizzarsi.

-ok, allora vado a prepararlo- si incammina verso la cucina ma prima si gira di nuovo verso di me -Ah, e ti prego, non chiamarmi signora, mi fa sentire vecchia. Chiamami Anna.- annuisco e lei se ne va in cucina sorridendo.

-okay- sussurro girandomi verso Damon e ridendo. Smetto subito quando noto la sua espressione semi arrabbiata.

-che c'è?- chiedo.

-vieni- mi prende e mi porta nella sua camera, dove chiude la porta e mi blocca alla parete.

-ma se vuole rimaniamo, non era nulla d'importante?- ripete quasi con la mia voce.

-io non parlo così- metto il broncio.

-non m'importa. Perché le hai detto così?-.

-mi faceva pena... mi sembrava brutto lasciarla sola ad aspettare tuo padre. Mi sono intristita quando le hai detto che dovevamo uscire e lei ha fatto quella faccia. Non volevo offenderla.- abbasso lo sguardo.

-si ma dire che non era nulla d'importante è come dire una bugia. Io volevo stare con te, da solo- gira gli occhi e sbuffa.

-ma io sono qui e tu sei qui e non mi sembra che ci sia qualcun altro con noi- sorrido maliziosamente.

-mh- si morde il labbro e si avvicina a me -sei molto maliziosa oggi- sorride.

-forse...- avvolgo le mie braccia attorno al suo collo e lui mette le mani sui miei fianchi per poi spingermi di più al muro e incrociare perfettamente i nostri bacini.

-Griderei all'intero mondo cosa provo per te, se potessi.- sussurra sul mio collo mentre lascia dei baci che mi fanno gemere di piacere e felicità.

-Lotterei contro tutto e tutti solo per stare insieme a te.- continuo la frase come se parlassimo a completamento.

Sento le sue risate e poi le sue mani salire fin sopra la mia maglietta. Le sue mani a contatto con la mia pelle sono gelide e mi fanno sobbalzare un po'. Scende di nuovo fino ad arrivare al mio fondo schiena e prendermi in braccio sopra di lui.

Avvolgo le mie gambe sui suoi fianchi e lui mi stacca dalla parete per poi portarmi sul letto, dove mi stende salendo sopra di me.

Avvicina le sue labbra alle mie e con i denti mi tira leggermente il labbro inferiore, facendomi desiderare ancora di più un suo bacio.

Fa vagare le sue mani lungo i miei fianchi ed io faccio lo stesso sulla sua schiena lasciandomi trasportare dalla situazione.

Le sue labbra avvolgono le mie, creando un bacio dalla quale non ho proprio intenzione di staccarmi. Non aspetto nemmeno che la sua lingua chieda l'accesso alle mie labbra, che glielo concedo avendo bisogno di questo bacio.

Sembra un bacio disperato, che serviva ad entrambi. Un bacio che prima era stato bloccato dall'arrivo della madre di Damon.

Le nostre lingue s'incontrano ed eseguono la loro solita danza, è così magico ogni volta che succede. Ogni volta la sensazione di piacere aumenta sempre di più, fino a farmi gemere sulle sue labbra.

Damon fa scontrare sempre di più i nostri bacini e continua a baciarmi con più foga.

La porta si apre all'improvviso e la madre di Damon entra in stanza e rimane paralizzata da ciò che vede.

Spingo Damon fino a farlo finire a terra e in un secondo siamo separati. Ci tiriamo un occhiata e poi guardiamo Anna che non ha ancora proferito parola.

-la cena è a tavola-.

-scendiamo subito mamma- risponde Damon alzandosi dal pavimento su cui l'ho scaraventato.

Anna esce lasciandoci soli e chiudendo la porta. Tiro un occhiataccia a Damon che mi guarda quasi arrabbiato.

-ma dovevi proprio scaraventarmi a terra?- chiede sistemandosi i pantaloni.

-si, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente- incrocio le braccia -e poi... perché diamine non hai chiuso la porta a chiave? Pensa se tua madre ci avesse visti in un altra situazione. Che cosa avrebbe pensato?- mi guarda malizioso e viene verso di me cingendomi i fianchi con le sue mani.

-un altra situazione? Di che parli?- si avvicina di più a me -se vuoi possiamo rimediare subito e chiudere la porta adesso per poi continuare ciò che avevamo iniziato-.

-ma sei veramente...- alzo gli occhi al cielo -ahh- sbuffo scorbutica andando fuori dalla sua stanza.

Ma è proprio un cretino. Ma perché questi ragazzi devono capitare proprio a me? Che cosa avrò mai fatto di male per meritarmi tutto questo?

Scendo le scale molto lentamente, non ho voglia di incontrare Anna dopo ciò che è successo di sopra.

Sento tirarmi da dietro e quasi cado, ma due braccia lunghe e forti mi reggono da dietro non facendomi cadere.

-scusa?- mi giro e vedo Damon guardarmi con una faccia supplichevole.

-ok, solo perché non ho voglia di andare da sola in cucina. Dopo quello che ha visto tua madre, non so proprio cosa stia pensando in questo momento e sinceramente, se fossi stata un altra persona me ne sarei andata, lasciandoti qui a vedertela da solo con tua madre- rido per ciò che ho detto. Avrei veramente il coraggio di lasciare Damon qui a vedersela da solo con sua madre?

Si, lo avresti.

Camminiamo per il corridoio e noto la grossa quantità di quadri che ci sono appesi ai muri. Mi soffermo su di uno e lo guardo attentamente. C'è una semplice rosa grigia con le sfumature che vanno quasi sul bianco. Ha delle piccole gocce di rugiada su alcuni petali che la rendono più luccicante.

È un quadro semplice e sofisticato. A me piacciono molto le sfumature di bianco e nero e questo quadro ne ha molte. Probabilmente ogni volta che verrò in questa casa, se mai verrò più, mi fermerò a guardare questo quadro per capirne il significato.

-Alessia, andiamo?- dice Damon stroncandomi dai miei pensieri riguardo al quadro e facendomi tornare alla realtà.

-si-.

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