45. Alessia
La ricreazione è appena iniziata ed io e Giulia siamo sedute in mensa a parlare di Blake.
-si, ho incontrato un mio amico ed è venuto ieri sera a cenare da me. In pratica c'era anche Damon ed è stato strano, molto strano- rido.
-come si chiama questo tuo amico?-, mi chiede gentilmente Giulia.
-Blake, Blake Irvine.-, rispondo.
La faccia di Giulia cambia in un secondo da interessata a impressionata. Non so a cosa stesse pensando in quel momento, ma non ci faccio molto caso.
-e Damon? Come si è comportato?-, sorride beffarda.
-Te lo giuro, ha avuto una faccia strana per tutta la sera che mi ha inquietata parecchio.- sto raccontando ciò che è successo ieri tra Damon e Blake a Giulia.
-assurdo-, ridacchia -ma sinceramente... chi è per te Blake? Non ho mai sentito questo nome uscire dalla tua bocca-, chiede alzando un sopracciglio.
-è un mio amico-, mi sistemo un po' la maglietta che mi è salita -un amico molto amico-.
-non l'ho mai visto qui-.
-perché è di Londra. È un mio amico d'infanzia-.
Alza la testa e annuisce -ah ok, e che ci fa qui?-.
Ma che sono tutte queste domande? posso capire che sia curiosa, ma così è un po' troppo. Decido di non pensarci e continuo a rispondere al suo interrogatorio.
-non so, forse voleva risolvere un problema che avevamo in sospeso da circa 9 anni.-, ammetto girando un po' gli occhi guardando il soffitto.
In realtà mi ha detto che voleva vedermi da un po' ma che non ha mai avuto l'occasione. Spero rimanga un po', mi manca la sua compagnia e il suo affetto.
Quando eravamo piccoli andavamo sempre nella casetta sull'albero che i suoi genitori avevano costruito per noi. Ci divertivamo a fare finta di essere fidanzati e ci piaceva, ci davamo dei piccoli baci e usavamo un bambolotto come figlio che avevamo chiamato Mike.
Ogni giorno ci recavamo in questa casetta e ci prendevano cura di Mike. Quando era tempo di tornare a casa, facevamo a turno per tenerlo, un giorno lo tenevo io e un giorno lui.
Eravamo i genitori più pazzi di questo mondo. Ma anche i più romantici.
-Alessia? Mi hai sentito?-, mi richiama Giulia.
-eh si...-.
-allora che cosa ho detto?-, alza un sopracciglio e incrocia le braccia.
Che ha detto? Non ne ho la più pallida idea.
-tu...ehm...hai detto...- balbetto qualcosa di incomprensibile.
-non mi stavi ascoltando. A che pensi?- slega le mano dal suo petto, portandole sul tavolo della mensa.
-A Blake. A cosa facevamo da piccoli. A quanto gli volevo bene.- un piccolo sorriso esce dalle mie labbra facendomi sospirare.
Alza lo sguardo e poggia le sue spalle sulla sedia incrociando le braccia.
-capisco...-.
La campanella suona ed io sono costretta ad alzarmi dalla mia bella sedia e a finire di bere la mia coca cola in un secondo.
-adesso che lezione abbiamo?-, chiedo a Giulia prendendo lo zaino.
-francese-, ci incamminiamo verso la nostra classe.
-che noia, con questa professoressa non facciamo mai niente. A volte penso sia pazza. Urla senza motivo.- rido avvistando la nostra classe.
-si hai proprio ragione, probabilmente appena entrerà in classe qualcuno la farà arrabbiare e lei incomincerà ad urlare come una pazza-, ridiamo mentre stiamo per entrare in classe.
-si e immagina se le facc...-, mi blocco vedendo la scena più disgustosa di sempre di fronte a me.
Evelyn è seduta sulle gambe di Damon e lui ha le mani sui suoi fianchi. Si stanno baciando. Disgustoso.
-Signorina, si può sedere per favore?-, mi accorgo solo ora che la professoressa è proprio accanto a me e che io sono immobile davanti la porta a guardare Damon.
Mi smuovo andando a sedermi mentre la professoressa farfuglia qualcosa di incomprensibile alle mie spalle.
-ma che ti è preso?-, chiede Giulia prendendo i libri.
-io non...- abbasso la testa -niente-.
-Alessia, è da un po' di tempo che sei strana. Che ti succede? Non mi parli più, non ti confidi con me e non sorridi quasi mai. Che hai? Lo sai che con me puoi parlare di tutto.- la voce di Giulia è abbastanza alta da far girare Damon che è proprio di fronte a me.
-Alessia, che è successo?-.
-non è successo niente, ok?-, sbotto all'impiedi con le mani poggiate sul banco -smettetela di dirmi cosa devo o non devo fare. Mi sono stancata-.
-signorina, si sieda o le faccio una nota- squittisce la professoressa.
-al diavolo lei e le sue note. Al diavolo tutti-, prendo il mio zaino e mi avvio per uscire dall'aula.
Gli sguardi di tutti sono puntati su di me ed io non sono proprio in vena di litigare.
Già, è per questo che te ne stai andando furiosa dalla classe?
No, è perché ho visto Evelyn baciare Damon.
Poco gelosa mi dicono.
Ma perché non stai un po' zitta?
Ma perché non ammetti che ti piace Damon?
Perché non è vero. Non mi piace Damon. Io lo amo. Lo amo follemente. Ogni volta che sono con lui mi esplode il cervello. Mi fa impazzire quando mi tira le sue maliziose occhiate. Mi fa andare in tilt quando mi tocca e quando mi sussurra all'orecchio. Lui mi fa impazzire. I suoi modi di fare mi fanno impazzire e vederlo con Evelyn oggi mi ha uccisa.
Mi accorgo adesso che sono seduta dentro al bagno delle ragazze e sto piangendo come una bambina. Non dovrei comportarmi così. Non posso fare queste scenate come se fossi una piccola ragazzina innamorata.
Ho sedici anni e fra poco ne compirò diciassette e mi avvicinerò di più alla maggiore età. Non posso continuare a comportarmi come una bambina di due anni che piange per qualsiasi cosa le stia succedendo.
Mi alzo andando davanti allo specchio. Il mio mascara è tutto colato, sembro un mostro. Sono un mostro. Mi dopo aver lavato la faccia esco dal bagno dirigendomi spedita in casa.
-sorellina, che fai qui così presto?- mio fratello sbuca dal salone.
-lascia stare, non è giornata, ti prego.- sputo acida salendo al primo piano.
Entro in camera e prendo i vestiti più caldi che ho e vado in bagno a fare una doccia che mi toglie tutto lo stress e la tristezza che ho vissuto in queste poche ore.
Sono le 13.00 appena esco dalla doccia.
Mi butto di pancia sul letto e dopo aver fatto un lungo sospiro, mi addormento.
FLASHBACK
Damon è seduto nella sedia. Sembra un corpo senza vita.
-Damon? Andiamo in salone?-, chiedo attirando la sua attenzione verso di me.
-Dove sono gli altri?-, mi affianca.
È così alto che mi fa impazzire. Le sue spalle sono così larghe che potrei buttarmici dentro.
-di la- indico il salone con l'indice.
Il suo sguardo è voglioso. Come se volesse qualcosa. I suoi occhi mi scrutano bene e si fermano sulle mie labbra.
Mi agito un po' -ehm... Damon? Andiamo?-, sono abbastanza nervosa e mi mordo il labbro. Faccio sempre così quando non so che dire.
-Alessia...- si avvicina alle mie labbra e sta quasi sussurrandomi.
Il mio cuore palpita freneticamente. Ho un groppo in gola che riesco a mandare giù ma un po' troppo rumorosamente. Incomincio a respirare affannosamente continuando a guardare le labbra di Damon avvicinarsi sempre di più alle mie.
Indietreggio appena è ad un centimetro dalle mie labbra.
-D-damon i-io non...- boccheggio guardando le sue labbra così carnose. Come vorrei baciarle.
E perché non lo fai? Sono proprio davanti a te.
-No scusa...- si allontana da me lasciandomi con le labbra semiaperte -non volevo, cioè si volevo ma non così.- si avvicina alla finestra guardando l'esterno.
-Non fa niente...tranquillo- mi allontano con un vuoto dentro.
Non so proprio cosa mi sia preso. Perché l'ho respinto se volevo anch'io quel bacio?
FINE FLASHBACK
Mi sveglio di soprassalto sentendo il mio cellulare squillare -pronto?- rispondo senza nemmeno guardare chi è che mi chiama.
-Alessia, ma si può sapere che ti è preso? È quasi da metà giornata che ti chiamo-.
Mi alzo di scatto dal letto -Damon...- è l'unica cosa che esce dalla mia bocca.
-Si, quello è il mio nome- risponde quasi arrabbiato.
Ma perché è arrabbiato? Dovrei essere io quella arrabbiata, in fondo l'ho solo visto baciarsi con la mia peggior nemica. Non che io ne abbia molte, ma Evelyn è stata la peggiore amica di cui mi sia mai potuta fidare.
-Si può sapere perché non hai risposto alle mie chiamate?-.
-stavo dormendo se ti interessa- mi alzo andando davanti la finestra.
-certo, hai perfettamente ragione. Io mi preoccupo per te e tu ti addormenti. Sei molto intelligente.- il suo tono mi sta irritando parecchio.
-Senti-, mi giro puntando il dito in una direzione davanti a me -non hai il diritto di dirmi cosa devo o non devo fare. Nessuno ti ha detto niente su ciò che hai fatto oggi a scuola. Nessuno ha parlato quando tu ed Evelyn eravate avvinghiati l'uno sull'altro. Io di certo non ho parlato e mi sono fatta pure sgridare dalla professoressa per prestare attenzione a voi due. Quindi adesso non venirmi a dire che non posso dormire solo perché tu eri preoccupato per me- non lo lascio parlare che chiudo subito la chiamata buttando il cellulare sul letto.
Bella scenata di gelosia.
O no che cosa ho fatto? Mi prenderà per una bambina psicopatica che non controlla la gelosia. Aspetta, ma io non sono gelosa, e poi di chi? Di lui no di certo.
Sei complicata. Persino io che sono la tua coscienza non riesco a seguirti, pensa se ci riesce lui.
Ma che ore sono poi? Prendo il cellulare che avevo abbandonato sul letto. Cazzo, di già le 18.30?
Come passa velocemente il tempo quando dormi. Eppure... perché ho sognato Damon? Perché ho sognato cosa abbiamo fatto ieri sera? Perché è sempre nei miei pensieri? Non ce la faccio più, mi fa male pensare sempre a lui, devo dimenticarlo.
Scendo dalle scale alla ricerca di Jack e fortunatamente lo trovo in salotto con Blake.
-ehi Ale-, Blake sia alza e mi saluta con un bacio sulla guancia che ricambio sorridendo.
-ciao-, rispondo quasi fredda ma non troppo, in fondo loro non mi hanno fatto niente.
-perché sei vestita così, sorellina?- chiede Jack, squadrandomi da capo a piedi.
-vado a fare un giro-, rispondo dondolandomi sulle gambe -...e probabilmente non tornerò-.
-che cosa?- sbotta all'impiedi Jack -che significa che non tornerai?-.
-tranquillo-, alzo le mani in segno di difesa -vado a fare un giro e non tornerò per cena, mica vado ad uccidermi- ironizzo sull'ultima parte.
-Alessia, non ci provare nemmeno- mi prende per un braccio.
Blake è impalato affianco a noi non capendo il perché ci stiamo comportando così.
Mi giro verso di lui e poggio una mano sulla sua spalla -tranquillo, fa così perché ho provato ad uccidermi più di tre volte e quindi ha pura quando dico che non tornerò. Non c'è niente per cui traumatizzarsi-, dico sarcasticamente.
-t-tu... c-c-che? Cosa hai fatto?- urla scioccato Blake -ma dico, sei forse impazzita?- mi guarda come se fossi pazza.
-Eccone un altro.- rido mettendomi le mai sui capelli -sentite. Non ho bisogno di essere ripresa per tutto ciò che faccio. Sono abbastanza grande per decidere. Jack, tu lo sai che non mi ucciderei se non ci fosse una ragione ben precisa-.
-ma che? ci deve essere pure una ragione?- sbotta mio fratello -ogni volta che sei incazzata te ne vai e poi ti ritrovo sempre all'ospedale, probabilmente un giorno non ti troverò più. Forse sarai in un cimitero. Non dovrei preoccuparmi visto il fatto che sei infuriata da stamattina? Dovrei fregarmene e lasciarti morire?-.
Appoggio una mano sulla sua spalla -Devi lasciarmi andare. Devi farmi vivere. Ti prego Jack, fammi vivere- quasi lo supplico.
La sua faccia si trasforma da furiosa a triste. Sembra un cane bastonato. Mi giro lasciando uno sguardo a Blake che dice -prenditi cura di lui, fallo rilassare un po'. Tornerò presto-, so che uno sguardo non può dire tutto questo ma lui annuisce ed io esco dalla porta, andando per le strade gelide di Chicago.
Ho davvero bisogno di pensare a tutto ciò che mi sta capitando negli ultimi tempi. Non voglio scappare, come ho sempre fatto. Voglio farmi coraggio e affrontare la situazione. La situazione che si sta creando tra Damon e me.
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