3. Alessia

Arrivata a scuola, all'incirca verso le otto meno dieci, mi guardo un po' intorno, già ci sono alcune persone, perlopiù studenti che ripassano qualcosa. Perché lo fanno? La scuola è iniziata ieri. Scuoto la testa e distolgo lo sguardo. Prendo il telefono dalla tasca dei jeans ed invio un messaggio a Giulia nel quale le scrivo che l'aspetto vicino la fontana, a scuola.

In poco tempo ricevo la sua risposta: Ok, tesoro, io sto uscendo adesso di casa. Ci vediamo fra cinque minuti.

Dopo la sua risposta digito velocemente un ‹‹Ti aspetto qui›› sulla tastiera del telefono e poi invio. E, esattamente come aveva detto lei, cinque minuti dopo la vedo spuntare da dietro un angolo. Le corro incontro e l'abbraccio, felice di rivederla. Nascondo la poca tristezza che ho a causa della partenza dei miei genitori sfoggiando un sorriso più che falso.

Lei si accorge subito che c'è qualcosa non va e mi guarda preoccupata. Be', in fondo è la mia migliore amica: è un genio quando si tratta di capire se sto bene o male.

-Che c'è, Ale? Hai una faccia strana... - Si avvicina di più a me ed io mi giro dalla parte opposta alla sua, andando a sedermi sulla panchina vicino alla fontana. Le faccio segno di avvicinarsi anche lei e sedersi accanto a me.

Quando mi è affianco, non parla, mi guarda soltanto, come se si aspettasse una risposta alla sua domanda da parte mia. Esito per qualche istante, ma quando sta per intervenire dicendone una delle sue, io la interrompo ed inizio a parlare.

-Be', in poche parole, quando stamattina sono andata in cucina, ho trovato un bigliettino indirizzato a Jack. Questo era da parte dei nostri genitori. Ci informavano che sono dovuti partire per lavoro, e che rimarranno fuori una settimana, e che Jack deve tenermi d'occhio e far si che non mi succeda nulla- spiego.

-Quindi adesso dovrai stare una settimana intera con tuo fratello? - domanda con tono sorpreso, come se non le avessi appena raccontato nulla.

-Si, proprio così- rispondo, sospirando.

-Che sfiga- commenta. Ruoto gli occhi e scrollo le spalle, come per dire "Che posso farci?".

Rimane in silenzio per alcuni minuti. Raddrizza la sua postura. La guardo e corrugo la fronte; dalla sua espressione capisco che sta pensando a qualcosa, e quando la mia migliore amica pensa, non è mai un buon segno. Ogni volta se ne esce sempre con le cose più pazze.

Poco dopo, infatti, come sospettavo, tutta emozionata ed euforica, dice: -Allora, dopo scuola si va a mangiare, poi si va a fare un giro per i negozi, ed infine si torna a casa tua e si fa un bel pigiama party, solo tu ed io.- Non mi sorprende che abbia detto tutto questo come un affermazione invece che come se fosse una domanda. È fatta così. Le piace avere il controllo su tutto.

Sapevo che quello del pensare non era un buon segno. Ha sempre in testa queste sue piccole idee matte che puntualmente vuole fare con me e a cui io devo sottostare perché, dato che è la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto, non voglio ferirla dicendole di no, e anche se, non riuscirei mai a dirle di no; non me lo permetterebbe per quanto è testarda. Ci ho provato una volta, ma ho fallito miseramente.

Non le rispondo, semplicemente scuoto la testa, facendole capire che mi arrendo e che ha vinto. E che pigiama party sia!  Fa uscire un piccolo gridolino di felicità e si butta al mio collo, abbracciandomi, io ricambio il suo gesto.

Appena ci sciogliamo dal nostro abbraccio, io e Giulia vediamo arrivare la moto di mio fratello a tutta fretta. Corrugo la fronte. Ok, adesso mi preoccupo seriamente: perché mio fratello sembra così agitato? Ci sono! Avrà pensato di sicuro che mi sia successo qualcosa durante il tragitto casa-scuola ed è venuto il più in velocemente possibile per controllare la situazione. Ne sono sicura al cento per cento, anzi no, al mille per mille. Aspetto che faccia la sua mossa, intanto chiacchiero un altro po' con Giulia.

Mio fratello, come volevasi dimostrare, scende dalla moto e gira la testa dappertutto come per cercare qualcuno. Ad un tratto vedo che guarda verso di me e che inizia a camminare velocemente. Ci siamo, che lo spettacolo abbia inizio!

- orellina, stai bene? Non è successo niente, vero? Mi hai fatto preoccupare!- esclama preoccupato. Giro lo sguardo verso di lui e scrollo le spalle.

-Niente, tranquillo, sto bene- rispondo, indifferente.

Come se non mi credesse, controlla il mio viso e il resto del corpo e, vedendo che non ho niente e che non c'è niente preoccuparsi, mi abbraccia forte, così forte da impedirmi quasi di respirare. È una scena abbastanza imbarazzante la nostra, specialmente perché siamo al centro della piazzetta della scuola e tutti gli studenti ci stanno fissando. Ma poi a volte mi chiedo cos'abbiano da guardare. Ognuno ha la propria croce; la mia è mio fratello. Uno iperprotettivo che controlla ogni mio minimo spostamento e che non mi lascia mai un minuto di tregua. C'est la vie.

-Hey, così mi soffochi- balbetto. Mi lascia andare ed io lo ringrazio, tornando a respirare regolarmente. Quando vedo che gli studenti incominciano ad entrare a scuola, controllo l'orario, e anche se ancora non è suonata la campanella, dico a Giulia di andare.

-Ciao fratellone, ci vediamo dopo- lo saluto con un gesto della mano. Mi giro ed entro nell'Istituto con al mio fianco Giulia.

Che il secondo giorno di carcere abbia inizio!

* * *

Appena uscite la scuola, così come ieri, cerco di nuovo mio fratello per informarlo che oggi esco con Giulia e che non tornerò a casa per pranzo bensì per cena, ma non lo trovo nemmeno stavolta, quindi anche oggi gli invio un messaggio che dice; Hey, fratellone, oggi ti ho cercato quando sono uscita da scuola ma non ti ho trovato. Volevo dirti che non torno a casa, ma non ti allarmare troppo, esco con Giulia per pranzo e subito dopo andiamo a fare un giro per i negozi. Ti voglio bene, passa un buon pomeriggio. x

Dopo aver inviato il messaggio, io e Giulia camminiamo e parliamo per strada della professoressa di storia che ci è capitata quest'anno. È una signora intorno ai quarant'anni, alta, in forma. Diciamo che ha delle certe voglie, e i ragazzi che stanno nella mia classe si lasciano parecchio andare con lei, così come lei fa con loro. Bleah, uno schifo; durante la sua lezione, avrei voluto vomitare. Smettiamo di parlare appena arriviamo al fast-food dove abbiamo deciso di pranzare.

Entriamo e prendiamo posto in un tavolo vicino la finestra, all'angolo. Quando passa il cameriere, ordino un panino con hamburger e insalata e come contorno patatine fritte con ketchup e maionese per me. Giulia, invece, ordina un panino con patatine fritte e salsa rosa. Come bevanda prendiamo una coca-cola.

La cameriera va in cucina e noi incominciamo a parlare un po' e a organizzarci meglio su cosa fare più tardi, inclusa la sera. Il programma è, appunto, pranzare; andare a fare una passeggiata per il centro, e intanto dare un'occhiata ai vari negozi; dopodiché andare a casa mia, dove ci chiuderemo nella mia camera e non usciremo fino a domani. Cose normali, insomma.

Appena la cameriera ritorna con il nostro ordine la ringraziamo e cominciamo a mangiare.

-Giusto un po' di fame, vero, Ale?- mi fa notare Giulia, alzando lo sguardo verso di me e squadrando il mio panino.

-Ah ah, divertente- dico sarcastica. -Oggi avevo voglia di mangiare, però anche tu ti sei data da fare- ribatto, ridendo e indicandole il suo panino stracolmo di patatine e salsa.

-Questo non è niente, e lo sai anche tu-dice lei, con tono d'intesa.

-Oh, certo che lo so! - rispondo con il sorriso sulle labbra.

Segue un momento di silenzio nel quale tutte e due ci concentriamo solo ed esclusivamente a finire il nostro pranzo. Appena finiamo lasciamo tutto sul tavolo e andiamo alla cassa per pagare.

-Andiamo al parco? - propone Giulia appena usciamo dal fast-food. Ci penso un attimo.

-Si, perché no?- Tanto non abbiamo niente da perdere, e poi, ci farà bene un po' d'aria fresca.

Andiamo al parco e passiamo il tempo parlando dei ragazzi carini che qualche volta passano di lì e che ci tirano spesso delle occhiate. Se io parlassi con la mia migliore amica di ragazzi o di moda, c'è il novantanove per cento di possibilità che io la perda, visto che inizierebbe a parlarne ininterrottamente.

Per adesso, ad esempio, mi sta dicendo le parole più assurde e senza senso riferite al gruppo di ragazzi che è appena passato vicino a noi e che ci ha chiesto se avevamo da accendere, e alla quale noi, o per meglio dire io, ho risposto di no e a cui ho detto anche di sloggiare perché con noi non avrebbe attaccato questa scusa. Appena sono andati via, ha fatto una faccia che non sapeva se essere arrabbiata con me, incredula o se ringraziarmi per il fatto che tra di loro ce n'era uno che la guardava in un modo da scioglierti all'istante.

-Ma poi li hai visti? Si sentivano chissà chi solo perché pensavano abboccassimo all'amo facendoci qualche sorrisetto e qualche battuta.- Mi apposto di fronte una vetrina e guardo le scarpe esposte; delle zeppe in velluto blu con tacco ampio e laccetto. Carine, ma non fanno per me.

-Già...- risponde Giulia, pensierosa.

Mi giro verso di lei e inclino la testa. -Non starai pensando a quel biondino che ti guardava con l'aria da cagnolino innocente, vero? -

-Chi, io?- Si riscuote dallo stato di semi trance in cui era prima e si indica con un dito, ostentando innocenza.

-No, il passante.- Mi allontano un po' da lei e dico per strada: -Scusate, qualcuno di voi per caso pensa ad un biondo ossigenato con l'aria da cagnolino in cerca di coccole?- Qualche persona si gira verso la mia parte e mi guarda con aria di chi crede che io sia pazza. Giulia mi tira verso di lei e mi dice di smetterla perché sembro realmente pazza.

-Scusa, ma non mi hai risposto. Allora? Pensavi a quel biondo del parco, si o no? -

-Un po', ma non più di tanto. Non m'interessa. Era solo un cretino che voleva attaccare bottone, come hai detto tu, ma io no, io non sono una ragazza facile. Se vuoi conquistarmi, ci vorrà molto più che un semplice sorriso per farmi cedere!- esclama decisa.

Adesso sì che la riconosco. Devo dire che questa ragazza mi sorprende ancora oggi; ogni giorno è sempre una nuova esperienza con lei. Riesco a capire sempre di più su di lei, e lo stesso lei con me. Le sorrido, soddisfatta di aver ritrovato la mia amica.

-Bene, così si fa! Adesso andiamo, i negozi aspettano solo noi.-

-Si! -

* * *

Quando il sole inizia a tramontare, dopo un pomeriggio intero a camminare per il centro di Chicago, a provarsi vestiti nei negozi ma senza poterli comprare, e mangiando gelato, suggerisco a Giulia di tornare a casa, vista l'ora. Lei annuisce e così prendiamo un taxi che ci porta a casa. Arrivate, prendo le chiavi della porta ed apro, Giulia dietro di me.

-Siamo a casa- grido. Dal salone vedo spuntare mio fratello con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, tutto messo in tiro e profumato. Che gli prende a questo qui adesso?

-Ciao sorellina, ciao Giulia- saluta, felice. Ok, lasciamo stare, meglio non fargli domande.

-Oggi Giulia dorme qua, facciamo un pigiama party tra ragazze e non vogliamo essere disturbate, capito?- Lo avverto con un dito accusatorio puntato contro. Lui annuisce.

-Bene, io dovevo uscire con i miei amici, sono contento che tu abbia compagnia in casa e che non rimanga da sola.- Si, è decisamente strano. -Ah, la pizza è in cucina. Un ragazzo ha detto che l'avevi ordinata tu. Ho dovuto sborsare 20$. La prossima volta avvertimi.- Annuisco, spingendolo fuori.

-Okay, ora vai, ci vediamo domani.- Lo saluto e quando esce di casa, vado con Giulia in camera mia, ma non prima di aver preso la nostra buonissima pizza. È un pigiama party, la pizza non può mancare.

Dato che abbiamo organizzato, anzi, Giulia ha organizzato tutto così impulsivamente, si ritrova con niente da mettersi, così le presto uno dei miei pigiami e già che ci sono prendo anche il mio. Dopo essermelo messo, mi butto di pancia sul letto e mi giro di schiena in un attimo.

-Film? - domando, mangiucchiando un pezzo della mia pizza margherita.

-Romantico?- replica lei, sdraiata di schiena e con la pizza in bocca.

-Okay.- Mi alzo e prendo "La risposta è nelle Stelle" dal mio scaffale dei film e lo faccio partire alla televisione.

Dopo varie battute, pianti e risate riguardanti il film, decidiamo di andare a dormire. Spengo la TV e ci mettiamo a letto. Quanto mi piacciono queste serate con la mia migliore amica.

-Notte.-

-Notte, Ale.-

* * *

Il rumore del mio telefono che squilla mi fa svegliare. Accidenti. Mi siedo sul letto e prendo il telefono, e senza vedere chi è rispondo.

-Pronto? - provo a dire a voce bassa, facendo attenzione a non svegliare Giulia.

-Amore, stavi dormendo? Ti ho svegliata?- dice la persona dall'altra parte del telefono, poco dopo capisco di chi si tratta.

-Tranquilla, mamma, sono sveglia. Possiamo parlare quanto vuoi.- Sguscio fuori dal letto e vado fuori dalla stanza cercando di non fare troppo rumore.

-Ti chiamavo per scusarmi da parte mia e di tuo padre per non avervi avvisati di persona della nostra partenza- dice. -Quando ci hanno chiamato per dirci di partire al più presto, voi dormivate e quindi...- La interrompo.

-Non fa niente, mamma. Sta' tranquilla, qui ce la caviamo... abbastanza bene- la informo, rassicurandola.

-Non ne dubito.- Ridacchia. -Ti chiamo per dirti anche che qui stiamo cercando di risolvere tutto molto velocemente, così da poter tornare anche prima.-

-Davvero? Quanto prima, di preciso?- domando, curiosa. Quanto devo sopportare Jack?

Fa un sospiro. -Adesso non so di preciso quando, ma ti posso solo dire che torneremo prima del previsto- risponde. C'è per alcuni secondi un brusio di sottofondo dall'altra parte del telefono, poi la voce di mia madre che mi dice: -Comunque ora devo andare, salutami tuo fratello e digli che gli vogliamo tanto bene.-

-Glielo dirò- prometto. -Ti voglio bene.- Riattacco e faccio un sospiro guardandomi intorno. Sono al centro del corridoio, in piedi, come fossi un palo.

Sono felice che i miei genitori ritornino prima; alcune persone, se mi vedessero, penserebbero che io sia pazza nel dire quello che ho detto, ma semplicemente perché loro non hanno il rapporto che io ho con i miei genitori. Non sono dei rompiscatole, protettivi sì però, ma solo quando serve. Gli voglio molto bene e anche mio fratello. Abbiamo sempre fatto tutto insieme e loro non ci hanno mai abbandonato alla prima difficoltà, anzi ce l'hanno fatta superare, quindi è un bene che loro ritornino. Non vedo l'ora di riferirlo a mio fratello.

Mi è passato completamente il sonno dopo la telefonata con mia madre, quindi decido di ritornare in camera per prendere i vestiti e andare a fare una doccia. Quando apro la porta, per fortuna, Giulia sta ancora dormendo; ha un sonno così pesante che se entrassero i ladri in casa per derubarci, non credo se ne accorgerebbe.

Quando arrivo davanti alla porta bagno, mi blocco all'istante. Sento dei rumori provenire dalla cucina. Poso i vestiti sul mobile e scendo piano le scale per controllare cosa sta succedendo. Appena arrivo vedo mio fratello con una ragazza. Si stanno baciando, e non è uno di quei baci calmi e dolci, perché ha buttato giù quasi mezza cucina. Scandalizzata ma anche piuttosto divertita torno subito indietro. Mi blocco dietro la porta, indecisa su che cosa fare.

Alla fine soffoco una risata e torno di sopra, in bagno. Li lascio lì, a continuare ciò che stanno facendo, senza nessuna interruzione da parte mia. Dirò dopo a mio fratello dei nostri genitori. Uh, quanto è imbarazzante.

* * *

Ho appena finito di farmi la doccia e adesso mi sento perfettamente pulita e rigenerata. Quando ritorno in camera cerco di svegliare Giulia dal suo pesante sonno.

-Giulia, svegliati.- La scuoto delicatamente e le parlo a voce molto bassa, a me non piace svegliarmi con qualcuno che mi parla subito con il tono di voce normale, e neanche a lei, quindi l'unica cosa che posso fare e parlarle come se stessi sussurrando.

-Mmh...Ale, che ore sono?- mugugna lei, sbadigliando subito dopo.

-Sono esattamente le undici e mezza. Dai, non puoi stare tutto il giorno nel letto, e poi ho delle mega notizie che voglio condividere con te, quindi prima ti alzi e prima ti racconto.-

Apre gli occhi di scatto e si alza dal letto, si inizia a preparare velocemente. Certo che quando si tratta di sapere cose nuove, lei è sempre disponibile, eh. Appena finisce, andiamo di sotto a fare colazione e, per fortuna, non troviamo mio fratello e la sua "amica".

Mentre preparo due tazze di caffè al quale aggiungo del latte e le porto a tavola insieme a un piatto di brioches, Giulia mi domanda curiosa: -Allora, cosa mi devi raccontare?- Prende dal piatto una brioche ed inizia a mangiarla aspettando che io dica qualcosa.

La guardo e dopo aver bevuto un po' di caffè-latte inizio a parlare:-Stamattina ha chiamato mia madre e mi ha detto che se tutto va bene potrebbero tornare anche prima di una settimana.-

Giulia sorride e inclina di poco la testa. -Che bella notizia...L'hai detto a Jack?- chiede, entusiasta.

-Ehm. In realtà no.- Mi mordo il labbro e abbasso lo sguardo, imbarazzata. Le scene di mio fratello e della sua amica in cucina, proprio sul bancone qui di fronte a me, che si baciano e fanno cose poco normali, mi passa come un flash davanti. Giulia mi guarda e aggrotta le sopracciglia.

-E che cosa aspetti?-

-Stamattina l'ho visto, ma non mi è sembrato il momento adatto per parlargli- dico, grattandomi la nuca, nervosa. -Era... come posso dire, impegnato-continuo. Giulia continua a guardarmi, ma senza capire.

-Ah si? E che cosa stava facendo?- domanda, il tono malizioso.

-Be', l'ho trovato in cucina a baciarsi con una ragazza. Avresti dovuto vederli, si stavano portando mezza cucina per quanta foga avevano.- Rido.

Il volto di Giulia cambia da felice a divertito. -Ah davvero? Finalmente. Era ora che tuo fratello si trovasse una ragazza con cui stare. Non ce la facevo più a vederlo da solo- commenta.

-Hai ragione, avresti dovuto essere lì per vederli, saresti morta letteralmente dalle risate- continuo.

Giulia prende il suo cellulare e controlla qualcosa. -O cavolo!- dice all'improvviso.

-Che succede? - Alzo lo sguardo verso di lei e la guardo, confusa.

-Sono quasi le dodici e mezza, devo andare. Avevo detto a mia madre che sarei stata a casa per l'ora di pranzo- dice, alzandosi in tutta fretta. -Mi ucciderà se non arrivo in tempo.-

-Oh, okay. Mi hai fatto venire un colpo, Giulia. Pensavo fosse qualcosa di grave- dico sollevata.Mi alzo con lei e poso le tazze del latte e caffè.

-Ma questo è grave, anzi no, è gravissimo!- Prende la sua borsa e corre ad abbracciarmi. -Vado, ci sentiamo per telefono, okay?-

-Okay- le rispondo prima che esca di casa. Bene, e adesso che faccio?

* * *

Un'ora dopo mi ritrovo a fare zapping sui canali televisivi, lamentandomi con mio fratello che non c'è niente di interessante da guardare in televisore.

-Che noia!- mi lamento.

-Già- concorda con me, sdraiato sul divano. Si alza un po' e mi chiede, venendo più vicino a me: -Ale, sono quasi le quattro, non ti sembra il momento di dirmi quello che mi avevi accennato stamattina?-

È vero, oggi dopo che Giulia è andata via, ho incontrato Jack mentre rientrava dal garage e gli ho detto che dovevo informarlo di una cosa, ma che lo avrei fatto più tardi. Non gli ho accennato niente sul fatto che l'ho sorpreso a baciarsi in quel modo così passionale con quella ragazza, forse farò anche quello più tardi.

-Ah, niente d'importante- faccio la vaga mentre lui mi guarda aspettando che dica qualcosa. -È probabile che i nostri genitori tornino un po' prima di una settimana- continuo, facendo finta di niente.

L'espressione di Jack cambia in un attimo da sorpresa a felice a confusa, probabilmente non si aspettava una reazione così neutra da parte mia.

-Come? E tu lo dici con questa tranquillità? Non sei felice?- chiede lui, sbalordito dalla mia tranquillità nel dirlo. Sorrido e lo abbraccio, mi faccio uscire una risata divertita.

-Ma secondo te faccio veramente l'indifferente davanti a questa notizia? Certo che sono felice!-

Iniziamo a parlare dei nostri genitori; lui mi chiede da quando sapessi del loro ritorno ed io rispondo semplicemente che lo so da stamattina. Gli dico che nostra madre mi ha chiamato e abbiamo parlato un po', e che dopo aver finito, prima di riattaccare, mi ha chiesto di salutarlo e di dirgli che gli vuole bene. Lui si domanda anche il perché lei avesse chiamato soltanto me e non lui, ed io gli rispondo dicendo che probabilmente non avevano tempo di chiamare entrambi, visto che lavorano quasi tutto il giorno.

Dopo aver parlato per due ore intere con Jack, decido di cambiare discorso cercando di integrare nella conversazione ciò che è successo stamattina.

-Allora, parliamo un po' di te.- Sorrido e lo guardo con aria di chi vuole sapere tutto, anche i minimi particolari. Lui corruga la fronte, confuso.

-Che dovremmo dire di me, scusa?- domanda.

La curiosità si impadronisce così tanto della mia persona che non riesco a trattenermi dal chiedere: -Chi era quella ragazza?-

Jack mi guarda. -Quale ragazza?- Si, fai finta di non sapere nulla.

-Come chi? Quella di stamattina, quella della cucina.- Mi faccio sfuggire una risatina divertita, che interrompo quando lui risponde.

-Nessuno- esclama, in tono secco.

Lo guardo stupita. Ma come, stamattina se la baciava e ora non è nessuno?

-Sicuro, Jack? Di me puoi fidarti, lo sai.- Mi avvicino a lui e prendo la sua mano.

Lo guardo, la sua mascella si serra e in un attimo si alza in piedi e toglie la sua mano dalla mia.

-Non è nessuno, Alessia!- esclama di nuovo, e se ne va.

Rimango a guardare la televisione sul divano, scossa dalla sua reazione così esagerata, e a girare un po' sui social con il mio telefono. Poi chiudo gli occhi e mi addormento, risvegliandomi verso il tardo pomeriggio quando mia madre mi chiama al telefono dicendomi che il loro ritorno è anticipato a due giorni.

-Davvero? Finalmente. Pensavo di poter sopportare Jack, invece non è così, quindi è un bene che voi torniate prima- dico, iniziando a camminare per casa.

-Ah sì? Be', allora cercheremo di tornare il più presto possibile- m'informa lei, divertita.

-Papà è lì con te?- le domando.

Ho voglia di parlare un po' con mio padre, in fondo è lui che svolge tutto il lavoro lì; la mamma è più un assistente che lo aiuta a fare qualche calcolo o il lavoro extra.

-Si, però è in camera, sta dormendo. In questi giorni ha fatto le ore piccole, in più il viaggio di lavoro lo ha completamente sfiancato, così oggi ha deciso di riposarsi.- Fa una pausa e poi continua. -Quando si sveglierà, ti farò richiamare. Gli manchi tanto e anche Jack, non vede l'ora anche lui, come me, di tornare a casa.-

-Okay, mamma. Vai a riposare anche tu, sarai stanca tanto quando lui- consiglio.

-Notte, piccola. Saluta Jack da parte mia e di papà.- Rispondo con un "si", poi riattacco e mi alzo a sedere sul divano, dove mi ero riseduta cinque minuti fa.

Alzo lo sguardo verso l'orologio a muro e noto che è ora di cena. Meglio se inizio a preparare qualcosa, o qua finisce che non mangiamo più.

Mentre inizio a preparare la cena sento la porta d'ingresso chiudersi e Jack che sale le scale, dirigendosi in camera sua e chiudersi lì dentro. Non avevo nemmeno notato che fosse uscito, pensavo che fosse semplicemente andato in camera.

Quando la cena è pronta, chiamo Jack per farlo scendere a mangiare e, indecisa su cosa fare mentre siamo a tavola, mi decido a parlare rompendo il silenzio.

-Jack- lo chiamo. Lui alza lo sguardo verso di me ma non dice nulla, rimane in silenzio, aspettando che dica ciò per cui l'ho chiamato. -Scusa... per oggi, intendo. Non volevo farti arrabbiare.-

I suoi occhi si addolciscono un po' e poi scuote la testa. -No, scusami tu, sono stato troppo duro con te-. Posa la forchetta sul piatto e continua a parlare. -Dovevo immaginarmi che mi avresti fatto così tante domande, in fondo sei sempre stata molto curiosa...- Lo interrompo.

-Troppo curiosa- lo correggo, trattenendo una risata.

-Già, e per questo sono io che dovrei chiederti scusa. -

Ho già detto che adoro mio fratello? Be' sì, dico molte cose di lui, ma quando fa così lo adoro.

-Ti scuso. - Sorrido.

La cena continua con me che racconto a Jack della telefonata della mamma e del fatto che ritorneranno prima. Poi gli mando anche i saluti di quest'ultima e di papà, dicendogli che anche loro non vedono l'ora di rivederci entrambi.

Dopo aver finito, sistemo quel che c'era sulla tavola e vado in camera mia. Metto il pigiama e subito dopo mi butto sul letto. Mi addormento con gli auricolari alle orecchie e con una musica tutt'altro che tranquilla che invade le mie orecchie.

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