15. Alessia

È domenica, finalmente, ed io sto facendo zapping sui canali da più di mezz'ora. Sono terribilmente annoiata. In televisione non c'è niente. Mi giro di posizione a poco a poco e da sdraiata come le persone normali mi ritrovo con le gambe sullo schienale del divano che penzolano tranquille nel vuoto e con la schiena poggiata dove di solito, ribadisco, si siedono le persone normali. Guardo la televisione a testa in giù, sbuffando di tanto in tanto.

-Jack, mi puoi portare dell'acqua? Non ho la forza di alzarmi- imploro urlando. Nessuna risposta e niente acqua. Accidenti, non voglio proprio alzarmi. Vorrà dire che morirò così, disidratata e a testa all'in giù. Ah, che vita...

Il campanello di casa suona ed io non ho voglia di alzarmi. Ci sono molte probabilità che mio fratello non sia in casa, visto il fatto che non mi ha risposto prima e che non vada ad aprire la porta adesso, come suo solito fare. Pazienza. Chi sarà poi che mi disturba mentre sono tutta contorta sul divano?

-È aperto- urlo con noncuranza, continuando a guardare la televisione a testa in giù. Sento la porta di casa aprirsi e chiudersi e una sagoma alta e piuttosto bella che si avvicina a me.

-Comoda, eh?- mi sfotte. Alzo lo sguardo verso di lui e appena lo riconosco cado letteralmente a terra.

-Ma sei impazzito, Damon? Che ci fai qui?- Salto in piedi. Non ci voleva questa caduta, davanti a lui poi. Mai una gioia.

-Perché sei così sorpresa? Ho suonato il campanello prima di entrare, sei tu che hai gridato che era aperto e mi hai dato il permesso di farlo, ricordi?- Mi sta prendendo per scema forse? Certo che me lo ricordo. Solo non pensavo fosse lui. E chi altro poteva essere allora? Non Jack, perché sarebbe entrato tranquillamente con le sue chiavi.

-Va be', lasciamo stare. Comunque, se cerchi Jack, non so dove sia. Probabilmente è uscito ed io nemmeno me ne sono accorta.- Dopo essermi ricomposta, mi siedo nuovamente sul divano, questa volta assumendo una posizione più consone alla situazione.

Damon mi guarda e poi si viene a sedere accanto a me. -Si, mi ha detto che torna fra poco. Posso aspettarlo qui con te o mi uccidi?- chiede divertito. Sospiro.

-Puoi aspettarlo qui, ma togli il "con te". E no, non ti ucciderò, sei salvo per questa volta.- Mi alzo e faccio il giro del divano. -Ah, se mi cerca, digli che sono in bagno.- Mi giro e vado verso le scale, poi di sopra e infine in bagno.

-Ok, glielo dirò- sento dire alle mie spalle.

Entro e vado vicino la vasca, apro il rubinetto. Il rumore dell'acqua che scende mi fa rilassare in un attimo. Prendo del sapone liquido alla fragranza di rosa e ne verso un po' nella vasca, facendo così creare in pochi istanti della schiuma che la riempie quasi completamente. Vado davanti allo specchio e mi guardo per qualche istante. Forse sono stata un po' brusca con Damon, in fondo non mi ha fatto niente di male...

Prendo un elastico da un cofanetto dentro lo sportello del mobile e mi lego i capelli, prima in una coda, poi in una crocchia disordinata. Quando l'acqua riempie esattamente metà vasca, spengo il rubinetto, la schiuma per poco non fuoriesce. Mi svesto, mettendo i vestiti nella cesta dei panni da lavare, ed entro nella vasca, l'acqua calda che mi fa rabbrividire per qualche istante. Poggio la testa su un cuscinetto che avevo preparato e posto sul bordo della vasca, prendo gli auricolari e me li metto. Chiudo gli occhi e faccio partire la mia playlist musicale. Faccio un sospiro. Ci voleva proprio un bagno rilassante come questo.

Mentre mi rilasso ripenso a ciò che io e Giulia abbiamo fatto venerdì sera: eravamo veramente sbronze. Non so con quale coraggio io sia riuscita ad ordinare quel latte di suocera. Era così forte...e aveva anche un odore inconfondibile di caramello che ti stordisce. Unito a quei tre bicchieri di vodka poi...Che serata!

Penso, però, che se Giulia non mi avesse chiesto di uscire quella sera, io non avrei incontrato Matt. Forse era destino che ci dovessimo incontrare, o forse è stata solo una terribile coincidenza data dal fatto che lui lavora nello stesso ristorante in cui siamo andate a cena insieme. Sta di fatto che quando l'ho visto per la prima volta e mi ha sorriso, facendomi saltare il cuore in gola in un istante, mi sono sentita strana. Giulia ha detto di aver capito fin da subito le sue intenzioni, ma per me non è stata proprio la stessa cosa, anzi mi ci è voluto un po' per arrivarci. Se lui non mi avesse fermato per riportarmi la giacca, probabilmente a quest'ora non saremmo fidanzati.

In verità non so come io abbia potuto accettare, ma sta di fatto che è così.

Ieri sera, quando sono tornata dall'appuntamento, chiamiamolo così, sono salita in camera ed ho iniziato ad esultare e a buttare qualsiasi cosa in aria per la troppa felicità. Sapevo che spettava a me decidere che fare, e che dovevo dargli una risposta entro quella sera stessa, ma ero troppo felice in quel momento per pensarci davvero. Mi sono distesa nel letto ed ho iniziato a ripensare a ciò che era successo, a ciò che avevo fatto. Mi sono sentita felice, veramente felice. Come mai prima d'ora, possiamo dire. Verso l'ora di cena avevo già deciso cosa fare. Così ho preso il telefono e ho digitato sulla tastiera un bel "Si", che poi ho inviato al numero di Matt. Non ho preso il telefono per tutta la serata dopo quel messaggio. Non avevo voglia di controllare se mi erano arrivati messaggi o meno (non me ne erano arrivati, per fortuna), quindi ho passato la serata a fare altro e a non pensare più a niente.

Sono felice che Matt mi abbia invitato ad uscire. Alcune volte rileggo il suo messaggio e mi emoziono: Non vedo l'ora di rivederti, mi mancano i tuoi occhi, il tuo sorriso e i tuoi capelli. Mi manchi tu, buonanotte. Matt.

È stato dolcissimo fin da subito. Mi aspettavo si rivelasse una persona completamente diversa, e invece no. È rimasto sui suoi passi e si è rivelato completamente il contrario di ciò che io, inconsciamente, avevo pensato.

Quando, al parco, mi ha portata sotto quell'albero di ciliegio e mi ha dichiarato il suo "amore" mi ha praticamente ed inesorabilmente spiazzata. Non sapevo cosa rispondergli. Boccheggiavo qualcosa d'incomprensibile e lui rideva. Mi ha lasciata senza parole, completamente. Quando gli ho detto che ci avrei pensato su, mi ha fatto un po' pena, però si è subito difeso dicendomi che avrebbe aspettato anche un'eternità per me, il che è stato molto bello da parte sua.

A fine giornata, quando mi ha accompagnato a prendere il taxi, mi ha salutato con un semplice bacio sulla guancia. Nessun bacio sulle labbra o cose del genere. Solo un semplice e amabile bacio sulla guancia che ho apprezzato molto. Quel gesto ha significato molto per me. Voleva dire che non voleva affrettare le cose e che mi avrebbe dato tutto il tempo necessario per rifletterci. Mi ha fatto capire che è un tradizionale ragazzo che vuole fare le cose con calma e di questo gliene faccio atto. Mi piacerebbe rivederlo. E lo farò, probabilmente. In fondo è il mio ragazzo. Il mio primo ragazzo. Quindi non avremo problemi a rivederci, ne sono sicura.

E poi, chi mai potrà impedirmi di rivedere quegli occhi che mi hanno fatto innamorare fin da subito?

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