13. Alessia

Mi avvolgo nel mio caldo accappatoio viola e metto ai piedi le mie pantofole. Facendo attenzione che sul pianerottolo non ci sia nessuno, torno in camera per scegliere i vestiti da mettere questo pomeriggio. Apro l'armadio e mi guardo un po' intorno. Potrei mettere una maglietta con una gonna abbinata e degli stivali, oppure potrei abbinare ad un vestito lungo fino a sopra le ginocchia delle scarpe da ginnastica bianche. Il problema è che non voglio apparire né troppo sportiva, né tantomeno troppo elegante. Esco qualche maglietta e vedo come potrebbero starmi, senza però metterle. Un vestito mi sembra troppo eccessivo per un'uscita così semplice. Anche una gonna, se la mettiamo così. Va bene, allora prendo questi.

Dopo aver scelto i vestiti da mettere, tiro fuori una maglietta bianca e un pantalone di tuta, per accomodare intanto che sono a casa. Mi butto sul letto e nello stesso momento mi arriva un messaggio di Matt: Ehi, ci vediamo questo pomeriggio al ristorante di ieri sera? Alle 15.00 va bene per te? Ti aspetto, Matt.

Sorrido appena finisco di leggere il messaggio. È troppo dolce questo ragazzo. Gli scrivo velocemente la risposta e la invio: Perfetto, ci vediamo lì a quell'ora. A dopo.

Vado un po' su Instagram. Di solito mi piace scorrere velocemente le foto fino alla prima che ho pubblicato e risalirle a poco a poco per guardarle tutte attentamente. Mentre che vado salendo, mi salgono alla mente tantissimi ricordi: in una foto ci siamo io e Giulia sulla riva di una spiaggia; eravamo in gita di primo superiore ed era estate, quindi quando siamo andati in spiaggia, Claudio ci ha scattato questa foto. In un'altra, invece, c'è mio fratello con un'espressione stufa nel viso, forse perché gli rompevo le scatole e stavo sempre a scattargli foto.

Quando arrivo ad una foto fatta scattare per il mio quindicesimo compleanno,ossia un anno fa, sorrido amaramente. Ci siamo mia madre, mio padre, mio fratello ed io abbracciati. Ricordo quel giorno come fosse ieri, è stato un compleanno bellissimo.

-Ale, scendi, ti stiamo aspettando- gridò mia madre, dal piano di sotto.

Mi diedi un ultimo sguardo allo specchio, poi scesi le scale andando da loro. Quel giorno avevo pensato di indossare un vestito bianco con un bustino pieno di decorazioni in pizzo che lasciava scoperta la schiena e con una gonna con le balze. Per dare un tocco di colore a quel look così immacolato, avevo abbinato dei tacchi fucsia in vernice. Come trucco, ne avevo realizzato uno semplice, come sempre: un po' di ombretto marrone sfumato, eyeliner, mascara, blush pesca, rossetto rosso.

Quando arrivai dai miei genitori e da mio fratello, li vidi immobili. Avevo fatto la mia entrata e mi era riuscita anche piuttosto bene. Sorrisi.

-Amore, sei bellissima- esclamò mio padre, guardandomi con espressione stupita e abbracciandomi subito dopo.

-Grazie, papà.- Lo strinsi forte. -Anche tu non scherzi con smoking e cravatta- replicai ridendo, sciogliendomi dall'abbraccio.

Mio fratello si avvicinò a me e mi prese le mani nelle sue. -Auguri, sorellina.- Sorrise, orgoglioso. Mi fece fare un giro su me stessa per guardarmi meglio, la gonna che si gonfiò a palloncino, poi continuò. -Sei grande, ormai.-

-Già... Ma tu sarai sempre qui, al mio fianco, per proteggermi da tutto e da tutti, non è così?- chiesi poi, sorridendo e guardandolo con occhi pieni di speranza.

Lui sorrise e annuì. -Non ti libererai mai di me- commentò. Ci abbracciammo e subito dopo mi diede un bacio caldo e pieno di affetto sulla fronte.

-Bene, adesso è meglio andare- intervenne mia madre, guardando l'orologio e dando un taglio alla nostra conversazione.

Io e mio fratello ci guardammo e, come se avessimo pensato la stessa cosa, dicemmo all'unisono: -Ho una fame...-

Dopo aver cenato, arrivò l'ora della torta e dei regali, ma prima io e la mia famiglia decidemmo di farci fare una foto ricordo dal cameriere di turno, cosicché avremmo potuto appunto ricordare quel giorno tanto speciale.

-Mettetevi tutti al centro: i genitori dietro e i ragazzi davanti- disse il cameriere. -Ora sorridete- continuò.

-Cheese- dicemmo all'unisono. Il cameriere scatto la foto, e dopo averlo ringraziato della la sua disponibilità, continuammo la nostra serata.

Finita di mangiare la torta, i miei si avvicinarono a me e mi diedero il loro regalo di compleanno: un iPhone 6s.

-Grazie!!- Li abbracciai forte e li ringraziai, entusiasta. -Vi voglio bene.- I miei occhi che luccicavano per l'emozione e le labbra stirate ai lati in un sorriso.

-Noi di più, piccolina. Ora e per sempre, qualunque cosa accada- replicarono loro, abbracciandomi.

-Qualunque cosa accada- bisbiglio. Alzo lo sguardo dalla foto, cercando di ricacciare indietro le lacrime, e con loro anche la malinconia e la nostalgia di quel giorno tanto speciale.

Cerco di risvegliarmi dal mio stato di trance e, come se i miei genitori fossero veramente nella mia stanza e mi stessero ascoltando, dico: -Rimarrete sempre con me, non vi lascerò mai andare via completamente, qualunque cosa accada. È una promessa.-

Il ricordo è la miglior cosa che rimane, se non si ha quello, si resta con niente.

Quando chiudo Instagram, si è già fatta l'ora di pranzo. Meglio andare a pranzare, non vorrei morire di fame ancor prima di aver incontrato Matt. Vado in cucina e non trovo nessuno. Apro il frigo e prendo i salumi e del pane, subito dopo, dalla dispensa. Apparecchio la tavola per me, dato che non so dove sia né cosa stia facendo mio fratello, e mi faccio un panino. Mangio tranquillamente, pensando che ho ancora tanto tempo per prepararmi. Prenderò un taxi, arriverò in perfetto orario e l'incontro andrà più che bene... o almeno questo è quel che credo e spero io.

Dopo aver finito di pranzare e di aver visto un po' di televisione, poso tutto dov'era e torno su, in camera. Rimango stupita quando faccio caso all'orario e vedo che manca solo mezz'ora all'appuntamento. Stiamo scherzando, vero? Come diavolo ho fatto a fare così tardi? Non è possibile che per mangiare un panino ci abbia impiegato un'ora. Ero in orario prima, ma ora non più, quindi è meglio che mi sbrighi, se non voglio arrivare tardi. Mi devo ancora vestire, pettinare, truccare...Accidenti come passa il tempo!

Vado in bagno e lavo i denti il più velocemente possibile. Torno subito dopo in camera e prendo i vestiti che avevo preparato prima, mettendomeli. Ho optato per un look semplice: una camicia con i quadretti rossi, neri e blu, degli skinny jeans neri con degli strappi sulle ginocchia ed infine, come scarpe, degli stivaletti neri con delle cinghie in oro.

Corro di nuovo in bagno e acconcio i capelli in una coda alta e che ha del volume sulla parte frontale, spruzzo un po' di lacca per fissarla, poi prendo la mia trousse ed inizio a truccarmi. Venti minuti all'appuntamento...non ce la farò mai. Cavolo, perché non faccio mai attenzione nemmeno in occasioni così?

Dopo aver steso la base, realizzo uno smokey eyes leggero sui toni del viola fino ad arrivare al bianco, sfumando tutto in modo molto omogeneo; traccio una sottile e quasi inesistente linea di eyeliner; applico un mascara volume sulle ciglia e sistemo le sopracciglia; sulle guance applico un blush pesca con riflessi dorati e un po' di terra per fare un leggero contouring; sulle labbra una semplice passata di lucidalabbra trasparente. Mi spruzzo del profumo. Finito. Dieci minuti e anche meno.

Corro in camera mia per prendere la borsa a tracolla bianca che avevo preparato già mettendo dentro le chiavi, uno specchietto, il portafoglio e, ovviamente, il telefono. Scendo velocemente le scale, intanto metto gli orecchini a cerchio.

-Jack, io esco!- grido quando arrivo giù, non sapendo se lui è o meno in casa, poi apro la porta di scatto e subito mi ritrovo a sbattere contro il petto di qualcuno, cadendo a terra insieme a questo.

L'impatto col pavimento non è così grave come penso, perché ad attutire la mia caduta è un corpo abbastanza comodo, con un bel profumo e nel quale vorrei stare tutto il giorno se solo mi fosse possibile.

Sento ridacchiare sotto di me. -Ciao anche a te, Alessia.- Aspetta, che?

Apro gli occhi di scatto e vedo Damon fissarmi divertito, il sorriso sulle labbra. Ops, rimangio tutto quello che ho detto prima.

-Oh scusa, Damon...- dico in imbarazzo, rialzandomi velocemente da terra e aiutando lui a fare lo stesso. -Il problema è che sono terribilmente in ritardo per...un'uscita con Giulia, quindi non ti ho nemmeno visto arrivare- cerco di scusarmi.

-L'ho notato. Comunque, vai pure, non ti preoccupare- risponde sorridendo, spolverandosi i vestiti con le mani. Annuisco mostrandogli un leggero sorriso e lo sorpasso.

Avrei voluto ringraziarlo, ma stranamente le parole non sono uscite dalla mia bocca, rimanendomi così bloccate in gola. Gli tiro un ultimo sguardo, poi salgo sul taxi, precedentemente chiamato, e rivolgo al taxista l'indirizzo del ristorante.

Per tutto il viaggio tengo il telefono tra le mani, nel caso in cui dovessi ritardare e dovessi avvisare Matt, o viceversa. Per fortuna ho ancora pochi minuti di autonomia per arrivare al ristorante in tempo. Spero di farcela. Da quel che vedo non c'è molto traffico nelle strade, e questo mi lascia qualche speranza. Prendo le mie auricolari che avevo nella tasca dei jeans e faccio partire la mia playlist musicale.

* * *

Quando il taxista ferma l'auto per dirmi che siamo arrivati, ho già finito di ascoltare qualche canzone da un po'. Tolgo gli auricolari e lo ringrazio. Prendo i soldi dal portafoglio e glieli do, poi scendo dall'auto e cammino verso l'entrata del ristorante, ancora chiuso.

Mi fermo, non c'è nessuno. Prendo il telefono dalla mia tasca dei jeans e controllo l'orario per vedere se ho sbagliato qualcosa io, però sembra essere tutto normale. Sono le 15.10 p.m. ed io sono qui, in ritardo di qualche minuto, ma niente di così grave. 15.10 ed io sono qui.

Gioco nervosa con la cover del mio telefono per cercare di far passare il tempo più velocemente. E se non si dovesse presentare? E se quello di ieri fosse stato solo uno stupido scherzo fatto per prendersi gioco di me? Se fosse stato così, di certo non mi avrebbe confermato il posto e l'orario di oggi. Cerco di trovare delle risposte alle domande che mi frullano imperterrite nella testa, senza lasciarmi un secondo di pace per pensare lucidamente, intanto cammino freneticamente di qua e di là.

Ad un tratto una mano da dietro mi oscura completamente gli occhi ed io sobbalzo, spaventata. Okay, adesso sono nei guai. Ti prego, fa che non sia uno di quei rapinatori o di quei pedofili che si possono trovare nelle strade a quest'ora.

Piano piano la mano si sposta dai miei occhi, facendomi rivedere la luce e così anche un bellissimo mazzo di fiori colorati. Stranita, mi giro e riconosco il viso di Matt che mi sorride. Caccio fuori un sospiro di sollievo. Pensavo fosse un maniaco!

-Per te- dice, mi guarda con occhi sognanti e con il sorriso sulle labbra. -Fiori colorati per un arcobaleno di felicità.-  Mi sorride ed io mi sciolgo. Quant'è dolce?

-Oh, g-grazie, non c'era bisogno di disturbarsi.- Prendo i fiori e li annuso, mentre guardo i suoi occhi. -Sei molto dolce e molto gentile, anche se ho pensato fossi un maniaco prima di vederti- commento scherzosa. Non so che mi succede, ma le parole escono dalla mia bocca senza che io possa fermarle. Dalle sue labbra esce una risata divertita, così rido anch'io. Okay, Alessia, niente male.

-E tu sei molto bella, molto più che ieri- risponde. -E scommetto che se ti invitassi ad uscire anche domani, saresti ancora più bella.- Le sue parole mi fanno sciogliere come un cubetto di ghiaccio quando viene immerso nell'acqua bollente, e il suo sorriso è qualcosa...di folle. Sento le mie guance andare a fuoco ed ogni parte del mio corpo con loro.

-Ehm, si, okay...- balbetto, in imbarazzo.

-Troppo sdolcinato?- domanda.

-Solo...un pochino.- Ridacchio.

-Cercherò di contenermi allora- risponde.

-Meglio.- Bene, se iniziamo così non voglio immaginare come continuerà il pomeriggio. Devi svegliarti, Alessia. Fatti coraggio e mostra ciò che veramente sei, come fossi davanti Giulia o Claudio.

-Allora, dove ti porto?- chiede poi. -Gelato, cioccolata, una semplice passeggiata, decidi tu.-

-Gelato, grazie.- Annuisco felice. Mi servirebbe proprio.

Iniziamo a camminare per le strade di Chicago e a conoscerci. Gli racconto che sono una ragazza molto pazza ma anche coraggiosa fino a punti che nemmeno immagina; che ho due migliori amici molto importanti per me; un fratello molto protettivo ma a cui voglio tanto bene e che, a sua volta, me ne vuole anche a me.

Gli parlo anche di Damon, sorprendentemente, escludendo il nome e menzionandolo come l'amico di mio fratello che non sopporto minimamente; mi guarda con gli occhi ridotti a due fessure mentre lo faccio, quasi volesse scoprire dalla mia espressione e dal mio tono di voce, se mento o se dico la verità. Okay...

Lui, invece, mi informa di essere figlio unico e un ragazzo molto sfortunato in amore. Mi racconta qualche sua esperienza in fatto di ragazze andata male e di cui io non posso che rimanere dispiaciuta. Ha provato a costruire una relazione, ma non è colpa sua se non ha mai trovato quella che lo amava così tanto da farlo.

Mi dice che l'estate scorsa ha trovato lavoro nel ristorante di ieri sera, e che si trova molto bene. Poi aggiunge che aspetta di finire il suo ultimo anno di liceo per trovarsi un appartamento e vivere da solo così da poter iniziare a frequentare dei corsi di cucina e diventare, successivamente, uno chef. Chef Matt, mmh...ma, si, dai, è carino.

Mi piacciono i suoi progetti, è molto organizzato da quel che vedo. Sono felice che stia preparando attentamente la sua vita al di fuori di tutto e tutti. Che abbia un'idea di quel che farà una volta finito il liceo. Un giorno toccherà fare lo stesso anche a me.

Arriviamo in gelateria, prendiamo posto in un tavolo per due. Non è molto piena, forse perché siamo in pieno settembre e comincia già a sentirsi il freddo nell'aria. Ma chi, anche con -20°, rifiuterebbe un gelato? Io di certo no.

-Che gelato ti porto?- mi chiede Matt, gentilmente.

In fondo non è male, anzi, sarebbe bellissimo avere un ragazzo così gentile e che ti guarda con amore. Non ho mai avuto un ragazzo, ma so che alle altre piacerebbe avere un tipo così al loro fianco.

-Cioccolato...e menta- aggiungo infine. Lui annuisce e sparisce all'interno del locale.

Mi guardo un po' intorno, nervosa. Abbiamo iniziato bene, finora non ho sbagliato nulla. Lui sembra veramente il ragazzo che ho visto ieri, dolce e disponibile, e questo mi piace. Mentre parlavo, mi ha ascoltato per tutto il tempo, commentando anche di tanto in tanto e animando un po' la conversazione quando si creavano enormi silenzi. Lo stesso ho fatto io, un po' più timida. Spero continui così bene.

-Ecco a te.- Matt torna con il mio cono al cioccolato e menta in una mano e uno al cioccolato nell'altra per lui.

-Grazie- rispondo, prendendolo e iniziando a mangiarlo con un cucchiaino così da non sporcarmi. Mi aspetto un suo rimprovero da un momento all'altro; non faccio altro che ringraziarlo.

-Oh, smettila di ringraziarmi, lo faccio con piacere- sbotta, il sorriso sulle labbra.  -Sentiamo, parlami un po' di te... Che ti piace fare nel tempo libero?- chiede, liquidando il discorso di prima con un gesto della mano. Alzo lo sguardo dal mio gelato e ne mangio un cucchiaino, facendo attenzione che non coli sui bordi. Lo guardo un attimo, esitante su ciò che devo dire.

-Be', la maggior parte delle volte esco con la mia amica, Giulia, la ragazza bionda che era con me ieri sera. Ci ritroviamo spesso a fare dei pigiama party a casa mia, raramente da lei. Altre volte invece rimango a casa a rompere un po' a mio fratello- confesso, ridacchiando.

-Sei bellissima quando ridi- dice di punto in bianco facendomi irrigidire. -Non farti togliere mai quel sorriso da nessuno. Nessuno merita di strappartelo e portartelo via.- Posa la sua mano sulla mia e mi guarda negli occhi, sincero. -Nessuno.-

Faccio un cenno di assentimento con la testa, il mio sguardo fisso su di lui. L'imbarazzo si fa sentire, ed anche parecchio. Non so che fare. E soprattutto, non so come smettere. Insomma, in meno di quindici minuti in cui siamo insieme sono rimasta completamente a corto di parole, ed io sono una che raramente si ritrova a corto di parole.

Non so come ci riesce, però mi fa sentire bene. Tutti questi complimenti, questi pensieri, queste parole che mi rivolge... Non so come spiegarlo, ma mi fanno stare bene, quasi al sicuro. So che è da pazzi, però è così.

-Comunque, un giorno dovrai farmi conoscere la tua amica, sembra simpatica- continua, notando il mio silenzio improvviso e continuando a mangiare il suo gelato.

-Oh, si...mmh...certo. Contaci.- Alzo i pollici in segno di approvazione.

-Parlamene un po', a proposito. Dimmi com'è, da quanto tempo vi conoscete...Ciò che vuoi, insomma.- Mi rivolge un caldo sorriso ed io lo guardo pensierosa. Vuole che gli parli di Giulia? Davvero?

-Ehm, okay. Be' lei è una ragazza...speciale, una grande amica e confidente. Mi affido a lei quando ho bisogno di parlare con qualcuno perché amo i suoi consigli e come mi fa stare bene sempre, a meno che non faccia qualche cavolata che mi fa arrabbiare- inizio, magio un cucchiaino di gelato. -La conosco da quando sono al liceo, siamo entrate in sintonia fin da subito. Il primo giorno che la incontrai ero appena entrata in classe con il mio migliore amico Claudio, quando vedemmo due posti liberi, anche se divisi, e ci andammo a sedere. Il mio migliore amico si andò a sedere in un posto accanto la finestra, io invece accanto a Giulia.- Sorrido ricordando quel giorno: come tutto è iniziato. -Incominciammo a conoscerci e ci ritrovammo ad avere molte cose in comune dopo molto poco. Iniziammo ad uscire tutti e tre insieme, ad invitarci a vicenda nelle proprie case, e così via. Diventammo dopo poco migliori amiche e adesso siamo inseparabili, come sorelle.- Quando concludo il mio monologo, ho quasi finito il gelato; mi resta solo il cono da mangiare.

Non mi aspettavo che Matt mi chiedesse di parlare di Giulia, mi ha sorpresa. Ripensare a come io e Giulia siamo diventate amiche e parlarne con qualcuno che non è lei, è rilassante. Mi piace parlare della mia migliore amica, lo farei sempre.

-Sono contento che qualcuno ti aiuti nei tuoi momenti tristi.- Mi guarda ed inclina un po' la testa, pensieroso. Già, ma non sempre può esserci.

Siamo inseparabili, ma alcune volte capita che non mi possa aiutare perché non è d'accordo con me, e in quei casi, io faccio a modo mio. Sospiro. Esito un po' prima di dire quello che voglio dire, ma poi parlo e vedo che lui mi ascolta.

-Secondo te provare a buttarsi da una scogliera solo per il semplice motivo di ricacciare via la rabbia che ti è rimasta chiusa in corpo per molto tempo è una cosa così brutta?- domando. I suoi occhi si allargano, sembrando quasi più grandi di qualche centimetro. -Rispondi sinceramente.-

Rimane senza parole, la perplessità sul suo viso è palese. -Be', io...- Si passa una mano sul collo, agitato. -Io non credo che... cioè, qualunque sia il motivo, non è mai bello rischiare la propria vita. Quindi si, credo che sia una cosa brutta e soprattutto non corretta da fare. Ma perché questa domanda?- La sua voce è curiosa, ma allo stesso tempo sulle spine e preoccupata a causa della risposta che potrebbe ricevere da me.

-Niente d'importante, solo...io l'ho fatto- confesso, amaramente. Matt rimane a fissarmi senza proferire parola. La sua espressione d'incredulità e di perplessità è percepibile a distanza di un miglio.

-Hey, ci sei?- chiedo, preoccupata. Lo guardo e gli passo più volte la mano davanti agli occhi per farmi vedere.

-Si, è solo che...- esita per un secondo. -Tranquilla, ti prometto che d'ora in poi non sarai più sola, perché ci sarò io con te.- Sembra sincero e la cosa mi rende felice. Non lo conosco e già si propone di aiutarmi. Si dimostra disponibile e gentile, cosa molto strana ma allo stesso tempo anche molto dolce da parte sua. -Sempre se tu mi vorrai al tuo fianco- aggiunge.

-Grazie.- Mi alzo e mi avvicino a lui per abbracciarlo. Lui ricambia il gesto, stringendomi più forte contro di sé e sussurrandomi di smetterla di ringraziarlo. Sorrido e nascondo il mio viso contro il suo collo, lasciandomi stringere in un abbraccio caldo e pieno di affetto.

Penso che questo abbraccio, che agli occhi degli altri potrà apparire una cosa strana e irreale, per me sia molto familiare, quasi come quello dei miei genitori o di mio fratello. E penso anche che non ne avrò mai abbastanza. Da quando i miei genitori non ci sono più, ho bisogno di un po' più di affetto, e lui me lo sta dando in questo momento. Questo abbraccio mi fa sentire a casa.

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