Capitolo 4
Quel giorno ero in anticipo alla stazione, un giorno da segnare sul calendario. Questa notte non avevo dormito benissimo, continuavo a pensare a mia madre e mio padre.
La campanella della stazione iniziò a suonare e io mi alzai. Buttai la sigaretta nel cestino e salii. Mi sedetti al primo posto vicino alla porta e presi il libro di storia. Non sapevo se spiegava o interrogava e non volevo prendere un bruttissimo voto, anche un cinque mi andava bene.
Lessi il capitolo tre volte e sottolineai le cose più importanti.
Dopo trenta minuti chiusi il libro, alcune cose le sapevo almeno. Non mi è mai piaciuto studiare, o meglio, io non so come studiare. Ho la soglia di attenzione di un bambino di quattro anni
-hey- alzai la testa per capire se stavano parlando con me. Sorrisi mentre Harry si sedeva davanti a me
-perchè stai studiando storia?- mi chiese
-perchè non si sa mai, e poi non l'ho studiata, l'ho letta, almeno se interroga non prendo quattro, ma almeno cinque si- riposai il libro nello zaino e guardai Harry
-lo sai che sei un pò strana?- mi chiese quasi ridendo. Io lo guardai facendo la finta offesa
-come scusa?- chiesi per poi scoppiare a ridere anche io. Le persone ci guardarono un pò male, ma li ignorammo totalmente
-ed è per questo che siamo amici- disse Harry tra le risate, gli sorrisi.
-esatto, anche perchè non ho davanti miss normalità mi sembra- gli dissi guardandolo. Poi scoppiammo a ridere di nuovo
-okay okay- Harry si teneva la pancia con il braccio -mi fa male la pancia-
-e allora smettiamola di ridere, perchè dobbiamo prepararci per scendere- guardai fuori il finestrino e vidi la nostra scuola.
Una volta fuori dal treno controllai l'ora, mancavano ancora trenta minuti e avevo fame
-Harry, ti va di andare al bar? Ho fame-
-certo, almeno saluto mia madre- mi girai verso di lui non capendo
-anche lei sta facendo colazione lì?- gli sorrisi, ma ero nervosa, conoscere i genitori dei miei amici mi rendeva sempre un pò ansiosa, non sai mai se puoi piacere o no
-no, lei lavora lì- e sorrise -mi sa che la conosci, è la barrista-
-Anne- sorrisi saltellando -vado al bar solo per lei avvolte- risi leggermente
-si, sa essere molto simpatica con le persone che gli piacciono, ma sa essere anche molto severa-
-beh, come tutte le mamme penso- abbassai lo sguardo e iniziai a contare i miei passi mentre nella mia mente si formava l'immagine di mia madre. Stavo forse esagerando con lei? Alla fine anche lei ha sofferto molto quando mio padre decise così, a random, di lasciarci sole. Probabilmente lei ha sofferto più di me, alla fine lo considerava l'uomo della sua vita. Probabilmente nemmeno esisite l'anima gemella, è solo una cosa detta da chi ama ed è amato, basta. Non penso ci siano due persone adatte a stare insieme per la vita
-a cosa pensi?- Harry si era fermato e io andai a sbattere contro il suo petto. Probabilmente dovevo avere un'espressione confusa perchè lui addolcì lo sguardo e mi sfiorò la guancia. A quel contatto arrossii, non ero abituata a quel tipo di premure
-scusa- sorrise imbarazzato abbassando la mano, io d'altro canto non sapevo cosa dire
-non penso a nulla in particolare- gli risposi quando mi ripresi dal mio stato di trans
-perfetto, entriamo che fa freschetto e ho fame- mi disse poi aprendo la porta del bar. Mi fece entrare per prima e il viso premuroso e gentile di Anne, che stava servendo un uomo sulla trentina, fu la prima cosa che vidi. Harry entrò dopo di me e si diresse al bancone
-ciao mamma- Anne si girò e fece un enorme sorriso al figlio -stamattina ti avevo lasciato dei cornetti-
-si, ma erano freddi e il microonde non funziona- rispose Harry appoggiandosi sulla spalla della madre, lui era più alto di lei
-o no, di nuovo? Forse è meglio se ne compro uno nuovo- rispose per poi borbottare parole sconnesse
-giornoo- mi decisi a parlare e lei alzò lo sguardo su di me
-tesoro- Anne mi regalò un sorriso -cappuccino e cornetto alla crema?- mi chiese. Io le sorrisi e annuii felice, sembravo una bambina
-anche a me- Harry mise il broncio. La madre lo guardò e sorrise
-vedo che avete fatto amicizia- la donna alternava lo sguardo tra me e lui -sono così felice, finalmente una brava ragazza con cui puoi uscire, e magari da cosa nasce cosa-
Io e Harry arrossimmo, più io che lui e balbettando andai a sedermi a uno dei tavoli che erano nella sala. Presi il telefono e iniziai a vagare a caso in internet almeno per eliminare quel poco imbarazzo che si era creato. Harry mi raggiunse dopo due o tre minuti, probabilmente aveva parlato con la madre. Adesso non era più rosso come prima, ma io si. Tralasciando che il mio naso diventa rosso quando fuori fa fresco o freddo, ma poi stavo ripensando alle parole di Anne prima, ma dovevo smetterla.
-scusala- mi disse Harry con un sorriso. Sorrisi anche io e mi lasciai andare
-tranquillo, è stato solo inaspettato
Poco dopo ci portarono le nostre ordinazzioni e iniziammo a ridere e scherzare
-merda- presi il telefono e controllai l'ora, erano le otto e dieci e ormai non potevamo più entrare in prima
-cosa succede?- chiese Harry mentre masticava il cornetto. Aveva una faccia buffissima e subito iniziai a ridere, era più forte di me
-hey, perchè ridi?- mise il broncio
-allora primo, abbiamo fatto tardi e ormai dobbiamo entrare a seconda ora- lui alzò le spalle, sembrava non fargli ne caldo ne freddo -la seconda è che sembravi un cricetino- risi. Lui dopo avet fatto il finto offeso sorrise e un pò mi sciolsi, non posso negare che mi fa un certo effetto questo ragazzo
Harry
Con lei ridevo facilmente, non era come le ragazze che avevo nella mia vecchia scuola, con lei potevo essere sincero, potevo dire quello che volevo perchè non giudicava e ascoltava tanto. Potevo anche parlarle per ore, lei mi avrebbe ascoltato senza battere ciglio.
Mi regalò un sorriso e io ricambiai, sembrava sempre così felice o almeno lo sembrava.
-dobbiamo andare- disse lei con il broncio guardando il cellulare.
-bene, andiamo- mi alzai ma lei rimase ferma, guardava dietro di me e il sorriso che aveva poco prima scomparve
-non è possibile- sussurò lei per poi scattare in piedi e uscire di fretta dal bar. Rimasi un attimo fermo, confuso
Asia
No, no, no, non è possibile. Perchè era qui? Non poteva stare a casa sua? E ora? Cosa potevo fare?
Mille domande e nessuna risposta, guardavo la strada davanti a me senza capire dove stessi andando, camminavo per allontanarmi da quel bar e da quell'uomo, quello che insieme a mio padre aveva rovinato la mia vita
-Asia- qualcuno mi chiamava ma non volevo girarmi, nessuno doveva vedermi così debbole
-Asia- Harry si parò davanti a me, lo riconobbi per l'inconfondibile profumo di tabacco e menta
Non volevo alzare lo sguardo, stavo piangendo e Harry non poteva vedermi così debbole
Asia datti una calmata
Me lo ripetevo continuamente nella mente, ma non funzionava. Volevo solamente andarmene, magari nascondermi sotto le coperte e non farmi vedere più per almeno dieci anni
-che hai?- mi chiese il ragazzo riccio davanti a me. Alzai finalmente lo sguardo e incrociai il suo. Invece di trovare compassione o pena trovai lo sguardo di una persona realmente preoccupata per me. Senza pensarci due volte lo abbracciai forte per poi scoppiare a piangere
-shh, non piangere. Ci sono io ora- mi disse all'orecchio mentre mi cullava come una bambina
-non voglio andare a scuola- gli risposi con la voce rotta dal pianto. Lui mi strinse ancora un pò
-e allora non andiamo a scuola- rispose alzando le spalle -nemmeno a me va in realtà- lui mi sorrise. Ricambiai senza il minimo sforzo, con lui mi sentivo a casa e protetta
-e dove andiamo?- gli chiesi con la voce da bambina
-dove vuoi tu- e mi diede un bacio sulla guancia
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