capitolo 2
Dovevo assolutamente sbrigarmi, altrimenti avrei perso il treno. Presi le chiavi, chiusi casa e mi avviai velocemente verso la stazione, fortunatamente non era poi tanto lontana dalla mia abitazione.
Arrivata aspettai il treno e nel mentre mi accesi una sigaretta
-scusa cara- una signora anziana si avvicinò a me, aveva un sorriso dolcissimo, così ricambiai
-hai un accendino?-
-certo- presi il mio accendino e glielo porsi, lei accese la sua sigaretta e si sedette accanto a me sulla panchina della stazione
-oggi è proprio una bella giornata- sorrise guardando il cielo
-si- le risposi alzando lo sguardo verso il celeste chiaro sopra di noi
-come mai stai prendendo il treno?- mi chiese poi poggiando lo sguardo sul mio viso. Accennai a un leggero sorriso
-devo incontrare un ragazzo, ci siamo conosciuti oggi a scuola e siamo diventati quasi amici- in realtà non saprei dire perchè io mi stia confidando con lei, ma sembra così dolce e non vorrei sembrare scorbutica o maleducata -lei?- chiesi con un gran sorriso
-io sto andando da mio marito, pultroppo è venuto a mancare due anni fa e ogni mese vado a trovarlo- il mio sorriso si spense subito e mi rattristai -o no cara, sorridi, lui ora è in un posto migliore di questo- disse guardando in alto. La campanella della stazione iniziò a suonare per avvisare dell'arrivo del treno. Restammo sedute e conversammo ancora un pò, mi piaceva quella signora, era gentile e faceva anche ridere. All'arrivo del treno ci separammo e ci augurammo entrambe una buona giornata. Mi addormentai poco dopo
Fotunatamente mi svegliai alla fermata prima della mia e guardai fuori, in cielo ora c'erano un pò di nuvole, ma il sole splendeva ancora
Quando scesi dal treno intravidi una chioma riccia
-Harry?- provai a chiamarlo, fortunatamante era lui
-Hey Asia, anche tu sei scesa da questo treno?- mi chiese indicando il treno che nel frattempo stava già andando via
-si- gli risposi. Ci avviammo all'uscita senza parlare
-quindi anche tu prendi il treno?- gli chiesi, poi ripensai alla mia domanda, ovvio che aveva preso il treno, la sua frase era così chiara, che figura. Stupida, stupida, stupida
-si- rispose come se nulla fosse, fortunatamente fece finta di nulla e questo mi calmò
-quindi cosa facciamo? Ti va un gelato?- girò il viso nella mia direzione
-più una crepes direi- risposi guardandolo
-allora crepes sia- disse facendo un mezzo saltello, risi, sembrava un piccolo bambino
Parlammo molto durante la nostra uscita, con lui ho una leggerezza che con gli altri non riesco a tirare fuori, forse perchè siamo simili in alcune cose
-per non parlare delle medie, gli anni peggiori in assoluto- disse scuotendo la testa
-a chi lo dici- mi vennero in mente molte cose, dai compagni cattivi che avevo a quelli bullizzati ingiustamente
-io venivo bullizzato, brutta cosa, nessuno dovrebbe fare del male a qualcuno per divertimento- il suo viso perse il sorriso che aveva pochi istanti prima
-mi dispiace, diciamo che io ho avuto la fortuna di essere quasi trasparente per le bestie che stavano in classe mia, ma ho visto molta gente venire bullizzata anche solo per aver provato a difendere qualcuno, era come un circolo vizioso, qualcuno veniva bullizzato, qualcuno intervaniva e veniva bullizzato pure lui, che schifo-
-già abbastanza- restammo in silenzio per un pò, ognuno a pensare
Dopo quella conversazione la giornata trascorse tranquilla, Harry mi faceva un sacco ridere
Sul treno eravamo seduti uno difronte all'altro
-diciamo che adesso siamo un duo- disse improvvisamente guardandomi con un gran sorriso
-si, la matta e quello più matto ancora- ridacchiammo insieme e una signora ci guardò male
Lui scese alla fermata prima della mia, ci scambiammo i numeri e ci salutammo con un abbraccio, posso dire che ora siamo amici
-a domani- mi salutò poi con la mano prima di scendere dal treno
-a domani- gli risposi quasi urlando e la signora di prima sbuffò energicamente, la guardai un pochino male e mi sedetti di nuovo prendendo le cuffie e ascoltando un pò di musica
Arrivata davanti alla porta di casa mi cadde lo sguardo sulla porta difronte alla mia, non aveva più il cartello affittasi, chisà chi si sarebbe traferito lì
Entrai in casa, ancora non c'era nessuno, andai verso il telefono fisso e feci partire i messaggi lasciati in segreteria
-tesoro- la voce di mia madre uscì dall'altro capo del telefono -pultroppo oggi sono stata bloccata al lavoro, penso che dormirò da tuo nonno, appena arrivi chiamami- presi il telefono, ma prima che potessi chiamare mia madre riconobbi la voce di mio padre
-Asia, Hanna, sono io, Tobias, vi ho chiamate per informarvi che siete entrambe invitate al mio matrimonio e vorrei che Asia facesse da damigella alla mia futura sposa, spero che verrete- guardai il telefono scioccata, che faccia tosta. Velocemente composi il suo numero e lo chiamai più infuriata che mai
-Asia, tesor-
-tu non hai capito proprio un cazzo- quasi urlai a quel lurido -tu ci lasci, non ti fai sentire per anni, ci hai fatto soffrire e ora ritorni bello bello dicendo che vuoi sposarti, e con quale divorsio eh? Ci hai pensato? E poi io che ti faccio da damigella- risi, mi sembrava quasi una battuta -preferirei gettarmi da un treno in corsa piuttosto che rivedere la tua faccia di merda- sputai fuori tutto il mio risentimento per lui, avevo i battiti del cuore accellerai e il respito affannoso, come si permetteva sto qua a fare una cosa simile non a me, perchè non me ne fregava nulla, ma a mia madre. Ero furiosa sopratutto per questo, lei aveva sofferto tanto per colpa sua, e ora tornava così, a caso, con una cosa del genere, poteva anche morire e non me ne sarebbe importato nulla, questo avevo ripreso da lui, il risentimento che provavo era qualcosa di unico
-tua madre non te l'ha detto? Tre giorni fa ci siamo incontrati per firmare il divorzio-
-no, non me l'ha detto- mi sforzai di sembrare normale e non sotto shock -ma comunque non mi interessa, tu non devi mai più farti sentire, per me sei morto- detto questo riattaccai mentre delle grosse lacrime scendevano sul mio viso. Entrai in camera e la mia gattina si mise sulle mie gambe mentre sfogavo tutti i sentimenti che provavo con un pianto mezzo isterico. Quando mi calmai composi il numero di mia amdre e la chiamai
-amore- mi rispose con un pò di affanno
-perchè non mi hai detto che lo hai incontrato tre giorni fa?- gli chiesi
-ma chi? Cosa stai dicendo?-
-l'ho sentito, ho sentito lui, ha detto che vi siete incontrati per firmare il divorzio, ovviamente a me non hai detto nulla- ero arrabbiata -ci ha invitate al suo matrimonio, vuole che io faccia da damigella alla sua tipa, ti immagini? Io damigella- mi sembrava ancora tutto uno scherzo, mi guardai intorno per vedere se c'erano telecamere nascoste, ma non vidi nulla
-tesoro se mi lasci un attimo parlare ti spiego bene-
-no, non voglio sentire le tue scuse, io adesso vado che ho fame. Ciao- riagganciai il telefono e mi sdraiai sul mio letto mentre continuavo a far uscire le mie emozioni con le lacrime
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Scusate il ritardo, ma non ho avuto molto tempo per scrivere. Sono tormata con un nuovo capitolo e spero che vi piaccia, già succedono drammi e stiamo solo all'inizio. Per farmi capire che vi piace e vi interessa lasciate una stellina e se volete un commento
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