Capitolo 4

<Sai in che classe è David?> Chiedo a Samantha

<È nella 5C, è nella stessa classe di Nathan> mi risponde Samantha.

Ah quindi Nathan lo conosce <posso sapere dov'è questa classe?>

<È al secondo piano dall'altra parte rispetto a noi nella scuola>

<Sam dopo mi puoi portare tu? Non so dove andare nella nostra ala figurati dall'altra parte della scuola>

<Sì certo Ally, cosa vuoi andare a fare da David?>

<Tranquilla non pensare male, voglio solo ringraziarlo per quello che ha fatto ieri col preside, vorrei anche sapere le motivazioni, non ci conosciamo neanche e si è preso le mie colpe>

<Va bene>

<Andiamo in classe?>

****

<Mi ha chiamato Michael, dice che è urgente, allora, vai al primo piano nostro, c'è un corridoio sulla sinistra. Fallo. Poi a metà del corridoio, c'è una porta verde sulla sinistra, la apri e in quel piccolo corridoio ci sono delle classi, ricordati 5C>

<Okay grazie>

La sua chioma castana chiara si allontana sempre di più per andare verso Michael.

Noi, dovremmo essere al secondo piano, quindi devo scendere un solo piano. Vado nel corridoio a sinistra e dopo un po' trovo una porta verde, la apro. Sulla mia destra c'è una macchinetta delle merendine e davanti un'altra porta, provo ad aprirla.

C'è un piccolo corridoio, lo passo tutto, ma della 5C non c'è traccia, lo passo altre tre volte ma niente, due ragazze davanti al calorifero mi continuano a guardare.

Non so, volete una foto?

Sto solo cercando una classe, cos'avete da fissare?

Potrei chiamare Samantha, ma no, è con Michael.

Chiamo Nathan.

Dopo qualche squillo mi risponde <Pronto?>

<Nathan, mi sono persa, volevo venire nella tua classe>

<Dove sei?> guardo le due ragazze e chiedo a che piano siamo

<Primo piano> ripeto dopo che le ragazze mi hanno risposto

<Arrivo>

Dopo due minuti neanche, arriva.

<Scusa per il ritardo, ma la prof non mi voleva fare uscire, dice che esco troppo>

<Ed è così?>

<Se tre volte in ogni ora è troppo, allora sì>

<Allora diciamo di sì. Portami alla tua classe vorrei vedere una persona>

<David immagino>

<Scocciato?>

<No assolutamente fai quello che ti pare>

<Voglio solo ringraziarlo>

<Tranquilla non mi devi delle spiegazioni. Ma perché sei qua? La mia classe è al piano superiore>

<Boh me l'ha detto Samantha, sai, non mi so orientare tanto bene>

<Neanche lei a quanto pare, è un caso perso e ti fidi di lei?>

<Era l'unica scelta>

<La prossima volta, lascia perdere e chiedi al tuo fratellino preferito> fratellino, mi fa così strano, però mi piace, chi l'avrebbe mai pensato di avere un fratello, anche se tecnicamente non è così, ma va bene.

<Andiamo, tanto sta per suonare, almeno faccio presenza>

<Va bene>

Mi sento osservata dalle due ragazze, mi giro ed è così, mi stanno guardando male, non capisco perché. Per sbaglio inciampo su Nathan, lui si gira prontamente per prendermi e non farmi cadere.

Gli sorrido per ringraziarlo e lui ricambia, ha davvero un bel sorriso.

Vedo che guarda dietro alla mia schiena e fa l'occhiolino a qualcuno.

Saliamo le scale e dei gridolini da dietro ci fanno sorridere, si avvicina al mio orecchio e mi sussurra <Sono delle primine, mi sa che le piaccio>

<Beh è normale che guardino quelli più grandi>

<Non è normale, non vuoi ammettere che ho un grande fascino> mi dice con faccia pervertita.

<Se lo dici tu> dico scherzando roteando gli occhi.

In effetti è vero, è davvero un bel ragazzo, tutte le ragazze lo vorrebbero.

<Allora, questa è la mia classe conta trenta secondi e tutti usciranno>

<Va bene>

Mi metto davanti alla porta, attaccata al calorifero che c'è nel corridoio, si sa, la vita con il culo caldo, fa meno paura.

Dopo trenta secondi di orologio, la campanella suona e tutti gli studenti escono dalle classi per respirare aria di libertà.

Riesco a vedere David, lo raggiungo, gli picchietto le dita sulla spalla e mi è sembrato si scorgere un debole sorriso quando si è girato

<Ciao>

<Ehy>

<Mh... Volevo ringraziarti>

<L'ho pensato, ma tranquilla, non ce n'é bisogno>

<Ti hanno dato qualche punizione?>

<Devo pulire la mensa, l'aula di musica e un bagno> si gira trasportato dalla mandria di ragazzi e non lo vedo più.

Non ci penso proprio a lasciarlo pulire da solo, scrivo un messaggio a Nathan *Ehy, torno a casa dopo, mi fermo a scuola, ho incontrato una prof e mi ha chiesto se posso restare*

La sua risposta non tarda ad arrivare *Ok, il professore David dovrà tenere le mani a posto, dai scherzo, divertitevi* mi spunta un sorriso

Corro al piano terra dove c'è la mensa, se non fosse stato lì, l'avrei cercato.

Guardo nel piccolo vetro rotondo della porta della mensa, non c'è nessuno, non so perché, rimango delusa, a dir la verità speravo fosse già lì.

Chissà come sarebbe stato bello vederlo lavorare mentre tutti i muscoli si contraevano, con il viso concentrato e i tavoli della mensa che probabilmente lo richiamavano a loro per essere puliti, dai, chi non vorrebbe essere pulito da lui?

I miei pensieri pervertiti vengono interrotti da una voce.

<Mi stavi cercando?> mi giro e lo guardo negli occhi. Mi incatenano a lui. Ha un viso perfetto. Per non parlare del corpo.

<Emh... Mh... Sì...>

<Sai solo balbettare o riesci a dire qualcosa di sensato?>

Mi sento le guance andare a fuoco.

Mi sento a disagio, e se avessi parlato ad alta voce e avesse sentito i miei pensieri su di lui?

No dai non è possibile.

Non è possibile che la forte Allyson balbetti davanti ad un ragazzo.

Mi devo muovere, sono rimasta immobile sotto al suo sguardo, ah già, sta aspettando una risposta.

<No, so anche parlare, volevo aiutarti>

<Ho detto che non serve>

<Voglio farlo, e non me ne andrò a casa fino a che non ti avrò aiutato>

<Okay vedo che non riuscirò a farti cambiare idea>

<Hai capito bene, perché l'hai fatto?>

<Che cosa?>

<Dire che la colpa è stata tua, quando non hai fatto niente>

<Non importa, mi aiuti a prendere le scope e gli stracci nello sgabuzzino?>

<Sì ok, ma a me importa saperlo> si gira di scatto e mi fulmina con lo sguardo, okay, non vuole dirlo.

Lo sgabuzzino è buio <C'è da fidarsi?> chiedo

<Boh penso di sì, hai paura Allyson?> mi schernisce in modo spavaldo

<No... Ehy, come sai il mio nome?>

<Nathan> risponde ovvio, capito.

Una domanda mi viene spontanea

<Fammi capire, parlate di me?> lo punzecchio, non mi risponde, lo prendo come un sì, un sorriso mi viene spontaneo e le guancie mi si colorano, menomale che è buio e non mi può vedere.

Quando il colorito mi torna normale ritorno a camminare in avanti cercando l'interruttore <AIA!!> urlo

<Che succede?> chiede ridendo

<Ho colpito la testa su qualcosa> le sue risate continuano ininterrottamente

<Basta ridere!>

<Okay principessa, solo perché me lo chiedi tu la smetto>

<E per chi se no? Siamo solo noi due> finalmente riesco a trovare l'interruttore, sta volta è lui ad urlare, mi giro verso di lui ridendo, pensando mi stesse prendendo in giro

<C'è, c'è un...> mi giro verso il suo dito, è solo una maschera di un clown, mi rigiro pensando stesse scherzando davvero, ma è diventato pallido.

<Hai davvero paura dei clown?> scoppio a ridere

<Ti prego non ridere>

<È difficile ma ce la farò, se vuoi esci, ti passo le cose>

<Sì, sì grazie>

Prendo tutto il necessario per pulire, glielo passo e usciamo.

Torniamo in mensa.

<Perché hai paura dei pagliacci?> gli chiedo provando con tutte le mie forze a non ridergli in faccia

<Ero in centro con i miei genitori, avevo circa cinque anni, stavamo passeggiando di sera, quando dal nulla è sbucato un pagliaccio dalla strada e mi ha spaventato. Poi sono inquietanti>

Scoppio a ridere al pensiero di un piccolo David spaventato da un clown.

Lui mi guarda negli occhi e io cerco di fermarmi nel ridere.

<Ti prego, non dire in giro che ho paura dei pagliacci, sei la prima ragazza che lo sa, oltre alla mia famiglia>

<Okay non c'è problema, siediti un po' se vuoi, vado a prenderti una bottiglietta d'acqua> annuisce

Esco dalla mensa, le macchinette sono vicine, prendo una bottiglietta d'acqua e gliela porto.

La beve e quando vedo che si è ripreso gli dico: <ci conviene iniziare, altrimenti non finiremo più>

<Hai ragione, comunque sono David piacere> come se non lo sapessi, aggiungerei.

Allunga la mano verso di me e gliela stringo.

È una presa forte, non mi fa male, ma è convinta.

Mi piace questa cosa.

Sembra banale, ma secondo me quando un ragazzo ti stringe la mano deve essere forte, non moscia, mi dà un'idea di virilità.

Iniziamo a pulire i vetri, visto che anche quelli sono sporchi di pomodoro, i tavoli e i pavimenti.

La stanza di musica menomale che non era tanto grande, infatti l'abbiamo fatta velocemente.

Il bagno che dobbiamo pulire è dei ragazzi, appena entrati ci invade un odore che mi fa salire la nausea

<Dobbiamo proprio?> chiedo schifata

<A quanto pare, va be, vai, faccio io>

<No no> mi abbasso sul lavandino per pulire un po' gli stracci.

Sento la mano di David toccarmi la felpa il mio corpo si irrigidisce, perché mi fa questo effetto?

È fredda, tocco il punto dove mi ha toccato ed è bagnato, stronzo.

Prendo lo straccio e glielo lancio in faccia, probabilmente non se l'aspettava, si può capire dalla sua faccia stupita <stronza> sussurra a denti stretti <mo vedi come finisce>

Mi tira un altro straccio.

Inizia una vera e propria lotta con stracci e acqua.

Mi fermo sfinita.

<Okay basta, hai vinto>

<Vinco sempre> dice con sguardo fiero, non credo proprio.

Ho un altro straccio in mano e glielo tiro in faccia.

All'inizio rimane interdetto ma poi scoppia a ridere.

<Devi sempre avere l'ultima parola vero?> mi spunta un sorriso ed annuisco <Okay allora ti concedo questa vittoria, solo per sta volta però>

In questo momento mi sembra davvero troppo tenero, anche se rimane uno stronzo per avermi lavato tutta la felpa, mi sono divertita.

<Direi che abbiamo lavato abbastanza> dico scherzando facendogli notare che avevamo bagnato tutto

<È perfetto, direi che abbiamo finito> dice con uno sguardo fiero, scoppio in una fragorosa risata, lui mi segue a ruota.

<Devo andare, devo fare un allenamento, ce l'hai il passaggio o ti porto in moto?>

<Vado in pullman tranquillo, grazie mille> mi sorride.

Sono un po' dispiaciuta, non mi sono mai sentita così bene e in sintonia con una persona, dopo il primo giorno.

Usciamo dal bagno, percorriamo il corridoio.

Usciti fuori mi dice <io devo andare a destra, ci vediamo domani> sorrido "a domani" mi piace, sembra quasi una promessa

<Ah okk, io a sinistra, a domani> si avvicina e mi lascia un bacio tra la guancia destra e le labbra.

Sono immobile, non riesco neanche a ricambiare.

Quando mi rendo conto di quello che è successo è già lontano, alzo la mano per salutarlo e ricambia.

Vado verso il pullman, anche se, a dir la verità, ogni volta mi sono girata sperando che arrivasse da me di nuovo.

Tipo come nei film.

Anche se non è stato così.

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