Capitolo 38

La suoneria del mio telefono mi fa capire che è arrivata una notifica.

La apro e un sorriso sincero si espande sul mio viso *stronza sei tornata e non mi dici niente, domani solo io e te, colazione*

<Amore a chi sorridi?> mi dice Nathan uscendo dal bagno.

Alzo lo sguardo verso di lui, ha solo un asciugamano bianco che gli copre la vita, i capelli biondi ancora leggermente bagnati gli ricadono sulla fronte.

Mi mordo il labbro per la visione paradisiaca.

<Ti sei incantata?> mi deride con il suo sorriso bellissimo.

<Sei bellissimo> gli dico mentre mi avvicino a lui

<Ruffiana ti ho fatto una domanda prima, per chi sorridi al telefono?>

Giro il mio cellulare e gli mostro il messaggio.

<È sempre la stessa> dico ridendo.

<Eh già> prende delicatamente il cellulare e lo spegne. Lo appoggia sul comodino e ritorna vicino a me.

Siamo petto contro petto.

Cuore contro cuore.

<Comunque... Anche tu sei bellissima>

Mi alzo in punta di piedi per arrivare alle sue labbra.

Devo ammetterlo, sono una puffa a confronto suo.

Si abbassa leggermente per prendermi in braccio e baciarmi con più facilità.

I nostri respiri si mescolano.

Le nostre lingue danzano in modo perfetto tra di loro e come sottofondo c'è la sinfonia dei nostri cuori che battono allo stesso ritmo di musica.

Ci addormentiamo così, accoccolati nudi nel suo letto, dopo aver fatto l'amore.

****

Mi sono trasferita nella camera di Nathan, ormai non sono più abituata a dormire da sola senza di lui.

La mia stanza ha troppi ricordi negativi, con calma, riuscirò a rientrarci.

Il tavolino in cui sono seduta è di un bar nuovo.

È molto carino, sui toni del fucsia e dell'azzurro, rende l'atmosfera allegra.

Vedo avvicinarsi una cameriera <ciao hai già scelto cosa prendere?>

<Ciao, guarda sto aspettando una ragazza> le sorrido dolcemente.

<Certo torno dopo> ricambia il sorriso.

Penso a Nathan e a cosa stia facendo con Jennifer, mi ha detto che sarebbe uscito con lei e dato che saremmo stati in centro tutti e quattro magari avremmo potuto vederci dopo.

Il campanellino attacato alla porta tintinna, segno che si è aperta.

Sbuca la ragazza che stavo aspettando, i capelli castano scuro sono sciolti e lunghi, si muovono ad ogni passo che fa verso di me.

Indossa dei jeans attillati, una maglietta corta rosa cipria con sopra una giacca di pelle anch'essa corta, ai piedi gli anfibi neri.

<Io me la segno questa> annuncio alla ragazza dagli occhi azzurri che si è appena seduta di fronte a me.

<Cosa ti segni?> mi guarda incuriosita.

<Oggi, quindici aprile duemilaventuno, Jessica Evans si è vestita sobria> sputo scoppiando poi a ridere.

Ebbene sì, io e Jessica siamo diventate amiche.

Flashback

Sento una leggera pressione sulla mia gamba sinistra.

Apro di scatto gli occhi.

Le pareti completamente bianche con il pavimento color carta da zucchero mi sovrastano.

Ormai ci ho fatto l'abitudine.

Anche all'odore. Non lo sento quasi più.

Anche se, qualche volta mi capita di piangere ancora, succede quando arriva una folata di vento e l'odore di ospedale si fa pungente.

In quell'odore è impregnata la sofferenza dei malati e delle famiglie, l'odore delle medicine e di lacrime versate.

Guardo la persona seduta sulla sedia alla mia sinistra che è accovacciata con la testa sulle mie gambe.

Non ci posso credere.

Jessica Evans è venuta a farmi visista?

Diciamo che non è la prima persona che avrei voluto vedere oggi, anzi, non mi aspettavo proprio di vederla

<Jessica...> sussurro leggermente.

La mia voce sembra spaventarla infatti alza di scatto la testa.

I capelli sono arruffati e ha il mascara tutto colato sulle guance.

Sembra una ragazza diversa, non è la solita snob che ho sempre visto, adesso è una ragazza fragile.

<Co-cosa ci fai qui?> la voce mi esce quasi strozzata.

<Io volevo chiederti scusa, con tutto il mio cuore> tira su con il naso.

Allungo lentamente la mia mano per prendere la sua.

È molto calda, a differenza della mia che sembra quella di un morto.

Un morto.

Io qualche giorno fa lo sarei potuto essere, se non fosse stato per il mio angelo, Nathan.

Ma io davvero avrei voluto morire?

Far soffrire la mia famiglia e i miei amici, è stato un gesto egoistico.

Qualcuno lassù non voleva che lo raggiungessi, mi hanno dato un'altra opportunità e io non la sprecherò.

Muovo dolcemente il pollice sulle sue nocche per darle conforto e farla parlare.

<Io volevo chiederti scusa per come mi sono comportata con te. Odiami Allyson per favore, me lo merito>

In questo momento mi fa pena

<Jessica> la richiamo <io non ti ho mai odiata> la sua faccia è stupita <io ho odiato alcuni tuoi comportamenti, soprattutto quelli verso i miei amici, ma come persona non ti ho mai odiata, non mi piace giudicare le persone. Perché ti sei sempre comportata male con noi?>

<Tu sei troppo buona, ora capisco perché David ti amava> a sentire il suo nome il mio cuore riceve un pugno e una lacrima calda scende dalla mia guancia.

Lui non mi amava, mi ama ancora.

Mi manca come l'aria.

<Io mi odio perché ti ho odiata. Io amavo davvero David, o almeno, pensavo di amarlo. Quando ho visto che si stava interessando a te ho dato di matto, stavo con altri ragazzi sperando che si ingelosisse, ma niente. Ho cercato di allontanarvi in tutti i modi ma non c'è stato verso. Infatti quando ho capito che il vostro era vero amore ho smesso. Io mi ero abituata ad averlo nelle mie giornate, sapevo che quello che provavo io non era lo stesso che provava lui, l'ho sempre saputo. Io ci speravo, ci ho sempre sperato che prima o poi cambiasse qualcosa in lui. Ma poi sei arrivata tu, e lui non ha avuto occhi se non per te. Dopo un po' mi sono accorta che in fin dei conti non ne ero veramente innamorata. Gli ho voluto un gran bene, era un grande amico per cui provavo un'attrazione, però finiva lì, mi piaceva l'idea che mi ero creata, tutto il contorno, due ragazzi popolari che stanno insieme, capisci?>

No, non riesco molto a capire, perché io David l'ho amato, lo amo e lo amerò per sempre, in modo sincero, vero e incondizionato.

Non starei mai con una persona solo per il contorno, solo perché me lo sono idealizzato nella mia testa.

Ha senso solo se ne sei innamorata veramente, altrimenti si può stare benissimo soli.

Annuisco a Jessica mentendo, non capisco ma voglio che vada avanti.

<Al funerale mi è salito un gran senso di colpa, per avervi fatto litigare in certe occasioni e perché mi sono accorta di essermi comportata veramente male con te>

<Jessica ti perdono> la guardo con occhi dolci.

Le si spalancano gli occhi <davvero?> sembra sorpresa.

Annuisco con un sorriso <è giusto dare seconde possibilità, sono contenta che ti sia accorta dei tuoi errori. Ma voglio farti capire che io non sono arrabbiata per quello che hai fatto a me. Ero arrabbiata soprattutto quando ti sei comportata in quel modo in mensa con Madison, da lì è iniziato tutto, perché umiliarla così davanti a tutti?>

<Mi dispiace tanto anche per lei. Solo che in quel periodo c'era il triangolo tra Madison, Rebecca e Noah. Penso che tu già lo sappia, Noah e Rebecca sono stati per un po' insieme fin quando Noah l'ha lasciata per Madison. Io vedendo Rebecca stare così male per un ragazzo non ci ho visto più e sono andata su quello che consideravo l'anello debole del triangolo. Ho reagito d'impluso. La cosa più importante era vedere Rebecca contenta, anche se non è cambiato niente. Infatti dopo mi sono pentita ma non potevo venirmi a scusare, perché Jessica Evans è la ragazza forte e orgogliosa, quella senza sentimenti. Io da adesso in poi voglio essere solo Jessica, voglio riuscire a togliere tutte le mie maschere e mostrare le mie debolezze a chi se le merita, non solo a Jennifer e Rebecca>

<Jessica, io sono sempre stata convinta che sotto quella maschera che ti porti, sotto i chili di trucco e i vestiti striminziti che ti metti, ci sia una persona meravigliosa. Permettimi di vederla>

<Ce la farò promesso> mi stringe un po' più forte la mano.

<Ne sono contenta, non sopporti neanche Samantha immagino> le dico sorridendo.

<No lei mi è sempre stata simpatica, è una bella tipetta, perché non avrei dovuto sopportarla?>

<Punto numero uno> dico sollevando l'indice <sei Jessica Evans la ragazza viziata e odiosa che non sopporta nessuno>

<Davvero mi descrivono così?> mi dice con una faccia disgustata e io annuisco.

<Punto numero due> dico sollevando anche il dito medio <è la sorella di Nathan, immagino che Nathan abbia fatto soffrire Jennifer>

Jessica scoppia in una fragorosa risata <sei seria?> quasi urla.

Metto il mio dito indice davanti le mie labbra <shh> l'ammonisco con un sorriso.

<Nathan non ti ha detto niente?> nego con la testa <Se lui non ti ha detto niente non sarò io a dirtelo>

Gira il suo polso verso il suo viso per guardare l'ora sull'orologio <si è fatto tardi, devo andare, se ti va torno uno di questi giorni, mi ha fatto piacere>

<Sì certo, anche a me ha fatto piacere> "non andartene", avrei voluto aggiungere ma ho preferito stare zitta.

La guardo attentamente uscire dalla porta della mia stanza e mi appoggio meglio sul cuscino.

Ora gli unici rumori che si sentono sono quelli del mio respiro. Odio il silenzio, soprattutto in un periodo come questo.

Il silenzio significa che inizio a pensare troppo e questo mi porta a stare male.

Perché David non è qui a consolarmi.

<Oi ma mi stai ascoltando?> dice Jessica scuotendomi una mano davanti agli occhi

<No scusami bisbetica puoi ripetere?> ruota gli occhi per il soprannome

<Stavo dicendo che ho sentito Jennifer, è in giro con Nathan che stanno scegliendo un regalo per Andrea, se vuoi dopo ci aggiungiamo a loro>

<Sì certo mi fa piacere>

<Comunque state proprio bene tu e Nathan, ti vedo felice e spensierata> mi dice con un sorriso allungando la sua mano e prendendo delicatamente la mia.

<Lo sono e lo amo davvero. Ha tanta pazienza con me, perché è stata davvero dura tra di noi e so che lo sarà, perché per me David è importante> una lacrima è sul bordo del precipizio del mio occhio. La caccio via velocemente.

<Adesso non mi va di parlare del passato, parlami un po' delle tue nuove prede bisby> scoppio a ridere perché mi ha accennato qualcosa per telefono.

<Bisby?>

<Non ti chiami mica Jessica Evans la Bisbetica? Bisby è il diminutivo del tuo nome> ruota di nuovo gli occhi e mi inizia a raccontare.

<Tutti casi umani> sentenzia, iniziamo bene.

<Raccontami, non vedo l'ora> batto le mani esaltata. La Samantha che è in me si fa sentire.

<Ah vuoi ridere delle mie disgrazie stronzetta? L'ultimo con cui sono uscita ci stavamo sentendo in modo serio, era perfetto, troppo perfetto per essere vero. Un giorno mi ha detto che aveva la zia che stava male ed era in ospedale. Io sono uscita con Jennifer e Andrea e indovina un po'? C'era al bar lui con una ragazza e le stava ispezionando la gola>

<Non ci credo>

<Neanche io ci credo, come fa un ragazzo se ha me, cercarsi qualcun'altra? Cioè è inevitabile che io sia più bella di qualsiasi ragazza con cui possa uscire>

<La tua modestia non ha fine> dico rotando gli occhi scherzosamente.

Alla fine può permetterselo è veramente una bella ragazza.

<Basta mi faccio suora>

<Ma smettila non fare la tragica, ci sarà qualche ragazzo sano di mente adatto a te>

<Anzi, suora di clausura, chiusa in convento a vita> dice come se io non avessi detto niente.

<No direi che un ragazzo sano di mente non lo troverai mai> mi guarda incuriosita <perché per stare con te e per sopportarti deve essere per forza esaurito di suo> le faccio una linguaccia scherzosa e scoppia a ridere.

<Rebecca invece come sta?> le chiedo.

<Tutto bene, l'ho sentita ieri, è andata in Australia a fare l'università>

<E Jennifer come sta con Andrea?>

<Sono una bella coppia li invidio>

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