Capitolo 35
Finalmente dopo una settimana rivedrò David, mi ha detto che non vede l'ora di vedermi per raccontarmi tutto sulla Francia, nonostante mi abbia già raccontato quasi tutto per telefono.
Doveva arrivare dieci minuti fa, d'istinto mi sarei preoccupata, ma mi ha già avvertito che sarebbe arrivato in ritardo dato il traffico.
Samantha entra dalla porta, ruoto gli occhi verso il cielo perché come al solito non ha bussato e infatti lei capisce e si mette a ridere <Sarei potuta essere nuda>
<Cosa sarà mai, non sono mica Nathan eh> scoppiamo a ridere tutte e due <Ah certo potevi essere così per David vero?> le mie guance si colorano di rosso e mi sento avvampare <stupida> le urlo scherzosamente tirandogli il cuscino che stranamente, rispetto alla mia solita non mira, gli arriva dritto in faccia.
Mi copro il viso con le mani.
Sento che me le sposta delicatamente con le sue <dai sto scherzando e succederà prima o poi> mi dice ammiccando, mi ricopro la faccia.
<Ok ok la smetto>
<grazie mille> scoppiamo a ridere, tutto d'un tratto si fa seria, mi sto preoccupando, non è da lei esserlo.
<Quando arriverà questo momento usate i preservativi almeno, o se no tranquilla che ti porterò io dal ginecologo a prendere delle pillole> non ci credo che me l'abbia detto davvero, lei ancora non sa che è già successo, ma parlarne mi imbarazza comunque.
Scendo dal letto e mi catapulto fuori dalla porta, vado a sbattere contro qualcosa di duro, alzo leggermente la testa ed è Nathan.
Devo dire che da quando va in palestra è diventato molto più spesso <Ei Ally come mai così di fretta?>
<Tua sorella mi stava dando dei consigli sessuali>
<Ma chi Emily?> mi fa strano sentirgli dire che Emily è sua sorella, mi fa piacere, infatti d'istinto sorrido.
<No scemo, Samantha>
<Stavo solo cercando di prevenire> urla Samantha da dentro la camera, roteiamo gli occhi all'unisono.
La suoneria di un telefono ci distoglie, è il mio.
È Noah <Allyson vieni subito all'ospedale... David> la chiamata si chiude.
In ospedale?
Cazzo.
Noah stava piangendo, gli sarà successo qualcosa.
Il panico inzia ad impossessarsi di me, inzio a correre per prendere la macchina.
<Allyson dove stai andando? Chi era?>
<Noah. Devo andare all'ospedale> Samantha sentendo questo esce dalla camera, menomale non fanno altre domande anche perché non saprei cosa rispondere.
<Ti porto io>
Corriamo tutti e tre verso la macchina, incontriamo tutti gli altri in salotto che vedendomi si preoccupano <che succede?>
<Devo andare in ospedale>
Arriviamo in macchina, Rohn alla guida Nathan al posto del passeggero e Samantha dietro con me.
Brevemente Nathan gli ha spiegato cosa stava succedendo e Rohn ha deciso di guidare visto che Nathan poteva fare qualche danno con la macchina visto che è suo amico.
Mamma ha deciso di stare con i bambini, magari sarebbe venuta dopo.
Comunque quella che sta peggio sono io, sto piangendo a dirotto, quel poco trucco che avevo mi è colato sulla maglietta ma questo poco mi importa, continuo a tremare e ripetermi <ti prego ditemi che sta bene e che è solo uno scherzo> probabilmente ogni tanto lo dico ad alta voce infatti Samantha è sempre pronta a tranquillizzarmi e a dirmi che va tutto bene, quando bene non sta andando proprio niente.
La sua voce la sento poco, è ovattata dai miei pensieri che sono a volume altissimo, mi passano continuamente immagini di lui felice, di noi, mi continuo a ripetere di essere positiva perché andrà tutto bene.
<Papà ti prego vai più veloce> continua a dire Nathan.
<Non posso andare più veloce di così>
<Più veloce ho detto> c'è una forte tensione in macchina.
Finalmente arriviamo all'ospedale, è grandissimo, tutto bianco e pieno di finestre.
Mi catapulto fuori dalla macchina e inzio a correre.
Devo arrivare il prima possibile da lui.
Nathan mi raggiunge, dato che lui ha il passo svelto mi prende per mano sperando che possa velocizzare il passo.
Entriamo dentro, per fortuna il banco per le informazioni è vuoto <David Wilde> dico velocemente, non posso perdere tempo, la signora dall'altra parte sembra scocciata e si muove troppo lentamente per i miei gusti <è urgente> cerco di rincarare la dose, Nathan mi sta trucidando me lo sento, non sono abituata a rispondere male, ma questa donna si comporta come se non avessimo niente da fare e mettersi a cercarlo per tutto l'ospedale sarebbe solo una perdita di tempo <Ha intenzione di muoversi o vengo al suo posto a cercarlo io?> intanto Rohn e Samantha ci hanno raggiunti, sono andati a parcheggiare e sentendo il fiatone, hanno corso.
<Quinto piano> ci dice allungando e arrotolando con un dito la cicca che ha in bocca, disgustoso.
Corriamo verso gli ascensori.
"Dai muoviti" continuo a ripetermi.
È incredibile come ogni volta che si è di fretta sembra che tutto e tutti cerchino di farti arrivare in ritardo.
Finalmente l'ascensore si apre.
Premiamo il tastino cinque, siamo solo noi quattro.
Nathan mi regge da un braccio, mi sento tutto molle, potrei cadere da un momento all'altro.
Finalmente le porte si aprono, giriamo nel corridoio a sinistra e troviamo subito tutti i nostri amici e i genitori di David seduti in quelle sedie scomode.
Vado verso Juliette e la stringo in un forte abbraccio, scoppiamo in un pianto liberatorio e pieno di dolore, mi stacco dolcemente e vado verso Noah.
Lo abbraccio <cos'è successo??>
<Ha avuto un incidente, era in moto, una macchina ha sbandato e l'ha preso in pieno, ora è in sala operatoria e nessuno vuole dirci niente> urla quest'ultima parte cercando di far sentire in colpa alcuni dottori che ci passano vicino.
Anche se, loro stanno solo facendo il loro dovere.
<Fra quanto uscirà?>
<Non si sa>
<Ho bisogno di fumare> dico sapendo che sarebbe stato inutile rimanere lì ad aspettarlo, tanto comuqnue saremmo ritornati prima che lo avrebbero portato in camera.
Poi odio l'odore degli ospedali, sanno di chiuso e mi ricorda quando stava male papà.
<Allyson vengo con te, devo prendere aria se no spacco qualcosa>
Scendiamo al piano terra, gli offro una sigaretta.
Il fumo ha un sapore diverso, pieno di dolore, si mischia alle lacrime che non riesco a fermare <È colpa mia se è successo> Noah mi guarda confuso <doveva venire a casa mia, ed è successo, probabilmente se fossi andata io a casa sua sarebbe successo a me, sarebbe stato meglio>
<Non sentirti in colpa, non è colpa tua, non pensarlo neanche per scherzo, sarebbe stato orribile uguale anche se fosse successo a te>
<No invece, lui non avrebbe sofferto e sarei stata io in rischio tra la vita o la morte>
<Lui non sta rischiando la vita, è forte e si riprenderà. Poi tu dici che non soffrirebbe, ma sai quanto ti ama? Non ho mai visto nessun ragazzo amare così tanto una ragazza. Si sentirebbe morire dentro come tu ora ti stai sentendo>
<Forse hai ragione, non doveva succedere proprio>
Finita la cicca della sigaretta la buttiamo per terra ed entriamo.
Uno squillo da Nathan mi fa capire che dobbiamo tornare.
Corriamo, questa volta prendiamo le scale, per fare prima visto che l'ascensore ci avrebbe messo troppo ad arrivare.
Arrivati al piano notiamo che questa volta nella stanza 513 che gli hanno assegnato, il letto non è più vuoto ma c'è lui, un po' di gioia.
Solo io e Noah abbiamo un espressione quasi sollevata, gli altri stanno tutti parecchio male.
Notiamo due dottori che si sono appena allontanati dai genitori di David, probabilmente sono loro che hanno svolto l'intervento, li fermiamo e ci mettiamo in disparte <scusate voi siete?>
<La fidanzata e il migliore amico>
<Scusatemi ma potremmo dare informazioni solo ai parenti>
<La prego>
<No mi spiace> e se ne vanno.
Andiamo verso tutti e ci sediamo su due sedie vuote, io come sempre scoppio a piangere, non riesco a sostenere questa situazione sapendo che lui sta male.
****
Si è appena svegliato, ora i dottori sono dentro a fargli le visite di controllo, lo vedo dal vetro e lui nonostante sia circondato da dottori continua a guardarmi dall'altra parte del vetro, è con quel sorriso beffardo come a prendermi in giro per aver superato pure questa, io mentalmente continuo a rimproverarlo per avermi fatto spaventare.
Quanto mi era mancato.
Dopo qualche minuto i dottori escono, cerchiamo di fermarli ma ci fanno capire che non ci avrebbero dato delle risposte, ancora.
Ci dicono solo che saremmo potuti entrare uno per volta.
Dopo che la mamma e il papà sono entrati vado io, finalmente.
Chiudo la porta, ogni passo che faccio perdo un battito e ogni tanto mi batte più forte del dovuto, mi sembra di poter morire dalla felicità.
Ha rotto solo il braccio e la spalla destra, sarebbe potuto andare peggio.
Mi è mancato tantissimo, finalmente lo rivedo, mi è mancato tutto di lui.
Gli lascio un dolce bacio sulle labbra, mi siedo sulla sedia posta a sinistra del letto, si vede, fa ancora un po' fatica a muoversi e a parlare.
Mi stringe la mano forte.
<Mi hai fatto spaventare, avevo paura di perderti> i suoi occhi si rabbuiano per un attimo.
<Scusa non volevo> sussurra.
<Adesso non è il momento ma poi dovrai raccontarmi tutto, tanto rimarrò io questa notte è giusto che i tuoi genitori si riposino> annuisce <dai tanto ci vediamo dopo, ti faccio entrare altre persone>
<Va bene> esco dalla porta, già mi manca, entra Noah.
<Sei stata poco dentro> mi dice suo padre.
<Sì ho deciso che rimarrò stanotte, quindi starò dopo con lui. Se dovesse succedere qualsiasi cosa vi chiamo promesso, è giusto che vi riposiate>
<Grazie Allyson sono felice che David abbia trovato una ragazza come te>
****
Ormai tutti sono già andati via, David riesce a parlare normalmente infatti mi stava raccontando cosa aveva fatto in Francia anche se all'inizio sembrava che non si ricordasse nulla.
<Preferisco mille volte il cibo italiano, è stata una delle cose che mi è mancato di più, dopo di te ovviamente> mi accarezza la guancia, mi lascio cullare dalla sua voce e dal suo gesto <Se ci dovessi andare ancora, mi porterei pasta in scatola>
<Non so neanche se esiste>
<La inventerò prima di tornare in Francia> scoppiamo a ridere. <Amore non ti offendi se ti dico una cosa?>
<No certo dimmi>
<Per quanto ami stare a parlare con te, sono stanco>
<Va bene amore tranquillo non c'è problema> si sistema meglio nel letto.
I dottori sono già passati qualche volta a dirci che non si potrebbe stare in due nel letto, ma hanno capito che saremmo stati così comunque.
<Buonanotte amore>
****
Guardo l'orologio, sono le 4:32 David sta dormendo.
Dovrei andare in bagno.
Cerco di alzarmi senza svegliarlo.
Esco dalla porta e mi trovo nel corridoio, giro l'angolo a sinistra verso il bagno, sento delle voci parlare, decido di ascoltare anche se non si dovrebbe, la pipì avrebbe aspettato, come sempre la curiosità ha la meglio su di me.
<Non so come sia possibile>
<Che cosa?>
<Che il ragazzo della stanza 513 sia ancora vivo> aspetta, è il numero della stanza di David, cosa intende dire?
<Cosa significa?> chiede l'altro dottore.
<Il ragazzo ha un tumore molto grave, abbiamo smesso di fare le chemio un paio di settimane fa perché non c'è più niente da fare, potrebbe vivere ancora un paio di mesi circa, però si vede che è forte, non tutti sarebbero riusciti a superare questo intervento, e soprattutto non tutti sarebbero riusciti a sopportare tutto questo praticamente da solo, ormai è un paziente abituale, la settimana scorsa è rimasto qua> non riesco più ad ascoltare niente, mi accascio a terra con le mani nei capelli, tutte le immagini mi appaiono davanti, ora capisco perché voleva che gli tagliassi i capelli, non voleva vederli cadere.
Capisco perché si è ritirato da scuola, non ce la faceva fisicamente.
Perché mi aveva lasciato, non voleva farmi soffrire.
Perché tutti quei suoi sguardi malinconici quando si parlava del futuro.
E perché la sua fissa improvvisa di voler viversi pienamente il presente.
Non riesco a realizzare una vita senza di lui, vorrei morire con lui.
Non può essere vero, avranno sbagliato.
Il mio cervello è come se fosse spento, vuoto. Vedo tutto nero.
La mia vita sarà nera senza di lui.
Mi sento uno schifo, per non averlo capito, per non essermi accorta, non essergli stata abbastanza vicino, non quanto meritava.
Questa notizia è come un fulmine a ciel sereno, uno schiaffo in pieno viso.
David's pov
L'orologio di fronte al letto mostra le 6:05.
Allyson.
Dove sei?
Tasto in tutto il letto ma non c'è.
Non se ne può essere andata, non voglio.
Mi alzo dal letto, esco dalla camera, cammino, non so dove ma cammino.
Ignoro alcuni dottori che mi dicono di tornare nel letto per il mio bene, non mi interessa del mio bene se non so dov'è Allyson.
Guardo ogni angolo e finalmente trovo la sua chioma bionda.
È seduta accovacciata al muro, mi siedo vicino a lei.
Dei singhiozzi fuoriescono dal suo corpo minuto, non voglio vederla così.
<Ehy...> cerco di capire cosa succede, tira su con il naso, con fatica mi risponde
<Perché non me l'hai detto subito?> i suoi occhi si incontrano con i miei, è uno sguardo triste, deluso e quello che non avrei mai voluto vedere da lei: pena per me.
<Allyson per favore ascoltami> annuisce <scusami amore mio, non volevo che soffrissi, volevo vivermi questi ultimi periodi con te al meglio, come se fosse tutto normale. Non avrei voluto che mi vedessi come un ragazzo malato, ma un ragazzo normale>
<Da quanto lo sai?>
<Qualche mese fa, ma il tumore era già molto sviluppato, probabilmente lo sai già, non sono andato in Francia sono rimasto in ospedale, ho smesso poco fa di fare le chemio, ho sempre voluto essere consapevole di tutto quello che mi succedeva, non c'è più niente da fare, ho ancora un mese di vita>
<Sei sicuro che non ci sia più niente da fare?> un singhiozzo esce dalle sue dolci labbra che amo baciare <tipo una trasfusione di sangue, qualsiasi cosa, io sarei disponibile> un'altra lacrima scende da quegli occhi blu mare che in questo momento sembrano il cielo annuvolato <David, io ti darei qualsiasi mio organo se ti facesse vivere, questo lo sai, il mio cuore già ce l'hai>
<Amore mio, non c'è più niente da fare>
Mi si restringe il petto, odio vederla stare così male, è quello che non avrei mai voluto vedere.
Sapevo di recarle del dolore, per questo volevo lasciarla, non merita di soffrire a causa mia.
<Quando avevi intenzione di dirmelo? Volevi che lo venissi a scoprire il giorno del tuo funerale?>
<Avrei trovato un modo per dirtelo, forse, avevo paura che come tante te ne andassi, perché non saresti riuscita a sostenerlo, sostenere tutto questo, sostenere un David malato>
<Sei impazzito? Non sono come le altre, io ti starò vicino fino all'ultimo giorno, ti ho pure tagliato i capelli. Ti amerò sempre, ti ho amato con i capelli e da pelato, ti ho amato con e senza tumore, ti amerò in vita e anche dopo la vita. Io resto David, non me ne andrò come tutte le altre. Te lo prometto>
<Ti amo amore mio, sei unica e speciale. Promettimi delle cose: promettimi che non farai cazzate, promettimi che ti troverai un uomo e che avrai dei figli con lui. Mi sento un pazzo a spingerti verso un altro uomo ma voglio solo la tua felicità> delle lacrime scendono dal suo viso copiosamente.
L'abbraccio forte, le bacio delicatamente le lacrime, un leggero sorriso esce dalle nostre labbra.
Nessuno può capire quanto la amo, so che le sarò vicino sempre <Te lo prometto David>.
I suoi occhi sono vuoti, è come se quest'ultima frase me l'avesse detta solo per accontentarmi.
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