Capitolo 28

<Dove stiamo andando?> è da tutto il viaggio in macchina che David non vuole dirmi dove stiamo andando.

<Ti voglio portare in un posto, te l'ho detto>

<Questo l'ho capito, ma voglio sapere dove>

<Adesso te lo dico, siamo praticamente arrivati>

Ferma la macchina in un parcheggio e scendiamo dall'abitacolo.

<So che a primo impatto non ti piacerà, il posto in sé lo odi> il mio sguardo è stranito ma voglio sapere solo dove mi stia portando.

Arriviamo davanti ad una struttura bianca.

La scritta "Hospital" è davvero enorme.

Mi sta portando in un ospedale?

Sa che li odio, perché lo fa?

<Ti fidi di me?> dice David vedendo la mia faccia preoccupata.

Sì che mi fido, lo seguirei ad occhi chiusi. <Ogni tanto ci vengo qui>

Mi dice entrando nell'ospedale pediatrico.

Le pareti sono verdi e ci sono disegnati alcuni personaggi dei cartoni animati.

L'odore è quello, è sempre stato quello.

L'odore che mi ha perseguitato nella mia infanzia e nei periodi bui.

<Piccola... Se non te la senti lasciamo stare>

<No! Mi fido di te! Vuoi farmi vedere una cosa? La vedrò. In questo momento sento un po' di nostalgia ma con te al mio fianco so che riesco a superarlo>

<Piccola... Ti amo tanto>

<Anche io ti amo tanto> dico trascinandolo nell'ascensore, voglio dimostrargli che sono pronta a vedere quello che vuole.

Preme il tasto 3 e le porte dell'ascensore si chiudono.

Stringo la mano di David, sento una leggera stretta al cuore.

Mi manca tanto papà...

Le porte si aprono di nuovo.

<Vieni> dice trascinandomi fuori dall'ascensore.

<Mi piace questo posto perché ti fa vedere il mondo con occhi diversi. Queste persone anche se gli sta precipitando il mondo addosso sono sempre felici>

Sono emozionatissima.

Entriamo in una stanza <ei chi abbiamo qui?> dice David sorridendo al bambino sdraiato sul suo letto.

Lui alla vista di David si mette subito seduto <David!>

<Alex, ti ho portato una persona speciale> adesso lo sguardo di Alex si rivolge anche a me.

<Bravo David, lo sai che per me qualsiasi bella ragazza è ben accetta> mi viene una risata spontanea.

<Piacere io sono Allyson> dico allungandomi verso di lui, che mi fa un bacia mano con la sua mascherina verde.

<Alex con lei non ci puoi provare è la mia fidanzata> fa il finto geloso David.

Spero che finga, non può essere davvero geloso di un bambino di dieci anni.

Deve avere un tumore perché non ha i capelli.

Sento un groppo in gola, come può essere così crudele il destino?

Perché proprio a questo bambino così dolce?

<Sai che c'è una dottoressa nuova?> dice Alex facendo l'occhiolino.

<Ti piace eh> gli dice David.

<Sì infatti spero sempre che venga lei a visitarmi. A volte dico che mi fa male qualcosa solo perché lei stia più con me>

<Vedi? Sto bambino è un genio> dice David battendogli il cinque.

<E la fidanzatina ce l'hai?>

<Ne ho cinque> dice soddisfatto.

<Mi ricorda qualcuno> dico scherzando rivolgendomi a David.

<Ma taci>

Qualcuno entra dalla porta, è una bella ragazza sulla trentina <scusatemi, potreste uscire un attimo? Devo visitare Alex>

<Ma certo> dico sorridendo alla ragazza.

<È lei> ci sussurra Alex facendo l'occhiolino.

È piccolo ma ha dei bei gusti devo dire, un po' improbabili che si possano realizzare.

Ma sono solo dettagli.

Apriamo la porta della sua stanza e mi giro verso di lui prima di uscire <è stato bello conoscerti Alex>

<Anche per me, torna pure quando vuoi, anche senza David, ci facciamo una chiaccherata io e te> dice facendomi l'occhiolino e io non posso che sorridere.

Nel corridoio tutta la tristezza accumulata esplode.

Una lacrima mi riga il viso.

<Ei piccola tutto okay?> annuisco.

<È solo che non riesco a concepire perché tutta questa crudeltà. Perché la vita deve essere così cattiva e così piena di ostacoli> sento un altra lacrima scendere.

<Purtroppo è così... Vuoi andare? Non sentirti obbligata> nego con la testa.

<No David. Ce la devo fare>

<Ciao David> lo saluta una dottoressa anziana, lui in tutta risposta le sorride cordialmente.

Sembra che tutti lo conoscano.

Quante volte viene qui?

Non me ne ha mai parlato.

<Per questa tristezza ci vuole Ashley> mi prende la mano ed entriamo in un'altra stanza.

Una ragazzina, avrà tredici anni, è seduta sul suo lettino a guardare la televisione, anche lei non ha i capelli.

Non posso immaginare come sia difficile per una ragazza rasarseli.

<Ciao bellissima> dice David.

Lei spegne la televisione e le si apre un sorriso di trentadue denti.

<Ciao come stai?>

Dice rivolgendosi a David.

<Bene tu?>

<Non mi vedi? Sto in pienissima forma> dice ironicamente ma sempre con un sorriso sulle labbra <ei ciao> dice rivolendosi a me <hai gli occhi rossi, hai pianto?> annuisco.

<No si è fatta una canna prima di venire da te> scherza David.

<Tesoro non piangere> mi fa il gesto di avvicinarmi e mi prende la mano <la vita è così bella, piangere non serve a niente>

Mi sento una stupida, al posto di consolare io lei, lo fa lei con me.

<Sei bellissima, non permettere a niente e nessuno di toglierti il sorriso. Okay?> annuisco poco convinta <guarda me, sono in queste condizioni ma non me lo toglierà di certo il tumore il sorriso>

<Infatti sei bellissima. Non ho mai visto una ragazza così bella> le dico con un sorriso, ed è vero.

È davvero una bella ragazzina, ha un viso perfetto.

<Non scherzare Allyson>

Ashley è una ragazza forte.

Penso che ironizzare sul suo male le serva per andare avanti.

Al posto di crogiolarsi su questo lettino e piangere tutto il giorno, ha imparato a conviverci.

Strano come una ragazzina di tredici anni debba imparare a convivere con un tumore.

I ragazzi della sua età sono intenti ad andare a scuola, uscire con i loro amici, sbagliare, crescere con calma.

Ashley invece ha dovuto rimboccarsi le maniche, crescere velocemente e imparare a lottare con tutte le forze.

<David è la prima volta che mi porti una persona, fallo più spesso se sono tutte così> arrossisco per il suo complimento.

<Allyson è speciale> le dice con un sorriso.

<Lo so. Si vede che ha sofferto molto anche lei>

Faccio un respiro profondo <mio papà è morto di tumore> sputo fuori <quindi diciamo che sono molto sensibile>

<L'avevo capito sai?> dice scherzando <il tuo viso non ha filtri... È un complimento> le sorrido.

<Quanto ti manca?> chiede David ad Ashley.

<Fra due mesi dovrei uscire da questo ospedale, sempre che non ci siano complicazioni>

<Ashley sono felice per te>

<È stata dura. Sarà dura anche dopo lo so, non può tornare tutto subito come prima, però è un grande traguardo per me>

<Ashley noi andiamo, tornerò prima che ti dimettano>

<Va bene mi ha fatto davvero piacere conoscerti Allyson>

<Anche a me. Sei forte Ashley, vorrei avere la tua forza>

<Credimi, non sono così tanto forte come do a vedere>

E dopo questa frase usciamo dalla sua stanza.

<È una ragazza speciale> dico a David

<Già>

<Grazie per questa giornata, mi ha fatto pensare molto>

<Aspetta, non abbiamo finito, manca una bambina>

Arriviamo in fondo al corridoio ed entriamo in una porta alla nostra destra.

C'è una donna seduta su una sedia con in braccio una bambina che avrà due anni.

La bambina è girata di spalle <Sophie, guarda chi c'è> dice indicando David.

La bambina si gira.

Ha la sindrome di Down.

<David vado un attimo a prendermi un caffè, state un attimo voi con lei?>

<Certo> le dice e io le sorrido cordialmente, mette la bambina sul letto e lei esce dalla stanza.

La bambina vedendo la mamma uscire dalla stanza inizia a piangere.

David si lancia verso la bambina <non piangere piccola> inizia a fare delle facce buffe ma è come se non lo vedesse.

<Aspetta provo io> dico avvicinandomi a lei.

Mi siedo sul letto e la prendo in braccio in modo che lei non possa vedere la porta.

È una bambina davvero bellissima.

David si avvicina a noi e si siede sul letto, lei gli prende con la manina un suo dito.

Con la manina libera si avvicina al mio viso e me lo accarezza.

È un gesto semplice ma mi riempie il cuore di gioia.

Guardo David negli occhi e sorridiamo.

<Saresti una buona madre lo sai?> mi dice.

Ci ho pensato molte volte da quando sto con David.

Ho sempre voluto avere un figlio, non adesso, è presto.

Però in un futuro vorrei avercelo di sicuro.

Il viso della bambina si apre in un sorriso.

<Mi piacciono i bambini, li basta poco per essere felici> dico guardando David.

<La felicità è semplice, la gente complica le cose>

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