Capitolo 25
<Non ci credo, ho ancora visto mio fratello e Jennifer limonarsi oggi>
<E come l'hai scoperto?>
<Erano in biblioteca capisci? Mio fratello non ci entra neanche per sbaglio in una biblioteca e me lo ritrovo con quella>
<Bleah. Sam davvero non capisco, ma gli piace?>
<No. Spero di no. È una bella ragazza per carità. Ma non ce la vedo con mio fratello. Lui è così generoso, rompipalle, coglione, ma anche estroverso, con sani principi e con valori. È il ragazzo che tutte vorrebbero. Mentre lei si vende a qualsiasi essere umano le passi davanti> non riesco a trattenermi dal ridere e Sam mi segue.
<Comunque ho scoperto una notizia. La segretaria è incinta. Si dice in giro che il padre sia il nostro professore di matematica> la mia faccia è veramente disgustata, non mi aspettavo una confessione del genere <lui è sposato e lei è la sua amante, non so se lui lo sappia, ma penso che lei voglia tenere il bambino>
<Samantha come fai a sapere tutte queste cose?>
<Ho le mie fonti> dice vaga.
La guardo confusa <ok ok, io e la bidella Annamaria, diciamo che siamo amiche, è una pettegola e mi piace sapere i gossip dei professori. Lei mi dice tutto> mi copro la faccia con la mano.
Io mi rassegno.
La sua curiosità non ha fine.
<Penso che comunque sarà una buona madre>
<Ma chi?> le chiedo
<La segretaria e chi se no? Io?>
<Scusa mi ero persa. E poi comunque sì, sono convinta che tu sarai una buona madre, un po' sclerata e impicciona, ma una buona madre> ride.
Il suo sguardo poco dopo si rabbuia.
<Non credo>
<Perché dici questo?>
<Io non ho avuto un bellissimo esempio di madre> sua madre, a pensarci non mi ha mai parlato di lei
<Non me ne hai mai parlato...>
<Lo so, me ne vergogno... Lei è sempre stata una buona madre fino a quando avevo quindici anni. Era una mamma normale. Non ci ha mai fatto mancare niente. Avevamo un bel rapporto, ogni giorno tornavo a casa da scuola e le raccontavo tutto per filo e per segno. Ci sono ragazzi che hanno un rapporto strano con i genitori, che non vogliono dire niente, ma credo che questo li allontani ancora di più. Ma con lei era diverso, non le ho mai detto una bugia. Preferiva che le dicessi le cose, anche se brutte, piuttosto che dirle bugie. Pensa che la prima sigaretta me l'ha data lei. Preferiva che quando avessi voluto voglia di provare, perché sapeva che sarebbe arrivato quel momento, a questa età si vuole scoprire, provare tutto, sbagliare. Comunque stavo dicendo, preferiva che quando avessi voluto glielo avessi chiesto a lei, perché voleva che in caso sarebbe stata una voglia mia e se non mi piaceva fumare potevo non farlo più. Alcuni ragazzi non parlano con i genitori, fanno le cose spinte dagli amici, magari dalle cattive compagnie e si sentono obbligati, per farsi sentire più grandi. Lei non voleva. Non mi ha mai vietato niente, perché sapeva che ero una ragazza responsabile e non avrei fatto cazzate. La stessa cosa faceva con i miei fratelli.>
Fa un respiro profondo e ricomincia a parlare
<Però quando avevo quattordici anni qualcosa in lei è cambiato. Tornava dal lavoro che era sempre incazzata e beveva. Aveva preso il vizio dell'alcol. È stato un anno di inferno. Spesso dormivamo io, Nathan e Jason nel mio letto con la musica alta. Lo facevamo per non sentire le urla di mia madre mentre litigava con papà. Litigavano spesso e il mio pensiero fisso era soprattutto Jason. Il mio piccolo Jason non doveva sentire tutto questo. Quindi o gli tappavamo le orecchie. O facevamo tutti e tre giochi in camera per farlo distrarre. Nathan è stata la mia ancora. È la mia metà. Non so come avrei fatto senza di lui. Noi eravamo i fratelli più grandi e dovevamo occuparci di Jason, perché i nostri genitori erano troppo intenti a litigare. Mamma è riuscita a togliersi il vizio dell'alcol. Ma ogni giorno piangeva, mi si spezzava il cuore. Non era praticamente più presente nelle nostre vite e piangeva tutto il giorno. Un giorno ho preso coraggio. Sono andata a parlarle e chiederle motivazioni. Le ho fatto capire che non poteva comportarsi così, doveva tornare ad essere presente nelle nostre vite. Lei mi fece capire che si era innamorata di un altro. Dopo un mese uscì di casa e non tornò più. Ci lasciò solo un biglietto con su scritto "non ce la facevo a stare più in casa, questo non toglie che io vi amo, la vostra mamma" e sotto c'era il suo numero. Ce l'ho segnato sul telefono, ma sono una codarda non sono mai riuscita a chiamarla, lei mi ha sempre cercata, mi ha sempre contattata ma io chiudevo sempre la chiamata. Allyson... Non è vero che me ne vergogno di lei, lo sai vero?> annuisco per darle forza.
Mi sta stringendo forte la mano, ma non voglio farglielo notare, so quanto è utile sfogarsi.
<Sono arrabbiata con lei sì, ma solo perché ci ha lasciato senza dirci nulla. Non l'avrei obbligata a stare in casa con papà se era questo che la tormentava. E so che anche Nathan mi avrebbe appogiato, ne abbiamo parlato tante volte. Poteva prendersi una casa qui vicino. Invece è partita, è andata in California e si è creata una nuova famiglia. È nato un nuovo fratello con questo nuovo compagno, Max si chiama il bambino. Non lo odio, è comunque sangue del mio sangue. A volte vado a sbirciare sui suoi social. So che mamma non ci ha dimenticato, ci ama. Nathan so che qualche volta la chiama, anche Jason ci parla. Ma io non ce la faccio. Mi sento così sbagliata. E mi manca così tanto. Ally, il nostro rapporto era così speciale che quando se n'è andata è come se mi avesse fatto un torto enorme, più di tutti. Ho bisogno di un consiglio Ally. So che sei saggia e mi puoi aiutare>
Ci penso un po' su.
Sto assimilando tantissime informazioni.
<L'anno scorso stavo guardando una serie tv, la mamma della protagonista le ha detto: "L'ultimo errore non definisce chi sei". Quindi secondo me prova a pensarla così. Penso che tua mamma si sentiva imprigionata qui in casa, per quanto vi ami, non stava più bene con vostro padre. Penso che neanche tu volevi vederla piangere tutti i giorni. Deve essere difficile tornare a casa tutti i giorni e trovarti l'uomo che non ami più. È come se la sua presenza ti desse fastidio. Ho visto coppie che stavano insieme e sono arrivate al punto di odiarsi, quando si sono lasciate sono tornate, non come prima certo, ma come se fossero fratelli e sorelle. Non vivendo più nello stesso tetto, l'odio è scomparso e si è capito che la cosa che li accomuna è l'amore e la felicità dei propri figli. Forse la cosa che ha sbagliato tua mamma è stata come hai detto tu, scappare. Ma probabilmente era al limite e non ce la faceva a dirvelo. Secondo me, dovresti chiamarla, provaci, prova a capire, io ti posso dare dei consigli ma lei ti può dare delle risposte. Chiamala davvero, prima che sia troppo tardi...>
I suoi occhi si illuminano.
Sono sicura che abbia capito il mio discorso e la pensi come me.
Avere delle risposte o conferme da sua mamma può solo che aiutarla.
Samantha mi accarezza una guancia.
Mi guarda fissa negli occhi.
È un po' triste il suo sguardo.
Forse stava ripensando alle mie parole e ha pensato a quanto il tempo sia breve, ha capito che con l'ultima frase mi riferissi a mio padre.
Sono pronta a parlare a qualcuno di mio padre?
A qualcuno fuori dalla mia famiglia? Sì.
Poi comunque Samantha ormai è come se facesse parte della mia famiglia.
Mi ha parlato della sua vita.
Voglio parlarle della mia.
<Avevo un rapporto speciale con mio papà> inizio a parlare, Sam mi fa un sorriso per ingoraggiarmi.
Ce la posso fare.
<E il destino me l'ha portato via. Ho sempre pensato che non sia stato giusto, era una delle persone più buone di questo mondo. Il periodo in ospedale è stato lungo, c'è sempre la speranza, ma ogni giorno si vedevano i peggioramenti. Il tumore è il più grande bastardo di tutti. Molto meglio morire sparati. È un momento, senti del dolore, ma poi tutto è finito. Invece il tumore no. Convive con te, ti mangia tutto, dall' interno. Quindi alla fine te lo aspetti che quel giorno arriverà, anche se speri che arriverà il più tardi possibile, o che avvenga un miracolo. Ero piccola ma avevo già capito tutto. Poi quel maledetto giorno è arrivato. Ero a scuola. La bidella mi ha chiamato, mamma era venuta a prendermi, non stavo male fisicamente e non l'avevo chiamata io, quindi avevo capito che era successo qualcosa a papà. Per tutto il viaggio piansi. Mamma non mi aveva ancora detto niente ma io avevo già capito. Mi portò a casa e me lo disse. Non avrei voluto sentire quelle parole. Avrei voluto svegliarmi e sperare fosse un incubo. I giorni successivi non sono andati meglio. Mamma ebbe una crisi, entrò in depressione. E per quanto fossi piccola volevo essere forte per me e mia sorella. Poi piangevo la notte. Per fortuna tutto è finito, siamo andate dalla psicologa che ci ha aiutato molto. Non dico che ora sto bene. Ma ci convivo. In quel periodo non volevo ricordare i momenti belli, volevo solo dimenticarlo. Si dice che quando si sta male, ricordare i momenti belli passati faccia ancora più male. Piano piano sono riuscita a risalire. Mi sono arrabbiata con me stessa perché ho voluto dimenticarlo. Io non voglio dimenticarlo. Fa parte di me. Spesso pensando a papà, penso alla sua morte. E non deve essere così. Voglio pensare anche ai momenti belli perché lui era luce, era vivacità. E io quando se n'è andato vedevo solo buio. Come avrei fatto ad andare avanti senza la mia luce? Ho capito che in realtà quella luce è dentro di me e lo sarà per sempre. Da quando ho capito questo, sono riuscita a ricordarmi i momenti belli con papà.>
Delle lacrime salate mi bagnano il viso.
<E mi sono ricordata che a volte, quelle che io vedevo come banalità quando lui c'era, come il fatto di portarmi a scuola tutte le mattine, i suoi sorrisi, il tornare a casa e insegnarmi almeno un'ora di italiano al giorno, il fatto di tornare a casa dal lavoro ma nonostante la sua stanchezza non mancava mai una sua dolcezza verso di me e mia sorella, farci le coccole sul divano quardando un film, mangiare tutti e quattro insieme. Queste e molte altre "banalità", ora che ci penso sono tutti momenti belli, ogni momento con lui era bello. Mi manca tutto di lui, mi manca anche quando mi sgridava e mi dava uno schiaffettino sulla mano. Cosa rifarei per riavere indietro un suo contatto, anche solo quello schiaffettino che mi faceva così male da piccola, ma a pensarci adesso sarebbe solo una carezza>
Un singhiozzo fuoriesce dalle mie labbra.
<L'ultimo ricordo che ho con lui è stato il giorno prima che morisse. Avevo parlato del mio piano a mamma e anche se non ne era d'accordo, ha accettato e glielo ringrazierò a vita. Lei è tornata a casa essendo finito l'orario di visita, io mi sono nascosta sotto il letto di papà. So che i dottori non ne sarebbero stati d'accordo. Ad un certo punto sono sbucata dal letto e ci sono salita. Sono stata tutta la sera e la notte così, accoccolata al mio papà mentre mi accarezzava i capelli. Sentivo che c'era qualcosa di diverso, nell'ambiente c'era una tranquillità mai sentita in quella stanza, era inspiegabile. Alzai leggermente il busto e lo guardai negli occhi. Blu contro blu. "Ti voglio bene papino" "ti voglio tanto bene principessa mia" mi sussurrò con tutte le sue forze, faceva fatica a parlare. Passai tutta la notte con la testa sul suo petto, invasa dal suo profumo inconfondibile, mentre lui mi accarezzava i capelli dolcemente e i nostri respiri erano gli unici rumori che sentivamo oltre la macchina che lo teneva in vita, il suo era un respiro debole, affaticato. Secondo me qualche dottore ci ha visto ma non ci ha detto niente. Il giorno dopo mia mamma mi è venuta a prendere all'ospedale e mi ha portato a scuola, poi il resto lo sai già. Almeno non ho il rimorso di avergli detto che gli voglio bene>
Finisco di parlare e siamo tutte e due in lacrime.
Mi abbraccia forte e mi lascio andare in un pianto liberatorio.
Mi sento bene, è come se papà mi stesse guardando e mi stia sorridendo.
Sono riuscita a parlare di lui con Samantha.
<Rimani a dormire qui?> mi propone Samantha <come facevamo io, Nathan e Jason. Aiuta sai. Ci si sente più protetti>
Annuisco e le sorrido.
<Ti voglio bene Sam e grazie>
<Non mi devi ringraziare>
<Sì invece, mi hai ascoltata senza interrompermi, non so se ce l'avrei fatta> detto questo mi accascio sul suo cuscino.
Lei mi prende delicatamente la testa e me la sposta, se la mette sul suo petto, mi sta accarezzando i capelli e sono sicura di aver sentito un <ti voglio bene anche io> uscire dalla sua bocca.
È come un dejavù e mi piace questa sensazione.
Ci addormentiamo così, abbiamo condiviso parti del nostro passato e stiamo cercando di risalire.
****
La luce del sole entra dalla finestra, ho ancora gli occhi chiusi ma la sento calda nel viso.
Apro lentamente gli occhi.
Mi trovo in una stanza, è simile alla mia ma con la differenza che c'è l'armadio rosa e non viola.
Che stupida!
È la camera di Samantha.
Ora ricordo tutto e un sorriso spontaneo mi esce per ieri sera.
<Ti amo anche io. Ciao, ci sentiamo. Sì sì te lo prometto> è Samantha starà parlando con Michael.
Samantha esce dal suo bagno felice <Spero di non averti svegliato, sono andata in bagno apposta>
<No tranquilla. Era michael?>
<No... Era mia mamma> è entusiasta.
Mi alzo ti colpo, scendo dal letto e corro ad abbracciarla.
<Abbiamo parlato molto... Mi mancava tantissimo... Non sono più arrabbiata con lei. E poi... Mi ha detto di andare a fare una vacanza da lei quando volevamo, le sue porte sono sempre aperte. Io stavo pensando di andare a luglio, cosa ne pensi?>
<Samantha sono felicissima per te davvero... Penso... Che sia tutto completamente fantastico!>
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