Capitolo 8
Taehyung
È passato un mese da quando sei stato arrestato, ne dovranno passare altri due prima del processo che deciderà la tua sorte. Tua sorella sta facendo di tutto per trovare un buon avvocato, non vuole perderti. Hai visto il terrore nei suoi occhi quando ti hanno portato via in manette. La paura che quella sarebbe stata l'ultima volta che ti avrebbe visto. Sorprendentemente sei riuscito a sopravvivere un mese, anche se è merito di Jungkook e gli altri se non ti hanno stuprato la prima notte.
Jungkook.
Odia essere chiamato tokki anche se devi ammettere che somiglia davvero ad un coniglietto. Sei curioso di sapere il perché di tanto astio verso quel nomignolo ma Jin è stato chiaro, non devi chiederglielo. Un po' hai paura di quello che potrebbe fare, hai sentito le voci che girano, quello che ha fatto per essere lì e il perché della pena allungata. All'inizio credevi che fossero esagerazioni ma Jimin ha confermato tutto. Non riesci ancora a sovrapporre le due personalità, quando è con te è dolce, gentile quasi diabetico e protettivo.
Non sai che pensare.
"Taehyung hai visite, forza alzati" senti lo sguardo di Jungkook sulla pelle: si sta chiedendo chi sia, non gli hai mai detto chi viene a trovarti e non sai neanche il perché. Ti fai ammanettare da Jimin che ti porta fuori. "È tua sorella, oggi l'ho vista molto positiva forse ha trovato una soluzione" lo speri. Mentre camminate ti senti osservato, ci hai fatto l'abitudine, tutti si chiedono il perché di tutta questa possessività da parte del temuto tokki. In molti hanno cercato di comprarti per raccogliere informazioni su di lui, altri erano solo curiosi di sapere come tu abbia fatto.
"Ecco a lei signorina, sano e salvo"
"La ringrazio agente Park" In questo mese hai fatto amicizia, se così si può considerare, con Jimin. È simpatico, non come l'agente Evans che vi guarda come si guarda un sacchetto di merda davanti la porta di casa.
Una volta soli stringi le piccole e delicate mani di tua sorella tra le tue. "Tae come stai?" te lo chiede ogni settimana. Sorridi "Sto bene. Davvero" ed è la verità, nonostante la confusione che hai quando stai con il più piccolo. "Ti vedo perso nel tuo mondo. Sicuro che nessuno ti maltratti?" annuisci. L'unico maltrattamento te lo stai facendo da solo. Reprimi ogni giorno la voglia di baciare quelle labbra che di notte si trovano sempre troppo vicine alle tue mentre il loro proprietario dorme profondamente. Scuoti la testa per scacciare questi pensieri.
Io sono etero.
"Va bene. Ti credo. Comunque ho trovato l'avvocato che fa per noi" ha un sorriso che va da orecchio a orecchio e forse vedi una luce di speranza. "È una cara amica di Helen ed è molto brava, non ha perso mai una causa" sembra troppo bello, non ci credi. "Quanto ci verrà a costare? Non voglio che tu smetta il college per pagare l'avvocato per me" non vuoi che rinunci ai suoi sogni, alle sue passione per un tuo sbaglio. Lei scuote la testa continuando a sorriderti.
"Aah! Fratellone sei carino a preoccuparti per me ma sai, anche io sono in pensiero per te e non voglio che tu rimanga qui a lungo. Riguardo ai soldi...non sarà un problema" la guardi interrogativo. Non lo farà gratuitamente giusto? È impossibile!
"Le ho mandato un'e-mail perché adesso è in viaggio, sto aspettando una risposta. Spero sia disponibile" fai per parlare ma lei ti anticipa. "Tae non preoccuparti, in ogni caso non costa tanto quanto credi" cerca di rassicurarti e per non discutere lì di fronte a tutti annuisci.
"Allora non mi hai parlato del tuo compagno di cella. Com'è? Un metro e novanta di tatuaggi e muscoli?" scherza. Ad ogni visita preme per sapere.
"Ci sei quasi" ridi cercando di sviare il discorso, ti imbarazza parlarne perché ti viene in mente quello che praticamente fate ogni sera. Anche se non si spinge mai oltre e non ti ha mai baciato, dice che glielo chiederai tu ma come puoi farlo dato che sei etero? Eppure lo desideri.
"Dai TaeTae! Dimmi chi è, voglio sapere" piagnucola saltellando sulla sedia, a volte sembra una bambina. "Va bene. È più piccolo di me, ha 25 anni ed è qui da cinque anni, è alto e muscoloso ma non troppo e non ha tatuaggi" la vedi sgranare gli occhi e facendo segno di andare avanti, non si accontenterà.
"Tae voglio il nome e la condanna, nel caso non l'avessi capito" sospiri rassegnato.
"Jeon Jungkook condannato per omicidio" impallidisce trattenendo il fiato alla notizia. "Ma nel tuo blocco ci sono i criminali minori" annuisci. "Un solo omicidio Iseul, non è seriale" fa per parlare ma alzi la mano per zittirla.
"Se non fosse stato per lui non sarei qui di fronte a te adesso" prendi le sue difese, non vuoi che tua sorella pensi male di Jungkook. Tu stesso, nonostante le voci, non riesci ad odiarlo o a volergli male. "Mi ha protetto e non ha preteso nulla in cambio" anzi sta aspettando che tu ceda ai tuoi impulsi e sai che lo farai prima o poi.
"Va bene. Mi fido di te ma controllerò per sicurezza" detto questo si alza per andarsene, non puoi abbracciarla e ti manca la sensazione del suo esile corpo contro il tuo, il suo profumo che sa di famiglia.
"Ci vediamo la settimana prossima Iseul" annuisce sorridendo mentre la saluti con la mano.
Jimin ti riporta nella cella. Mentre attraversi il corridoio puoi vedere, da lontano, Jungkook seduto sul letto che ormai condividete da un mese. Sta leggendo un libro, il suo profilo è semplicemente perfetto, ha le sopracciglia leggermente corrucciate, il naso un po' arricciato e un tenero broncio sulle labbra: c'è qualcosa che lo indispettisce. Ormai hai imparato tutte le sfumature di ogni espressione del più piccolo.
Sai che si è accorto del tuo ritorno ma fa finta di niente, non si gira neanche quando Jimin fa scorrere le sbarre per farti entrare. Una volta soli posa il libro accanto a sé e punta i suoi occhi neri nei tuoi, un brivido attraversa la tua schiena. Il suo sguardo è così intenso e profondo che ti ci perdi ogni volta. Si alza mettendosi di fronte a te: è più alto di qualche centimetro, non smette di fissarti mentre avanza fino a che c'è solo l'illusione della distanza.
"Perché ogni volta che torni dalle visite hai i residui di un profumo femminile? Chi viene a trovarti?" puoi vedere la rabbia e la gelosia attraversare i suoi occhi. Sapevi che era possessivo ma non pensavi fino a questo punto. "E-ecco... io. – abbassi lo sguardo, non riesci a sopportare l'intensità del suo – Mia sorella viene a trovarmi tutte le settimane" vedi le sue spalle rilassarsi alla notizia e rilasci un sospiro che non ti eri accorto di trattenere. La sua mano si alza per poi posarsi sulla tua guancia e salire fino ad intrecciarsi nei tuoi capelli, tira una ciocca portandoti ad alzare il volto. "Chiedimelo!" ti mordi il labbro inferiore per evitare di farlo e scuoti la testa. Per un attimo hai notato delusione oltre alla tristezza e alla frustrazione sul suo viso. Si allontana tornando a sedersi e continuando a leggere il libro. Resti immobile a fissarlo per qualche minuto con una domanda che preme di uscire per avere una risposta.
"Posso chiederti una cosa?" non sai da dove hai trovato il coraggio per parlare ma la cosa è talmente inaspettata anche per lui che adesso hai la sua totale attenzione. "Parla" deglutisce, ormai è fatta meglio continuare nella peggiore delle ipotesi potrebbe decidere di non aspettare più il tuo consenso per fare ciò che vuole. Anche se questa prospettiva non ti dispiace. "I-io mi chiedevo p-perché odi così tanto e-essere chiamato t-tokki" la sua espressione cambia radicalmente, senti l'aria farsi pesante, insostenibile e subito ti penti di averlo chiesto. "I-io non volevo, cancella, perdonami non sono affari miei" speri che il tono di supplica che usi lo convinca ma le tue speranze sfumano quando lo vedi alzarsi. Indietreggi impaurito dalla sua reazione, il muro blocca la tua inutile fuga. "Non aver paura, non ti faccio nulla" la sua voce esce più rilassata di quanto ti aspettassi ma il suo corpo è ancora un po' rigido. Sospira per poi passare una mano tra i suoi capelli.
"Quel soprannome riporta a galla ricordi che voglio dimenticare anche se non ci riesco. – si interrompe guardandoti – La mia matrigna mi chiamava così, per lei era un modo per prendere in giro le mie origini coreane. Diciamo che la sua compagnia non era delle migliori" una fitta al petto ti fa tremare, il dolore che emana la sua voce è come una coltellata al cuore. Ti avvicini al suo corpo mandando al diavolo lo spazio vitale, avvolgi le sue spalle con le tue braccia e lo stringi a te. Ricambia l'abbraccio spingendoti più verso di lui ed affondando nell'incavo del tuo collo. "Mi chiamava in quel modo quando voleva sfogare lo stress e ogni volta era sempre peggio della precedente" lo fermi, non vuoi costringerlo a parlare. "Non voglio che tu soffra quindi puoi anche non raccontarmelo" sorride per la tua premura: è bellissimo quando ride, certo lo è sempre ma in particolar modo quando è felice. Si muove fino a trovarsi seduto sul letto, tira il tuo braccio affinché tu lo raggiunga e non ti fai pregare. Ti siedi vicino a lui mentre lo vedi iniziare a giocare con le dita della tua mano.
"Quando morì mia madre, mio padre perse la testa e aveva preso l'abitudine di uscire ogni sera e tornare la mattina dopo accompagnato dalla puzza di alcol. Una mattina si è presentato con una donna affermando di aver trovato l'anima gemella e una nuova mamma per me. All'inizio era gentile ma era solo una facciata, infatti, dopo un mese che viveva con noi ha iniziato a picchiarmi. Io ero un bambino non potevo reagire, ho sopportato per tre anni. – si blocca per guardarti, sta analizzando ogni tua espressione. Hai la sensazione che non sia felice la fine di questo racconto – Una sera, mio padre ancora doveva rientrare dal lavoro, quella donna prese a rincorrermi con un coltello, aveva intenzione di mettere fine alla mia vita. Diceva che ero di più nel matrimonio con mio padre. Non ricordo molto di quello che successe dopo, solo dei frammenti: la polizia arrivò e mi trovò ricoperto di sangue di fronte al corpo della mia matrigna in stato di shock. Il primo ad arrivare è stato il padre di Jin, mi ha aiutato con l'adozione e tutto. Dopo di che mio padre scomparve, non so dove e io fui adottato da mio zio"
Senti che c'è dell'altro ma rispetti la sua decisione di fermarsi. Non ce l'hai fatta, sei scoppiato in un pianto silenzioso per non disturbare il suo racconto. Jungkook asciuga ogni lacrima e ti abbraccia facendo sprofondare il tuo viso nel suo petto, stringi le tue braccia attorno alla sua vita avvicinandoti di più a lui. Restate così per molto tempo e quando vengono a prendervi per la consueta ora d'aria, la voglia di staccarvi non c'è.
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