LA VENTITREESIMA VIGILIA DI NATALE


Questa storia è stata scritta per il Jingle Drivers' Bells (Vol. 1), che trovate sul profilo di lucreziasstories.

Anche se è vecchiotta, ho pensato che fosse qualcosa di carino per farmi perdonare dell'assenza dell'ultimo periodo. Buone Feste a tutti.




LA VENTITREESIMA VIGILIA DI NATALE



Max Verstappen odiava il Natale.

Perché? Aveva i suoi motivi, raccolti persino in un elenco scritto, così, giusto per avere sempre la risposta pronta quando gli domandano come mai non sopporta le feste.

Un esempio? I regali. Da quando aveva scoperto che Babbo Natale non esisteva e che qualcuno avrebbe potuto seriamente offendersi se bruciava quelli che non gli piacevano nel camino, andava in panico non appena gli mettevano anche il più piccolo pacchetto in mano. Gli si contraevano tutti i muscoli della faccia e neanche pensava a cosa sta scartando, piuttosto concentrandosi sul sembrare il più entusiasta possibile. Con risultati davvero deludenti.

Poi c'erano sono i canti di Natale. Come poteva la gente ascoltarli davvero? E non solo, addirittura apprezzarli, mentre a lui facevano sanguinare le orecchie.

E quelle stupide lucine, e le tradizioni, e il dover fingere di essere una famiglia perfetta quando a casa sua di perfetto non c'era più niente da tempo. Imbarazzante.

L'unica cosa che Max apprezzava del Natale era Niki. La stessa Niki che, al contrario, adorava il Natale come solo altre poche cose al mondo: la torta alla cannella, i maglioni col collo alto, e Max.

Niki cominciava a sentire All I want for christmas is you ad inizio novembre e la smetteva soltanto a fine anno, senza mai stancarsi. Era sempre sull'attenti per scovare il regalo perfetto, ed iniziava la ricerca delle più belle decorazioni per la casa ancor prima che finisse Halloween - per la sua e per quella di Max, che se non fosse stato per lei e Vic casa di Jos non avrebbe avuto neanche mezza lucina -.

Quando la gente le chiedeva come mai le piacesse così tanto il Natale negava di sapere il perché, ma nella sua testa e nel suo cuore il motivo era piuttosto chiaro.

Perchè Max era a casa.

Niki aveva conosciuto Max Verstappen quando ancora entrambi erano nella culla, nati a poco più di un mese di distanza l'uno dall'altro. Jos e Karen, la mamma di Niki, erano amici d'infanzia e vivevano nella stessa strada di Maaseik, e loro avevano costretto Max e Niki a diventare amici dal giorno zero. Avevano fatto tutto insieme: i primi passi, le prime parole se le erano dette a vicenda, la scuola insieme, i problemi di disciplina di Max e le eccellenze di Niki, gli amici sbagliati, le prime cotte. Erano sempre stati diversi, in tutto, ma avevano sempre vissuto insieme ogni cosa.

Ma Max era sempre stato troppo per quella cittadina e più gli anni passavano, meno tempo riusciva a viverci. Prima era stato via per girare le piste di Kart di mezza Europa, poi tutti i continenti per le formule minori, fino ad arrivare alla F1, e da quando si era trasferito nel Principato di Monaco le occasioni per stare insieme erano drasticamente diminuite.

Tuttavia, anche se era costantemente in giro per il mondo, Niki una certezza ce l'aveva: ogni anno Max sarebbe stato seduto di fronte a lei, alla fine del lungo tavolo di legno nella tavernetta di casa Verstappen, la sera del 24 Dicembre. Lui con il suo maglioncino natalizio, le lucine che corrono lungo tutte le pareti e che si riflettono nei suoi occhi chiari, come se non fossero già belli abbastanza.

Era strano pensare che gli occhi del proprio migliore amico fossero stupendi? Forse. Sopratutto se aggiungiamo che Niki trovava irresistibili anche le sue labbra, con quel sorrisetto spocchioso, e i suoi zigomi definiti, e le vene delle sue mani, e quelle spalle ampie. Le sue dannate spalle ampie.

Non c'era niente che Niki avrebbe cambiato di lui. Persino in piena adolescenza, quando il viso di Max si era riempito di brufoli, lei lo aveva trovato bello. Ai suoi occhi era sempre stato e sempre sarà la persona più incredibile del mondo.

Non solo. I modi di fare di lui, solitamente bruschi e insopportabili, si smussavano con lei. Niki sapeva come tirare il meglio dal suo carattere.

E se tutto ciò per dei migliori amici era strano, si chiedeva allora se per caso provasse qualcosa per lui. Nuovamente, la risposta era forse.

Ma era una bugia, detta persino a sè stessa.

In realtà Niki si era resa conto di aver detto ti amo a Max per ventidue cene di Natale.

Glie l'aveva fatto capire a gesti, facendo cose assurde e talvolta imbarazzanti per lui e con lui, guardandolo sempre come si guarda la cosa più affascinante del mondo. E lui era questo per lei: affascinante, interessante, unico.

Persino da piccoli, in quasi tutte le foto che li ritraggono, Max fa cose e Niki lo osserva con gli occhi spalancati, ridendo.

La prima volta che aveva baciato Max - non che ce ne fossero state altre - avevano tre o quattro anni, erano vestiti da renne ed erano sotto il vischio. Erano state le loro mamme a metterli lì, alla ricerca della foto perfetta, ed il risultato stampato a colori su carta Fujifilm era più che adorabile. Max era un bimbo da copertina, con i capelli biondi e gli occhi chiarissimi. Lei con i capelli rossicci e le guanciotte rosse.

C'erano almeno venti copie di quella foto, tra cornici nelle rispettive case e album di famiglia. Come potevano pensare che Niki non si sarebbe innamorata di lui, alla fine ?

Con tutte quelle foto, e i loro posti sempre accanto a tavola, e le passeggiate al parco mano nella mano e i cartoni animati prima di andare a dormire, accoccolati l'uno sull'altro.

Quando, poi, le mamme avevano smesso di intromettersi, aveva deciso di pensarci direttamente lei a mettersi costantemente in ridicolo.

La maggior parte dei loro ventidue natali insieme era finita in modi improbabili.

Il più assurdo? Quando Max aveva ben deciso di lasciare la tavola perché annoiato, e come attività alternativa aveva proposto di driftare sulle strade ghiacciate con la macchina che gli avevano regalato per Natale.

Niki non avrebbe potuto dirgli di no - assecondarlo era uno dei modi che riteneva vincenti per fargli capire che lo amava - ma se lo avesse fatto, forse, si sarebbe risparmiata di vomitargli addosso il polpettone di Sohpie dopo qualche curva.

Quello stesso anno, come desiderio del compleanno, aveva chiesto che Max dimenticasse per sempre dell'accaduto. Ovviamente, al contrario, lui non perdeva occasione di raccontarlo.

E magari avessero avuto problemi solo quel 24 dicembre.

Avevano nove anni quando si erano per sbaglio ubriacati con la torta al rum e Niki, inciampando mezza ubriaca, gli era finita addosso, sentendosi dire per la prima volta che era grossa, così tanto che Max non riusciva a respirare con lei sopra. Stronzo da sempre lui.

A quattordici erano seduti da soli in tavernetta, davanti al camino mentre i gradi facevano una passeggiata sotto la neve. Max si era sporto verso di lei per toglierle dei coriandoli dai capelli, Niki aveva pensato stesse per baciarla, si era agitata e mentre ingenuamente avvicinava il suo viso a quello di lui gli aveva versato addosso tutta la cioccolata bollente che aveva nella tazza, rovinando per sempre uno dei suoi odiati maglioni natalizi - amati però da mamma Sophie, che glie ne regalava uno nuovo ogni anno -.

A quindici avevano passato uno splendido pomeriggio da Blockbuster a scegliere un film da vedere dopo il cenone, immaginandosi già sul divano sotto le coperte con una scena strappalacrime e le mani intrecciate. Peccato che Max fosse particolarmente scherzoso in quegli anni e con la scusa di voler pagare lui aveva scambiato il film mentre era alla cassa, scegliendo un porno che inconsapevolmente Niki aveva messo nel lettore cassette a tutto volume. Quando si era accorta di ciò che Max aveva fatto era troppo tardi, e sua madre e Shopie erano già piombate in camera loro con l'espressione scioccata.

<<È natalizio>> si era giustificato Max con le loro mamme, scrollando le spalle, mente una babba Natale sullo schermo emetteva gemiti che forse sembravano più adatti ad una renna <<E comunque, è stata Niki a insistere>>

A sedici Niki aveva costretto la sua migliore amica ad organizzare una festa per il post cenone e le aveva anche esplicitamente chiesto di proporre il gioco della bottiglia. Niki aveva portato Max con sè, e Max aveva baciato quasi tutte le ragazze della stanza. Tranne lei.

Questi per menzionarne alcuni.

Tutti gli anni, in un modo o nell'altro, Niki aveva provato a creare situazioni con Max, o a fargli capire - pure se in modi discutibili - che era follemente innamorata di lui. Tutti gli anni aveva miseramente fallito.

La loro ventitreesima vigilia, però, sarebbe stata diversa dalle precedenti.

Niki l'aveva deciso subito dopo la tremenda fine che aveva fatto dopo la ventiduesima, tornando a casa delusa, con una montagna di bigliettini dove confessava tutte le cose che aveva fatto per lui negli anni e che non aveva trovato il coraggio di dargli.

E quando il giorno arrivò, Niki si rese conto di avercela fatta.

E non perché lui era cambiato, o perché le aveva dimostrato di voler essere qualcosa di più. No, semplicemente perché aveva deciso che la sua ossessione per Max sarebbe dovuta finire lì. Che se ventidue anni non erano bastati per far sbocciare il loro amore, forse era arrivato il momento di darlo a qualcun altro.

E di invitare quel qualcun altro a passare la vigilia con loro.

Se solo avesse sputo che Max l'aveva amata a sua volta per tutto il tempo.

Se solo avesse saputo che, mentre lei si arrendeva, lui pensava che forse era arrivato il momento giusto per dirle ciò che provava.

Max aveva passato tutta la mattina del ventiquattro camminando attorno all'albero di Natale del salotto, con le lucine già accese, rimuginando su quale fosse il miglior modo di agire, cosa dire, come giocarsela. Avrebbe dovuto essere dolce? O rude? Prenderla e baciarla d'istinto, o dirle che l'amava da sempre?

Era abbastanza inerme mentre pensava, così Jos aveva scaricato su di lui gli ordini che la sua nuova compagna e la sua ex moglie gli avevano impartito riguardo i preparativi della casa. Per il primo Natale da ventidue anni, Max non si era ribellato. Nemmeno si era rifiutato di indossare l'imbarazzante maglione con le renne e i fiocchi di neve che anche quell'anno sua madre gli aveva comprato, in pendant con quello di Vic e Blue. In confronto a ciò che avrebbe fatto quella sera, tutto sembrava così insignificante. Niente per cui valesse la pena spendere energie a litigarci su.

<<Perchè siamo dieci e non nove?>> si era soltanto azzardato a domandare mentre sotto le attente direttive di Sophie sistemava i tovaglioli a tavola. Non aveva ricevuto risposta però.

1,2,3, Jos, Jenny e Sophie, la stramba composizione dei suoi genitori. 4,5, Vic e Blue, le sue sorelline. 6,7, Karen e Dave, i genitori di Niki. 8,9, lui e Niki. Chi mancava?

Prima che potesse nuovamente porre la domanda a sua madre però, il campanello suonò e Max si precipitò al piano di sopra per aprire la porta.

<<Ma che ti prende oggi?>> gli gridò contro Vic, mentre quasi la investiva sugli scalini, ma non si fermò. Si fiondò sulla maniglia della porta, con un bel sorriso e il suo maglioncino natalizio, finendo qualche attimo dopo tra le braccia di Karen, che era un po' la sua seconda - terza, se contiamo la compagna di Jos - mamma.

<<Ciao campione>> disse poi Dave, con una vigorosa stretta di spalla.

L'uomo con i capelli brizzolati si fede da parte e finalmente la vide.

Maglioncino bianco a collo alto, capelli rossicci dalle spalle, faccia pulita. Sotto la luce calda delle lucine del portico e con la strada innevata alle sue spalle, Niki gli appariva come una visione nel più candido dei suoi sogni.

Peccato che ci fosse anche qualcos'altro alle sue spalle.

O meglio, qualcun altro.

<<Ciao Maxie>> lo salutò Carlos Sainz, poco dietro di lei.

Distruggendo ogni sua aspettativa.

Niki si gettò contro il petto dell'olandese, non dandogli tempo per ragionare, e lui alzò un braccio per stringerla.

<<Hola>> gli sfuggì, come un vero imbranato, mentre con gli occhi spalancati osservava il suo collega spagnolo sull'uscio della porta.

<<Spero ti faccia piacere, Carlos sta passando le vacanze da me>> disse Niki, lasciando la presa sull'amico ed entrando in casa.

<<Felice di vederti fuori da qualche circuito Maxie>> esclamò il ragazzo bruno, facendogli un occhiolino <<Bel maglione>>

Niki, per il primo anno da tanto tempo, entro in casa Verstappen la sera della Vigilia di Natale e si sentì tranquilla.

Per la prima volta, fu Max a pensare che il loro ventitreesimo Natale insieme sarebbe stato un disastro.

**

<<Cosa cazzo ci fa il tuo compagno di squadra a casa mia?>> gridò Max al telefono, chiuso in bagno, mordendosi subito dopo il labbro, pensando di aver forse parlato troppo forte.

Dall'altra parte del telefono che teneva poggiato contro l'orecchio si sentì solo silenzio ed un lento sgranocchiare.

<<Ma tu neanche a Natale sei più buono?>> rispose Lando, con quel suo marcato accento inglese.

<<Io mi sentivo buono oggi. Stavo addirittura per aprire il mio cuore>> fece per controbattere Max, alzandosi dal gabinetto con la tavoletta chiusa e girando su sè stesso, sentendo il bisogno di muoversi. Agire. <<Poi è arrivato quel Cojon>>

<<Vedo che le parole fondamentali le conosci>> scherzò Lando, sghignazzando, ma dall'altra parte non arrivò la risata che si aspettava, così il pilota inglese si schiarì la gola e cambiò tono <<Comunque mi sento tradito, neanche io sapevo che Carlos fosse in Belgio>>

<<Grazie, non sono l'unico ad esserne sorpreso. Mi sentivo stupido>>

<<Max tu sei stupido. Così stupido da essere forse l'unico del paddock a non sapere che Carlos si fa la tua migliore amica. Solo non sapevo fosse così seria da passare il Natale insieme>> lo riprese.

Max sbuffò sonoramente, catturando la sua espressione incazzata nello specchio sul lavandino.

<<Ma quando è successo?>> domandò l'olandese, senza riuscire a capacitarsi della situazione.

<<L'unica volta che lei è venuta a trovarti, a SPA. Lui l'ha fermata in giro per il paddock e puff, l'amor. Parlano da quel giorno e non so molto altro. È molto bella, e Carlos è contento>>

<<Oh, si che è bella>> commentò Max, con un improvviso tremolio alle mani nel sentire le parole riportate da Lando <<Aspetta, ma Carlos non era innamorato di te?>>

<<No, Max, sono io ad essere innamorato di lui>> rispose l'altro, leggermente impiccato.

Il tatto non era mai stato il punto forte di Max.

<<E lui?>> continuò comunque, infischiandosene di peggiorare la situazione.

<<E lui a quanto pare non è gay>>

<<Andiamo Lando, non puoi arrenderti così. Qui ci vuole un gesto eroico. Quanto ti ci vorrebbe per arrivare qui?>>

<<Max, addio, non userai il mio dramma per raggiungere i tuoi scopi>>

<<No, aspetta, ti prego>>

Nel frattempo, qualcuno bussò alla porta.

<<Sei vivo?>> domandò Victoria, fuori da bagno <<Stanno servendo gli antipasti>>

<<Arrivo>> gridò Max in risposta.

<<Non fare cazzate>> mormorò nel frattempo Lando dall'altra parte del telefono.

<<Ma io volevo dirle che la amo!>> si lamentò l'olandese, ma scoprì che la chiamata era già stata interrotta.

Incazzato, spalancò la porta del bagno quasi investendo nuovamente Vic e, con il passo pesante, raggiunse la scala a chiocciola che portava in tavernetta.

Quindi era l'unico a non sapere di quella relazione? La cosa non lo avrebbe dovuto sorprendere più di tanto, non era mai stato uno di quelli a cui arrivavano i gossip. Lei però avrebbe dovuto parlargliene e tanto più lui, che aveva avuto mezzo campionato di occasioni.

Se lo avesse saputo sarebbe intervenuto prima.

E invece no, si sarebbe dovuto sorbire persino il cenone di Natale di fronte a lui.

Quando tornò a tavola si gettò di peso sulla sedia, eppure nessuno sembrò prestargli attenzione. Entrambe le famiglie erano prese ad ascoltare Carlos parlare di qualcosa con quello stupido accento spagnolo. Sua madre sospirava, osservando il ragazzo con occhi sognanti.

E lì, Max capì di non avere chance.

Era spagnolo, era bello, era caliente.

Cosa avrebbe mai potuto fare contro di lui?

La rassegnazione comunque non gli fece passare la rabbia, così prese il cellulare e mandò un messaggio a Niki, seduta accanto a Carlos e intenta anche lei a seguire i discorsi del nuovo ragazzo con la testa poggiata sulla sua spalla.

@max: avresti potuto dirmelo.

Niki si allontanò da Carlos per controllare il telefono. Ancor prima di sbloccarlo sollevò un sopracciglio, lanciando un'occhiata interrogativa a Max.

Si scambiarono uno sguardo, poi Niki decise di rispondergli.

@niki: volevo che fosse una sorpresa. Pensavo ti facesse piacere !

Max fece una faccia abbastanza eloquente e quasi lanciò il telefono sul tavolo. Certo, che gran piacere.

Per sbollire si girò verso Blue, la sua sorellina, e le passò una mano tra i sottili capelli biondi, tipici della famiglia Verstappen.

<<Che hai fatto mentre non ci sono stato, piccola? Ti sei comportata bene?>> le chiese, sorridendo teneramente ed ignorando le occhiate di fuoco che Niki gli stava lanciando.

Finché la ragazza non gli diede un calcio da sotto il tavolo.

<<Oddio, che succede?>> domandò Victoria, seduta a capotavola accanto a Niki e Max, ma nessuno dei due le diede conto. Piuttosto si sfidarono a vicenda con gli occhi assottigliati - Max decisamente poco credibile con quel maglioncino Natalizio -, poi Niki gli fece segno di guardare il telefono.

Max si degnò ad allungare un dito, illuminando lo schermo.

@niki: che vuoi? non ti fa piacere?

Max scrollò le spalle, senza rispondere, e a Niki venne voglia, come ogni volta in cui Max faceva il bambino piccioso, di rompergli qualcosa in testa.

La ragazza però decise di lasciarl perdere, girando la testa e facendo passare un braccio attorno a quello di Carlos, tornando a sentire la sua bella parlata.

Solo Jos non sembrava incantato dal suo nuovo ragazzo, ma Jos probabilmente era rettato per entusiasmarsi entusiasmava solo quando il figlio andava a podio. E neanche sempre. Quindi non faceva testo.

Erano soltanto all'antipasto, e Carlos Sainz aveva già conquistato il cuore di tutti. Sopratutto, il più importante, aveva quello di Niki.

La cena proseguì tranquilla, con il solito polpettone di Sohpie - si, lo stesso che quella volta Niki aveva vomitato su Max-, tanto vino e le risate di Blue con il suo pupazzetto di Babbo Natale. La lunga tavolata era piena di cibo, il caminetto scoppiettava alle spalle di Niki e le lucine correvano sulla spalliera della panca dietro Max. In sottofondo risuonava una playlist di canzoni Natalizie.

C'erano sono Sophie e Jenny che come sempre si combattevano le attenzioni di Jos, Jos che mangiava tranquillo senza accorgersi della faida tra le donne della sua sua vita, Dave che li deliziava con le sue uscite infelici, ripetendo ogni tanto blessed alla fine della frase e guardando Max con aria divertita, e Karen che lo osserva scuotendo la testa con rassegnazione.

Era tutto così caloroso, tutto così familiare. Aveva la sensazione confortevole di un film già visto, di una scena già vissuta.

L'unica cosa diversa era che Niki e Max non si parlavano.

Non solo, erano anche gli unici del tavolo a non aprire bocca.

<<Tutto apposto?>> sussurrò Carlos nell'orecchio della ragazza non appena finì di rispondere alla decina di domande poste da Vic.

Niki sorrise e annuì, ma non alzò lo sguardo dalle sue mani che sul tavolo giocano con le briciole del pane.

Carlos, gentile e carino come sempre, si allungò verso di lei per lasciarle un bacio sulla guancia.

Dopo di che, da uomo socievole qual era, si rimise a fare conversazione.

Per un momento quel contatto le era parso sbagliato, quasi fuori luogo.

Scovarne la ragione non era poi tanto difficile visto che non appena si azzardò ad alzare lo sguardo, trovò Max intento a guardarla con un'espressione indecifrabile. Qualcosa le si mosse nello stomaco.

Sapeva che sarebbe stato difficile, ma pensava anche che lui sarebbe stato indifferente alla presenza di Carlos. Vederlo reagire in quel modo... non era facile far finta di niente.

<<Vado a prendere il Kerststol>> esclamò lui all'improvviso, sbattendo le mani aperte sul tavolo ed alzandosi di scatto. Prima di allontanarsi, però, la guardò e fece un cenno con la testa.

<<Ti aiuto>> mormorò Niki, saltando giù dalla sedia con altrettanta fretta <<Torno subito, te la caverai anche senza di me>> sussurrò poi a Carlos, prima di lasciargli una carezza sulla spalla e correre dietro Max che si accingeva a salire le scale.

La ragazza raggiunse il pilota in cucina, girato di spalle e intento ad afferrare la scatola di Kerststol dalla dispensa. Senza dire niente Niki lo affiancò, avvicinandogli il vassoio che Sophie aveva lasciato appositamente per il dolce.

<<Non ti capisco>> si azzardò a dirgli mentre Max distruggeva la scatola di cartone con le mani.

<<Cosa non capisci?>> le domandò, rimanendo in silenzio al suo fianco, le spalle che quasi si sfioravano.

<<Perchè mi ignori>> mormorò Niki <<Perchè fai lo stronzo anche con me>>

Max sfilò il dolce ovale dalla scatola e si accinse ad aprire anche l'involucro di plastica che lo avvolgeva, fermandosi solo dopo averlo fatto scivolare sul vassoio.

<<Perchè sono ferito>> rispose a brucia pelo, con un tono grave <<Perchè il Natale è la nostra festa, e tu hai portato un tizio con cui non sapevo neanche che uscissi>>

Il cuore di Niki perde un battito, ma si fece coraggio e si girò verso di lui.

<<So che ti piacciono le tradizioni, ma Maxie non siamo più bambini. E' normale che possano esserci altre persone nella nostra vita>> disse, cercando di sembrare il più razionale possibile.

Max la degnò solo di uno sguardo veloce, odiando quel suo modo di fare da saputella. Niki riusciva sempre a farlo sentire in colpa, come se fosse sempre un passo avanti a lui e lui non abbastanza per arrivarci. Ma in qualche modo credeva di amarla anche per questo. Lo spronava sempre ad essere la versione migliore di sè stesso.

<<Volevo che questo Natale fosse diverso>> non si rassegnò però, il solito, testardo, Max.

Per una volta che era pronto a mettere da parte l'orgoglio, voleva farlo bene.

<<Diverso come?>> domandò Niki, deglutendo rumorosamente.

Il ragazzo non rispose subito, non avrebbe saputo come dirle tutto ciò che gli frullava in testa, o come spiegarle il modo in cui il suo cuore aveva cominciato a battere. Piuttosto allungò un braccio per afferrare una bustina di zucchero a velo e ne versò un po' sul Kerststol.

Si prese quel tempo per decidere, buttandosi solo una volta che il dolce fu ricoperto di zucchero.

<<Cosa provi per me?>> chiese.

La ragazza spalancò la bocca.

<<Davvero? Dopo ventidue anni insieme, me lo chiedi soltanto quando porto il mio ragazzo a casa per Natale?>> rispose lei, reagendo in modo inaspettato. Sorpresa da sè stessa, si azzardò addirittura a tirargli un pugno sul braccio.

Era arrabbiata.

Aveva passato tutta la sua vita a sognare quel momento, e Max se ne era uscito solo quando lei pensava finalmente di essere riuscita a metterlo da parte, quando aveva un'altra persona affianco, una persona fantastica.

<<Sai cosa provo? Ti odio>> rincarò la dose, dandogli un altro pugno. Il ragazzo la guardò con gli occhi spalancati, incredulo. Non era decisamente la reazione che si sarebbe aspettato, sopratutto quando lei gli strappò la busta di zucchero dalle mani e con un colpo secco glie la lanciò contro.

L'attimo dopo Max fu ricoperto di polverina bianca e appiccicosa.

<<Se volevi che fossi più dolce con te, credimi, c'erano modi più efficaci di questo>> esclamò Max, passandosi una mano sugli occhi e osservando poi le sue dita imbiancate.

La battuta non sortì l'effetto desiderato, perchè Niki continuò a guardarlo quasi con disprezzo.

<<Cosa provi tu per me?>> la domanda suonò minacciosa, ed ora che si ritrovavano l'uno di fronte all'altra lei si fece più vicina, con gli occhi taglienti e le labbra serrate, un dito puntato contro il suo petto.

<<Vuoi che sia diretto e sincero?>> chiese lui, facendo un ulteriore passo verso di lei e facendo cadere una consistente nuvoletta di zucchero dai suoi capelli su quelli di Niki.

La ragazza annuì.

L'attimo dopo le labbra di Max furono sulle sue.

Sapevano di zucchero, e vino, e di tutto ciò di bello che c'era sempre stato nella loro Vigilia di Natale.

Max istintivamente potrò le braccia attorno alla schiena di lei e la strinse contro il suo petto, sentendola vicina come non era mai stata, mentre Niki alzò le mani e le portò sul viso di lui, fregandosene di tutto lo zucchero che si sarebbe ritrovata addosso.

Lui mosse le labbra, lei gli accarezzò quello inferiore con la lingua prima che anche lui aprisse la bocca per raggiungerla.

Quando il contatto avvenne, Max lasciò cadere le braccia.

Niki spalancò gli occhi e storse il naso, allontanando il viso. In testa, anzichè pensare a quello che stava finalmente accadendo tra loro, le scorrevano tutte le immagini imbarazzanti della loro infanzia, e adolescenza. Tutto quello che avevano passato insieme, le risate, e le loro litigate, e i momenti speciali.

<<E' stato strano>> esclamò lei, estrapolando le parole giuste da quella massa di emozioni contrastanti che stava provando.

<<Davvero strano>> rispose Max, scrutandola con gli occhi chiari spalancati. Poi il ragazzo fece per riavvicinarsi a lei, ma non arrivò mai a destinazione. <<Sembra come se baciassi mia sorella>>

Ancora, il suo particolare tatto venne in risalto, Niki però non si lasciò ferire da quelle parole. Semplicemente, aveva ragione.

Baciarlo era strano, forse perchè la vita che avevano passato insieme aveva fatto si che si amassero, ma in un modo diverso da quello che pensavano.

E tutte le volte che erano insieme, e pensavano di non voler stare con nessun altro al di fuori di loro, era magari più affetto che amore. Amavano stare insieme, e con nessuno avevano mai trovato quel legame speciale, ma si erano sbagliati: questo non significava per forza che dovessero stare insieme.

Max era la persona speciale di Niki e viceversa.

Non significava che dovessero essere altro, volere altro.

<<Dimentichiamo tutto. Dovremmo restare amici, Maxie>> mormorò lei, facendo un passo indietro e battendo una mano sul petto del ragazzo, proprio sopra il gigante fiocco di neve del suo maglione.

<<Sei più di un'amica Niki>> disse lui, sorridendo, in un raro momento di totale sincerità <<Sei parte della famiglia>>

Max spalancò le braccia e Niki accolse l'invito per quell'abbraccio, lasciandosi avvolgere dalla stretta del suo migliore amico. Pensare a tutti i ventidue anni che aveva passato aspettando questo momento, e a com'era andata a finire, la fecero ridere.

<<Ti voglio bene>> sussurrò lei, felice.

<<Anche io>> rispose Max, con il mento poggiato sulla testa di lei <<E ora posso essere felice per te e Carlos, è un bravo ragazzo, davvero>>

Niki annuì, lo sapeva anche lei, e voleva tornare da lui. Da quel momento, poteva finalmente andare avanti.

Fece un cenno con la testa a Max, che prese il vassoio con il dolce e la seguì lungo le scale a chiocciola per tornare dalla loro tavolata di famiglia.

<<Che avete combinato?>> esclamò Sophie, non appena i suoi occhi ricaddero sul figlio ancora ricoperto di zucchero a velo.

Niki sghignazzò e lasciò rispondere Max, mentre quasi saltellava per riprendere posto accanto a Carlos che come sempre la guardava con un meraviglioso sorriso. Anche i suoi occhi erano belli, con le lucine che ci si riflettevano dentro. Non erano belli solo quelli di Max.

<<Un piccolo incidente con lo zucchero>> si giustificò Max, poggiando il vassoio al centro della tavolata e scrollando le spalle - cosa che causò una consistente caduta di polverina bianca su Jos, che si trovava proprio sotto di lui -.

Quando riprese il suo posto di fronte a Niki e Carlos, cercò di attirare l'attenzione di quest'ultimo e gli fece un occhiolino. Il pilota spagnolo non capì e aggrottò le sopracciglia, ma non c'era niente da capire.

<<E capodanno dove lo passate?>> domandò a quel punto l'olandese, che ancora non aveva scambiato più di mezza parola col suo collega.

Niki guardò entrambi e sorrise.

Poteva davvero cominciare a godersi il Natale.

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