LA BALLATA DEL RAGAZZO CHE DIVENNE L'OSCURITA'
ORIGINARIAMENTE SU donnas_badcontests
PERSONAGGIO: Lando Norris
PROMPT: mantello di velluto
CARATTERISTICA: il personaggio è eccitato da tutto ciò che riguarda l'occulto
LA BALLATA DEL RAGAZZO CHE DIVENNE L'OSCURITA'
Di tutti quelli che lo circondavano, Lando Norris si autoproclamava la persona più solare con la quale avesse mai avuto a che fare. Era sempre stato così, ovunque andasse la stanza si illuminava, la gente sorrideva. Tutti lo volevano accanto per una risata, si aggrappavano a lui nella speranza di avere sempre un pezzo di quella luce a portata di mano.
Mentre illuminava le loro vite, chi avrebbe mai potuto immaginare dell'oscurità che si celava dietro quel bel sorriso, la sua risata cristallina, i suoi occhi dolci?
All'inizio non se ne capacitava neanche lui.
Qualcosa l'aveva sempre fatto sentire speciale, diverso dagli altri.
Sin da piccolo sedeva nella sua stanza, tra le lenzuola colorate del suo letto a forma di macchinina, e lasciava che il buio lo inglobasse, restando sveglio tutta la notte solo per poter godere dell'elettricità di quei momenti. Non era mai solo.
Mentre di giorno era lui, lui e basta, e si sentiva quasi in dovere di portare luce nelle vite altrui, di notte era in compagnia.
Sentiva l'energia, nel buio circostante, di cose che neanche lui riusciva a spiegarsi.
Però la sentiva.
Il buio gli diceva cose confortanti, lo accarezzava, lo coccolava.
Il giorno era costretto a brillare.
Quando ne parlava con i suoi amici questi ne rimanevano quasi terrorizzati, impauriti da cose che a Lando invece non facevano paura per niente. I mostri sotto il letto, l'uomo nero nell'armadio, la sensazione di due occhi che spuntano dal niente e ti osservano.
Così, crescendo, il ragazzino di Bristol smise di raccontare alla gente dei suoi amici nella penombra e scelse di essere solo il Lando portatore di gioia, a volte dimenticando persino quella parte di sé che apparteneva alle tenebre.
E per un po' di tempo ci riuscì.
Ma le tenebre tornavano sempre a cercarlo.
Anche quando si dimenticava di loro, sentiva dentro di sè una particolare attrazione verso tutto ciò che andava al di fuori del suo mondo, tutto ciò che non si può vedere, ciò che vive più di quanto vivano gli esseri umani, solo in un modo diverso.
Poi vide le tenebre danzare, e se ne innamorò.
Era la notte di Halloween, aveva sedici anni e aveva rifiutato qualsiasi invito per quella sera. Voleva passarlo con se stesso, e con chiunque ci fosse ad aspettarlo lì nel buio.
Una candela ed un coltello, qualche frase di rito scopiazzata da libri rubati dagli angoli occulti delle più improbabili biblioteche, così Lando Norris provava ad assecondare il richiamo dell'aldilà.
Si sentiva eccitato, lo era stato per giorni anche solo all'idea di giocare con l'occulto e, anche se tutti i libri consigliavano di non rimanere soli nel fare certi esperimenti, lui non avrebbe voluto condividere quell'esperienza con nessun altro.
Infondo sapeva di non essere davvero solo, seduto lì al buio nella sua stanza, con solo la luce tremolante della fiammella a riempire di ombre i muri.
E' che non pensava che la sua compagnia fosse di quel tipo.
La vide non appena la lama del coltello gli lacerò il palmo ed il sangue cominciò a scendere fino a raggiungere il collo della candela e poi giù, in una lenta corsa fino al pavimento.
Così il dolore di quel gesto si trasformò in un senso di appartenenza.
Nel vedere quella figura affacciata alla finestra, pur sapendo di avere davanti qualcosa fatta di energia piuttosto che di carne e sangue, si sentì completo, come se qualsiasi cosa fosse, fosse più simile a lui di chiunque altro avesse incrociato sul suo cammino.
Era una ragazza, i capelli chiari come fili d'argento, un lungo mantello di velluto a coprire la figura minuta, il volto rivolto verso il vetro che però non ne mostrava il riflesso. Lando rimase ad osservarla in silenzio nella penombra e lei non accennò a girarsi, almeno finchè il ragazzo non cominciò a camminare verso di lei.
Allora i loro sguardi si incrociarono.
<<Sono felice che finalmente tu possa vedermi>> gli disse la ragazza, allungando una mano verso di lui.
Lando si affrettò ad afferrarla, senza la minima paura, e quando i loro palmi si toccarono quasi si generò una scintilla.
<<Ci conosciamo?>> domandò lui, raggiungendola davanti alla finestra.
Osservava la ragazza senza riuscire a toglierle gli occhi di dosso, con il cuore che gli batteva forte nel petto mentre al tempo stesso una sensazione di pace gli si irradiava nelle vene.
Lei era fredda, tanto che stringerle la mano faceva quasi male, ma Lando non l'avrebbe mai lasciata.
<<Sono stata con te per tutto il tempo>> gli rispose, con un tono dolce.
<<Ti ho visto dormire>> aggiunse, sospirando <<Ti ho visto piangere, ti ho visto ridere>>
<<E mentre per tutti questi anni io mi innamoravo di te, tu neanche sapevi chi io fossi>>
<<Io non ti conosco, ma ti ho sentita>> rispose Lando <<tutto questo tempo, sapevo di avere qualcuno accanto>>
La ragazza si chiamava Laurel ed era morta lì, in quella casa, molto prima che Lando nascesse.
Laurel era triste da molto, moltissimo tempo.
Lando era, invece, al settimo cielo. Come poteva non esserlo, dopo aver finalmente capito cosa aveva riempito per anni il suo buio, cosa non l'aveva mai fatto sentire solo. Perchè se tutto ha una ragione, allora quell'oscurità che sentiva dentro si spiegava in quel momento, in quell'incontro. Solo grazie a quell'oscurità riusciva a vedere Laurel.
Toccava a lui, ora, donare a lei un po' della propria luce.
Così Lando la fece ballare, quel primo Halloween che passarono insieme. Alla luce della luna e con solo una candela accesa, ballarono e ballarono. Del resto, era tutto ciò che Laurel aveva mai fatto con un uomo. Ballare.
Ma, proprio quando pensava che avrebbero potuto ballare per sempre, lei scomparve dalle sue braccia.
Gli ci volle del tempo per realizzare che sarebbe riuscito a rivedere Laurel solo il giorno di Halloween. Eppure, anche un anno dopo quel loro primo incontro, non riuscì subito ad incontrarla.
C'era qualcosa, dentro di lui, che gli suggeriva di non stare soffrendo abbastanza.
Se la prima volta era bastato un taglio sul palmo, il secondo Halloween Lando riuscì a vedere Laurel solo dopo aver stretto quello stesso coltello tra le mani con tutta la forza che aveva. Allora lei comparve, bella e triste, col suo lungo mantello nero.
Quella notte la baciò.
Aveva atteso un anno intero per poterla rivedere e ogni giorno passato di quell'anno aveva pensato a lei, a ciò che aveva provato ballando al chiaro di luna, al tormento che lei doveva subire standogli accanto tutto il tempo senza avere la forza necessaria per farsi vedere, sfiorare, toccare.
Quello era un pregio concesso solo il giorno di Halloween, e solo in cambio del sangue versato di lui.
Gli anni passavano e Lando l'amava sempre più, ma lei era sempre più triste e lui, quando la rivedeva, sempre più stanco. Restavano sdraiati a letto, ad osservare il sangue che scorreva dalle ferite sulle braccia. Non riusciva più a farla ridere. Non solo lei, non riusciva più a far ridere nessuno.
La sua luce si stava lentamente affievolendo, nel vivere una vita che gli sembrava completa solo quando riempiva il suo corpo di tagli davanti ad una candela accesa, il 31 di Ottobre, e l'etereo amore della sua vita compariva per lasciagli una carezza.
Aveva passato tante notti a quasi lasciarsi sanguinare fino alla morte. Quasi. Non aveva mai permesso però all'oscurità di prendere del tutto il sopravvento.
Quel 31 Ottobre, però, si sentiva diverso.
Sentiva ormai di appartenere più al mondo delle ombre che a quello dei vivi, più in quella dimensione dove poteva tenere il suo amore per mano che ai restanti trecentosessantaquattro giorni in cui sopravviveva in attesa.
Sapeva, inoltre, che qualsiasi quantità di sangue versata non sarebbe bastata. Glie ne serviva sempre di più, sempre di più, sempre di più.
Così chiese a Laurel un aiuto.
Non poteva vederla, non ancora, ma sentiva la sua mano fredda contro la propria, mentre teneva il manico del coltello e la lama puntata contro il petto.
Fu veloce, fu indolore.
Infondo, Lando non provava emozioni da tempo ormai.
Niente era paragonabile a quando Laurel lo accoglieva sotto il suo mantello.
E da quel momento in poi, avrebbe potuto farlo per sempre.
Così il ragazzino ossessionato dall'oscurità, alla fine, ne divenne parte. Le prese una mano e cominciò a ballare
e così fece per l'eternità.
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