Una Proposta

La Fenice di Luce è davanti a me. Maestosa con le sue lunghe ali candide e scintillanti. E' sospesa in aria, come se fosse congelata nel tempo. Fluttua in un aura di purezza che si estende tutto in intorno a lei come intensi raggi solari. Gli occhi di un azzurro accecante mi accarezzano con dolcezza. Emana un calore così piacevole che non posso fare a meno di sorridere, lieta di tale privilegio

Poi il Corvo Oscuro sfreccia davanti alla mia visuale, intorno a lui una nube di stelle. Le sue bellissime piume di un blu notte risplendono sotto una luce lunare. Gli occhi viola simili a sfavillanti ametiste mi osservano con aria sinistra ma non mi fanno paura, non temo quell'essere. Non più ormai.

Poi il Corvo e la Fenice esplodono in un turbine di luce e buio, uno scontro così potente da farmi sbalzare all'indietro. Fumo nero e luce bianca si intrecciano fino a diventare un ammasso unico. Sento il dolore delle loro ferite, sento i loro lamenti mentre cercano di avere la meglio.

Sento qualcosa attaccarsi alla mia carne, strisciarmi su per il braccio, circondarmi il collo.

Non respiro. Non riesco a prendere aria, non posso urlare.

Sto morendo.

Mi sveglio di soprassalto con la pelle imperlata di sudore. Negli occhi le immagini del sogno continuano a balenare come pezzi sconnessi. Riesco ancora a percepire quel buio o quella luce. Il dolore dello scontro.

Scuoto la testa lasciandomi scivolare addosso quelle sensazioni. Mi alzo dal letto ancora scossa ma pronta per affrontare l'ennesima giornata. Mi infilo i vestiti che avevo lavato con cura ieri sera e mi raccolgo i lunghi capelli castani in una coda alta legandoli con un nastro azzurro.

In bagno il piccolo specchio sembra fissarmi e giudicarmi. Il volto troppo pallido e scarno, gli occhi smeraldini privi di luce se non cosparsi da quella perpetua rabbia che sembra essere l'unico sentimento rimasto in me. Il corpo magro, segno di un'alimentazione scarsa sembra così fragile e indifeso.

Sospiro distogliendo gli occhi con il cuore pesante. Lo spirito allegro della ragazza di una volta è stato divorato dalla vita. Lo spirito della ragazza che rideva di continuo, che sapeva amare e voler bene, che sapeva consolare e sostenere qualcuno. Lei, è morta con il resto della mia famiglia. Perchè quando Clarissa mi ha abbandonata, in quel preciso momento, lei è morta per me.

Esco da casa preparandomi alla sferzata di freddo, invece più che il freddo mi arrivano le voci. Un chiacchiericcio insopportabile che proviene da dietro casa mia. 

Maledizione, sono già arrivati.

Ecco come iniziare male una giornata.

Con troppa foga chiudo la porta traballante e mi dirigo a passi svelti verso il retro della casa. Un uomo alto e dai capelli brizzolati con l'uniforme da capo prodigio però mi blocca la strada. Le scaglie anziché essere dorate e rosse sono completamente nere. Lo stemma di Adamantis ; ossia due spade incrociate, un paio di zanne e un paio di occhi; è fissato sul grande petto. 

I suoi occhi castani sono puntati sui miei -Buongiorno signorina Diane Morrigan-

Aggrotto le sopracciglia con aria perplessa -Buongiorno-

-Mi chiamo Karl Norrison e sono a capo del Primo Ordine dei Prodigi, occuperemo questa terra il tempo necessario per il completamento della nostra missione. Mi scuso personalmente per i disagi- il suo tono è fermo e sciolto come se fosse abituato a pronunciare queste parole spesso.

Inclino la testa di lato e lo scruto con attenzione -Farete sempre questo gran baccano?- domano indicando con un cenno del capo i Prodigi.

Anche lui ora mi osserva con attenzione -Metterò personalmente delle regole che limiteranno il disturbo nei confronti del villaggio- 

Sospiro poco convinta -Me lo auguro o provvederò personalmente-

Vedo che cerca di non ridere quando dice -Ti faresti solo male-

Questa volta è il mio turno di sorridere -Lei crede? Oggi ho dato una bella lezione a un membro del primo ordine e ucciso un Oscuro- scrollo le spalle guardandolo con compassione -Vedo che nonostante la sua età non ha ancora imparato a non sottovalutare. Non è la prima regola in battaglia?-

Irrigidisce le spalle a disagio -Errore mio presumo, che studente hai picchiato?-

Alzo gli occhi al cielo trattenendo una smorfia -Non glielo dirò mai, per quanto odi i loro atteggiamenti non sono così stronza-

Lui notando il mio sguardo inamovibile sembra desistere -Non sembri affatto una che sa difendersi a pugni e calci-

Nonostante la mia prima reazione sia di ribattere noto che non lo dice con tono di scherno ma come se stesse pensando -Cos'ha in mente?-

Alza lo sguardo sul mio stupito della mia attenta osservazione -Ti propongo un accordo-

Un brivido mi percorre la schiena -Cosa ci guadagno?-

Lui sorride per il mio spirito di trattativa -Vivresti nel castello di Adamantis e lavoreresti per il re,come spia, saresti molto ben pagata-

Incrocio le braccia al petto cercando di stare il più calma possibile -Chi dovrei spiare? Oscuri o umani?-

Lui mi scruta e sembra faticare a rispondere -Non posso dirtelo Diane, devi prima accettare-

Una vita lontano da questo dolore. Una vita in cui non devo lottare per la fame. Una vita agiata. Una vita in cui faccio ciò che mi riesce meglio : mentire.

Gli porgo la mano -Affare fatto- 

Non posso credere alle mie stesse orecchie eppure l'ho detto.

Lui la stringe -Perfetto, questa sera mentre i Prodigi sono impegnati in una missione ti porto ad Adamantis- volta la testa per osservare i ragazzi nelle tende.

Abbasso lo sguardo verso il suo collo e vedo il tatuaggio che raffigura due occhi -Che tipo di telecinetico è?-

Lui si passa una mano sul disegno -Appartengo agli Atmocinesi-

Annuisco socchiudendo gli occhi quasi come se potessi osservargli l'anima -Quindi controlli il clima con il pensiero-

-Si- si limita a rispondere alzando lo sguardo verso il cielo.

-Bene, ci vediamo questa sera- lo guardo un ultima volta prima di sparire di nuovo dentro casa.

Sento l'adrenalina scorrermi nel sangue in modo impetuoso. E' ciò per cui andavo avanti, per avere la libertà da questa vita di sola sopravvivenza eppure non posso fare a meno di avere paura. Non per ciò che devo fare ma per come cambierà la mia vita. Sarà un cambiamento irreversibile.

Sono sicura però che ho bisogno di tutto questo. Se passo un altro giorno in questo inferno ne morirò. Forse per la fame, per la sete, per il freddo o per il dolore ma succederà. 

Cammino avanti e indietro facendo scricchiolare il legno sotto gli stivali mentre mi torturo le mani. I pensieri mi affollano la mente e l'ansia mi chiude la gola rendendo difficile respirare. 

Sussulto quando la porta si apre di colpo e la figura di Shikha compare per l'ennesima volta questa settimana.

Mi avvicino a passo svelto verso il suo corpo ingobbito dalla vecchiaia -C'è qualcosa che non va?-

I suoi occhi sono vitrei ma profondamente bisognosi di dire qualcosa -La Fenice di Luce e il Corvo Oscuro-

Alzo un sopracciglio -Cosa? Cos'hanno?-

La Fenice di Luce è l'essere a noi sacro, colei che raggiunge la purezza assoluta e contiene la Luce che si riversa sul mondo. Colei che ha dato i doni ai Prodigi e che di conseguenza li contiene tutti. Il Corvo Oscuro al contrario è l'essere Supremo degli Oscuri. Colui che è fatto di ombre e tenebra. Forgiato dal male e plasmato nell'oscurità.

Shikha mi afferra le spalle con troppa forza per quelle mani scarne -Attenta, non restare sola, non andare sola-

-Andare dove?-

Lei affonda le dita nella mia pelle facendomi trasalire -Nella Terra Morta-

-Cos'è la Terra Morta?- la mia voce è appena un sussurro.

Lei sbatte le palpebre più volte prima di lasciarmi andare -Come sta tua madre?-

Appoggio la testa sullo stipite della porta -E' morta-

Le esce un sussulto di dolore -Oh povera Tatiana! E tua sorella come sta?-

Stringo le dita nel legno -Bene, sta bene-

Come sempre senza dirmi niente si volta e se ne va saltellando verso casa sua. Non per niente la chiamano la pazza del villaggio.

Mi siedo nell'unica sedia traballante che ho e osservo il tavolino rovinato dal tempo. Mia madre era solita preparare il pane mentre io la osservavo da questo punto. I capelli castani sempre raccolti in una treccia disordinata che legava con un nastro azzurro, quello che io ora amo portare. Cantava sempre e io con lei, battevo i mestoli di legno sul tavolo per dare un ritmo alla canzone. Alzo lo sguardo verso lo spazio che occupava lei, e il vuoto mi assale il petto insieme a un'ondata di dolore così forte che mi accascio sul tavolo. Molte volte fingo che sia ancora qui, fingo di sentire i suoi passi leggeri sul legno o la sua voce farmi le ramanzine. 

Molte volte è più facile fingere che il dolore non sia mai arrivato.

Non so in che preciso momento mi sono addormentata ma il bussare alla porta mi sveglia. Ormai sembra l'unica sveglia su cui posso puntare.

Quando apro la porta Karl Norrison è già lì pronto con una mano tesa. Mi ero dimenticata che ogni Prodigio è dotato del dono del Teletrasporto. 

Non l'ho mai fatto ma ciò non mi impedisce di afferrare la sua mano callosa per gli anni e volare via come cenere al vento.

La luce mi circonda con un piacevole calore e in men che non si dica i miei piedi toccano terra.

Resto senza fiato per ciò che vedo.



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