Un'anima di notte

Sono passati sei giorni dalla mia litigata con Noah. Sei giorni senza parlargli e mi va bene così.

La mia rabbia non è ancora sbollita, al contrario, stare qui rinchiusa in camera mi porta a pensare di più e di conseguenza ad essere ancora più arrabbiata. 

Oggi ho deciso che andrò in spedizione da sola. Quando è stata l'ultima volto che ho ucciso un Oscuro? Una settimana? O di più?

Qui i giorni si confondono tra loro e diventano tutti uguali, indistinguibili. 

Ho sentito dire che è arrivata a palazzo Margarita Windsor figlia del Governatore di Estensia. Si vocifera un futuro matrimonio tra lei e Noah.

Quando ho chiesto a Mor come fosse caratterialmente mi ha accennato al suo carattere forte e spinoso. Da quel spinoso ho capito esattamente ciò che intendeva.

Questo però non dovrebbe importarmi.

Sono tutti a letto o almeno dovrebbero. All'una di notte in teoria il palazzo dovrebbe essere vuoto.

Ho deciso che andrò a Ravenshore, a cavallo ci metterò solo un ora ad arrivarci.

Mi infilo il mantello nero e alzo il cappuccio. Sistemo per bene il mio pugnale al lato della coscia destra, la spada, l'arco e le frecce. Le punte delle frecce sono forgiate con polvere di biancospino e argento fuso. Perfette per uccidere gli Oscuri in un solo colpo.

Esco dalla mia finestra che si trova al terzo piano ma non me ne preoccupo perchè c'è una gigantesca pianta di edera che ricopre quasi tutta la distanza dalla mia finestra fino a terra.

Mi muovo agilmente e silenziosamente nascondendomi nelle ombre proiettate dal castello. Vedo in lontananza il riflesso delle armature delle guardie ma so di essere quasi invisibile.

Quando tocco terra corro verso le stalle e senza esitare prendo un cavallo nero, quello che sembra più grande e in forma.

-Ciao bello- gli accarezzo il muso e gli lascio il tempo di sentire il mio odore prima di salirci sopra.

Usciamo dalla porta sul retro della stalla e appena siamo in mezzo al bosco, il cavallo che ho deciso di chiamare Ombra inizia a correre così veloce che sembra stia volando.

Gli accarezzo la chioma -Bravo Ombra-

Lui nitrisce quasi come se stesse approvando il nome.

Arriviamo dopo meno di un ora. 

Rivedere il villaggio mi trasmette una sensazione che non capisco. E' dolore? Ansia? Nostalgia?

No, non penso proprio che sia nostalgia.

Le piccole casette di legno sono storte e mi ritorna la sensazione di una volta, quella in cui pensavo che se avessi appoggiato una mano su quelle assi la casa sarebbe crollata a terra.

Il fango mi inzuppa gli stivali nuovi e lucidi. L'ultima volta avevo quel paio di stivali bucati e logori che lasciavano trapelare freddo e fango. Ricordo tutte quelle volte in cui andavo a casa con i piedi così gonfi da non poter neanche camminare.

Arrivo davanti a casa mia e noto che il campo dei Prodigi dietro di essa è ancora lì. Chissà se proteggono la città dagli Oscuri o se pensano solo alla loro missione e se ne fregano delle persone che vivono a Ravenshore.

Lego Ombra a un palo e gli accarezzo il muso -Arrivo subito-

Entro a casa mia così furtivamente che sembra che stia seriamente rubando la proprietà a qualcuno.

Tutto è esattamente come l'avevo lasciato. Il bicchiere sul tavolino, una coperta sgualcita sul materasso sottile, i secchi ancora pieni attorno a una specie di piccolissima vasca. 

La mamma odiava quella vasca, diceva che se avesse avuto abbastanza soldi la prima cosa che voleva cambiare era quella maledetta vasca.

Papà rideva e si domandava dove avrebbe trovato lo spazio per infilarci una vasca più grande.

Con un sospiro prendo ciò per cui sono venuta. Il bracciale di mia madre nascosto sotto un asse di legno.

E' un bracciale d'argento con un opale di fuoco al centro. E' prezioso lo so, ma preferivo morire di fame piuttosto che vendere l'unica cosa che mi è rimasta di mia madre. 

Me lo metto al polso e lo copro con la manica del cappotto spesso. 

Esco da casa mia con il cuore più pesante ma cerco di ignorare la spiacevole sensazione e il senso di colpa.

Perchè dovrei sentirmi in colpa? Clarissa mi ha abbandonata. Mamma e papà sono morti. Perchè diamine dovrei sentirmi in colpa?

Sto per slegare Ombra quando un rumore secco mi fa voltare di scatto.

Assottiglio gli occhi, prendo l'arco e incocco una freccia. 

Quando sento un urlo venire da poco lontano non ci penso due volte e inizio a correre. Sembra l'urlo straziante di una donna.

-Lasciala andare!- urla la donna indicando la bambina in braccio a un uomo.

Rabbrividisco perchè so per certo che non è un Oscuro. E' un umano.

-Sei una puttana Janet- le da un calcio sullo stomaco e le sputa addosso.

Mi avvicino silenziosamente evitando di farmi vedere anche dalla donna. I miei piedi, quelli di una ladra e di un'assassina sono leggiadri e non emettono il minimo rumore.

Con un solo, fulmineo, movimento prendo la bambina e schiaccio contro il muro l'uomo puntandogli il pugnale alla gola.

-Prendi la bambina- dico velocemente alla madre senza distogliere lo sguardo dalla faccia ripugnante dell'uomo.

Janet non se lo fa ripetere due volte e l'afferra tra le braccia prima di fare due passi indietro.

L'uomo fa un sorriso -Se mi uccidi loro moriranno di fame ragazzina-

Lo premo ancora di più contro il muro rinforzando la presa sul pugnale -Ah si? Io dico di no-

L'uomo mi scruta attentamente a accentua il sorriso -Tu non mi ucciderai mai-

Questa volta tocca a me sorridere -Quanto ci fregano le certezze vero?- indico Janet -Scommetto che la picchi ogni giorno. Gli ho visti i lividi che le ricoprono il volto-

Lui serra i denti in una smorfia -Quella puttana se lo merita-

-Janet, la bambina sta bene?- domando senza guardarla dato che non la sento emettere alcun suono il dubbio sorge in me.

Lei tira su con il naso -Non lo so, io...non lo so-

-Cosa hai fatto alla bambina- ringhio graffiando la pelle della gola con la punta del pugnale.

-L'ho picchiata- sibila lui senza neanche una punta di vergogna.

-Inizia a fare un tour dell'inferno, così quando scenderò anche io sarà più bello darti la caccia-

Con un colpo secco gli infilzo il pugnale in gola. Una, due, tre volte.

-Shikha è brava a curare le persone, potrebbe aiutarti- affermo osservando l'immobilità della bambina.

Janet però non smette di guardarmi -Tu sei...Diane Morrigan- sussurra tramante come una foglia -Tu sei la protettrice-

Scuoto la testa -Sono un'assassina e una ladra niente di cui possa vantarmi-

Lei fa un passo avanti -Conosco molte persone che dicono di essere state salvate da te- una lacrime le scorre lungo la guancia tumefatta -Grazie-

Abbasso lo sguardo sul volto immobile della bambina -Ora dobbiamo andare a cercare Shikha-

Lei zoppica così afferro la piccola e la copro con il mio mantello. Aiuto a salire Janet sul cavallo e poi ci salgo io facendo attenzione a coprire per bene il corpicino. Respira ancora ma non so in che condizioni sia. Avrà si o no tre o quattro anni, i capelli biondi sono sporchi di sangue e di terra.

In poco tempo arriviamo davanti alla casa di Shikha, circondata da fiori. Non so come faccia dato che siamo in pieno inverno.

Janet scende reggendosi lo stomaco con una mano.

Shikha esce ancor prima di darci il tempo di bussare -Svelte alla bambina servono delle cure- afferma in maniera così lucida che mi sorprende. Di solito è in un mondo tutto suo.

Entriamo nella casetta riscaldata a malapena da un piccolo fuocherello. 

Stendo la bambina sul divano -Puoi curarla?-

-Non lo so, ci proverò-  risponde appena perchè è troppo intenta a preparare le sue erbe curative.

-Diane- gracchia Janet.

Mi volto di scatto e con orrore noto che si è accasciata a terra -Diane-

-Janet, Janet cos'hai?- domando con un filo di voce mentre la prendo tra le braccia.

I capelli biondi le coprono gli occhi celesti così glieli scosto con una mano tremante.

Lei appoggia una mano sulla mia -Proteggi Elene, io non ho nessuno Diane. Nessuno. Proteggi Elene-

Le stringo la mano -Tu non morirai Janet, puoi ancor...-

Del sangue inizia a colarle copioso dalle labbra -Proteggila-

I suoi occhi colmi di lacrime si posano solo un attimo su di me per poi passare a Elene. Ed è così che muore, guardando l'unica cosa buona che abbia mai avuto in vita sua.

-Janet- sussurro con voce spezzata scuotendola per le spalle.

-Diane, è morta- la voce delicata di Shikha mi fa alzare lo sguardo dal corpo di Janet.

Mi avvicino alla bambina -Come sta?-

-L'ho stabilizzata ma ha bisogno di cure che io non posseggo- 

Annuisco -So dove portarla-

Prendo tra le braccia la bambina e mi tolgo il mantello per avvolgerlo bene attorno a lei.

-Passerò domani a prendere il corpo di Janet, tu coprilo per bene-

Lei annuisce poi dopo un attimo di vuoto domanda-Diane, come sta tua mamma?-

-Grazie per le cure Shikha- mormoro senza neanche guardarla negli occhi.

-Oh povera Tatiana! E Clarissa? Clarissa come sta?-

Trattengo l'impulso di risponderle ed esco di corsa dalla casa.

Salgo sul cavallo sistemando Elene per bene -Ombra, devi correre come mai hai fatto prima d'ora-

Così voliamo nella notte. Io con le lacrime sulle guance e una bambina a rischio tra le braccia.

Proteggi Elene.

Non penso di esserne in grado.



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