La macchia del peccato

Dopo aver indossato la mia tenuta e mangiato abbondantemente tutto ciò che poteva aiutarmi a mantenere le energie mi dirigo verso l'uscita del grande castello.

Porto le armi d'argento e biancospino ma anche il pugnale che mi regalò mio padre, perchè pensava che mi avrebbe protetta. Io ci credo ancora o forse no ma rimane comunque l'unico oggetto che mi diede lui.

Molte volte mi si stringe il cuore quando penso a lui, al suo continuo proteggerci, all'amore che ci donava ogni singolo giorno. Poi mi tornano in mente gli occhi smeraldini della mamma, alla forza che vi era insidiata dentro, al coraggio che forgiava ogni sua azione. Non posso lamentarmi di loro, neanche se volessi. Mi hanno insegnato a lottare anche quando tutto sembra perduto, a stringere i denti e andare avanti, a non abbassare mai la testa e a parlare quando le cose non sono giuste.

Eppure mi sento una delusione. In questi anni non ho fatto altro che mentire, rubare e patire la fame. Si, sono andata avanti nonostante tutto ma non ho vissuto. Mi muovo come un corpo vuoto, senz'anima. Gli occhi o troppo spenti o infuocati dalla rabbia. Prima la morte mi faceva rabbrividire ora è solo una semplice conseguenza del vivere. Non voglio morire, di questo ne sono sicura ma se succedesse non mi spaventerebbe più.

Se Clarissa sapesse che la morte non mi spaventa mi sputerebbe in faccia per il disgusto. Lei è una che ha sempre vissuto con il costante bisogno di avere qualcuno a cui delegare i suoi problemi, a cui reggersi perchè troppo fragile per stare da sola. La morte è qualcosa che le incute un terrore viscerale e dopo la morte della mamma è rimasta così traumatizzata da non riuscire a stare in quella stessa casa. Abbandonandomi così alla solitudine.

-Devi fare molta attenzione-

La voce leggera di Clancy mi fa voltare. Ha i capelli biondi leggermente scompigliati e gli occhi grigi sembrano velati dal sonno.

-Lo so- inclino la testa di lato accennando un sorriso -Ti hanno buttato giù dal letto?-

Lui scrolla le spalle -Si, direi di si-

-Bene, io devo andare- mi sistemo le armi stringendo le cinghie di cuoio.

-Permettimi di venire con te- il suo tono non è ironico come spesso accade, al contrario sembra molto più serio di quanto credessi possibile da uno come lui.

-Perchè?- non lo dico in malo modo ma solo spinta dalla curiosità. Anche se, devo ammettere, che non mi fido dei Prodigi.

Lui incrocia le braccia corrucciando le labbra come un bambino -Oggi Noah non c'è, le ragazze del Primo Ordine dei Prodigi sono in un altro villaggio impegnate in una missione e io sono qui da solo che mi annoio a morte-

-Mi fai quasi pena Clancy- faccio un lungo sospiro prima di continuare -D'accordo ma sbrigati o ti lascio qui-

Qualche minuto dopo ritorna con la divisa da Prodigio e con le armi ben agganciate alla cintura -Sinceramente vengo anche perchè sono davvero curioso di sapere qualcosa in più su questa storia di umani che danno la propria anima al Corvo-

-Si, un fatto curioso- mormoro porgendogli la mano -Teletrasporto giusto?-

-Si, quando hai la capacità di farlo tanto vale farlo no?- il sorriso sbarazzino ritorna a invadergli la faccia.

Alzo un sopracciglio perplessa -Non ha senso quello che hai detto ma farò finta di aver capito male perchè non puoi esserti appena vantato della tua condizione da Prodigio giusto?-

Lui trattiene una risata -Mi scusi signorina Diane-

-Muoviti o ti spacco di nuovo il naso e sai che posso farlo- gli prendo la mano guardandolo con aria di sfida.

Lui alza gli occhi senza smettere di sorridere e mi stringe la mano, poi la luce bianca e il calore ci avvolgono. 

-Il calore cambia- affermo camminando tra le vie del villaggio.

-Cosa?- domanda Clancy a qualche metro da me.

-Ho notato che ogni teletrasporto è diverso. Il calore e la consistenza della luce sono diversi, variano da persona a persona-

Clancy resta per qualche secondo in silenzio -Non lo sapevo, noi siamo abituati al nostro teletrasporto sin da piccoli-

Affondo le mani nelle tasche per il freddo pungente -Scommetto che gli umani non sono abbastanza degni da essere teletrasportati da voi vero?-

-Non siamo così cattivi come pensi sai?- fa una pausa prima di parlare di nuovo -Almeno non tutti-

-Cosa intendi?- domando approfittando della sua momentanea debolezza.

-Diciamo che qualcuno è assetato di potere e usa i doni approfittandosi di chi non gli ha-

Faccio finta di niente come se l'affermazione non mi avesse minimamente colpita -Tipo il re-

Lui mi lancia un'occhiata e allora lì capisco che si fida di me più di quanto dovrebbe -Si, tipo il re-

-Quali sono le sue intenzioni con me? Perchè stento a credere a tutto ciò che dice-

Clancy abbassa lo sguardo come se contasse i suoi passi -Vuole usarti davvero come spia perchè nessuno sospetterebbe mai di una debole umana. Non sei una minaccia per lui.-

Faccio una risata priva di ironia -Davvero? Posso fracassargli le palle senza neanche sbattere ciglio-

Lui sorride -Lo so, ne ho avuto conferma. E anche se non lo ripeterò mai più devo ammettere che mi hai davvero fatto il culo quel giorno-

Mi fermo ora guardandolo seriamente -Perchè sei qui Clancy? Perchè anche Noah sembra non volermi lasciare fare le missioni da sola?-

I suoi occhi si focalizzano sui miei -Perchè non si fida di te e quindi non vuole lasciarti sola-

-Non ho bisogno nè di lui nè di te e di nessun altro. Non sono stupida e approfitto pienamente di tutti gli agi che mi ha dato il re. Non voglio ritornare a morire di fame piuttosto mi ucciderei da sola- sibilo ritrovando quella rabbia che sembra ormai annidata nella parte più profonda della mia anima.

Lui mi guarda per qualche istante prima di indicare una vecchia casa di legno a pochi metri di distanza -Lì ci sono i sospettati, si pensa che in quel luogo avvengano i riti-

Sono sollevata dal fatto che abbia cambiato argomento così per sbollire la rabbia cammino verso quella casa mantenendomi però a una certa distanza -Ti noteranno tutti con quella divisa rossa e dorata-

Lui mi fa l'occhiolino e si infila un mantello logoro con un cappuccio che lo ricopre interamente -Anche io ho i miei trucchetti-

Risparmio la domanda su dove diamine ha tirato fuori quella roba e mi limito a scuotere la testa -Muoviamoci-

Ci accampiamo dietro a un muretto esattamente di fronte alla finestra della casetta. L'interno è buio e non sembra esserci nessuno.

-Dobbiamo aspettare- sussurra Clancy con il volto seminascosto dal cappuccio.

-Si, speriamo che si diano una mossa- appoggio la schiena sul muro portandomi le ginocchia al petto.

Lui mi imita lanciandomi un'occhiata -Stai prendendo peso per fortuna-

-Non è difficile considerando lo stato in cui ero prima- borbotto io guardandomi le gambe.

Aveva ragione. Dopo quasi una settimana il mio corpo iniziava ad acquisire un po' di peso e la mia pelle da pallida cadaverica era passata a pallida. Mi sento persino in forze, dopo tutti quei giorni passati a fare fatica anche solo per camminare.

-Sono tutti così a Ravenshore?- il suo tono di voce è esitante come se temesse di dire qualcosa che possa urtarmi.

Sbuffo una risata -Dei cadaveri ambulanti? Si quasi tutti. Si salvavano solo i criminali più conosciuti, loro hanno fatto soldi ricattando persone-

Lui mi guarda con un cipiglio perplesso -Salvavano?-

Alzo le spalle con indifferenza -Qualcuno gli ha torturati e poi uccisi-

Lui si sporge in avanti con uno scatto fulmineo -Hai ucciso i criminali più temuti di Ravenshore? Eri tu la misteriosa assassina?-

-Si ero io- confermo senza guardarlo negli occhi.

-Fantastico, davvero geniale-

Questa volta il mio tono è tagliente -Non c'è niente di geniale nell'ammazzare delle persone. Niente-

Ometto la parte in cui dopo aver ammazzato quelle persone vomitavo nei vicoli bui in preda ad attacchi di panico. Ometto la parte in cui dopo giorni o mesi continuavo a vedere il sangue macchiarmi le mani e i vestiti. Ometto gli incubi in cui vedevo i loro occhi spegnersi e il volto diventare di marmo. Le urla e le suppliche brutalmente interrotte dal colpo fatale.

Lui scuote le spalle per niente turbato dal mio tono -Se hanno fatto cose malvagie non c'è di cui sentirsi in colpa-

Lo guardo assottigliando gli occhi -Hai mai ammazzato qualcuno Clancy?-

-No- ammette abbassando solo per un attimo lo sguardo come se fosse imbarazzato.

Imbarazzato?

Per non esplodere con le imprecazioni mi volto per guardare la casa. E lo vedo.

 Un movimento.

Tocco la spalla di Clancy per incitarlo a voltarsi -C'è qualcuno-

L'uomo nella casa inizia ad accendere delle candele disposte in cerchio, fa tutto velocemente come se avesse fretta di finire.

Sento chiaramente altri passi che fanno scricchiolare il legno e dopo pochi istanti tre uomini portano con forza una persona incappucciata. 

La buttano in mezzo al cerchio con mani e piedi legati da una spessa corda. La persona legata si dimena disperata dalla stretta della corda, sento le urla soffocate sicuramente da uno straccio infilato in bocca.

Gli uomini le tolgono il cappuccio rivelando così una ragazza.

Il mio cuore manca un battito.

Avrà poco più di vent'anni. Gli occhi sono resi scuri dalla paura, le lacrime scorrono impetuose sulle guance. 

Stringo le dita sulla pietra cercando di reprime l'impulso di andare da lei.

L'uomo che ha acceso le candele si avvicina alla finestra così noi con uno scatto ci rannicchiamo di più dietro al muro. Quando oso lanciare un'occhiata noto che ha chiuso la finestra oscurandola con dei pannelli di legno.

Non siamo riusciti a vedere i loro volti. Dannazione. 

-Merda!- sussurro pestando il piede per terra -Dobbiamo entrare e aiutare la ragazza, le faranno sicuramente del male-

Clancy mi afferra il braccio -No, non possiamo. Non è questo il nostro compito e se lo facessimo sveleremo l'unica carta che abbiamo in vantaggio-

Tolgo il braccio dalla sua presa con uno strattone -Quella ragazza finirà molto male e noi possiamo aiutarla-

Clancy scuote la testa -No Diane, non possiamo-

Le urla della ragazza vengono improvvisamente interrotte da un suono inumano che poi si trasforma in una risata sinistra.

L'Oscuro sta prendendo la sua anima.

Devo aiutarla, non posso lasciarla lì. Io posso salvarla.

Non faccio neanche in tempo a stendere le gambe che la luce mi avvolge e con essa un sonno primordiale.

Un sonno a cui non puoi dire di no.

Cerco di ribellarmi fino alla fine ma sono debole, sono fragile, sono umana. 

Chiudo gli occhi.


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top