Il segno del dolore
Quando apro gli occhi per un attimo non ricordo niente.
Poi i pensieri mi si accavallano tutti insieme come una bomba pronta a scoppiare.
Mi siedo di scatto come se dovessi correre da qualche parte ma una mano si appoggia sulla mia spalla sana -Tranquilla-
Alzo gli occhi verso il volto di Noah, la sua espressione è la calma fatta a persona. Vorrei riuscire a contenere ogni singola emozione come fa lui -Lasciami-
Lui toglie la mano ma non si allontana di un solo passo -Come stai?-
Sbatto le palpebre osservandomi intorno e capendo solo in un secondo momento che si tratta della mia stanza -Ha usato quel trucchetto da Prodigio e mi ha dannatamente addormentata, per farmi stare buona come un fottuto cane!-
Noah si siede nello sgabello che affianca il letto -Era necessario, stavi per buttarti nella casa-
Stringo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche -Lì dentro c'era una ragazza giovanissima che è stata posseduta da un Oscuro e noi potevamo benissimo evitarlo. Non era assolutamente necessario- il mio tono è basso e minaccioso ma pur sempre contenuto se si tiene in conto della tempesta che infuria dentro di me.
-Ora sappiamo il luogo in cui avvengono questi riti e possiamo intervenire sradicandoli dalle radici, salveremo più vite così- afferma pazientemente senza perdere la sua odiosa calma.
Perde mai il controllo questo principe di granito?
-Quella ragazza però non avrà mai più indietro la sua vita, l'unico modo per liberarla è ucciderla- scosto le lenzuola alzandomi dal letto -Che ore sono?-
Lui mi osserva dalla sua posizione da seduto -Le sei del mattino-
Sgrano gli occhi facendo un calcolo mentale -Quanto ho dormito?-
Noah alza le spalle incrociando le braccia sul petto -Un po' di ore-
-Fa sempre questo effetto? Quando fate perdere coscienza a qualcuno intendo-
-Solo con gli umani, i Prodigi restano incoscienti per qualche minuto non di più-
Vado verso la finestra osservando un Adamantis dormiente. I primi raggi di sole costeggiano l'orizzonte colorando il cielo di un rosa pallido. Con questa luce la città sembra in pace, serena. Come se non ci fossero Oscuri a piede libero o criminali che aspirano al male.
-Dov'è Clancy?- domando con gli occhi ancora puntati su quel tenue spettacolo.
-In camera sua, Diane non te la prendere con lui. Ha fatto ciò che era giusto per tutti- nel suo tono riesco a percepire l'esitazione con cui mi rivolge la parola come se anche lui come Clancy e tutti gli altri temesse la mia reazione.
Mi volto per guardarlo negli occhi -Perchè mi parlate tutti con quel tono?-
Lui sembra non capire -Che tono?-
Faccio un sorriso stanco -Come se fossi un animale ferito- sospiro appoggiando la testa sul vetro freddo -Voglio stare da sola-
Noah si alza in piedi ma non se ne va -La rabbia che covi dentro ti mangerà pezzo per pezzo-
-Lo so ma non riesco a farla andare via. Ormai è parte di me- mormoro lasciando la condensa sul vetro. Ecco come vedo il mondo. Opaco, sfocato, freddo.
-Puoi partecipare alla nostra Unione Suprema- propone senza esitazione come se fosse una cosa da niente.
L'Unione Suprema.
l'Unione che conta più del sangue. Un legame indissolubile. Una famiglia composta da due guerrieri, un mutaforma e un telecinetico.
Questa volta mi volto interamente dalla sua parte -Cosa?-
Lui scrolla le spalle affondando una mano nella tasca dei pantaloni della divisa -Potresti stare con noi e partecipare alle nostre missioni. Uccideresti molti Oscuri e in questo modo potresti sbollire la rabbia-
-E il mio ruolo da spia?-
-Ho già parlato con mio padre ed è d'accordo, i mandati in veste di spia saranno meno così da permetterti di venire con noi-
Mi acciglio per niente convinta -Il re è d'accordo? Si è scomodato così tanto per cercare una spia in gamba e poco riconoscibile e ora manda tutto all'aria?-
Noah accenna un sorriso -Diciamo che ho insistito affinchè non ti tormentasse come ha fatto con questa missione. Sapeva che avresti potuto vedere una scena simile e non ha pensato neanche di avvisarti, ha capito il suo errore però-
-Quindi ora mi permetterai di venire con te? E come la mettiamo con il fatto che non ti fidi di me?-
Questa volta non trattiene il sorriso -Diciamo che questa sarà la prova che mi permetterà di saperlo-
Inclino la testa di lato assottigliando gli occhi -Bene, sarà una prova anche per te. Sai non mi fido dei Prodigi. Clancy per conquistare la mia fiducia ci impiegherà il doppio del tempo-
Lui scoppia in una risata che stranamente riscalda quel buco che ho al posto del cuore. E' qualcosa di così gratificante che sento un brivido attraversarmi la schiena. Mi sento a disagio nel sentire queste sensazioni così estranee.
-Voglio uscire- dico di punto in bianco con una punta di disperazione.
-Tutto bene?- fa una passo nella mia direzione guardandomi attentamente -Sei pallida-
-Ho bisogno di uscire- affermo con il respiro ansante. Le pareti sembrano stringersi attorno a me, come se la stanza si stesse rimpicciolendo per soffocarmi.
Noah annulla le distanze tra di noi e con un solo tocco mi teletrasporta in giardino.
Il gelo penetra attraverso i miei vestiti ma non m'importa.
Mi butto per terra stringendomi la testa tra le mani.
Va tutto bene Diane.
Stai bene, stai bene, stai bene.
Vedo il sangue espandersi attorno a me in una pozza scarlatta.
Chiudo gli occhi stringendoli il più possibile.
Non è vero, non c'è il sangue è solo frutto della tua immaginazione.
Eppure sono un mostro, sono sol...
Una mano mi avvolge la spalla scuotendola leggermente -Diane- la voce ferma di Noah mi riporta alla realtà -Diane, rispondi-
Lentamente tolgo le mani dalla testa. Sento le guance bagnate così le asciugo il più in fretta possibile sempre più imbarazzata.
-Scusa- sussurro con un filo di voce.
Lui si inginocchia al mio fianco per avere gli occhi al pari dei miei -Cos'hai?-
Lo guardo per qualche istante prima di rispondergli -Non lo so- mento senza abbassare lo sguardo eppure quegli occhi scuri mi fanno vacillare.
-A me invece sembra proprio che tu sappia il perchè- sposta la mano sulla mia e allarga le dita dalla stretta del mio pugno. Non mi ero neanche accorta di essermi conficcata le unghie nel palmo della mano.
-Penso di avere qualcosa che non va- ammetto a denti stretti con una fatica inimmaginabile.
-Sei il risultato di ciò che hai vissuto Diane, non hai nessuna colpa- sussurra con più tenerezza di quanta credevo possibile.
Era da così tanto tempo che qualcuno non mi parlava così. Mi era mancata questa sensazione.
-Si, forse hai ragione. Devo solo andare avanti- mi alzo da terra per poi abbassare lo sguardo sulle nostre mani intrecciate. Le tolgo subito senza neanche guardarlo in faccia -Grazie-
-Sicura di stare bene?- domanda serio cercando di incrociare il mio sguardo.
Scrollo le spalle togliendomi i fili d'erba dai vestiti -Era solo un'attacco di panico Noah, sembro di pietra ma sono umana anche io-
-Non ho mai pensato che tu fossi di pietra- mormora piano quasi tra sè e sè.
-Quando avete la prossima missione?- domando più per togliere l'attenzione dai miei sentimenti che per curiosità.
Si appoggia al tronco di un albero secolare incrociando i piedi -Domani dobbiamo controllare i progressi del Primo Ordine, si sono spinti verso sud perchè i nostri radar hanno avvertito concentrazioni di oscurità-
-A parte Clancy non ho mai visto nessuno dei membri della tua Unione-
-Quella volta che hai rotto il naso a Clancy c'era un altro ragazzo. Si chiama Chris ed è un mutaforma. Poi c'è Damian che è telecinetico-
-Che tipo di telecinetico è?- cerco di nascondere la crescente curiosità ma è pressoché impossibile.
Lui però non sembra farci caso e risponde tranquillamente -Magnetismo, è una delle abilità più forti dopo l'Elettrocinesi-
-Perchè non sono qui al castello?- mi appoggio anche io a un albero, ora molto più rilassata.
-Vivono nel castello ma in questo momento sono occupati in una missione. Siamo il gruppo di rappresentanza dell'Unione Suprema e di conseguenza abbiamo molte cose da fare-
-E' vero ciò che raccontano sul legame? E' più forte di qualsiasi altro legame?-
Lui sorride come se stesse ricordando cose piacevoli -Il nostro legame è scattato molto prima rispetto ad altri. Tutti e quattro abbiamo capito di far parte dell'Unione Suprema quando avevamo solo nove anni. Di solito le altre Unioni si creano verso i sedici anni se non di più. E' un legame impossibile da descrivere a parole, so solo che noi quattro siamo una cosa sola-
Con le mani dietro la schiena stacco la corteggia dalla superficie dell'albero. E' brutto chiamarla invidia ciò che sento ma anche io avrei voluto un legame del genere. Persone su cui contare sempre, nonostante tutto. Questo però comporterebbe essere un Prodigio, e da qui partono i problemi.
-Sembra meraviglioso- affermo senza lasciar trapelare ciò che in realtà penso.
-Lo è- fa una pausa schiarendosi la voce -So la considerazione che hai di noi ma voglio che tu sappia che non siamo tutti come i Prodigi che ti hanno ferita-
Alzo la testa di scatto diventano rigida come una scultura di sale -Perchè dici che dei Prodigi mi hanno ferita?-
-Perchè per avere un simile odio deve pur essere successo qualcosa con qualche Prodigio- risponde come se stesse camminando sui cocci di vetro, nonostante tutto però i suoi occhi scuri sono fissi sui miei.
-I Prodigi a Ravenshore non ci sono mai stati, è questo il punto. Voi dovevate proteggerci da tutto è questo il vostro compito. Ma la regola vale solo per i posti rispettosi mentre per i villaggi di terza categoria non resta altro che lottare con le proprie mani sperando ogni giorno di non morire. Se voi aveste adempito a quei giuramenti che fate una volta diventati Prodigi mio padre non sarebbe morto in mezzo al fango a qualche metro da casa mia, mia madre non sarebbe morta dal dolore e dalla fatica di non far morire di fame le sue due figlie. Mia sorella non sarebbe scappata a gambe levate per paura di vedere qualcun'altro morire e io forse a quest'ora avrei una famiglia, degli amici e una casa in cui tornare, invece mi ritrovo da sola pregando di vivere almeno un giorno in più sperando che le cose possano dannatamente cambiare!- urlo liberando le parole nell'aria. Una sola lacrima di rabbia sfugge al mio controllo ma le blocco il cammino passandomi frustrata una mano sul volto.
Noah mi guarda senza neanche sbattere ciglio, sta per parlare ma lo blocco in partenza -Ora non sono in vena di parlarne, voglio stare da sola-
Mi volto e vado via, lasciandomi dietro una scia di rabbia e tristezza.
Non dovevo sfogarmi in quel modo ma forse il fatto di non aver mai avuto nessun con cui farlo mi aveva fatto accumulare tutte quelle parole.
E loro non aspettavano altro che uscire.
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