Il rifiuto
Noah.
Noah sarà il futuro Daevia e io sono l'unica a saperlo. Oltre a Shikha ovviamente.
Lei continua a guardarmi con un sorriso a dir poco inquietante -Non te lo aspettavi tesoro?-
Scuoto la testa stringendo di più il corpicino di Elene, che se non la conoscessi direi che si è addormentata -Non pensavo che gli Oscuri dicessero la verità, pensavo stessero solo farneticando- faccio un sospiro fissando i miei occhi in quelli scuri di Shikha -Cosa devo fare? Cosa c'entro io in tutto questo?-
Lei appoggia molto lentamente la schiena sulla poltrona e si passa pensierosa una mano lungo la treccia candida -Tu hai un legame con lui e questo ti rende parte integrante di questo gioco, ma non puoi fare niente finché questo potere non si manifesta-
-Potrebbe cambiarlo? Questo potere potrebbe cambiare la sua personalità?-
Lei sorride, uno di quei sorrisi che la sanno lunga -Inevitabilmente-
Sussulto come se qualcuno mi avesse appena sferrato un pugno nello stomaco.
Noah potrebbe cambiare e non ritornare mai più se stesso.
Stringo i pugni attorno alla tela che ricopre la poltrona -Devo impedire che ciò accada-
Shikha scoppia a ridere, una risata che ricorda delle unghie su una lavagna -Non puoi. Nessuno può impedire un evento predetto dalla Fenice e dal Corvo-
Mi alzo in piedi con una Elene aggrappata al mio corpo come una piccola scimmietta -Grazie per il tuo tempo-
Shikha sgrana gli occhi come se fosse sorpresa di trovarmi lì -Diane! Come sta tua mamma?-
-E' morta- mi limito a dire uscendo dalla casetta con un umore nero.
Salgo su Ombra issando Elene davanti a me.
-Tutto bene?- mi domanda lei fissandomi con preoccupazione.
Le accarezzo una guancia rosea -Si, tesoro tutto bene-
-Non mi piace quella signora. Mi fa paura- mormora stringendo le corde nei suoi pugnetti.
-E' innocua, è solo una vecchia ciarlatana- la rassicuro io partendo al galoppo e inoltrandomi nei boschi che dividono Ravenshore da Adamantis.
Il tragitto lo passammo in silenzio, anche Elle sembrava aver perso la voglia di parlare dopo la visita a Ravenshore.
Io non riuscivo a smettere di pensare a Noah e a quanto la situazione potesse sfuggirci di mano. E se Daevia cambiasse tutto ciò che fa di lui il vero Noah? Non posso permettere che ciò accada.
Non starò tranquilla fino a quando non saprò di aver fatto di tutto per salvarlo.
Riuscirò nel mio intento, di questo ne son sicura.
Arriviamo al castello verso sera, quando il sole ormai è tramontato dietro le alte montagne che ci separano da Estensia. L'aria è pervasa da una tranquillità marmorea, quasi come se tutti stessero trattenendo il sospiro per non rovinare questa calma così fragile. Le fenici di vetro disposte sulle cupole delle chiese e dei castelli scintillano sotto gli ultimi pallidi raggi di luce.
La Fenice di Luce. L'essere che dovrebbe proteggerci dall'oscurità. Da ogni disavventura. Eppure tutto ciò che mi è capitato in questi anni si allontana da quello che sin da piccola mi hanno promesso.
La felicità e la sicurezza.
Papà è stato ucciso in un vicolo vicino a casa, la faccia riversa in giù nel fango. Io che lo tenevo tra le mie sottili braccia mentre lo chiamavo sperando che aprisse gli occhi impiastricciati di sporco e sangue. Mamma, in piedi poco distante da me, che piangeva tutte le sue lacrime mentre si circondava la vita con le braccia come se quel gesto potesse bastare per impedirle di cadere a pezzi. Clarissa, più grande di me, ormai una ragazzina era dritta e pallida di fianco a mamma. La bocca chiusa e serrata in una linea rigida, le mani chiuse a pugno e i capelli incollati al volto per la pioggia. Se non l'avessi conosciuta avrei pensato che stesse semplicemente guardando qualcosa che l'aveva sorpresa, non suo padre morto. Ma Clarissa piangeva dentro, non esternava mai i suoi sentimenti.
Anche quando mi ha abbandonata, lasciando Ravenshore per dirigersi con suo marito a Osio, aveva il volto marmoreo e nessuna emozione trapelava dai suoi tratti rigidi. Sapevo, però, che in fondo fosse a pezzi ma non lo dava a vedere. E questo non cambia il fatto che mi abbia abbandonata. Ero comunque sua sorella minore.
Quando mia mamma era sul letto di morte ci fece promettere di non separarci. Ci disse che noi dovevamo esserci l'una per l'altra perchè era tutto ciò che ci rimaneva, perchè eravamo una famiglia. Per questo mentre Clarissa si apprestava ad uscire dalla porta le ho ricordato, piangendo, le parole di mamma. Lei si è limitata a rispondermi con un semplice Non riesco a rimanere in questo posto Diane, non più. Io non volevo andarmene mentre lei non aspettava altro e così le nostre strade si sono separate.
Ora però avevo questioni più urgenti di cui occuparmi.
Oggi Elene dormirà da Mor dato che Noah deve raggiungermi per parlarmi dei progressi riguardo gli Oscuri. Non mi hanno più aggiornata, per questo ho chiesto di vederlo.
Sono seduta sul letto e mi torturo le mani in preda all'ansia. Non è da me avere questo comportamento. Sono sempre stata una persona controllata e pacata, una persona che sapeva gestire le emozioni nonostante fossero pesanti come macigni.
Invece ora sembro una ragazzina che ha paura della sua stessa ombra.
Devo riprendere il controllo o finirò male. Molto male.
Indosso una tuta rosa pastello prima di sedermi e raggomitolarmi su me stessa sulla poltroncina di camoscio rossa.
Alzo il cappuccio quasi volessi nascondermi dal mondo intero. O, come dicevo prima, dalla mia stessa ombra.
Il lieve bussare alla porta mi fa drizzare il capo -Avanti- dico ad alta voce per farmi sentire.
Noah entra furtivo, indossa ancora la divisa rosso dorata quindi presumo non abbia avuto neanche un momento libero.
Si dirige verso di me e inclina la testa da un lato -C'è un volto sotto quel cappuccio?-
Sorrido e lo abbasso immediatamente -Si, scusa- lo invito a sedersi sul bracciolo della poltrona dandogli un lungo bacio su quelle labbra morbide -Sei stato impegnato?-
Si sistema al mio fianco e mi appoggia una mano sulla coscia -Si, diciamo che gli oscuri che si smaterializzano e la continua crescita di quest'ultimi ci tiene parecchio impegnati-
Annuisco comprensiva, persino io ero stata sveglia a pensare agli ultimi avvenimenti -Avete scoperto qualcosa?-
Lui sospira rassegnato -E' questa la cosa peggiore, non sappiamo dove sbattere la testa. Da questa sera non sarà solo il nostro gruppo a fare ricerche ma ci saranno molte altre squadre. Ormai la questione non può rimanere in secondo piano-
-Questa sera?- domando perplessa.
-Si non c'è tempo da perdere, avremo i nostri turni e ci saranno sempre dei gruppi sul campo- mi spiega lui sottolineando la gravità della situazione.
Il fatto che gli Oscuri aumentassero era preoccupante perchè questo voleva dire che il varco che divide il nostro mondo dal loro si è allargato. E se quel varco continua ad espandersi la questione non riguarderebbe solo Adamantis ma anche Estensia, Ancient, Naset, Osio e Ravenshore.
Diventerebbe una guerra a tutti gli effetti.
I figli della Fenice contro i figli del Corvo.
-Quand'è il nostro prossimo turno?-
Lui mi sorride dopo avermi accarezzato una guancia -Io e i ragazzi andremo questa sera-
Aggrotto le sopracciglia con perplessità -E io? Non siamo una squadra?-
-Si, ma tu dovresti riposare dopo l'attacco di ieri- obbietta come se la risposta fosse ovvia.
Mi sento un po' ferita, non lo nascondo -Noah non sono fatta di porcellana sai?-
-Lo so, ma è meglio così. Sei più stanca e si vede- continua sulla sua strada ma questa volta noto dell'imbarazzo nei suoi occhi.
-Su, dimmi la verità. So che stai mentendo. Sputa il rospo- dico senza giri di parole.
Se c'è una cosa in cui sono davvero brava è quella di riconoscere le bugie. E' una specie di sesto senso per me, anzi settimo se contiamo il fatto che riesco a percepire gli Oscuri.
-Mio padre non vuole umani in queste ricerche, pensa che i Prodigi siano più adatti per queste situazioni- anche lui non fa giri di parole ma la cosa peggiore è ciò che dice dopo -Al tuo posto ha messo Margarita Windsor-
Margarita figlia del governatore di Estensia, la futura regina che Re Aldric si aspetta che suo figlio abbia. La candidata perfetta. Una ragazza regale, dai capelli dello stesso colore del grano e due occhi così scuri che mi è stato difficile scorgervi le pupille. Una vera regina. Era un prodigio, una guerriera come Noah e Clancy.
La morsa della gelosia e del rifiuto per poco non mi fa spezzare il ciondolo della catenina che porto al collo.
Ecco perchè ci ha messo così tanto a venire da me. Perchè sapeva che doveva darmi questa notizia.
-E tu non hai detto niente?- domando accusandolo dato che immagino già la risposta.
Si alza in piedi per guardarmi dritto negli occhi -E' il re e poi penso che...sia pericoloso per una persona non addestrata andare nelle Terre Morte a caccia di Oscuri. Io so quanto sei brava ma rimani sempre un'umana-
Ogni parola la sento conficcarsi nel petto, un colpo dopo l'altro.
-Certo è ovvio, sono e rimarrò sempre un'umana. Non sono di certo alla vostra altezza- schiocco la lingua e mi alzo dirigendomi verso la porta -Ora, se non ti dispiace vorrei dormire,sai, bisogni da umani capisci?-
Noah viene verso di me ma rimane comunque a debita distanza -Non fare così Dee, lo sai che non ti abbiamo mai sottovalutata-
Scoppio in una risata priva di allegria -Lo stai facendo adesso Noah, mi stai dicendo che dato che sono umana non posso più fare quello che facevo prima e parlando sul serio, ero anche brava. Ma va bene così, prima o poi doveva arrivare questo momento. Era inevitabile-
Un'ombra di preoccupazione gli oscura il volto -Che momento?-
Faccio un sorriso gentile, uno di quelli che rivolgerei a un bambino per spiegargli qualcosa che non sa -Il momento in cui tu avresti tracciato questi confini, queste differenze-
Si passa entrambe le mani tra i capelli castani -Cosa stai dicendo? Io sto facendo ciò che è meglio per te-
-So badare a me stessa Noah!- urlo non riuscendo più a contenere la rabbia -Smettila di trattarmi come una bambina o un'incapace. Per tutta la mia vita ho affrontato il dolore, la morte, il senso di colpa, la perdita, l'umiliazione, la paura e il rifiuto. Quindi non osare decidere per me, o ciò che pensi sia meglio per me-
Stringe i pugni lungo i fianchi e serra la mascella -Io sto solo cercando di proteggerti-
-Tu mi sottovaluti Noah- sibilo in un sussurro.
-Io sto solo cercando di proteggerti- ripete lui ora con gli occhi più stretti.
-Bene, non ce ne sarà più bisogno- apro la porta con uno strattone e mi sposto di lato invitandolo ad uscire.
-Mi stai lasciando?- domanda con un tono gelido ormai anche lui ai limiti della rabbia.
-Si, ora puoi stare felicemente con Margarita. Non sei più vincolato, sei libero-
Lui annuisce con un cenno secco -Bene era ciò che volevo- ribatte uscendo dalla porta e sparendo nel corridoio buio.
Corro in bagno e mi inginocchio giusto in tempo per vomitare tutto ciò che ho mangiato nel gabinetto. Sento le lacrime calde inondarmi il volto pallido e stanco, le gambe tramare così come le mani.
Cos'ho che non va? Cos'hanno tutti? E perchè sempre a me?
Mi lavo i denti e la faccia per poi andare verso il letto come se fossi un fantasma, un fantasma con un peso enorme sulle spalle. Ora che mi sono sgonfiata come un palloncino il dolore acuto del rifiuto mi invade a ondate.
E ora che ne sarà di me?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top