Artigli

Un raggio di luce che filtra attraverso le spesse tende illumina i capelli di Noah creando effetti di luce castano-dorato. 

Sono sveglia da un po' e non posso fare a meno di guardarlo dormire beatamente. La schiena liscia e nuda delineata dai muscoli dovuti all'allenamento, il collo con il marchio di due spade incrociate simbolo dei Prodigi Guerrieri e le cicatrici bianche e piccole che gli costeggiano le nocche della mano. Amo tutto in lui.

Ogni singola cosa che lo rappresenta.

Eppure non sono ancora riuscita a dirgli un semplice ti amo. Lo vedo come aspetta l'attimo dopo averlo detto a me. Si aspetta un anche io, o un ti amo Noah.

Le parole però mi rimangono bloccate in gola. Non riesco a capire quale sia il motivo, forse la paura di rendere reale e di conseguenza perdere per l'ennesima volta qualcuno di importante per me. O forse è perchè non sono ancora riuscita ad amare me stessa e ciò mi impedisce di amare qualcun'altro.

C'è sempre qualcosa di sbagliato in me, sempre quella perenne sensazione di disagio che mi ostacola in ogni cosa.

Accarezzo i capelli di Noah delicatamente. Ieri sera dopo aver fatto l'amore nella vasca l'abbiamo rifatto più volte sul letto fino a quando non siamo crollati esausti.

E' stato intenso e bellissimo. 

Ero quasi del tutto completa. Sempre quel maledetto quasi a rovinare il tutto.

Noah alza appena la testa e apre un occhio -Già sveglia?- domanda rivolgendomi un sorriso pigro.

Annuisco senza staccare la mano dai suoi morbidi capelli -E' quasi mezzogiorno mio Principe-

Lui con un colpo solo si mette a sedere -Mezzogiorno?-

Scoppio a ridere per la disperazione che copre ogni traccia di sonno -Si, mezzogiorno-

Fa un sospiro pesante e si dirige verso il bagno per prepararsi poi quando si volta e mi vede già pronta alza un sopracciglio -Da quanto esattamente sei sveglia?-

Scrollo le spalle fingendomi pensierosa -Da circa due ore-

Alza gli occhi al cielo borbottando un potevi svegliarmi prima di chiudersi la porta alle spalle.

Cammino verso la cassettiera per prendere un paio di calzini quando qualcosa attira la mia attenzione. Con la coda dell'occhio intravedo un movimento, simile ad una macchia.

Sento una strana pressione al petto e una profonda inquietudine che si inerpica lungo tutto il mio corpo lasciandomi senza fiato. Un gelo improvviso mi fa rizzare i peli della nuca mandando tutto il mio corpo in allerta. 

Non puoi sfuggirmi piccola umana

Una voce profonda graffia le pareti della mia mente lasciandomi completamente in balia di essa. Non riesco a muovermi, a respirare o a reagire. Mi tiene in una stretta ferrea.

Non importa chi sarà dalla tua parte. Il tuo destino è segnato.

-Chi sei?- sussurro con il fiato corto cercando di sfuggire a quella presa mentale.

Manca poco, ogni cosa giunge finalmente al termine.

-Mio padre molto probabilmente giace ancora con qualche sua amante, non noterà il mio ritardo-

La voce di Noah spezza tutto ciò che si era creato. Qualunque cosa fosse.

-Dee tutto bene?- mi domanda aggrottando le sopracciglia.

Com'è venuta la sensazione se ne va e tutto ritorna normale. Però i brividi continuano a scuotere il mio corpo come una foglia al vento. La voce continua ad echeggiare nella mia testa come una minaccia.

-Dee?-

Mi volto lentamente dalla sua parte e gli rivolgo il miglior sorriso che in questo momento riesco a fare -Si tutto bene, mi è parso di vedere un ragno-

Lui dopo qualche secondo annuisce forse pensando che si tratti di un'altra mia stranezza.

-Bene, ora devo proprio andare- afferma venendo verso di me e prendendomi la vita con le sue grandi mani.

-Si, immagino di si- sorrido ancora scossa e lo bacio a lungo.

Quando ci stacchiamo il suo volto è pervaso dallo sconforto -Dobbiamo andare alla ricerca della roccia di Rovonero ed entrare nel bosco. E lo sai che tu non puoi venire perch..-

Annuisco bloccandolo prima che concluda la frase -Lo so, questa volta lo so. Sono umana e la mia mente è più manipolabile, voi invece sarete protetti con la semplice pietra-

Fa un sorrisino e mi bacia la punta del naso -Non ci credo, per una volta non fai la testarda e me la dai vinta-

Assottiglio gli occhi guardandolo male -Io non faccio la testarda è che molte volte a voi Prodigi sale la gloria in testa e andate fermati-

-Quindi sono un Prodigio cattivo?- domanda con le labbra pericolosamente vicine alle mie.

-Si, ma in alcune situazioni è un bene non credi?- sussurro con un sorriso furbo.

Con un grugnito mi stringe i fianchi avvicinandomi a lui -Se inizi a fare la bimba cattiva non me ne andrò mai più da qui-

Inclino la testa di lato e con tutto lo sforzo del mondo mi allontano -Vai mio Principe, il dovere di chiama-

Lui sospira -Ci vediamo questa sera e cerca di non metterti nei guai-

-Io non mi metto mai nei guai e tu cerca di fare attenzione- borbotto come una bambina.

Lui mi stampa un bacio tirandomi la treccia con fare giocoso -Promettimi che non farai niente di stupido-

Mi porto una mano al cuore -Te lo prometto, farò la brava-


Dopo appena un paio di ore dalla partenza di Noah mi sento già in dovere di fare qualcosa. Di dare una mano.

Ma cosa mai potrei fare? L'unica cosa da fare è chiudere quel varco ma c'è già il primo e il secondo ordine impegnato nella missione, il terzo ordine invece si occupa di proteggere la città in caso le cose si mettessero male.

Hanno ordinato a tutti di non uscire dalle proprie abitazioni e di non aprire a nessuno, perchè si sa, gli Oscuri assumono le sembianze degli umani e se non ne hai mai visto uno puoi facilmente scambiarlo per autentico.

Seduta su un divano con i piedi a penzoloni nella Sala Grande sembro una bambina in punizione. 

Elly è impegnata con Mor a riordinare una stanza dove si dice ci sia di tutto. Ovviamente la piccola peste curiosa non poteva mancare ad un evento del genere.

La vera questione però che mi preme e che fingo di ignorare è il suono di quella voce nella mia testa. Più ci penso e più mi convinco che ciò che ho sentito fosse reale. Nessuna allucinazione provocherebbe simili sensazioni.

Una vocina dentro di me suggerisce il nome di Ligea ma la donna che mi ha parlato di lei e Shikha erano d'accordo sul fatto che il suo potere si manifesta solo nei limiti della foresta.

Però le parole di quella Cosa non corrispondevano forse con quelle dette da Shikha?

Uno parlava di destino segnato l'altra invece di una morte a breve. Niente di buono insomma.

Perchè invece non potevano preannunciare uno stramaledetto futuro felice e pieno di gioia?

Insomma ho diciannove anni perchè mai devo fare una fine così tragica? E poi mi sfugge il fatto del perchè qualcuno potrebbe volermi morta.

Si, ho molti nemici a Ravenshore ma sono quei tipi ubriachi da risse nel vicolo o al bar, nessuno che potrebbe rappresentare una minaccia per me. Tanto meno qui ad Adamantis. Una volta ho rubato un bracciale d'oro a un trafficante di lame Prodighe ma si è risolto il tutto con un combattimento corpo a corpo. Ho vinto io e lui ha accettato la sconfitta.

Tutto questo però non spiega il perchè di quella voce nella mia testa.

-Le guardie con me!-

Urla una voce che per poco non mi fa cadere dal divano.

Sento dei passi avvicinarsi all'entrata principale che si trova appena fuori dalla Sala Grande. Mi alzo e corro verso il brusio con il cuore in gola.

-Artie rimani qui di guardia con una decina dei tuoi, tutti gli altri nell'armeria!- urla di nuovo un Prodigio di mezza età che riconosco essere il Comandante del Quarto Ordine.

Fermo una guardia afferrandolo da un braccio -Cosa sta succedendo?-

E' giovane, molto giovane forse anche più di me. Gli occhi spaventati mi osservano appena -Il varco, era una trappola. Ci stanno attaccando-

Spalanco gli occhi e la terra sembra mancarmi da sotto i piedi -Gli Oscuri?-

Lui annuisce -Si, ci stavano aspettando ai confini con la foresta-

Per poco non cado a terra -Ci sono dei feriti?-

Lui sta in silenzio e quando parla lo fa con un sussurro -Ci sono dei morti -

Va via prima che possa rivolgergli un'altra domanda. Ma infondo cos'altro posso dirgli?

Mi sembra di essere immersa in una bolla d'acqua perchè sento che qualcuno cerca di parlarmi ma non comprendo niente.

Ho freddo ovunque, in tutto il corpo. Mi sento pietrificata, come se tutti gli arti ormai fossero diventati di un granito indistruttibile. Non penso di respirare neanche, non sento il cuore pompare nel petto.

Mi afferrano per le spalle e mi scuotono, mi chiamano.

Io annuisco solo per far allontanare chiunque mi stesse attorno.

Il mio cervello si è spento così come la capacità di comprendere. E' come essere sotto gli artigli stretti della Cosa

Non posso reagire, sono prigioniera del mio stesso corpo.

Chi sono io? Qual'è il mio nome?

Sono viva? Sono reale?

Ed è quando il vuoto mi ha inghiottita completamente che la sento.

Quella voce che dice:

E' giunto il momento.




Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top