8 - Eden all'inferno?

Non ci posso credere, l'altezzoso e strafottente generale, ha una cotta per Lucifero. Pare proprio che le sorprese non finiscano mai.

Il demone sembra non sapere più che dire o che posa tenere. Il suo viso cioccolato passa velocemente da un'emozione all'altra e le sue mani si muovo senza sapere dove restare.
La sua agitazione è palpabile.
Sa di essersi lasciato sfuggire troppo e che ormai, qualunque cosa lui dica, non potrà negare l'evidenza. Anche io non so bene come comportarmi, mi viene da ridere e allo stesso tempo mi si aggroviglia lo stomaco per la scoperta. Potrei usarlo a mio vantaggio, ma non so bene in che modo.

"Tu non sai niente"
Finalmente sembra essersi ripreso, la voce sibillina e la postura pronta all'attacco.
"Hai ragione. Sono qui da poco e sai cosa? Non ho intenzione di restarci a lungo" dico sedendomi sul letto, senza perdere il contatto visivo.
"Tu vuoi qualcosa, Lucifero vuole qualcosa e a quanto pare sono l'unica che più aiutarvi. Il punto è, che non so cosa sia. Se vuoi mi spiegaste più nel dettaglio la faccenda potrei mostrarmi collaborativa"
Mi guarda con un'espressione scettica. "Non è qualcosa che posso dirti senza il suo consenso" afferma, riflettendo seriamente sulle mie parole.
"Ti chiami Go'an giusto? Perché non ne parli con Lucifero? Sono sicura che a te darà più ascolto" Non sembra convinto ma allo stesso tempo valuta l'opzione, e alla fine acconsente.
Prima che se ne vada riesco a fermarlo e ad aggiungere un'ultima cosa. "Ho bisogno di cibo umano. Non quello che avete qui. Deve essere biologico ed eco-sostenibile" Mi guarda come se gli avessi appena detto di voler mangiare carne umana tritata, o gli avessi parlato in una lingua sconosciuta. Fortunatamente non commenta e prima di uscire fa cenno di aver capito.

Sono sdraiata sul letto quando qualcuno bussa alla porta.
Felice che Cora sia tornata, le urlo poco elegantemente di entrare. Spero che abbia trovato i miei vestiti, ma a questo punto sono sicura che qualcuno, vedendoli così mal messi li abbia semplicemente gettati via.
A fare capolino nella stanza è una donna sulla cinquantina, i capelli striati di grigio sono stretti in una rigida acconciatura e il suo viso è tetro. Mi lancia una gelida occhiata, e sembra volermi riprendere per il modo in cui ho risposto e la posizione poco composta. Appoggia il vassoio sulla spaziosa toletta e lascia la stanza, non prima di dire "Con permesso" con una voce rinsecchita, che sembra appartenere a una mummia, e avermi lanciato un ultimo sguardo di rimprovero.

Sembra di aver avuto un incontro ravvicinato con la strega cattiva.

Mi sporgo per controllare cosa ha portato e per prime noto le posate in argento, tanto lucide da potermici specchiare. Affianco al piatto coperto da una cupola c'è una piccola caraffa contenente acqua, per mia fortuna. Sollevo il coperchio e un delizioso aroma di pane caldo invade le mie narici.
Tortillas, salse, insalata e condimenti vari sono disposti in ordine nell'enorme piatto circolare. Subito mi siedo e comincio a gustare il delizioso cibo.

Che sia stato portato da Go'an?

Spero di si, ma il tempo passato dalla mia richiesta è troppo poco per far si che sia davvero così. Tralasciando questo particolare, cerco di godermi ogni morso masticando piano. Il cibo è sempre stato una mia passione.
Nella mia vita ho avuto diverse fissazioni, c'è stata la volta che volevo diventare: una violinista, una cuoca poi una scrittrice, e ancora una fumettista e una giornalista. La lista è lunga, ma la maggior parte delle volte il mio entusiasmo si esauriva in poco tempo.
Le uniche tre cose, che dopo aver scoperto no ho più lasciato sono la cucina, il violino ma soprattutto la lettura. Non riesco a descrivere quanto queste attività mi abbiano aiutata in questi anni, e quanto vorrei poterle fare ora, anche solo per un breve momento.

Persa nei miei pensieri non mi rendo conto di aver finito di mangiare, e subito mi pento di questa mia brutta abitudine: mangiare senza rendermene conto. Sbuffo, e quando sento nuovamente bussare alla porta penso sia quella vecchia megera.
Prima di dirle di entrare, mi sistemo composta sulla sedia e mi pulisco la lebbra con il tovagliolo. Non ho intenzione di ricevere altre delle sue gelide occhiate. Per fortuna a entrare è Cora, che però non sembra felice come me. Vedo le sue mani vuote e capisco che non ha trovato quello che stava cercando. I nostri occhi s'incontrano ma è solo per un instante, perché lei abbassa la testa e mormora un "Mi dispiace"
Nonostante sapessi che era quasi impossibile che li trovasse, quel quasi manteneva ancora in vita una flebile speranza. "Non ti preoccupare" le dico. "Quando tornerò sulla Terra ne prenderò di nuovi" Le faccio un leggero sorriso, ma lei non sembra comunque sollevata.

Parliamo del più e del meno, e le chiedo come abbia fatto a entrare con il cane ancora fuori. Lei ha preferito evitare la domanda e parlare della vecchia megera che scopro essere la capo cameriera.
A ricoprire una posizione del genere credevo sarebbe stata una bella e giovane donna, così da poter compiacere Lucifero ma a quanto pare lui non sembra interessato alle donne umane.

O forse alle donne in generale...

Penso quando mi torna in mente il volto di Go'an. Scaccio in fetta questo pensiero e immediatamente viene seguito da un altro: lo strano comportamento di Cora.

Incuriosita dall'inferno faccio numerose domande e lei sembra felice di potersi rendere utile dopo il suo recente 'fallimento'.
Parliamo, per lo più, di cose apparentemente superficiali, come il fatto che ogni ala ospita persone diverse ed è contraddistinta da colori e decori particolare, cosa che avevo già intuito mentre la cercavo.
Chiedo informazioni sui generali è mi racconta che, inizialmente, era stata assegnata a un generale freddo e taciturno. Non l'aveva mai trattata male, forse perché non aveva mai dato peso alla sua presenza. Mi racconta che proprio in quel periodo, quando lei era arrivata da poco meno di un mese, una ragazza con cui aveva stretto amicizia venne importunata da un capitano di un'altra divisione.
Lei andò dal generale a denunciare il fatto ma lui, semplicemente, le disse che non era affar suo, e che non si sarebbe dovuta impicciare negli affari degli altri generali e dei loro rispettivi capitani. Da come lo racconta sembra un tipo burbero ma la sensazione che l'abbia fatto per il suo bene aleggia anche nel tono di voce di Cora. Infatti, sembra volersi lamentare ma il suo broncio non è serio.
Stiamo parlando di questo generale da una buona mezzora e nonostante ciò non ne conosco ancora il nome, per cui glielo chiedo, e sentendo la sua risposta resto pietrificata.
"Si chiama Biffron, da allora è salito di grado. Se non spaglio ora è il 6° generale. So che gli intessa la medicina e le piante..."

Cora è troppo concentrata sul suo monologo per rendersi conto della mia reazione. La bocca è leggermente aperta, gli occhi sbarrati. Velocemente riprendo il controllo e mi sistemo meglio nella mia posizione.
Biffron è un generale.
Mille ipotesi e congetture si formano nella mia mente. Il fatto che portasse il capellino calato non era per nascondere il fatto che era un demone, ma per evitare che scoprissi il suo rango.
Ricordo la conversazione tra lui ed Elijah e ricordo l'accenno a un debito da saldare.
Che Elijah l'avesse aiutato sul campo di battaglia? Questo implicava anche tante altre cose. Lui conosceva mio padre, magari era anche suo amico prima del tradimento. Capisco anche il perché Elijah non abbia proposto di tornare sulla Terra nello stesso modo in cui ce ne eravamo andati e anche il rischio che Biffron ha corso nell'accettare di aiutarci.
Sono felice di non averlo incontrato. Non sarei riuscita a nascondere la mia reazione nel riconoscerlo e così l'avrei messo in pericolo.

Corasi deve essere resa conto che non la sto più ascoltando perché posadelicatamente la mano sulla mia gamba e dice "Ho detto qualcosa distrano?" Subito la tranquillizzo.
"No, anzi vorrei sapere di piùdi questa... cosa botanica" Dico la prima parola che mi vieneattingendo ai vaghi ricordi della conversazione.
"Oh si. A quantopare gli piacciono le piante, che cosa strana per un demone vero?" Le dico di si e la incito a continuare. "Ha fatto costruireun'intera ala aggiuntiva per poterle coltivare.
Li l'aria e la temperatura sono molto simili a quelle del loro habitat naturale" Potrebbe essere un buon posto per poterlo incontrare, puramente per caso, e scambiare qualche parola.
Come l'etichetta impone, ovviamente.
"Sai dirmi dove si trova questa sala? Mi sono sempre piaciuta le piante eanche solo di respirare dell'aria fresca mi farebbe davvero bene" dico con uno sguardo leggermente annebbiato dalla tristezza. Mi sento un po' uno schifo a usarla, ma fare leva sul suo senso di colpa è il modo più veloce per ottenere ciò che voglio.
"In realtà è...Come dire, un'area riservata. Ma immagino che non ci siano problemise resti per poco tempo" Felice come una pasqua le stringo le manie le chiedo di portarmici subito.

Dopo non poche esitazioni e ripensamenti mi trovo davanti a una immensa porta a tre ante. Siamo arrivate senza incontrare demoni e le poche cameriere che ci abbiamo visto sono andate dritte per la loro strada,senza badare a noi. L'unico problema, a cui non avevo pensato inizialmente è la mia nuova 'guardia del corpo' Ashkor, che infatti, ci ha scortate mantenendo una certa distanza.

Questo rende difficile, se non impossibile, poter avere un incontro privato con Biffron. La migliore occasione sarebbe quella di memorizzare la strada e trovare un modo per allontanare il canide.

Mentre mi arrovello per trovare una soluzione, con la coda dell'occhio noto Cora fermarsi. D'istinto la imito, la guardo e poi mi volto verso la direzione che puntano i suoi occhi. Sembra che per una volta le mie preghiere siano state esaudite. Il sesto generale mi si staglia davanti come una montagna, gli abiti austeri sono gli stessi, a mancare è solo il cappellino che prima m'impediva di vedere i suoi brillanti occhi di sangue cerchiati da una spessa e definita linea nera. Non sembra sorpreso di vedermi, ma sono sicura che è solo apparenza, il suo sguardo di marmo per un attimo è parso vacillare. Faccio un passo indietro e per mantenere le apparenze mi avvicino a Cora chiedendole a bassa voce se lui è Biffron. Lei mi risponde con impercettibile movimento della testa, sembra sentirsi in soggezione. Non sapendo bene come iniziare la conversazione dico "Ehi" e subito mi pento. Il suo sguardo sembra volermi incenerire. "Cosa state facendo in questa ala?" Il suo tono è basso e roco, come se non parlasse da giorni, cosa a mio parere possibile. "Volevo vedere il giardino. Ne ho sentito parlare e dato che so che solo i demoni comuni possono scorrazzare sulla Terra ho pensato di farvi un favore e venire io stessa a controllare se state facendo un buon lavoro o meno" La mia lingua ha preso vita e non riesco più a fermarla, spero solo che il mio viso non faccia trasparire quanto sia sorpresa dalle mie stesse parole. Mentre parlo mi avvicino alla grande porta e, mettendo un po di forza, la tiro verso di me afferrando il cerchio di ferro che fa da maniglia.

Non faccio a tempo a infilarmi dentro che una mano conosciuta mi afferra e mi tira indietro.
Biffron è furioso. Il suo viso è contratto e gli occhi stretti in due fessure rosse.
"Va ad avvertire Lucifero che la nostra ospite non ha bisogno di tante libertà" dice Biffron al canide che dopo aver analizzato la situazione va.
Cora è pietrificata, tiene le mani strette all'altezza del petto e ha gli occhi sbarrati, lo sguardo che corre da me al generale e viceversa, come se stesse seguendo uno scambio serrato di ping pong. Biffron le ordina di tornare ai suoi lavori e lei obbedisce non sapendo che altro fare. Non posso darle torto, è la scelta migliore per lei, ma questa consapevolezza non impedisce che il suo gesto mi ferisca, avrebbe almeno potuto farmi un cenno dispiaciuto, ma niente.
Vengo spintonata poco amorevolmente dentro il giardino è un intenso profumo di fiori e terra mi riempe le narici sostituendo l'ormai costate tanfo di zolfo e cenere.
Piante di ogni dimensione sono adagiate in vasi altrettanto variegati, ci sono alberi da frutto, peschi, ciliegi e arbusti e fiori.

Vengo presto riportata alla realtà quando Biffron, sempre tenendo la mano sopra la mia spalla, mi fa voltare verso di lui.
"Dov'è Eliyya?"
Il fatto che la sua prima domanda sia proprio su Elijah, stranamente, mi irrita.
"Cos'è, anche tu hai una cotta per lui? All'inferno ci sono fin troppi amori a senso unico per i miei gusti"
Fa finta di non aver sentito e attende una mia risposta, seria stavolta.
"Non ne ho idea. L'ultima volta che l'ho visto era ferito e aveva difficoltà anche solo a parlare" Ciò che ci siamo detti quella sera mi trapassa il petto come un pugnale acuminato, ma faccio finta di niente e continuo a parlare.
"Non so se lo stiano torturando, non so niente. Non so neanche se è ancora vivo" Avevo immaginato che stesse soffrendo pene indicibili, ma è la prima volta che mi rendo conto che il suo corpo senza vita potrebbe essere disteso da qualche parte senza che io ne sappia niente.
Ora la mano che tiene l'invisibile pugnale lo gira e rigira, facendomi sanguinare il cuore.

Come se si fosse appena ricordato di averla lasciata li, toglie la mano che mi bloccava la spalla e se la porta dietro la schiena assumendo una posizione da militare.
"Perché ci hai aiutati?"
"Ero in debito con Eliyya ormai da troppo tempo. In confronto a quello che lui ha fatto per me, il mio gesto non è che una albero in una montagna"
Si ferma un attimo ad osservarmi.

Sembra riflettere su qualcosa, mentre il suo sguardo, specchio dei suoi sentimenti, assume un'aria nostalgica, e il suo corpo si muoversi in direzione del giardino artificiale.

"Quando arriverà il momento ti aiuterò a fuggire" La sua semplice affermazione ha la capacita di rasserenarmi e il pugnale sembra levarsi dal mio petto. Vorrei ringraziarlo e magari iniziare ad architettare un piano, ma veniamo sfortunatamente interrotti.

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