5- Generali
I loro sguardi, fissi su di me, sono come puntatori laser di fucili pronti a far fuoco.
Nascondo le mani sudate dietro la schiena e, cercando di ostentare una tranquillità che non mi appartiene, alzo il mento fissando lo sguardo su un punto impreciso del muro.
Mentre avanzo una risata rimbomba nella stanza.
"Aahahahah, questa ragazzina ci sa fare! Non per niente è metà demone! Aahahahah"
La voce squillante appartiene a una donna non molto più alta di me e dalla bellezza volpina. Le sue gambe snelle sono fasciate da stretti pantaloni si pelle nera lucida e le braccia, che ora tiene incrociate dietro la testa, sono allenate e coperte dallo stesso materiale.
"Nahaste smettila. Quando ti deciderai a comportarti come una demone del tuo rango?" L'uomo che parla, molto più grosso e alto della sua interlocutrice, è visibilmente arrabbiato e scalpitante all'idea di iniziare una lotta. La donna, per niente spaventata dall'ammasso di muscoli, lo stuzzica dicendo "Sei sempre un rompipalle Ita. Vai a spaccare qualche muro, ci occupiamo noi delle questioni importanti"
I loro sguardi si scontrano creando scintille, e nel momento in cui si avvicinano troppo, un altro generale poco più alto del demone nerboruto, si mette in mezzo.
Il suo petto è scoperto a mostrare un groviglio di tatuaggi che si perdono sotto il nastro che blocca i morbidi pantaloni alla vita, la stoffa leggera quasi sfiora il pavimento. Ha lunghi capelli scuri dalle sfumature bluastre che dritti come spaghetti gli arrivano fin alla vita. I suoi occhi sono due mezze lune indecifrabili.
"Per quanto mi piaccia vedervi litigare vi devo ricordare che abbiamo un ordine" Tutti si zittiscono e l'attenzione torna su di me.
Oltre a loro altri tre generali sono presenti: una donna vestita con abiti moderni e due uomini. Il più basso ha l'aria un po' malaticcia, il collo e gli arti sono avvolti da bianche bende, mentre l'ultimo indossa un completo sontuoso e datato.
Conscia di dover far qualcosa dico "Qualunque cosa vogliate non ho intenzione di collaborare"
Nonostante il mio tono fermo, questi sorridono, come nel vedere una bambina che sfida un adulto.
L'unico, che da quando sono arrivata a malapena sembra avermi notata, è il ragazzo dall'aspetto nobile.
Quando si volta verso di me i suoi occhi sono colmi di un profondo disprezzo.
Con tono seccato dice "Parli come se potessi fare qualcosa per fermarci. Basterebbe uno solo di noi per sistemarti, opporre resistenza è inutile" Girandosi verso gli altri continua "Me ne vado. É impensabile che servano sei generali per far parlare una mocciosa priva di poteri"
Senza dar tempo agli altri di replicare, se ne va.
Le sue parole scatenano in me rabbia mista a frustrazione. Mi pare quasi di sentire nuovamente la guardia.
"Come dargli torto" lo supporta Nahaste.
"Muoviamoci che io ho fame" si lamenta l'altra. "Uria tu cosa proponi? Dovremmo torturarla? Ho giusto portato qualche giocattolino nuovo" dice Ita tirando fuori da una sacca uno strano arnese con due file di spuntoni acuminati.
L'asiatico, quasi infastidito di dover intervenire ancora, gli poggia una mano sulla sua spalla. "Non conosciamo le sue capacità rigenerative. Dato il suo stato potrebbero essere pari a quelle di un'umana"
Ita fa una smorfia mentre butta il sacco a terra producendo un gran frastuono e borbotta
"Fuwa quando ti comporti così seriamente non sei divertente! Non sembri neanche tu"
D'improvviso la ragazza volpe attira l'attenzione del gruppo.
"Trovato! Kusarara usa la tua obscurie! Ahahaha"
La presenza di Nahaste sta diventando più spiacevole ogni volta che lei apre bocca. La sua risata ha un che di fastidioso e inquietante che mi fa rizzare i peli sulle nuca.
Il malaticcio si guarda intorno come se si fosse accorto solo di essere in compagnia e solo dopo diversi minuti risponde alla domanda con voce rauca.
"Non voglio"
Si volta verso di me è per prime noto le profonde occhiaie che gli incorniciano gli occhi, poi il suo pallore. La sua pelle è tanto cerea che sembra il sangue non gli circoli nelle vene.
Uria, che ancora si lamenta per il suo stomaco, gli da una pacca sulla schiena che gli provoca un attacco violento di tosse.
Non sembra affatto un generale, anzi, appare debole e dà l'impressione di poter svenire da un momento all'altro.
Sono tutti concentrati sul ragazzo malaticcio e sembra quasi si siano scordati di me.
Forse è l'opportunità che attendevo per lasciare questa sala e trovare un modo per fuggire.
Faccio dietrofront e una folata di vento improvviso mi fa chiudere gli occhi. Una montagna di muscoli mi si para davanti.
"Dove credi di andare, uh?"
Faccio un passo indietro per la sorpresa e quasi cado giù per gli stretti gradini.
"Ohi, ma siete sicuri che serva torturarla? A me pare che voglia dirci tutto anche ora" dice Fuwa mentre il demone nerboruto mi afferra un braccio costringendomi a scendere i gradini. "Lasciami!" grido cercando di ostacolarlo.
"Kusarara fai ciò che devi e non rompere" dice Ita portandomi il braccio dietro la schiena per limitare i miei movimenti, ormai frenetici nel tentativo di liberarmi dalla sua presa.
Una strana nebbia color cenere si diffonde partendo dai piedi del gracile demone. Questa sembra avvolgerlo, prendere consistenza, e in poco tempo la stanza ne è satura.
Un urlo famigliare mi fa voltare.
Attraverso la densa nebbia vedo Elijah, inginocchiato, con braccia e gambe legate, mentre due demoni lo torturano. Uno si diverte a pugnalarlo con una piccola lama: aspetta che la ferita cominci a guarire per poi colpirlo nuovamente nello stesso punto.
Il secondo prende un arnese incandescente dal braciere, e glielo poggia sulla schiena.
Elijah urla, cerca di ribellarsi, ma legato e debole non può nulla contro di loro.
Spalanco gli occhi per poi richiuderli non potendo sopportare una tale vista. Mentre le gambe rischiano di cedere sotto il mio stesso peso vacillo. Il braccio mi duole e il dolore mi permette un attimo di lucidità.
Come è possibile che Elijah sia qui?
Non ho sentito nessun rumore e quando sono arrivata lui non c'era, ne sono sicura.
Alzo lo sguardo per guardarlo ancora e osservo il suo viso distrutto dal dolore. I miei occhi continuano a dirmi che è lui ma qualcosa non quadra.
Faccio un respiro e sorprendentemente non percepisco alcun odore. Allora ne faccio uno più profondo, per accertarmene, e il risultato è lo stesso.
"Non è reale..." sussurro.
La presa che mi tiene il braccio si allenta impercettibilmente.
"Di cosa stai parlando? Non lo vedi? É li davanti a te" dice Kusarara.
Dal tono di voce intuisco la sua agitazione. Lo osservo è il sangue sembra essergli tornato in corpo: il viso arrossato dalla rabbia.
Una flebile speranza mi spinge a continuare a parlare.
"È un'allucinazione vero?" e con tono più fermo aggiungo "Ci sarei cascata se non mi fossi accorta dell'odore"
Kusarara è furioso, l'immagine da lui creata comincia a sbiadire e tremolare come scossa dal vento.
"Ma quale odore?!" urla senza più controllo.
"Quello che ci dovrebbe essere di carne bruciata e cenere"
Lui sbuffa e impreca a bassa voce, come se stesse lanciano una maledizione in una lingua arcaica.
Quando si volta, la nebbia lo segue e in poco tempo viene riassorbita nella sua ombra.
Sono stata fortunata a rendermi conto di quel piccolo particolare. So che quella era un'illusione ma l'idea di Elijah che soffre, che viene torturato resta impressa nella mia mente.
Questa obsurie è subdola: inganna sia la vista che l'udito e blocca l'olfatto per non rendere rintracciabile il suo possessore. Non so se sapesse già di Elijah o se l'abbia visto nella mia mente ma di la seconda opzione, di certo, è la più preoccupante. Se fosse anche in grado di ingannare le altre sfere sensoriali, causare dolore per esempio, la sua sarebbe un arma inarrestabile. Mi domando quale sia il suo grado e inconsistente spero che sia alto, perché anche solo l'idea che ci siano demoni con poteri più mostruosi del suo mi fa accapponare la pelle.
"Sai, è raro che lui si arrabbi. Sta sempre li a fissare il vuoto, senza rendersi conto di ciò gli succede attorno. Ragazzina, perché non collabori? Potresti essere ben ricompensata, magari potremmo evitare di torturare quel demone comune" dice Nahaste indicando dove prima aveva preso scena l'illusione.
Fidarmi di un demone di norma non è un opzione, e soprattutto ora, che a tenere il coltello dalla parte del manico sono loro.
"Io... posso pensarci?" dico abbassando il volto per nascondere sia il viso che le mie vere intenzioni: guadagnare tempo e trovare un modo per fuggire da qui insieme ai miei compagni.
Ita mi lascia andare con una spinta che quasi mi fa cadere, mentre, infastidito dall'iniziativa di Nahaste, sbraita "Ma cosa cazzo stai blaterando?! Dobbiamo torturarla!" Senza far caso al chiasso che l'imponente generale fa Urie da il suo assenso. "A me sta bene"
Mentre abbandona la sala elenca ad alta voce tutte le pietanze che vorrebbe mangiare, portandosi dietro gli altri due che paiono pronti per uno scontro fisico.
In un modo o nell'altro sono riuscita a tornare in camera senza un graffio.
Alcuni tra loro non si distinguono per le loro capacità intellettuali ma per quanto riguarda la forza sono pronta e giocarci la mano sul fuoco: da soli potrebbero eguagliare metà dell'intero esercito infernale.
Il bisogno di diventare più forte diventa una necessità impellente.
Non so quanto tempo sono riuscita a guadagnare con la scusa di dover pensare alla loro proposta, forse giorni o forse ore, in ogni modo troppo poco per poter perdere tempo a rimuginare su pensieri futili.
Cerco di pensare in modo ottimistico.
"Da qualche parte ho letto che i pensieri positivi attirano prosperità" dico a voce alta, più che altro per convincermene.
Speriamo sia così.
Mi siedo per terra, dalla parte del letto opposta alla porta, così da avere un ostacolo tra me e chiunque possa aprirla. Incrocio le gambe e rilassando i muscoli porto le mani sulle ginocchia.
Ho visto Elijah farlo migliaia di volte, in questo modo diceva di riuscire a controllare i suoi istinti e a riordinare i pensieri.
Riporto alla mente più informazioni possibili e tento di metterle in pratica.
Faccio dei respiri profondi e lenti, rilasso i muscoli delle spalle e del collo, e quando sento la tensione calare concentro la mente su un unico pensiero: la parte angelica che è in me.
Probabilmente dovrei trovargli un nome, o forse ne ha già uno?
Scaccio via l'idea e muovo le spalle cercando di allontanare i pensieri.
Mi devo concentrare ma la mia mente abituata al caos non riesce a eliminare i pensieri superflui.
Provo a ripetere tutto daccapo e fallisco svariate volte. Quando credo di esserci vicina mille idee e dubbi si mettono in mezzo costringendomi a replicare i passaggi ancora e ancora.
Questa è l'ultima.
Penso ormai stanca dei numerosi fallimenti.
Il corpo è leggero e la mente libera, immagino di essere in uno dei miei sogni. Il cielo che mi circondare è sereno, qualche nuvola va e viene e io sono li, intenta a osservarlo. Muovo un passo e piccole onde si formano. Nel 'sogno' chiudo gli occhi e penso intensamente a lei e, quasi istantaneamente, una brezza leggera mi accarezza i capelli. L'idea che questo stia funzionando mi sprona a continuare.
Presto la brezza si trasforma in vento e, mantenendo le palpebre chiuse, mi muovo nella direzione verso la quale sono sospinta. Quando il vento si calma per un attimo mi preoccupo di aver sbagliato direzione e di essermi allontanata. In quel momento un raggio di una luce bianchissima mi attraversa le palpebre, e non posso far altro che ammirarla incantata.
La luce candida emana un leggero tepore, lo stesso che d'inverno ti impedisce di alzarti dal letto, lo stesso che ti rassicura accanto a un focolare.
Crogiolandomi in quella sensazione quasi mi scordo il mio obbiettivo e in un attimo di lucidità capisco di essere giunta a destinazione.
Apro gli occhi ed è davanti a me.
Come ogni volta, il suo candore mi affascina.
Lei si gira e dopo un attimo di sorpresa mi sorride, sembra quasi di rivedere nei suoi gesti l'affetto di una madre.
Mi avvicino e le dico "La meditazione ha funzionato" "Non credevo che potessi fare una cosa del genere! Forse è a causa del legame sempre più forte, in ogni caso ne sono felice. Entrare nei tuoi sogni è alquanto difficile. Anche mentre dormi la tua mente è carica di pensieri"
Sentendomi colpita mi gratto al testa cercando di nascondere il disagio.
"Ho riflettuto su ciò che mi hai detto. Ho bisogno di velocizzare le cose e se tu sei sicura che questo metodo funzioni io mi fido... beh di me"
Lei sorride congiungendo le punta delle dita davanti al viso.
"Perfetto! Ora ti spiego in cosa consiste. Devi pensare a me come ad una fonte di energia dal quale puoi trarre forza. Il canale che al memento ci unisce è ciò che dobbiamo rafforzare. Più capiente è il canale maggiore è l'energia che puoi prelevare"
Annuisco e lei prosegue.
"Per fare questo dobbiamo esercitarci. Entrare in contatto il più possibile fino a essere in grado di parlarci senza ricorrere a questi stratagemmi e infine essere un tutt'uno"
Assimilo tutte le informazioni e senza perdere tempo procediamo con la pratica.
Per prima cosa mi mostra una sfera simile alla percezione che ho avuto di lei mentre la cercavo.
"In poche parole devi prendere la palla e tenerla tra le mani il più a lungo possibile" "Facile" dico d'impulso.
Avvicino entrambe le mani e formando una coppa accolgo la sfera sopra i palmi. Non ho neanche il tempo di spostarle da sopra le sue che la sfera si è già dissolta. "Ma..." Scoraggiata la guardo. "Non preoccuparti riprova" mi incoraggia con tono gentile.
Continuo così per svariato tempo. forse ore, continuo a fallire e rifallire ma non mi arrendo. Prima riesco a prenderla in mano e pian piano il tempo in cui resta visibile aumenta. Ormai stremata chiedo una pausa, sono riuscita a tenerla per massimo 7 secondi. Sedendomi a terra quasi perdo l'equilibro e lei mi prende al volo, le sue mani sono fredde come la prima volta e mi causano un leggero brivido. "Come posso chiamarti?" le domando stufa di crearmi problemi ogni volta che devo attirare la sua attenzione. "Non ci avevo mai pensato... Scegli tu" Presa alla sprovvista incomincio a sparare nomi a raffica ma nessuno sembra andar bene. "Dovrebbe finire con hiel dato che è una sorta di angelo? Oppure sarebbe meglio un nome più comune?" penso maledicendo la mia poca fantasia. Ripenso alle sensazioni che ho provato nel tempo che ho passato con lei da quando abbiamo iniziato a comunicare e decido. "Merhiel" Entusiasta dice "Mi piace!" e finalmente torna a fare un sorriso. "Ne sono felice, potrei chiamarti Mery per abbreviare, se ti va" La guardo in cerca di approvazione e lei acconsente felice. Sembra quasi di avere, per la prima volta, un'amica e la situazione mi mette insperatamente in imbarazzo. Improvvisamente la sua espressione cambia è il suo mutamento repentino mi preoccupa. "Sta arrivando qualcuno" dice con tono grave. "Come faccio e svegliarmi? Sai preferirei evitassi di..." "Non c'è tempo" Non faccio in tempo a terminare la frase che, come nel sogno precedente mi butta giù.
Torno nel mondo reale e mi sento come se mi avessero scaraventata all'interno del mio stesso corpo per cui impiego qualche secondo a riprendermi. "Dobbiamo trovare un'alternativa" penso tra me e me. Ho giusto il tempo di alzarmi prima di sentire bussare alla porta. Oh ma guarda un demone educato. "Avanti" dico abbastanza forte da farmi sentire oltre la spessa porta, ma ad aprila non è chi mi aspetto.
Una donna umana vestita da cameriera entra nella stanza, senza alzare lo sguardo da terra mi riferisce che tra un'ora verrà servito il pranzo nella sala del trono e che Lui non avrebbe ammesso ritardi. "Le è stato chiesto d'indossare un abito appropriato, se necessita di aiuto sarò qui fuori" dice e dopo aver fatto una riverenza chiude la porta dietro di se. La sorpresa mi blocca per qualche istante e non faccio in tempo a dire niente prima che lei se ne vada. Non mi aspettavo di trovare un umano vivo all'inferno. Milioni di ipotesi mi saltano alla testa e decido di sfruttare questa occasione, del tutto inaspettata, per ottenere informazioni utili e magari farmi amica una futura alleata.
Quando apro la porta lei è li, lo sguardo basso e le mani congiunte sull'ampia gonna nera, parzialmente coperta dal bianco grembiule pieno di fronzoli. Quando per la prima volta i nostri occhi s'incontrano anche lei pare sorpresa e per un attimo pare non saper più dove guardare. Le faccio un sorriso amichevole e dico "Se mi dessi una mano a decidere cosa mettere ne sarei felice. Non sono una tipa da vestiti e gonne" Tiene ancora lo sguardo basso e le guance arrossiscono. "Certamente" risponde seguendomi.
Mi posiziono davanti all'armadio e dopo averne aperto le ante mi metto le mani fra i capelli. "Guardiamo il lato positivo, sarà come essere una dama di altri tempi. Spero solo che non diventi un'abitudine" La cameriera si avvicina cautamente e passa in rassegna gli abiti con lo sguardo e dopo aver dato un'occhiata anche a me dice "Le starebbe bene un vestito a corsetto che metta in risalto il suo punto vita, signorina" La vedo assorta nei suoi pensieri e quasi mi scordo il reale motivo per cui l'ho chiamata. "Sembri molto esperta ..." dico sperando che lei continui la frase, cosa che fortunatamente fa. "Cora, il mio nome è Cora" Felice le porgo la mano. "Astrid, piacere" Con non poco d'imbarazzo mi stringe la mano e fatti i convenevoli riprendiamo la ricerca del vestito. C'è una vasta scelta di abiti, questi variano di colore, dimensione e i dettagli sono tra i più fantasiosi: con pizzo, fiocchetti, merletti e chi ne ha più ne metta. Mi viene quasi la nausea a vedere tutto questo tessuto. Il mio problema non sembra colpire Cora che anzi pare contenta di poter vedere così tanti abiti. Ne prende alcuni e li poggia sul letto per poi rimanere a fissarli, scuotere la testa e rimetterli a posto. Dopo diverso a osservare dice "Le starebbe bene il verde, metterebbe in risaltare i vostri occhi" l'ultima parola è pressoché impercettibile. Quasi mi ero scordata di avere degli occhi 'inusuali' per un essere non terrestre. "Intendi i miei bellissimi occhi nocciola?" dico pavoneggiandomi mentre con un gesto mi scosto i capelli dalla spalla nel tentativo di alleggerire l'atmosfera. Lei si lascia sfuggire una leggera risata e so di aver raggiunto il mio obbiettivo. "Questo abito verde le starebbe bene, il fiocco alla vita è un po' vistoso ma la gonna dovrebbe essere della lunghezza giusta" Ora mi concentro anche io sugli abiti e penso "Cosa dovrei mettere durante il mio primo pranzo con il diavolo?" Come un colpo di fulmine il mio sguardo è attratto da un abito, meno vistoso degli altri, lo prendo e tastandolo tra le dita so che è quello giusto "Voglio questo. Mi aiuteresti a metterlo?"
#SpazioAutore
Finalmente ho terminato la revisione e sono riuscita a pubblicare questo nuovo capitolo. D'ora in poi pubblicherò regolarmente il lunedì.
Stay tuned
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