4-Principi e Principesse

Quando riprendo conoscenza e apro gli occhi, per i primi istanti vedo solo buoi.
Premo la mano sulla testa dolorante, nella speranza che i capogiri finiscano e, solo dopo aver strizzato gli occhi, riesco a osservare ciò che mi circonda.
Il luogo estraneo in cui mi trovo è scarsamente illuminato e, semplicemente allungando le braccia, tocco le stranamente fredde mura della angusta stanza. Non ci sono mobili o finestre, a mancare è anche la porta, sostituita da solide aste in metallo.
Sento dei rumori lontani che arrivano ovattati alle mie orecchie, e non ne capisco l'origine.
Mi avvicino alle sbarre e noto una lunga fila di celle che riempiono solo un lato del corridoio ricurvo.
Un'altra fitta, questa volta allo addome, mi obbliga a cercare un sostegno e accovacciare a terra.

I ricordi della sera prima mi appaiono sfuocati. So di essere stata su una barca, poi di aver nuotato. Ricordo una sensazione sinistra e, appena toccata riva, di essere stata aiutata da qualcuno. Elijah.. si ero con lui e con Zais, poi è arrivato qualcun altro.
C'è stata una lotta ma non ne ricordo i dettagli.
Cerco di scavare più a fondo nella mia mente e appare l'immagine, sempre più nitida, di un uomo che mi colpisce allo stomaco, io che senza fiato mi accascio a terra e lui che approfitta della mia posizione per darmi il colpo di grazia e far scontrare il mio cranio al suolo.
I miei ricordi terminano così.

Col passare del tempo sento il dolore diminuire, può essere un buon segno, oppure l'avvisaglia di un nuovo mancamento.
So di dover restare sveglia e il modo migliore per farlo è muovermi.
Il corpo è ancora indolenzito mentre provo ad alzarmi e al primo tentativo fallisco, provo nuovamente appoggiandomi al muro e stavolta ci riesco.
Controllo che l'andito sia vuoto prima di chiamare i nomi dei miei compagni. Un rumore dalla cella accanto attira la mia attenzione e cerco di sporgere il più possibile il viso tra le sbarre per poter vedere meglio.
"Astrid-hiel..."
La sua voce è flebile ma la riconosco.
"Elijah, stai bene?" Come risposta ottengo un fruscio e un debole lamento dai quali intuisco che sta cercando di alzarsi, o forse di sedersi, ma con molta fatica. "Me la caverò"
Anche se so di non poter credere alle sue parole, non posso fare a meno si sentirmi sollevata.
"Credo di aver battuto la testa, cosa è successo ieri e dove ci hanno portati?" Lo sento fare dei respiri profondi prima di provare nuovamente a parlare e stavolta la sua voce è più chiara.
"Siamo stati attaccati. Non erano in molti, ma tra loro c'erano dei demoni superiori e nonostante Zais abbia usato la sua obscurie per aumentare il proprio potere ci hanno sopraffatti"
Sento del rammarico nella sua voce ma non aspetta troppo e prosegue. "Ora siamo nelle celle sotto il palazzo. Questo posto non è cambiato di una virgola"

Sono abbastanza sicura che a quel tempo fosse una persona diversa rispetto all'Elijah che conosco e...

Capisco la direzione che i miei pensieri stanno prendendo e decido d'interromperli: questo non è il momento. Dunque penso alla demone che, se pur conosciuta da poco, si è rivelata essere più utile di me.
"Zais?" domando.
"Era qualche cella più in là, ma l'hanno portata via, probabilmente per interrogarla. Ormai sono passate ore"
Stringo i denti per la rabbia "Maledetti!"

Un rumore di passi riecheggia nel corridoio, una coppia di guardie è intenta a fare un giro di perlustrazione. Il loro andamento è sostenuto e la loro attenzione non sembra attirata da niente in particolare. Solamente, camminano a ritmo di marcia e quando, passando davanti alla mia cella, si fermano, ne rimango spiacevolmente sorpresa.
Uno di loro ha la pelle olivastra mentre l'altro, il più alto, è di colore*. Entrambi hanno occhi neri e indossano degli indumenti semplici, probabilmente una sorta di uniforme.
Quello più basso, picchiettando l'unghia contro il metallo dice "Oh guarda, la principessina si è svegliata" Sembra rivolgersi al suo compagno ma questo continua a guardare di fronte a sè. "Vuole una tazza di tè?" dice imitando le movenze di un cameriere.
Vedendo che il primo non accenna a zittirsi il ragazzo di colore gli dà un colpetto col gomito e aggiunge con tono ammonitorio "Indoor lascia perdere" Il primo, probabilmente anche stupido oltre che infantile, continua imperterrito.
"Cosa vuoi possa succedere? Non hai idea di quanto questa qui sia debole. Se ci fossi stato anche tu te la saresti spassata! Sono bastati due colpi per metterla fuori gioco. Per non parlare degli altri due! La loro caparbietà mi fa solo ridere dato quanto sono deboli. Deve essere la loro unica capacità! Ahahahah"
Dopo aver sentito insultare anche i miei compagni non riesco più a trattenermi. Sul mio conto ha decisamente ragione, sono stata inutile e nel rendermene conto mi sono sentita una miserabile, ma lo stesso non si può dire per Elijah e Zais.
Sono stati trascinati in questo casino per colpa mia e di debole non hanno nulla, se non il peso morto che si portano dietro.

Facendo ricorso a tutte le energie che mi restano in corpo lo afferro per la maglia e con forza faccio urtare la sua lurida boccaccia contro le barre dal cui impatto nasce un suono sgradevole di ossa che scricchiolano.
Il demone più alto guarda la scena senza far niente, addirittura sembra esserne divertito.
Mentre Indoor è a terra si passa una mano sulla faccia e sputa un dente. Non riesco a mascherare la mia soddisfazione.
"Ops" dico nascondendo il sorriso dietro la mano. Indoor furioso urla
"Tu puttanella! Non vedo l'ora che Lucifero in persona ti scuoi viva! Mi assicurerò di avere un posto in prima fila per poter vedere la tua faccia contorta dal dolore!"
Nel frattempo si tira su e lanciandomi uno sguardo infuocato viene trascinato via, quasi con la forza, dall'altra guardia.

Appena termina l'effetto dell'adrenalina le sue parole vengono elaborate dal mio cervello.

Lucifero.

Ormai è chiaro che voglia qualcosa da me, altrimenti non sarei ancora qui ad azzardare ipotesi.
Ma cosa posso possedere di così importante? Senza rendermene conto il mio pensiero va a Zais, che con ogni probabilità sta subendo atroci torture, e ricordo il suo discorso riguardo una certa profezia.
Che Lucifero pensi di poter usare me per diventare il re, non solo dell'inferno, ma di tutto l'universo?

Sono ancora troppe le domande che necessitano una risposta.

Appoggio la testa, ora ancora più pesante, al muro cercando di allentare la tensione alle spalle.
"Elijah, credo sia arrivato il momento di dirmi tutta la verità"
Riesco quasi a vedere la sua espressione: gli imperscrutabili occhi neri, cupi, mentre cerca un modo per farci uscire.
Se fossimo stati sulla Terra, con ogni probabilità, il suo ingegno ci avrebbe già tirato fuori dai guai, ma qui giù, circondati da nemici, le probabilità di un lieto fine rasentano lo 0 assoluto.
"So che hai fatto tutto quello che era in tuo potere per proteggermi, e non puoi immaginare quanto questo significhi per me. Ho apprezzato ogni momento di normalità che riuscivi a darmi, ogni lezione che mi hai insegnato. Non dimenticherò mai il giorno che mi hai regalato questa collana dicendomi che mi avrebbe protetta, quando in realtà eri tu l'unico che mi proteggeva"
Le emozioni che i ricordi fanno riaffiorare mi offuscano la vista e i singhiozzi mi si bloccano in gola.
Non volevo arrivare a questo punto ma l'idea di morire sapendo di non averlo ringraziato, senza avergli detto tutto... non posso sopportarla.

"Astrid-hiel tu sei l'unica che deve essere ringraziata. Grazie a te ho capito cosa significa prendersi cura di un'altra persona, la felicità di avere qualcuno a cui poter dire buongiorno la mattina o per cui preoccuparmi la sera. Sono felice di essere stato amico di tuo padre e di aver avuto l'onore di passare questi anni con te. I tuoi genitori sarebbero fieri della donna che sei diventata"
Due grandi lacrime mi solcano il viso, ma le asciugo subito cercando di riacquistare il contegno che mi serve per potergli dire un'ultima cosa.
"Elijah io..."

Un nuovo rumore di passi sulla dura roccia rimbomba nell'ampio andito.
Stavolta le guardie, il ragazzo di colore e un demone mai visto prima, non sono sole, trascinano una persona che man mano si avvicinano riconosco essere Zais.
I suoi indumenti sono strappati e sporchi di sangue, la testa ciondolante mi impedisce di vedere il suo volto.
Il suo ventre e le braccia, cosparsi di tagli e bruciature, raccontano da soli ciò che ha dovuto sopportare.
Le guardie aprono la cella e, senza alcun riguardo per il suo corpo, viene gettata all'interno.
Si avvicinano pericolosamente alla mia cella e stavolta non è solo per prendersi gioco di me.
Aprono la serratura e io non posso far altro che indietreggiare schiacciando la schiena contro il muro della piccola cella.

Non so se opporre resistenza a questo punto possa avere senso. Mettiamo che mi liberi, il piano meno schifoso sarebbe:

1- stordire le guardie;
2- liberare Elijah e Zais;
3- trovare un modo per farci uscire.

Magari senza che un'orda di demoni ci dia la caccia. Per non parlare del fatto che senza Caronte non abbiamo alcuna chance di uscire da questo inferno.

Penso questo nel battito di ciglia che precede l'entrata della prima guardia.
Con gesti meccanici e abitudinari i due mi ammanettano polsi e caviglie, e mi afferrano le braccia trascinandomi lungo il corridoio.
Con la coda dell'occhio riesco a vedere sia Elijah che Zais.
Sono messi male e dubito riescano anche solo a camminare. Capisco che non ha senso scappare e che devo trovare un modo per affrontare quello che succederà da lì a pochi minuti.

Vengo portata in una grande sala in roccia scura. Accostati ai muri pendono pesanti tendaggi drappeggianti che incorniciano finestre inesistenti. A ogni passo, un nuovo braciere illumina il lungo tappeto bordeaux che taglia la sala in due, sale per diversi gradini per terminare dietro un maestoso trono, velluto cremisi e oro. Spingendomi la testa verso il basso la guardia mi obbliga in ginocchio e, causa il mio cervello in panne, non riesco a formulare nessun tipo di pensiero, quasi non reagisco quando sento i capelli tirare.

"Forse dovrei sentirmi deluso, non che mi aspettassi qualcosa, ma essendo la figlia di uno dei miei ex-generali pensavo avessi ereditato qualche suo tratto. La genetica non deve essere stata clemente, sembri un'umana"
Un brusio di voci si alza appena Lucifero termina di parlare, numerosi demoni che riempiono la stanza tenendo le dovute distanze da me e dal re dei caduti.
Il vocate s'interrompe bruscamente quando lui riprende parola.
"In questo stato vali meno di uno qualsiasi dei demoni in questa stanza. Dimmi... hai almeno qualche potere di cui nascondi l'esistenza"
Senza pensarci troppo rispondo. "No"
Ancora brusio.
"Vedo che sai esprimerti. Forse parlerai più della tua amica" Sentendo parlare di Zais la mente riprende a funzionare subito seguita dal corpo.

Faccio forza sulle gambe e cerco di raggiungerlo ma vengo nuovamente inchiodata al suolo dai due uomini che mi affiancano. Le ginocchia battono forte contro la pietra e il dolore forma una smorfia sul mio viso.
"Forse mi sono sbagliato, qualcosa da tuo padre l'hai presa. La sfrontatezza, ma dubito ti sarà ulite" Un nuovo impeto di coraggio mi pervade.
"Facciamola finita con questa farsa. È ovvio che io non posseggo ciò che cerchi, hai sbagliato persona" ringhio tra i denti. Lui, di rimando, sogghigna. "Nessun errore"

La guardia mi tiene ancora la testa china, e questo mi rende difficile osservare il mio interlocutore.
È seduto sul trono con le gambe accavallate e la testa poggiata sul pugno chiuso. La sua carnagione insolitamente chiara per un demone è in forte contrasto con i folti capelli neri inchiostro che ricadono morbidi sul torace. A richiamare la mia attenzione però, sono i suoi occhi. Il loro colore unico vira tra il rosso e l'arancione, paragonabile solo al bagliore delle fiamme che ardono.

"Se avessi saputo che saresti venuta tu da me, avrei evitato di mandare inutili demoni per cercarti. Immagino tu voglia saperlo cosa vi ha traditi, come sono riuscito a trovarti."
Senza far caso al mio silenzio dice "L'odore"

Come richiamato dalle parole del suo padrone, un enorme lupo compare dall'ombra del trono. Il suo manto lucido è delle tonalità del grigio e del nero, sul corpo il pelo è raso. Ad incorniciargli il muso chiuso in un ringhio vi è una lunga criniera grigia a cui sono intrecciati dei campanelli, che a ogni suo passo tintinnano.

"È stato difficile per lui trovarti. Il tuo odore è particolare, e le tracce svanivano in fretta. Quando avete incontrato quei demoni, il tuo odore è diventato più forte, e da allora è stato facile" Tutto incomincia ad avere senso. Non è stata una coincidenza incontrare quei demoni e il luccichio che credevo di aver immaginato in realtà erano le campanelle del segugio che mi stava seguendo.

"Immagino che per oggi sia abbastanza. Portate il nostro ospite nella sua nuova cella"
In pochi istanti la sala si svuota, vengo fatta alzare. Le guardie mi spingono verso il trono e non capisco cosa vogliano fare avvicinandomi al re degli inferi. Mi mette in agitazione e nonostante non abbia più nessuna mano a tenermi la testa china mantengo lo sguardo basso, per evitare di incrociare quegli occhi di fiamma.

Osservo la stanza in cui mi trovo.
Non è neanche lontanamente paragonabile alla cella in cui stavo poche ore prima: è spaziosa, i muri blu scuro sono elegantemente decorati con finissimo ricami d'oro e il lenzuolo del morbido letto ne richiama la fantasia. In fondo, una porta si affaccia a l'enorme bagno, al cui interno si trovano una doccia e una grande vasca. Sembra di essere in una reggia, ma nonostante il lusso, e le comodità, non riesco a rilassarmi.
La sensazione che la stanza emana è la stessa della cella, anche se non ci sono sbarre la porta in legno massiccio ne emana la stessa ombra inquietante.

Approfitto della magnifica vasca per fare un bagno e levare il terribile odore di cenere che mi si è appiccicato addosso.
Nel frattempo che la vasca si riempie mi do una lavata veloce per togliere lo sporco e appena finisco mi immergo nell'acqua bollente.
Ogni pensiero evapora, i muscoli si rilassano e cerco di godermi questo piccolo momento di tranquillità e solitudine.

Quando l'acqua diventa tiepida e le mani sono grinze, capisco che è arrivato il momento di uscire.
Cerco con lo sguardo un asciugamano e, fortunatamente, ne vedo uno poco distante appeso a un gancio a muro.
Esco dalla vasca e, senza badare alla scia di gocce che mi lascio dietro, lo prendo e lo fascio intorno al corpo. Afferro un secondo asciugamano, li vicino, e tampono i capelli per poi avvolgerli in un turbante.
Sembra di star ricreando una sorta di normalità, ahimè del tutto fittizia.

Vado nella stanza da letto e, guardandomi attorno, cerco dei vestiti. Perché quelli che indossavo fino a poco fa non sono nelle condizioni di essere riutilizzati.
Frugo in diversi cassetti e finalmente trovo dell'intimo poi, nell'armadio, scorgo degli strani vestiti che mi fanno rivalutare la condizione dei miei.

Forse anche questo è un modo per torturarmi.

Penso mentre prendo in mano una vestaglia, probabilmente appartenuta alla nonna di qualcuno morto il secolo scorso. L'armadio è zeppo di abiti estremamente antiquati, tutti diversi e dai colori più variegati.
"Questo mi ricorda la signora di un dipinto" commento mentre ne prendo uno in mano.
Riluttante indosso la vestaglia e prima di andare a letto lavo i miei vestiti sperando di trovarli asciutti l'indomani.

A causa della dormita post colpo in testa devo star soffrendo di una sorta di jet lag perché, nonostante l'ora tarda, il sonno non mi vien a far visita ed è così che inizio a pensare a Elijah, e al momento in cui stavo per confessargli i miei sentimenti.
Il desiderio di dirgli ciò che provo mi cresce nel petto e il non sapere quando riuscirò a rivederlo mi tormenta, al punto da vagare per le vie dello sconforto e del dolore. A questo si aggiunge un grosso se, che aleggia come una accetta sopra la mia testa.
Le possibilità che sia già morto o peggio sono alte, e questo pensiero mi dilania l'anima. Penso a piani e strategie fino all'alba, quando, la mia mente esausta, cede.

Stavolta il cielo è colorato dalle più variegate tonalità del rosso e della ragazza non c'è traccia.
Cammino nella speranza d'incontrarla e ho la sensazione che l'ultima volta mi stesse avvertendo del pericolo imminente. Quando sento l'aria farsi più fredda, so di star andando nella direzione giusta nonostante non ci sia un Nord o un Sud in questo cielo sconfinato. Solo la leggera brezza sempre indirizzarmi verso la giusta direzione.
Dopo non so quanto tempo, riesco a intravederla, non è da sola e i suoi lunghi capelli sono in forte contrasto con la figura che le sta acanto.
Non sembrano avermi notato e mi paleso chiamandola. E mentre si voltano svaniscono, come fumo disperso dal vento.
Ancora stranita sento una mano sulla spalla, mi volto, ed è lei. Come primo istinto mi scosto ricordando i nostri precedenti incontri, ma questo contatto è diverso. Non provo ne dolore ne mi sento soffocare.
Finalmente una novità positiva.
A essere combinato non è solo quello. Ora riesco a vedere chiaramente il suo viso, prima sempre sfuocato che la rendeva più un'apparizione che una vera persona.

I suoi occhi sono circondati da folte ciglia del medesimo colore dei capelli, e le labbra di un rosa tenue si increspano in un dolce sorriso. La cosa che mi colpisce di più sono i suoi tratti: la sensazione è quella di guardarsi tramite un filtro: siamo davvero simili.

Il cuore accelera mentre lei si avvicina e senza rendermene conto, per ogni suo passo in avanti ne faccio due indietro.
Nuovamente una strana sensazione mi stringe la bocca dello stomaco.
La ragazza comincia a parlare, e stavolta la sua voce arriva chiara alle mie orecchie.
"Non temermi, io sono una parte di te" dice allungando una mano, che ora mi raggiunge, e io, ormai ferma, le chiedo "Cosa sei?"
So già la risposta ma sento il bisogno di sentire una conferma.
"Sono il tuo alter ego angelico"
Capisco che la sensazione di prima non è altro che la consapevolezza di essere davanti a una parte di me fin'ora rimasta nascosta. Mi domando, come mai si sia rivelata soltanto ora e non mi è difficile giungere collegare gli indizi.
"Ti sei palesata per mantenere l'equilibrio, giusto?" Lei con un sorriso gentile risponde "Si ma non soltanto per questo. Il tuo risveglio è incominciato e io ne sono solo l'inizio"
"Vuoi dire che la mia parte demoniaca è ancora addormentata?" "Il posto dove ti trovi la sta risvegliando più in fretta del dovuto. Devi andartene."
Il suo viso fin'ora gentile e raggiante s'incupisce.
"Se ne avessi l'opportunità scapperei, ma fuggire dall'inferno non è semplice" le dico senza mezzi termini.
Sarebbe inutile usare giri di parole o provare ad indorare la pillola.
In fondo, sto parlando a me stessa.
"È da qualche tempo oramai che la nostra unione sta andando avanti, e sono sicura che in certi momenti tu sia riuscita a percepire il mio potere"
Mi vengono in mente la volta in cui stavo cercando di aiutare Elijah e la lezione di combattimento, e le rispondo con un cenno di assenso.
"Non so con precisione quanto tempo ci vorrà perché tu possa usare a pieno i nostri poteri ma il processo deve essere lento, altrimenti..."
La fisso è il mio sguardo parla per me.
"Perderei la mia essenza e diventerei un Errante" La mia voce s'incrina nel pronunciare l'ultima parola. "Esatto"
Mi porto una mano alla testa nel tentativo di placare l'uragano di informazioni che minaccia di mandarmi ko.
"Ci deve essere un modo sicuro per accelerare l'unione" Con lo sguardo perso nel vuoto la ragazza dice "C'è un'altra via, ma non è sicura essendo basata solo su mie ipotesi. Per procedere nel modo più sicuro si dovrebbe prima, incorporare una parte, e poi l'altra, fino ad ottenere un equilibrio tra le due energie, ma la tua presenza all'inferno ha cambiato le cose. Anche l'altro alter ego si è svegliato e l'unica cosa che mi viene in mente e di procedere con l'assorbimento di entrambe le parti contemporaneamente"
"Potrebbe funzionare... " dico pensierosa, toccandomi le punte dei capelli. "C'è un ma..."
Sospiro. Deve sempre esserci un ma a complicare le cose, come se l'attuale situazione non fosse già un disastro.
"Non devi mai, assolutamente mai, prendere energia da entrambe prima che l'unione sia completata. Con ogni probabilità il tuo corpo non reggerebbe e imploderesti"
L'idea di azionare il timer di una bomba interna non mi va molto a genio e so di doverle dare aacolto perché dice il vero. In realtà non lo so veramente, non è una nozione imparata, è più come una conoscenza cellulare, paragonabile solo alla capacità dei muscoli di muoversi secondo schemi provati e riprovati ancora prima che il cervello dia il comando.
"Ora devi svegliarti Astrid-hiel, il pericolo è vicino"
L'angelo dice così prima di spingermi.
D'improvviso la superficie invisibile sulla quale camminavo svanisce.
Un attimo prima sto precipitando nel vuoto, quello dopo sono a terra, annodata tra le lenzuola.

Mi sveglio dolorante più per la caduta del 'decisamente troppo altro letto' che per il confronto del giorno precedente.

La porta viene spalancata e senza controllare chi sia dico "Nessuno ti ha insegnato le buone maniere? Si bussa prima di entrare nella stanza di una signorina" Ovviamente sono conscia che all'inferno l'etichetta non sia messa in primo piano ma il sarcasmo è la mia unica difesa al momento. "Sei stata convocata nella sala del trono" La guardia non non mi degna neanche di uno sguardo prima di richiudere la porta e andarsene. "Ma che cavolo..." Finalmente libera dalle lenzuola riesco ad alzarmi e mi dirigo nel bagno per cambiarmi.

Dovrei semplicemente eseguire gli ordini? Vogliono che reciti la parte del bravo soldatino? Mi viene quasi da ridere.

Dopo aver indossato i mie abiti, fortunatamente asciutti, aspetto qualche minuto ma nessuna guardia arriva per scortarmi. Che sia fuori? Esco dalla camera ma il corridoio è deserto. L'idea che non ritengano necessario tenermi sotto sorveglianza inspiegabile m'infastidisce.

Devono stare attenti perché non resterò un'incapace per sempre.

Senza alcuna esitazione imbocco la strada e percorrendola a ritroso mi ritrovo nella sala del trono. Come la sera precedente, nonostante oggi nessuno la occupi, l'avvicinarmi alla maestosa seduta mi inquieta. Ad attendermi è un gruppo variegato che appena percepiscone la mia presenza si volta come un unico essere per guardarmi.
Un brivido mi percorre la schiena.
Sono tutti generali.




#SpazioAutore

Chi ha notato la citazione da Naruto? E quella di Stiles?

*con questa espressione non voglio nè discriminare nè offendere nessuno. Ho cercato dei termini alternativi ma non ne ho trovati, nel caso ne conosciate di più neutri sarei felice se li condivideste con me.

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