2 - Demoni o amici?

Elijah senza più forze si accascia a terra emettendo un verso strozzato, il suo respiro è irregolare.
"Elijah cosa posso fare? Non stai guarendo" La mano che preme sul petto si scosta e capisco la gravità della ferita. Uno squarcio profondo parte dalla clavicola per terminare all'altezza del cuore. Il sangue cola copioso e l'unica cosa che posso fare è usare la giacca per tamponare e tentare di fermare l'emorragia.
"Eli resta con me, ok? Devi restare sveglio. Fermeremo il sangue e incomincerai a guarire, mi hai capito?" dico cercando di farlo restare cosciente, ma il suo sguardo è assente e per un attimo la pressione sul mio petto aumenta.

Non posso perderlo.

Con una mano continuo a fare pressione mentre con l'altra gli accarezzo il viso imperlato di sudore. Strappo un pezzo del cardigan già a brandelli e gli asciugo la fronte
Per la prima volta in vita mia prego. "Dio, so che esisti quindi non puoi semplicemente ignorarmi, aiutalo. Nonostante sia un demone da quando lo conosco non ha mai fatto del male a nessun umano e..." Come se si fosse accesa una lampadina, un pensiero si forma nella mia mente.

Ha bisogno di nutrirsi. Devo trovare del sangue. Forse le scorte che teniamo a casa si sono salvate, ma tornare li è troppo pericoloso."Elijah, hai bisogno di nutrirti. Tieni premuto questo sulla ferita, me ne occupo io"
I suoi occhi si aprono, prova a dire qualcosa ma è troppo debole e in pochi secondi perde conoscenza.
So dove poter trovare ciò che mi serve ma non ho molto tempo.

Spengo la luce e chiudo la porta sperando che nessuno noti la serratura e che i nostri inseguitori non lo trovino prima del mio ritorno.
Corro il più veloce possibile verso la zona abitata. L'aria fredda mi sferza il viso e scuote i capelli, i muscoli si tendono al massimo come spinti da una forza sconosciuta.
So che Elijah non approverebbe, non voglio farlo neanche io ma l'idea di perderlo mi terrorizza a tal punto da darmi il coraggio anche di prendere una vita innocente.

Mi fermo davanti a una piccola casa dai muri sbiaditi e il giardino incolto. Prendo un respiro profondo e con un salto scavalco la staccionata in legno. Atterando l'erba secca mi punge le caviglie ma quasi non lo noto.
Cammino verso il retro e scorgo una luce accesa. Il suono della TV è insolitamente assordante.
Appoggio la schiena al muro e sbircio verso l'entrata. É aperta.
Il cuore palpita velocemente e mi martella nelle orecchie tanto che non riesco a sentire più nulla.

Devo farlo per lui, non ho altra scelta.

É ciò che ripeto come un mantra, nel futile tentativo di alleviare la stretta che mi chiude lo stomaco. Chiudo gli occhi e penso a lui. Il cuore rallenta e mi decido ad agire.

Sto per entrare quando una mano mi blocca, il braccio stretto da una morsa d'acciaio. Mi volto e a trattenermi è un'imponente figura avvolta in abiti neri e semplici: t-shirt, jeans e un capellino calato sul volto a nascondere gli occhi.

Come nebbia, un'aura oscura lo circonda e capisco chi ho davanti: un demone.
Cerco di divincolarmi, ma la sua presa è salda. É sicuramente il più forte che abbia mai incontrato.
"Portami da Eliyya" dice con fermezza. Il suo tono è basso e tutto intorno a noi sembra essersi arrestato, come per paura d'innervosirlo. Sfortunatamente io non ho la stessa accortezza.
"Cosa vuoi da Elijah? Vuoi finire il lavoro che hai iniziato nella casa a cui hai dato fuoco? È me che vuoi no? Fa ciò che devi e va via" Mentre parlo continuo ad agitarmi. Tiro il braccio stretto nella morsa e con l'altra mano cerco di fare forza per allentare la sua presa, ma tutti i miei sforzi vengono vanificati quando lui mi afferra più saldamente.

Sto per morire.

Mi hanno presa e faranno ciò per cui sono stati inviati: eliminare un errore che non avevano calcolato, che non sarebbe mai dovuto esistere.
Aspetto di sentire una lama trapassarmi le viscere o il rumore di una sicura sbloccata ma non succede niente.
Riapro gli occhi che, senza rendermene conto, avevo chiuso e fisso l'uomo. "Portami da Eliyya, ho qualcosa per lui"

Niente sta andando come dovrebbe, so che fidarsi è un errore ma quale altra scelta ho? Elijah sta morendo e non sono abbastanza forte per salvarlo. Un senso d'impotenza si impadronisce di me e, con fare rassegnato, mi allontano dalla casa seguita dal demone. Nessuno proferisce parola, il passo è spedito ciò nonostante il tragitto che prima avevo percorso in pochi minuti sembra durare ore.

Apro la porta del casotto e, dandomi una spallata, il tizio entra per analizzare con estrema freddezza le ferite di Elijah. La stanza è piccola e data la stazza dell'uomo sono costretta a rimanere sul ciglio della porta.
La posizione e la sua schiena mi impediscono di capire cosa stia facendo.
Quando si alza, finalmente, riesco a vedere Elijah. Sembra aver riacquistato un poco di colore: il respiro è regolare, il viso ha ripreso una tonalità rosea e la ferita ha smesso di sanguinare.
Il demone mi lancia un'occhiata mentre esce dalla piccola struttura, io non ci faccio molto caso e mi fiondo accanto a Elijah. Gli prendo una mano tra le mie ed è calda.
La presa che fino ad allora mi attanagliava il cuore si allenta e le lacrime mi riempiono gli occhi.
Mi volto verso il demone per ringraziarlo ma lui è già sparito.
Resto accanto a Elijah fino a quando il mio corpo, provato dagli eventi, cade in un profondo sonno.

Al mio risveglio il cielo è ancora scuro ma il sole non tarderà a sorgere e ciò vuol dire che non abbiamo molto tempo prima che i cantieri aprano e gli operai arrivino.
Passo una mano sulla faccia ma la scosto subito sentendo qualcosa di ruvido. Il sangue di Elijah si è coagulato sul palmo a formare piccole croste.

Tutti gli eventi della sera precedente mi affollano la testa e la stanza inizia a vorticare. Diversi secondi dopo, quando mi sento meglio, osservo il corpo accanto al mio. I lineamenti del viso sono rilassati e decido di lasciarlo dormire qualche altro minuto.
La sua ferita sembra essere migliorata, non so cosa abbia fatto quel tipo ma deve aver innescato il processo di guarigione.
Per passare il tempo analizzo l'ambiente in cui mi trovo.
Lo spazio è angusto: un armadietto occupa la parte più stretta del muro in lamiera, e accanto c'è un misero tavolino ricoperto da carte. Il pavimento è in pessime condizioni e osservandolo con più attenzione noto qualcosa di strano affianco a Elijah, dei simboli scritti col sangue.

Li osservo incuriosita, alcuni tratti sembrano familiari, sono sicura di averli studiati ma non li avevo mai visti assemblati in questo modo.

Il sole fa capolino dalla porta socchiusa e con delicatezza sveglio Elijah. "Dobbiamo andarcene da qui, non è sicuro"
Dopo aver aperto gli occhi e tentato di parlare tossisce un paio di volte, prende fiato e si alza con non poca fatica. Lo aiuto mettendomi un suo braccio sulle spalle e così usciamo dal casotto.
"Astrid l'uomo che è venuto ieri ti ha detto qualcosa?"
Vorrei fargli tante domande, chiedergli come fa a sapere di lui se era svenuto tutto il tempo ma capisco che non è il momento giusto.
"No. Mi ha solo detto di doverti raggiungere. È stato lui ad aiutarti e poi è svanito nel nulla"
"Non... ha aggiunto niente?"
Ripenso alla scorsa notte ma le uniche cose che ricordo sono quanto ero spaventata e la mia inutilità.
Faccio cenno di no con la testa.

Grazie alle strade sgombre all'alba, arriviamo a destinazione senza esser visti.
Ci fermiamo di fronte ad un cimitero situato nella zona più vecchia di Aachen. Il pesante cancello, nonostante l'orario, è aperto.
Entriamo ed Elijah sembra sapere esattamente dove andare.
Camminiamo per diversi minuti, il percorso fatto di ciottoli e pietre rende difficile proseguire quando si fa da stampella a un uomo di 70 kg.
Ci inoltriamo fino a raggiungere la parte più vecchia del cimitero, dove le tombe sono ricoperte da rovi e muschio ingiallito.
Una figura imponente fissa con sguardo assorto una lapide dall'incisione smussata dal tempo.

"Eliyya, sei sicuro di ciò che vuoi?" Eludendo la domanda Elijah dice "Biffron troverò un modo per ripagarti" L'uomo, l'altra sera di così poche parole, ribatte. "No. Io ero in debito e ora siamo pari"
Prende in mano un'antica anfora e me la porge. É piuttosto pesante e afferrandola più saldamente sento un liquido ondeggiare al suo interno.
"Lei deve mettere questa" dice mentre dalla tasca tira fuori un lungo nastro. Mi giro verso Elijah per fargli capire che esigo un chiarimento.
"Hai ragione Astrid, chiederti di fare tutto questo senza darti spiegazioni non è corretto" Fa una pausa e si appoggia a una lapide per riprendere fiato. "Ho bisogno di un medico e l'unico che possa aiutarmi non si trova qui... vicino" Alzo le sopracciglia per incoraggiarlo a finire il discorso.
"Sono un demone, i dottori umani non sono in grado di aiutarmi"
Una strana consapevolezza mi rabbuia il viso. "Devo tornare all'inferno"
Quando sento l'ultima parola il sangue mi si ghiaccia nelle vene.

Inferno, il posto in cui nessuna anima umana vorrebbe finire, il luogo dove i demoni più feroci non esiterebbero a farmi a pezzi alla prima occasione.
Vedendo la mia espressione Elijah si afretta ad aggiungere "Se ci fosse un altro modo... Non posso lasciarti qui, da sola e senza protezione" Il suo viso, forse a causa della stanchezza, mostra tutte le sue emozioni.
"Ok, ho capito. Andiamo, ti visitano e torniamo indietro, un gioco da ragazzi. Tranne per la parte in cui andiamo all'inferno e ci restiamo per non so quanto. Sei diventato pazzo?! Probabilmente hai perso troppo sangue. Hai bisogno di mangiare e riposare, cosa che puoi benissimo fare qui" dico portandomi le mani alla vita e non ancora soddisfatta aggiungo
"La tua ferita sembra già migliorata rispetto a ieri"
Elijah mi guarda dritto negli occhi, il suo sguardo è stanco.
"Se non fosse per Biffron probabilmente sarei già morto. La lama era avvelenata e il tonico che mi ha somministrato non avrà effetto ancora per molto"

Improvvisamente non vedo più nulla, una benda mi preme sugli occhi. Cerco di liberarmi ma mi rendo conto che è tutto inutile.
Sento Elijah alzarsi e sospirare, Biffron mi tiene salda per la spalla, probabilmente stanco delle mie lamentele.
"Andiamo" dice e la sensazione che provo poco dopo mi fa venire la nausea, è come essere trascinati in un vortice che ti risucchia verso un centro fatto di nulla e oscurità.

Quando sento nuovamente la terra sotto i piedi i primi sensi che mi avvertono di non essere più nel mondo degli umani sono l'udito e l'olfatto. Un odore acre di fumo misto a carbone mi soffoca mentre il crepitio del fuoco risuona nelle orecchie.
Mi viene tolta la benda e lo spettacolo che vedo non è esattamente ciò a cui mi ero preparata.
Sembra di essere in un'antichissima metropoli, le case con i tetti piani si sovrappongono senza un'apparente logica, i muri giallognoli assumono tonalità aranciate vicino ai molteplici focolai. Non vedo nè enormi esseri mostruosi dalla pelle incenerita, nè anime strillanti che vengono fustigate.

"Dobbiamo sbrigarci Astrid, ci siamo quasi" Elijah è nuovamente appoggiato a me e di Biffron non c'è traccia. Mi lascio guidare da lui fino ad arrivare davanti a una casa apparentemente identica alle altre.
"Questo posto sembra un labirinto" commento mentre Elijah bussa.
La porta viene aperta da un'affascinante donna di colore. Lunghi capelli le incorniciano il viso dai lineamenti felini e i vestiti attillati esaltano le sue forme perfette.
Rimango a fissarla basita: non credo di aver mai visto una donna tanto bella.
Appena riconosce Elijah ci fa entrare e prima di chiudere la porta controlla che nessuno ci abbia seguiti.
"Nell'altra stanza" dice indicando una porta. Le pareti sono completamente occupate da immense librerie di legno, innumerevoli sono i libri e le fiale che le riempono e al centro della stanza spicca un lettino dove Elijah si stende dolorante.
Vengo sospinta verso la porta e la donna dopo avermi rivolto un'occhiata indecifrabile dice "Tu resta fuori. Ho bisogno di concentrarmi"
Dal suo viso non traspare nulla e stordita dagli eventi  le obbedisco senza fiatare.

Continuo a guardare l'orologio.
Il tempo sembra non passare.
Ho provato a sedermi, ma sono troppo agitata per stare ferma, quindi percorro più e più volte il perimetro della stanza a passo frenetico.
Fisso l'anfora non sapendo che fare e mi domando che cosa contenga.
Dalla stanza non provengono nè lamenti nè urla e non so se prenderlo come un buono o cattivo segno.

Dopo circa un'ora la porta viene riaperta e la donna mi dice "Ha bisogno di riposo ma l'antidoto sta facendo effetto. Dovrebbe essere fuori pericolo" Stringo forte le palpebre per trattenere le lacrime. Sapere che si riprenderà mi rende felice in un modo nuovo, strano, che non comprendo fino in fondo.

"Quindi tu sei la mezzosangue"
A queste parole mi ricompongo e ricordo dove sono. La fisso senza sapere cosa rispondere. Negare potrebbe farla arrabbiare, ma d'altro canto, darle ragione potrebbe significare peggio.
Mentre la guardo noto per la prima volta i suoi occhi: neri cerchiati di rosso. Lei non è un demone qualunque ma un demone superiore.
Il mio corpo come primo istinto si mette in posizione di difesa.
"Tranquilla se ti avessi voluta morta, Elijah non ti avrebbe portata qui. Sai, non tutti i demoni sono interessati a te" dice appoggiandosi al bracciolo della poltrona. "Sono certa che Elijah voglia tenermi al sicuro ma anche lui può commettere qualche errore di valutazione" La demone fa un sorriso, si alza e con un cenno mi invita a seguirla verso la cucina. "Sono certa che fare un viaggio interdimensionale ti abbia resa affamata" e mentre dice questo versa del liquido scuro in un bicchiere. Sembra essere trascorsa un'eternità da quando ho ordinato il croissant in quel caffè, quando in realtà sono passate meno di 24 ore. Il mio stomaco brontola ma non sono sicura di cosa poter mangiare.
Il mio stato di mezzosangue non fa altro che portarmi complicazioni.

Sei ciò che mangi, nessuno ha mai pronunciato parole più vere.
Infatti, i prodotti che danneggiano l'ambiente vanno a nutrire la mia parte demoniaca, mentre quelli che coesistono con la natura nutrono la parte angelica. Data la poca trasparenza sulla provenienza di molti alimenti, Elijah cerca sempre di comprare cose genuine, mentre io tento di mantenere la mia condotta in un'immaginaria linea di mezzo.
Anche se devo dire che, nonostante compiere buone azioni sia più soddisfacente, quelle cattive mi riescono meglio. Per questo motivo solitamente evito di nutrirmi di sangue.

"Non hai del cibo umano?" chiedo, ma cosa posso aspettarmi?

Non ho mica visto un 7-eleven venendo qui.

"Oh ma certo, credo di avere qualcosa. Sai, qui il cibo umano viene visto alla stregua di una decorazione, nonostante possa effettivamente nutrirci non è paragonabile all'energia e al sapore del sangue" M'informa mentre fruga in alcuni cassetti.
Dopo pochi minuti tira fuori una scatola di merendine dal nome poco invitante.
"Grazie" dico e ne scarto una, l'addento e fortunatamente sa di cioccolato.
"Quanto impiegherà Elijah a riprendersi?" e mentalmente aggiungo

Sarei felice di lasciare questo posto al più presto.

"La lama che l'ha colpito era molto potente. L'illumie di quell'angelo deve aver a che fare con la rigenerazione perché la sua è molto rallentata. Se foste arrivati più tardi, probabilmente sarebbe morto"

Angeli.
Sono stati loro dunque a radere al suolo la nostra casa.
Vedendo il fuoco avevo pensato ai demoni e alle loro obscurie, ma anche su questo mi ero evidentemente sbagliata.

Questi sono stati i giorni più brutti della mia vita e sono serviti per rendermi conto di quanto sia una sprovveduta. Si, ho cacciato dei demoni ma ora mi rendo conto di quanto sia stata fortunata a incontrarne di così deboli. Se sono riusciti a ferire Elijah sicuramente mi avrebbero uccisa in pochi istanti, probabilmente non avrei avuto neanche il tempo di reagire.
Un brivido mi percorre la schiena. La fame sparisce e lascio la merendina a metà.

"Elijah dovrebbe svegliarsi a momenti, l'effetto dell'anestetico non dura allungo" E, come se ci avesse sentite, Elijah varca la soglia.
Mi giro a guardarlo, sembra ancora intontito ma il suo aspetto è quasi normale. Il petto è fasciato e i pantaloni, non suoi, sono puliti.
Mi alzo e gli vado incontro.
"Ti senti meglio?"
É l'unica cosa che posso dire.
"Si" mi risponde e voltandosi verso la demone aggiunge "Grazie Zais. So i rischi che stai correndo per aiutarmi"

Dunque è così che si chiama

"Non preoccuparti più del dovuto, nutrirmi del tuo dolore è stato sufficiente come pagamento"
L'idea che i due abbiano avuto un legame del genere anche se solo per scopi medici mi infastidisce.
"Sarebbe meglio che ti riposassi un po' prima di ripartire. Il viaggio potrebbe affaticarti e peggiorare la tua condizione" afferma lei. Anche se l'idea di rimanere all'inferno mi preoccupa , è anche vero che da ferito Elijah non può difendersi.
"Elijah credo che dovremmo passare almeno una notte qua. Ti devi ancora nutrire e senza energie siamo vulnerabili anche sulla terra" dico ad Elijah che nel frattempo si è appoggiato al tavolo.
Zais gli porge il bicchiere che prima aveva riempito. Lui cerca di sorseggiarlo con calma, ma la sua fame é evidente. Al primo infatti, né segue un secondo, e un terzo che viene lasciato sul tavolo a metà.
Viene accompagnato al piano superiore dove ci sono diverse stanze adibite al riposo. Li seguo salendo le piccole scale in pietra e aspetto che Elijah si addormenti prima di lasciare la sua stanza per chiedere dove poter riposare e magari farmi una doccia.
A ben vedere la casa è più grande di quello che si direbbe guardandola dall'esterno, infatti, al piano terra conto altre due stanze oltre alla cucina, il salotto e 'l'ambulatorio' mentre in quello superiore noto almeno quattro porte.

"Puoi usare la stanza affianco alla sua. Il bagno è in fondo allo stesso andito a destra. Priima però voglio farti qualche domanda" dice Zais.
Le lancio un'occhiata per capire le sue vere intenzioni ma nuovamente il suo sguardo è neutro.

Che sia una caratteristica dei demoni?

Eppure, quelli che ho cacciato erano sicuramente frivoli e senza il contegno che invece loro dimostrano.
"Va bene ma quello che so è frutto della mia sola esperienza, non ci sono manuali per mezzosangue. In realtà non abbiamo neanche un vero e proprio nome"
Entrambe ci sediamo ai lati opposti del tavolo in modo da poterci guardare negli occhi senza ostacoli.
"Qualsiasi informazione andrà bene. Le conoscenze sulla tua razza sono molto preziose" Anche se non né capisco il motivo decido di darle corda.
Lei dice "Da quanto ho capito devi alimentarti in modo differente da noi. Come?" Al che io rispondo "Posso nutrirmi sia come voi che come gli angeli, ma devo mantenere un equilibrio tra le due parti a causa della Digressione. Non dispongo di un'arma incantata ma è possibile che la parte demoniaca possa agire allo stesso modo se non controllata" Interessata, prende appunti su un taccuino dalle pagine rovinate. "E come siete giunti a una conclusione del genere?" "Pensando" rispondo stampandomi un sorriso in faccia. "Ahahah! Di certo non ti manca il senso dell'umorismo. Ciò che dici è possibile, ma verificarlo sarebbe rischioso"
lo dice come se potesse usarmi come una cavia per i suoi esperimenti.
"Hai le ali?"
"Cosa?!" La domanda mi coglie di sorpresa, e cerco di ridarmi un contegno prima di rispondere.
"No. Non credo"
La mia faccia mostra il mio disagio. "Allora per quanto riguarda apparenze demoniache?" "Il mio aspetto è sempre questo. Potrei passare per umana senza problemi"
Infatti, nessuno ha mai capito che ero qualcosa di diverso. Nemmeno gli esseri che ho incontrato fin'ora.
"Mmm, probabilmente erano demoni di basso livello. Percepisco una strana aura intorno a te ma non riesco a definirla. Più la osservo meno riesco a distinguerla... molto strano" Afferma continuando a scribacchiare. "Hai sviluppato qualche potere particolare? La tua forza è pari a quella di Elijah?"
Il dover rispondere negativamente a queste domande mi incupisce. Zais lo nota e decide che per oggi è abbastanza. "Dovresti andare a dormire, vi sveglierò io domani mattina" Faccio un cenno con la testa per mostrare di aver capito e mi dirigo prima in bagno, dove mi lavo con gesti metodici, e poi nella stanza in cui passerò la notte.
Le centinaia di camere in cui ho vissuto mi appaiono nella mente e paiono tutte uguali. Questa non è da meno.
L'unica differenza è la sua locazione: l'inferno.



Dal prossimo capitolo:

Mi stanno nascondendo qualcosa... 
"Astrid devo parlarti. Zais concorda con me che qualcosa non va. Si tratta di..."

#SpazioAutore

Per questi primi capitoli sto facendo molte ricerche e mi sta piacendo molto impegnarmi in qualcosa che pian piano prende forma, è davvero stimolante. Uno dei siti che mi sta aiutando con i nomi dei demoni mi fa davvero morire dalle risate. Li ci sono i nomi di davvero tutti i demoni che potreste immaginare, anche il demone del fondo schiena (Ora capite perché rido?).
Tornando al capitolo...
Cosa pensate che Elijah voglia dire alla protagonista? Si accettano anche le idee più pazze! 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top