1 - La quiete prima della tempesta

Guardo il portone e poi l'orologio.
Sono le 2 del mattino e so che non riuscirò a trovare una scusa decente per poter giustificare il mio ritardo.

Potrei dire di aver incontrato degli amici per strada, di essermi fermata a parlare con loro ma ci siamo trasferiti qui da poco più di due settimane e dato il nostro stile di vita da fuggitivi non abbiamo il tempo per ambientarci e fare amicizia.
Probabilmente le vicine sono le uniche persone con cui abbiamo un contatto.
Almeno una volta al giorno qualcuno bussa alla nostra porta per portare dolci, cibo o qualsiasi altra cosa che le permetta di parlare, quei pochi minuti che l'etichetta richiede, con Elijah il mio 'tutore legale'.
Ovunque ci trasferiamo la storia non cambia. Appena vedono lui tutti, e dico tutti, vogliono farci visita per dare un caloroso benvenuto ai nuovi arrivati.

Ricordo bene la volta in cui il nostro vicino coreano, con la scusa di aver gli operai in casa, venne da noi e si fece invitare a prendere il tè. Fu davvero esilarante vedere Elijah che cercava di preparare la bevanda mentre l'altro lo spogliava con gli occhi. Credo che quella sia stata l'unica volta in cui ho visto Elijah seriamente a disagio.

Certo, posso capire la loro voglia anche solo di essere guardate da quei profondi occhi neri, più magnetici della luna e che paiono nascondere i tormentati segreti. Infatti, oltre a essere un demone forte, Elijah è anche un uomo molto attraente: la sua mascella squadrata, la barba appena accentuata, i suoi ordinatissimi capelli tirati indietro, sono solo parte del suo fascino. Per non parlare del modo in cui si veste... Il suo corpo è costantemente fasciato da maglioni o camicie, a mio parere troppo strette.

Mentre penso al guardaroba di Elijah ricordo di non essere sotto le coperte del mio comodo letto ma di essere per strada, fissando una porta alle due di notte con una faccia da ebete.
Sospiro, ricontrollando l'orario.

Bene. Ho perso altri venti minuti fantasticando.

Decido di aprire la porta provando a non far rumore e, mentre la richiudo, un brivido mi percorre la schiena ancor prima di sentire la sua voce.
"Dove sei stata ?"
Sbuffo, e con tutta la delicatezza che non possiedo giro sbatto la porta facendo scattare la serratura.
"Stavo solo facendo una passeggiata. Mi sono persa nei miei pensieri e alla fine ho perso anche la strada"
Alzo lo sguardo e i suoi occhi sono come lame affilate pronte a trafiggermi. Mi dà un'occhiata per esaminare i vestiti che indosso e quando il suo sguardo si sofferma sul bordo della maglietta so di essere fregata.
"Astrid-hiel" La sua faccia lascia trasparire la rabbia mentre un cipiglio gli corruga la fronte. "Quante volte devo dirti di non andare a caccia di demoni? In questo modo attiri ancora di più la loro l'attenzione. Se la prossima volta al posto di demoni comuni mandassero un generale, come pensi di cavartela?"
Ovviamente scherza, non invierebbero mai un demone tanto potente, o almeno lo spero.

"Non è colpa mia se ogni volta che gironzolo ne incontro uno. Meglio ucciderli prima che si accorgano di chi sono e chiamino i rinforzi" dico facendogli l'occhiolino.
Sono frequenti le apparizioni di demoni comuni sulla Terra. Principalmente salgono per nutrirsi di cattive intenzioni e giacere con qualche umana prima di prosciugarle e smembrarle. Quelle povere ragazze si rendono conto troppo tardi di chi hanno di fronte e possono solo fissare quegli occhi di un nero innaturale sperando che quell'incubo finisca il prima possibile.

"Elijah, dovresti sapere che sono in grado di difendermi. Tu stesso mi dai lezioni ogni giorno e se vedo che non sono in troppi non li affronto. In più eliminare un demone non è forse una buona azione? Di cui, tra l'altro, ho bisogno per evitare di impazzire" "Astrid ci sono tante altre buone azioni che puoi fare. Non ti sei iscritta da poco a un'associazione di quartiere ?" "Si, i vigilantes"
La sua espressione, che per poco si era addolcita, torna truce.
"Meglio che tu vada a dormire, non credere che a causa delle ore piccole le lezioni di domani saltino" dice voltandomi le spalle e dirigendosi in salotto dove una pila di libri lo attende.

Salgo in camera, indosso degli indumenti comodi e mi sdraio sul letto. Non penso che caccerei demoni se non fossi seriamente preoccupata per la Digressione, un fenomeno che colpisce sia le creature celesti che infernali.
La causa principale di questa 'malattia' sono le armi incantate che sia angeli che demoni usano per accrescere il proprio potere. Queste prendono energia dalla scintilla che li ha creati, consumandola. Ci sono dei modi per rigenerare questa energia, ma richiedono tempo e nel caso in cui si consumi troppo gli effetti collaterali sono molto spiacevoli.
Nel caso degli angeli si parla della perdita delle ali, ovvero la caduta ma é ai demoni, che possiedono solo un residuo di questa scintilla, che a mio parere tocca la fine peggiore.
Senza quella luce perdono completamente il controllo, impazziscono, diventando Erranti e una volta ingoiati dall'oscurità non vi è più via di ritorno.
Per questo mi impegno a compiere buone azioni. La mia condizione di mezzosangue mi rende particolarmente fragile sotto molti punti di vista ed essendo l'unica della mia specie (dell'esistenza di altri mezzosangue non c'è prova), potrei essere a un soffio dal perdere la lucidità mentale e diventare un Errante.

Immaginare Elijah che perde il controllo mi é quasi impossibile.
Lui è l'incarnazione del contegno e dell'eleganza, ovviamente versione demone dunque contornata da fascino e carisma.
Grazie a queste sue doti è riuscito a farsi aiutare da molti umani, e così siamo sempre riusciti a fuggire da demoni o angeli si prima che ci si avvicinassero troppo. È da quando sono nata che viaggio, e presto ho imparato a definire casa  ogni luogo in cui posso sentirmi un poco al sicuro.
Sempre a causa dei frequenti spostamenti non possiedo molto. Quando riusciamo a stare per più di un mese nello stesso posto, riesco a comprare qualche decorazione o pianta ma quando arriva il momento, posso portar via solo ciò che entra nello zaino: un paio di vestiti, il laptop e uno o due libri che nel poco tempo che abbiamo per raccattare tutto infilo alla rinfusa.
L'unica cosa che porto sempre con ne è la collana che Elijah mi regalò il giorno del mio quattordicesimo compleanno. Dalla catenina d'oro sottilissima pende un ciondolo della grandezza di un'unghia: una sfera trasparente con piccole incisioni, quasi invisibili, che contiene il frammento di una bellissima pietra celeste.
Me ne innamorai a prima vista e d'allora la indosso sempre.
Penso a come Elijah non sia cambiato di uno virgola in tutti questi anni, a quanto sia dannatamente sexy mentre cerca di rimproverarmi e pian piano mi addormento.

Sto sognando, ne ho la consapevolezza, ciò nonostante, tutto sembra vivido e reale, troppo.
Sono in un grande spazio aperto, ma non ci sono nè strade nè alberi.
A circondarmi, come in una palla di vetro, c'è il cielo che viene specchiato dalla superficie liquida su cui cammino. In lontananza noto la sagoma di una persona che si avvicina. Appena inizio a distinguerne i contorni percepisco una pressione al petto. Inspiegabilmente una sensazione di oppressione mi preme sul petto e faccio fatica a respirare.
La figura si avvicina sempre più e l'ossigeno si dirada sempre più.
I suoi capelli sono lunghi e bianchi, come le nuvole assenti in questo cielo terso e innaturale. La vista mi si offusca e sento di svenire.

Il ripetitivo e ormai familiare suono della sveglia mi riporta alla realtà.
Con un gesto automatico la spengo e con fare assonnato proteggo gli occhi dalla luce che chiara filtra tra le tende. Rimango qualche minuto immobile nel tentativo di svegliarmi completamente, ma la sensazione di pesantezza che il sogno ha portato non si allevia. Poggio la mano sul petto e tento di ricordarne i dettagli. Era un uomo o una donna?
Un giovane o un vecchio?

Che sogno strano.

Scosto le coperte e raggiungo il bagno.
Guardo il riflesso allo specchio e noto gli occhi, di un caldo color nocciola, ancora gonfi dal sonno. I capelli, che ormai non taglio da un anno, sono un po' sparati e arrivano all'altezza del seno. Le punte stanno perdendo il loro colore, trasformando il rosso in un rame brillante.
Per svegliarmi lavo la faccia con acqua fredda, prendo un asciugamano e mi tampono il viso. Scendo le scale per andare in cucina, come ogni mattina, sento l'odore del caffè.
Quando entro Elijah mi accoglie con un "Buongiorno, il caffè è pronto"
Questa ritualità mattutina è una delle poche abitudini che ci impegnamo a mantenere, indipendentemente dal luogo o dalla situazione. Mentre penso a quanto sono fortunata a non dover apportare tutto questo da sola preparo un cappuccino e con la coda dell'occhio osservo Elijah.
Oggi indossa una maglietta bianca e un lungo cardigan marrone, probabilmente ha intenzione di stare a casa a leggere dal suo nuovissimo ebook reader. Sono riuscita a fargliene comprare uno solo dopo molte discussioni, lui e la tecnologia non vanno molto d'accordo.
"Spero che non ti sia scordata dei nostri programmi per oggi" dice lui mentre afferro la tazza e prendo posto a tavola.
Penso a cosa si stia riferendo ma non mi viene in mente nulla e dunque lo fisso sorseggiando la mia bevanda nella speranza capisca che dovrà essere lui a illuminarmi.
"Devi fare il test di spagnolo"
Chiudo gli occhi e rimprovero me stessa per essermene scordata.
Elijah prende molto sul serio la mia istruzione e dato che non posso frequentare una scuola è lui stesso a farmi da insegnate. É bravo e durante la sua lunga esistenza ha avuto modo di approfondire le sue conoscenze su vari argomenti e materie.
"Ammetto di essermene dimenticata. Ma, ho studiato abbastanza da non esserne preoccupata" "Spero sia così, dato che l'ultima volta hai sbagliato più della metà delle risposte"
Già, a quanto pare non basta avere un bravo insegnate ma, a mia discolpa, le lingue non sono proprio il mio forte.
Ho imparato l'inglese solo per sopravvivenza e l'italiano perché Elijah ha sempre comunicato in quella lingua.
Finito di fare colazione, perdo un po' di tempo guardando dalla finestra il cielo ed Elijah mi passa il foglio del test.

Prima di consegnarlo so già di aver fatto una schifezza.

"Sei pronta ?" "Che avversario gentile sei. Sicuro di essere un demone?" Lui sorride e così inizia l'addestramento.
Elijah è una buona spanna più alto di me e questo è solo uno dei tanti svantaggi nel combattere contro di lui. Tra questi: la forza fisica superiore e i secoli d'esperienza. In poche parole non ho mai vinto, almeno non in un scontro serio.

Uso la differenza d'altezza a mio vantaggio, quando sferra pugni, li schivo abbassandomi e quando assesta calci, gli blocco la gamba con il braccio mentre mantengo i piedi ben piantati a terra abbassando il baricentro.
Fortunatamente la sua forza è una cosa rara tra i demoni comuni, se fossero tutti come non avrei mai osato a dare a caccia di demoni, non da sola.

Proviamo diverse prese, me ne insegna una nuova e mentre facciamo un primo tentativo inciampo andandogli addosso.Ci ritroviamo a terra, io distesa sopra di lui e mentre tento di alzarmi mi blocco.
Il suo volto è incredibilmente vicino, riesco a specchiarmi nei suoi occhi nerissimi, sento il suo caldo respiro sulla pelle e un brivido mi percorre la schiena.
Per un attimo restiamo a fissarci ma il suo sguardo cambia dopo aver notato qualcosa che a me invece sfugge.

Dopo diversi altri round mi concede una pausa dicendo "Si è fatto tardi, meglio cucinare qualcosa per pranzo. Tu va pure a farti la doccia per prima"
Faccio un cenno con la testa e senza farmelo ripetere due volte corro al piano superiore per infilarmi in bagno.

Non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione dei nostri corpi così pericolosamente vicini.
La mia mente non fa altro che rivivere quel momento.

Oddio!! Se mi fossi sporta di qualche centimetro le nostre labbra si sarebbero sfiorate!

Sebbene lo conosca da una vita in quel momento mi è parso di vederlo per la prima volta, non solo come persona che si prende cura di me, ma come uomo.
"Dio santo, sapevo che sarebbe finita così. Nei libri succede sempre! Dopo tutto quello che ho letto dovrei essere preparata" dico a voce alta pogiandomi con entrambe le mani al bianco lavabo.
L'unica differenza è che in quei libri le protagoniste sono dannatamente sexy e con un seno da paura. Dò un'occhiata al mio corpo, di certo non possiedo quelle curve... Ma a cosa sto pensando!
Lui era il migliore amico di mio padre. É la persona più simile a uno zio per me, dunque io sono una sorta di nipote e non dovrei neanche immaginare certe cose. Tranne in quella strana fan fict...
No. No. No. Devo evitare certi pensieri e fingere che non sia successo niente, come sicuramente farà lui. Probabilmente non dovrà neanche fingere dato che per lui non sarà stato niente. Spero solo non si sia accorto della natura dei miei pensieri che stavano abbandonando la retta via. In quell'istante ricordo il cambiamento nel suo sguardo.

Astrid-hiel continuare a fare congiunture su strane occhiate non serve a niente.

Faccio una doccia veloce per levare il sudore e le stupide preoccupazioni.
Mi vesto velocemente, tampono i capelli e nonostante siano ancora umidi vado in cucina.
Tutto è pronto e disposto ordinatamente sul tavolo. Mi accomodo e mentre mastico quasi non sento il sapore del cibo tanto sono assorta nei miei pensieri.
Ogni tanto lancio un'occhiata nella sua direzione. Nessuno dei due parla e, quasi come se percepisse la tensione che emano, rompe per primo il silenzio. "Vuoi che metta un po' di musica?"
No, sto bene così" rispondo ma lui non si arrende e prosegue. "Devi dirmi qualcosa? Mi stai fissando in silenzio, è preoccupante" Non sapensdo cosa fare dico ma prima cosa che mi viene in mente. "I capelli! Si, i capelli. Vorrei andare da un parrucchiere per dargli una spuntatina e magari rifare il colore"

Idea geniale Astrid, distrailo fino a quando non avrai fatto chiarezza sui tuoi sentimenti.

"Se vuoi possiamo cercarne uno domani, stasera sono impegnato con alcune scadenze" "Giusto, come sta procedendo il nuovo libro? Non mi hai ancora detto di cosa parla"
In realtà lui non vuole che legga ciò che scrive, ha detto che lo imbarazza, questo lato di lui è davvero carino.
"È una raccolta su alcuni serial killer in opera tra il 1500 e il 1600. La storia di una nobildonna ungherese è molto interessante, si chiamava Ersébet Bàrthory. Secondo i suoi diari uccise più di 600 giovani donne. Era convinta che il loro sangue fosse il segreto per la giovinezza, inizialmente lo cospargeva sul corpo come un unguento ma dopo, iniziò a berlo. Per questo venne soprannominata 'La contessa Dracula' "
Sembra che l'argomento lo stia prendendo, quindi preferisco finire quello che ho nel piatto, sparecchiare e lasciarlo lavorare concentrandomi su cosa fare nel pomeriggio.

Potrei andare alla ricerca di un parrucchiere così da averne già escluso qualcuno per domani, ma l'idea di passare un'intera giornata a gironzolare con Elijah mi alletta troppo, dunque opto per una libreria che ieri sera, mentre tornavo a casa, ho notato.
L'insegna diceva: Libreria Caffè.
Le serrande erano chiuse dunque cerco qualche informazione online.

* Libreria Caffè, tra le righe.

Il miglior posto dove poter leggere tranquillamente e chiacchierare con anime affini.

- orario d'apertura .. ..
*

Sembra il posto adatto per passare un pomeriggio tranquillo.
Decido di vestirmi con uno stile simile al protagonista del romanzo che sto leggendo: maglia celeste sbiadita di una taglia in più, dei jeans scuri e un paio di scarpe nere.

Guardo il cielo.
Nonostante sia estate la sera il vento si fa gelido, quindi decido di portarmi dietro una giacca. Prendo il libro e sono pronta per uscire.

Prima di chiudere la porta urlo un "Sto uscendo, vado al caffè qui vicino!" e senza attendere una risposta m'incammino.

La strada è più lunga di quanto ricordassi e impaziente di sapere il continuo della storia prendo il libro e lo leggo cercando di non andare addosso a qualcuno o qualcosa.
Dopo dieci minuti, o forse più, arrivo a destinazione. Il locale è davvero carino: le lampadine attaccate al soffitto sono ad altezza uomo e illuminano piccoli tavolini in legno chiaro per massimo due persone.
Sembra proprio un locale tranquillo.
Entro e nessun cameriere sorridente viene ad accogliermi. 

Questo è decisamente il posto giusto.

Prendo posto vicino alla grande vetrata e, dopo essermi messa comoda, il barista, probabilmente l'unico dipendente, mi si avvicina per prendere la commessa. Ordino un croissant e un latte macchiato senza schiuma. Il ragazzo annota tutto e con un andamento moderato torna dietro il moderno bancone dello stesso metallo lucido dei lampadari.
Tutto di questo posto trasuda calma e subito riesco a immergermi nella lettura.

Il protagonista del libro scopre che la sua matrigna non è altro che la vera assassina della madre e appena capisce di essere in pericolo scappa di casa. Durante il suo vagabondaggio incontra strane creature e così scopre l'esistenza del soprannaturale.

Come ogni volta che una lettura mi appassiona mi estraneo dal mondo che mi circonda e, quando qualcuno mi tocca la spalla, sobbalzo per la sorpresa. È il ragazzo dell'ordine.
"Mi spiace, ma stiamo chiudendo"
Mentre dice questo fa cenno alla strada e noto che il cielo si è fatto scuro e i lampioni sono accessi.
Guardo il tavolino, dove il mio ordine è ancora integro. Imbarazzata, chiedo il conto e quando mi avvicino alla cassa per pagare, il ragazzo mi invita a tornare il giorno successivo.
"Domani abbiamo i croissant al cioccolato della pasticceria accanto" Probabilmente lo dice solo perché deve attirare i clienti, ma è molto carino e inevitabilmente arrossisco.
Decido di finire il croissant per strada e inconsciamente spero di poterci tornare presto.

Mentre cammino una strana sensazione per la seconda volta in questa giornata mi pervade.
In lontananza il crepuscolo è di uno strano colore, troppo intenso per l'ora tarda. Man mano che mi avvicino a casa noto che il cielo non è rosso per il sole ma per l'incendio che sta divorando la mia ormai ex-abitazione. Subito dopo aver realizzato cosa sta succedendo, l'odore pungente del fumo mi riempie i polmoni.
Cercando di non dare nell'occhio faccio dietrofront e mi nascondo in un viottolo.

Siamo stati scoperti. È la prima volta che sono arrivati così vicino.
Saranno stati i demoni? Oppure gli angeli?

I miei pensieri vanno a Elijah che sarebbe dovuto rimanere a casa tutta la sera.

Se gli fosse successo qualcosa...

Devo calmarmi, cercare di pensare alla prossima mossa, al piano B.
Ogni volta che cambiamo città io ed Elaijah scegliamo un posto sicuro dove poterci incontrare in caso di pericolo, quando tornare alla base non è un'opzione.

Direi che questa è proprio la situazione.

A passo spedito mi dirigo verso la zona nuova della città, dove le case sono ancora in costruzione.
I cantieri occupano entrambi i lati della strada e solo alcuni muri possono far immaginare quello che diventerà il quartiere più chicche di Aacheb.
Alla fine della strada c'è un piccolo casotto, probabilmente usato dagli operai per tenere gli attrezzi.
Avvicinandomi noto che la serratura è stata forzata, apro la porta e impiego qualche secondo a individuare la figura di Elijah appoggiata a una parete.

Senza dargli il tempo di parlare lo tempesto di domande.
"Cosa diamine è successo? Chi è stato? Conoscono questo posto?"
Quando ottengo il silenzio come risposta, capisco che qualcosa non va. Cerco un interruttore e quanto vedo dopo aver acceso la luce mi turba.

Elijah preme entrambe le mani su un'ampia ferita all'altezza del torace, il sangue ricopre tutti i suoi vestiti. Il cardigan che indossa da questa mattina è ridotto a brandelli e bruciacchiato, il viso è pallido e sporco di fuliggine.

Dal prossimo capitolo :

Non so cosa fare ma Elijah sta male e ora tocca a me prendermi cura di lui.

#SpazioAutore

Spero la storia vi stia piacendo, in tal caso, non scordatevi di cliccare sulla stellina!

A presto con un nuovo capitolo!

-Nastu

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