Unforgettable


«Annabeth» urlò il figlio di Poseidone, e in un lampo, l'aveva raggiunta. Si era chinato su di lei, e l'aveva protetta. Aveva colpito il mostro nel mentre in cui lui l'aggrediva, ed era caduto a terra, inerte, circondato di una pioggia di polvere dorata.

E da quel momento, il suo corpo, non si mosse più

In un lampo di paura, Annabeth si rese conto che non l'avrebbe più bisto correre, non l'avrebbe più visto ridere, non l'avrebbe più visto proteggerla.
In poche parole, non l'avrebbe più visto.
Semplicemnte era sola.

Lanciò un urlo lancinante, e poco dopo, si svegliò.

Era un incubo si disse, sorridendo, ancora ad occhi chiusi.

«Ehi, Testa d'Alghe...» mormorò. Finalmente posso riabbracciarti

Ma, guardandosi intorno, vide che Percy non c'era.

C'era solo Piper, che annuiva, come a leggerle nel pensiero.

«Dov'è Percy?» chiese Annabeth, aggrottando le sopracciglia, prima di scoppiare a piangere.
La figlia di Afrodite l'abbracciò.
«L'hai sognato di nuovo?» le chiese, comprensiva.
«La sua morte» rispose, Annabeth, singhiozzando «Mi manca, Piper».

E così dicendo, si stese nuovamente sul letto, coprendosi gli occhi con il cuscino. Ma Piper non se ne andava.

«Non voglio tornare al campo, quest'anno» disse, d'un tratto.
«Non voglio tornarci e non ci tornerò».
Ma, sospettosa del fatto che Piper avesse usato la lingua ammaliatrice, la mattina seguente, si risvegliò nella Cabina d'Atena.
Fortunatamente, quella notte non aveva sognato niente, e si sentiva pronta ad affrontare la giornata.
Almeno finché Malcom, non si sedette accanto a lei.
«E sono già passati tre anni» le disse, ma Ammabeth non capiva.
«Cosa intendi?» Chiese al fratello, servendosi una fetta di pante tostato.
«Dalla morte di... beh, di Percy...»

Annabeth si congelò. Se l'era dimenticato. Si era dimenticata che ricorreva la data della morte del suo ragazzo, e questo, se possibile, le lasciò l'amaro in bocca.
Cercò di pensare il meno possibile al giorno della sua morte, perché, come aveva dimostrato il giorno prima, era ancora una ferita aperta, ma non era facile.
Tutti, intorno a lei, non parlavano d'altro che di "Percy", "il povero Percy", "quel coraggiosissimo ragazzo".
Adesso basta si disse, Annabeth, dirigendosi verso la Casa Grande.
«Chirone!» esclamò spalancando la porta del suo ufficio, e si ritrovò davanti una scena che mai avrebbe immaginato di vedere.
Erano tutti lì riuniti, Jason, Piper, Leo, Hazel, Frank, persino Nico e Reyna.
Da quando Percy era morto, era molto raro vederli tutti insieme, eppure non stava sognando. Non stavolta.
Poi, però, Annabeth notò che erano tutti preoccupati - e, beh, non ci satebbe stato nulla di strano, considerato che ricorreva la morte di uno dei loro migliori amici -, ma, cosa più strana, tra loro c'era un bambino addormentato, che non avrebbe potuto dimostrare più di tre anni.
Aveva i capelli neri e la carnagione abbronzata. E poi sbavava.
Non possono sostutuire Percy con lui si disse Annabeth, e la scena le fece rabbia.
«Lui chi è?» sbottò.
«Meglio parlarne dopo...» sussurrò Chirone, mentre il bambino si agitava nel sonno.
«Rimandare non fa altro che aumentare i problemi» lo interruppe Nico, e un silenzio glaciale piombò nella sala.
«Quel bambino è arrivato qui ieri sera, poco dopo di te, Piper e Jason» continuò «Non l'ha accompagnato nessuno» Fece una pausa.
«E, appena è arrivato, è andato nella stalla dei cavalli, ha trovato la mia statuina di Ade... quella di Mitomagia» ammise imbarazzato «Beh, l'avevo persa... e, sì, il bambino l'ha trovata... e appena io sono entrato nella stalla - Perché la stavo cercando -, lui me l'ha porta. Sembrava certo che fosse mia» sospirò «E mi ha guardato. Mi ha guardato come se mi avesse riconosciuto. Mi ha guardato esattamente come Percy mi aveva guardato a Nuova Roma» concluse.
«E allora?» commentò Annabeth «non potete sostituire Percy con... lui» disse, indicando il punto in cui prima il bambino stava dormendo. Ma non era più lì. Si era alzato, e avanzava verso di lei. Annabeth trasalì, notando che aveva gli stessi occhi verdi di Percy, e il suo stesso sorriso da piantagrane.
«Ti stavo cercando, Annabeth» disse, guardandola affabile.
«Come fai a sapere come mi chiamo?» si accigliò, la figlia d'Atena.
«Avanti, Sapientona» disse, e il cuore di Annabeth perse un battito «Non dirmi che non mi hai riconosciuto».
Poi squadrò tutti gli altri «Io conosco anche voi, verò?» chiese, e, uno ad uno, i ragazzi annuirono, intimoriti.
«Già. Lo sospettavo. Avete un'aria familiare» disse, squadrandoli uno ad uno «Comunque, è ora di cena» disse, uscendo.
Tutti lo seguirono, confusi. Tutti, eccetto Annabeth.
«Chirone» disse al Centauro «Non pensa che potrebbe essere un mostro...?»
Ma il Centauro non rispose, e, ignorandola, si avviò anche lui verso la Casa Grande.

-

«Percy» lo fermò Chirone, dopo cena.
«Oh, almeno lei mi crede» ironizzò, il bambino.
«Il Lete...»
«Sono figlio di Poseidone...» rispose lui.
«Il Lete cancella la memoria anche ai figli di Poseidone» rispose il Centauro, ma non ne sembrava poi così sicuro.
«È vero» acconsentì Percy «ma l'effetto non è forte quanto su gli altri Semidei, o sui Mortali»
«Ma tu ricordi tutto»
«Oh, no. No, no» continuò il bambino.
«Io non ricordo tutto. Mi ricordo di Annabeth, di tutto ciò che ho vissuto con gli altri, ma no, gli altri no»
«Eppure» rispose il Centauro «Hai riconoscouto Nico»
«Me ne ha parlato Poseidone» ammise il bambino. «Sono suo figlio. Anche in questa vita».
«Grazie» lo congedò il Centauro «Mi hai illuminato».

-

Il giorno dopo, Annabeth, Percy e Chirone, si ritrovarono tutti e tre nell'ufficio di quest'ultimo.
«Percy» disse lui «ho raccontato ad Annabeth ciò che mi hai detto ieri, eppure, lei non sembra crederci...»
«Certo che no!» si intromise lei «Come potrei?»
Naturalmente, Percy rise «Sei sempre la solita»
«Come se tu mi conoscessi» lo sfidò lei «È assurdo, tutto quello che hai detto»
«Eppure, ti ho dato una spiegazione, mi sembra» commentò il figlio di Poseidone.
«Una spiegazione insensata. Come fai a ricordarti di me?»
«Oh, Annabeth» sospirò lui «Io ti amavo. Come facevo a ricordarmi di te a Nuova Roma? Insomma, la memoria è qualcosa di celebrare, e tu lo sai sicuramente meglio di me. Sai tutto meglio di me!»
«Considerato che hai tre anni sì»
Percy sorrise «E allora, saprai meglio di me che ti ho amata con anima e corpo. Non basta un lavaggio del cervello per farmi dimenticare di me. Mi sei mancata, Sapientona».
In un primo momento, Annabeth rimase immobile, poi gli andò incontro, in lacrime «Mi sei mancato, Testa d'Alghe» disse, prendendolo in braccio, mentre le loro labbra si incontravano.
Sembrerebbe un finale da favola, un lieto fine con i fiocchi, ma, in pochi secondi, si scatenò l'Ade. E Ade in oersona apparve.
«Percy Jackson!» annunciò, e i due piccioncini si irrigidirono. «Tu non hai chiesto alcunché per aver sconfitto Gea, e io voglio ricomlersarti. Non ho fatto favoritismi né con mia figlia Bianca, né con mia moglie Maria. E proprio per questo, posso capirti. Posso capire un amore, che è andato contro la morte. Percy Jackson, è terribile ammetterlo, ma hai avuto più fegato del signore dei morti» e si congedò.
«Wow, mi ha fatto dei complimenti» disse Percy, sarcastico, e, ignorando ciò che era successo, ricominciò a baciare Annabeth, fregandosene del fatto che aveva solo tre anni.
Ma appena le loro labbra si sfiorarono, ci fu un'esplosione, e il gabinetto saltò. In quello stesso istante, Percy crebbe (e fortunatamente anche i suli vestiti), e svenne. Appena si risvegliò, notò di essere poco più alto di Annabeth. Aveva la sua stessa età.
«Ehi, Sapientona, sono più alto di te» la stuzzicò, e lei sorrise. Un sorriso di gioia, che non provava da anni.
«Mi dispiace, Percy» disse poi
«Ehi, chiamami Testa d'Alghe!» si lamentò lui
«Io parlo seriamente» lo interruppe Annabeth «Avrei dovuto crederti...»
«Già» commentò il figlio di Poseidone, «...ma» continuò la figlia d'Atena «era davvero una storia assurda»
«E tu sei indimenticabile» le fece eco Percy, baciandola «Ti amo, Sapientona»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top