Parte 7
Durante i successivi giorni in quel di Firenze, Franz trascorse molto tempo con Nunzia e gli parve di avvicinarsi sempre di più a lei, rafforzando ancora il loro già consolidato legame.
Il tempo che passavano in casa era scandito da piacevoli passatempi, come le interminabili partite a Scala quaranta, e Franz arrivò addirittura a intrattenersi con il signor Clementi. Scoprì che quest'ultimo era un grande appassionato di freccette, tanto che aveva riservato una stanza della casa esclusivamente a quell'hobby. Franz ne era assolutamente all'oscuro e la cosa lo meravigliò, visto che aveva visitato quell'abitazione già tante altre volte senza mai accorgersi di quella peculiarità.
Anche con la signora Clementi riuscì a guadagnare punti nel corso della settimana. A volte, quando lui si lanciava in squallide battute, lei era l'unica a sostenerlo con sonore risate. E in più, ogni giorno gli preparava dei pranzetti a dir poco prelibati. Franz era convinto di essere entrato definitivamente nel suo cuore, cosa di cui comunque non aveva mai dubitato più di tanto.
Insomma, si sentiva ormai parte della famiglia, e il pensiero che l'indomani avrebbe dovuto lasciare quel confortevole nido lo angustiava parecchio.
«Allora oggi è l'ultimo e fatidico giorno!» Esordì Nunzia, irrompendo nel seminterrato. «Dobbiamo fare follie.» Preannunciò poi con un'enfasi teatrale e un tono carico di mistero.
Era davvero raggiante, persino più bella dei giorni precedenti. Indossava un pantalone beige aderente e una camicetta rosa, e si era anche truccata a dovere, cosa che non faceva quasi mai. Franz rimase per un attimo disorientato, non era abituato a vederla sistemata a quel modo. Capì che se solo avesse prestato un po' più di attenzione al look quella ragazza non avrebbe avuto niente da invidiare a nessun'altra. Di sicuro non le mancavano le belle forme che, con l'abbigliamento adatto, avrebbero potuto allietare la vista anche dell'osservatore più distratto.
Franz comunque stava ancora facendo colazione. Era il momento della giornata più rilassante per lui, un rifugio di tranquillità in cui poter fare tutto con estrema lentezza, prestando attenzione a ogni piccolo gesto, così come richiedeva il buddismo zen, la cui dottrina stava seguendo già da un po'.
«Dio mio quanto sei lento!» Sbruffò la ragazza osservando il suo ospite che, con placidità e somma concentrazione, tuffava dei frollini al cacao nel latte. Intuì che la cosa sarebbe andata per le lunghe e si gettò sconfortata sul divano, provocando un tonfo. «Senti, nel frattempo che ti trastulli con i frollini perché non inizi a dare un'occhiata al programma di oggi? Te l'ho mandato su whatsapp.»
«Si, tra poco lo guardo.» Rispose Franz, sempre con estrema calma e continuando a inzuppare i suoi preziosi biscotti.
Lo sguardo di Nunzia si fece tetro.
«Ma che problema hai? Ti ho chiesto di farlo adesso.» Insisté, visibilmente infastidita.
«Preferisco finire di fare colazione prima. Sai, io non sono multitasking. Faccio sempre una cosa alla volta. Come disse il maestro zen...»
«E che palle!» Sbottò la giovane.
Dopo altri interminabili minuti in cui Franz poté ultimare il suo rito mattutino, i due lasciarono l'abitazione e iniziarono a peregrinare per le vie fiorentine.
Dapprima fecero tappa al Ponte Vecchio e poi, percorrendo a piedi le imponenti scalinate dette Rampe del Poggi, giunsero al Piazzale Michelangelo, che Franz battezzò come il suo posto preferito nel mondo. Poterono così affacciarsi dalla famosa balconata e godere in religioso silenzio di quel celestiale panorama che, potendo beneficiare di una giornata più che limpida, rendeva uno splendido omaggio a Firenze, abbracciandone l'essenza e mostrandone i punti più rappresentativi, dalla Basilica di Santa Croce alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, dal Forte Belvedere al Museo nazionale del Bargello.
Franz era a dir poco estasiato, rapito in un paradiso fatto di monumenti, chiese e putti alati. Era sempre più convinto che nessuna città al mondo potesse regalare quelle sensazioni. Firenze era davvero la culla delle belle arti e la madre della cultura.
In quell'istante venne sorpreso dal suono delle campane che segnarono con la solita precisione lo scoccare del mezzodì.
«Che meraviglia.» Riuscì a dire, profondamente ammirato. Si accorse poi che Nunzia lo stava contemplando, divertendosi per come ogni volta Franz riuscisse a perdersi in quel panorama.
«Dovrebbe essere il Campanile di Giotto.» Spiegò. «Segna che è ora di andare a mangiare.»
«Come osi menzionare i tuoi bassi e animaleschi istinti in un momento simile? Hai rovinato l'atmosfera.» La rimproverò scherzosamente.
Si avviarono dunque verso Piazza della Signoria, e pranzarono in una locanda lì vicino, dove Franz poté assaporare una tipica focaccia del posto con prosciutto crudo e formaggio pecorino, accompagnata da un buon calice di Chianti. Era di nuovo in paradiso. Stavolta in un paradiso fatto di leccornie e sapori prelibati. Pensò che niente al mondo avrebbe potuto rovinare quella sublime giornata.
«Ah, quasi dimenticavo, tra poco dovrebbe raggiungerci un mio amico. Non ti dispiace se l'ho invitato, vero?» Chiese Nunzia, con la testa chinata sul suo smartphone.
«Certo che no.» Rispose Franz, in modo forse troppo repentino, nel tentativo di mascherare il fastidio che gli aveva provocato quella notizia.
"Perché?" Si chiese. Perché rovinare tutto introducendo uno sconosciuto qualsiasi in quella loro piccola e preziosa intimità? E proprio nel suo ultimo giorno a Firenze poi! Voleva condividere quei momenti solo con Nunzia, e con nessun altro. Avrebbe voluto anche sfruttare il tempo rimasto per parlarle di tante cose che sentiva fosse necessario chiarire. Ora invece tutti i suoi progetti andavano in fumo.
E chi era poi questo amico? Doveva essere qualcuno di cui non gli aveva mai parlato, probabilmente un collega dell'università. Magari era uno dei suoi tanti corteggiatori, che le faceva il filo senza che lei nemmeno se ne accorgesse. Forse Nunzia aveva acconsentito ad accoglierlo nella sua vita con quella sua tipica genuinità e senza avere il minimo sospetto che quel furfante potesse avere dei secondi fini.
Ah, ma lui se ne sarebbe accorto. Avrebbe fatto affidamento sul suo infallibile sesto senso e, alla prima occhiata, avrebbe capito subito di che razza di lestofante si trattasse.
Ingoiò il vino che rimaneva nel calice, riproducendo nei modi un cavalleresco gesto di sfida, e si avviò verso la cassa per saldare il conto.
Una volta fuori dal locale si ritrovarono immersi nella marea di turisti che animava la piazza. Nunzia, con il telefono in mano, si sporgeva a destra e a sinistra facendosi largo tra la folla, nel tentativo di scorgere il suo misterioso amico. Franz era sempre più contrariato e infastidito per quella situazione. Si sentiva messo in disparte. Era decisamente passato in secondo piano.
Alla fine eccolo arrivare il farabutto, che si permise addirittura di abbracciare Nunzia con una confidenza che Franz pensava spettasse solo a lui.
Il ragazzo, di nome Guido, si presentò con modi gentili, ma Franz era deciso a non lasciarsi infinocchiare da quelle parvenze di buone maniere, che mascheravano chissà quali intenti. Lo squadrò di soppiatto da capo a piedi, facendosi un'idea generale. Non lo si poteva di certo definire attraente, non era nemmeno alto, e inoltre Franz poté notare, con profonda soddisfazione, un principio di calvizie. Lui andava tanto fiero della sua folta chioma, e di certo non poteva dire lo stesso Guido, i cui capelli, già radi e fini nonostante la giovane età, lasciavano notevole spazio alla fronte, di sicuro più spazio di quanto essa abbisognava. Nondimeno, dovette anche ammettere a se stesso, che nonostante tutti questi vistosi difetti, quel rivale in amore sembrava sicuro di sé, un punto di forza che a lui era sempre mancato, e che di sicuro nell'altro sesso suscitava dei positivi riscontri.
L'ambiguo terzetto cominciò dunque la sua passeggiata a ritmo blando per le strade del centro cittadino. Franz non sembrava intenzionato a partecipare alla conversazione appena iniziata che, senza il suo prezioso intervento, stentava a decollare. In un paio di occasioni Nunzia gli rivolse uno sguardo interrogativo, richiedendo un suo parere sul tema di cui si stava discutendo, ma lui si fingeva distratto ad ammirare le vetrine, che in quel tratto proponevano perlopiù borsette e abiti da donna.
«Mi ero quasi dimenticata di ritirare un libro che avevo ordinato.» Disse poi Nunzia. «Vi spiace se facciamo una piccola deviazione? È proprio dietro l'angolo.»
Ovviamente i due gentiluomini acconsentirono e, raggiunta la libreria in questione, vennero abbandonati dall'estrosa fanciulla. Seguì tra i due un silenzio imbarazzante che Franz non avrebbe violato per nulla al mondo. L'altro, invece, mise da parte lo smartphone dopo aver inviato dei messaggi che dal suo cipiglio dovevano essere di una vitale importanza, e gli rivolse infine la sua attenzione.
«Allora, che fai di bello?» Gli chiese, con un accento sgradevole che Franz imputò subito a un mal riposto senso di superiorità.
«Niente di che. Studio...» Rispose distrattamente, determinato a non dargli soddisfazione né la minima importanza.
«Ah, beato te. Anche io vorrei tanto studiare ma i ritmi lavorativi non me lo permettono proprio.»
"Figuriamoci." Pensò Franz. "Il tipico uomo impegnato, che trae la sua autostima esclusivamente dal lavoro. Adesso inizierà a vantarsi del suo conto in banca."
«E che facoltà hai scelto?» Gli chiese, palesando un interesse che sembrava sincero.
«No, non sono all'università. Sto frequentando un corso per lavorare nel settore alberghiero.»
«Ah...» Disse l'altro, non aggiungendo nulla. La sua curiosità sembrò già essersi esaurita.
Franz odiava dare quelle spiegazioni, e odiava le persone che si fanno un'idea del prossimo giudicandolo esclusivamente in base a cosa studia, o a che lavoro fa. Lo zen recitava che non è quello che facciamo a darci valore, ma ciò che siamo. Infatti, uno degli insegnamenti basilari era quello di passare del tempo senza fare nulla, scoprendo così il valore del vuoto nella propria vita.
«Allora, avete fatto i bravi?» Chiese la ragazza, appena tornata.
I due annuirono senza però pronunciarsi oltre.
«Per stasera avete già impegni?» Domandò poi Guido, con un improvviso e inaspettato slancio.
Franz cercò la prontezza di rispondere ma venne anticipato da Nunzia.
«A dire il vero no, volevamo starcene a casa a guardare un film. Tu hai qualche proposta più entusiasmante?»
L'infame spiegò che stava organizzando una festicciola a casa sua, niente di che, una cosa per pochi intimi, e che gli avrebbe fatto piacere accogliere anche loro.
"Perfetto." Realizzò Franz. "Ed ecco che mi rovina anche l'ultima sera con lei."
«L'idea è carina, ma non so se possiamo.» Disse Nunzia. «Magari Franz è stanco e vuole riposare, domani lo aspetta il lungo viaggio di ritorno.»
Gli aveva appena fornito un assist meraviglioso, la scusa perfetta per rifiutare quel fastidiosissimo invito. Tuttavia, lesse negli occhi di Nunzia l'evidente desiderio di recarsi a quell'insulsa festicciola. Il desiderio di farle una cosa gradita fu più forte del suo orgoglio ferito.
«No, no, per me va bene se andiamo.» Affermò, provocando la sorpresa degli altri due.
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