Parte 30
EPILOGO
La notte prima degli esami Franz la trascorse facendo binge-watching.
Dormire era fuori da ogni logica visto che l'ansia da prestazione lo stava divorando, così decise di riguardare per l'ennesima volta la prima stagione di Better Call Saul, una delle sue serie preferite, accompagnando la visione con qualche birra di troppo. Doveva distrarsi, e sarebbe stato disposto a qualsiasi cosa pur di allentare un po' la tensione.
Era preparatissimo, su questo non c'erano dubbi. Aveva passato gli ultimi giorni a ripetere, ripetere e ripetere. Anche mentre stirava, metteva i piatti nella lavastoviglie o si lavava i denti, non faceva altro che continuare a ripetere nella sua mente. Non poteva permettersi vuoti di memoria o lapsus freudiani dovuti all'emozione, doveva essere impeccabile.
A questo punto bisogna fare un importante precisazione: gli esami quell'anno si svolsero in modo piuttosto anomalo. A causa di un curioso e potenzialmente letale virus proveniente dal sud America, le prove scritte vennero annullate. Andavano infatti evitati gli assembramenti per scongiurare il proliferare dell'epidemia, per cui il tutto si ridusse a una sola e multidisciplinare prova orale.
Era stato stabilito inoltre che ogni alunno avrebbe potuto invitare una sola persona ad assistere all'evento, una sorta di testimone che potesse appurare la legalità dello svolgimento dell'esame. Franz ebbe la fortuna di essere invitato dal signor Marcello ad assistere alla sua prova, e questo lo rasserenò molto. Ebbe infatti modo di osservare e studiare la commissione, il modo in cui era stata sistemata l'aula, il tipo di domande e il tono con cui venivano poste, insomma, riuscì a farsi una precisa idea di quale sarebbe stato il terreno dello scontro. Mise così in pratica un consiglio letto anni prima nel testo "L'arte della guerra", che in un famoso passaggio recitava: "Se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo."
Franz ricambiò la cortesia del suo compagno di corso, e lo invitò ad assistere alla sua prova orale. È vero che Elisabetta non era disponibile, in quanto aveva annunciato di voler presenziare all'assemblea indetta dall'acerrimo predicatore, ma anche in caso contrario il giovane corsista avrebbe comunque utilizzato il suo unico invito per il signor Marcello. La sua presenza infatti gli trasmetteva una certa calma.
Giunsero le nove di mattina e Franz iniziò ad avviarsi verso la scuola. Il suo esame era il secondo nel programma giornaliero. Per l'occasione aveva deciso di indossare un jeans, delle sneakers bianche e una polo Lacoste a mezze maniche color pesca. Un classico look da bravo ragazzo.
Ad aspettarlo nel parcheggio dell'istituto trovò proprio Marcello, che lo accolse con un disteso sorriso. Incoraggiò il compagno di corso a rilassarsi, e gli ricordò quanto si fosse preparato per quel giorno. Varcando la porta in vetro a due ante che segnava l'ingresso nell'istituto, Franz si ricordò di quante cose fossero cambiate negli ultimi tre anni. Più di tutto, era lui a sentirsi diverso.
I due compagni salirono per l'ultima volta la rampa di scale per accedere al primo piano, dove la commissione era già pronta. Il buon Torboli fece gli onori di casa, facendo firmare entrambi i corsisti e invitandoli poi ad accomodarsi. Franz prese posto sulla sedia riservata a lui posta al centro dell'aula, mentre Marcello si sedette alle sue spalle, a qualche metro di distanza.
La presidente esterna, professoressa di Matematica di un altro istituto cittadino, si introdusse garbatamente invitando il giovane corsista a esporre l'argomentazione che aveva preparato.
Franz iniziò così con una citazione di Ippocrate di Cos, e poi fece una lunga digressione sulla cucina buddista e sulle abitudini alimentari nella cultura asiatica. Parlò del mindful eating, della cerimonia del tè, della cucina vegetariana e dell'impatto che la globalizzazione stava avendo sulle specifiche abitudini culinarie di ogni paese, influenzate anche dai vari credi religiosi.
I professori lo ascoltavano ammirati ma, visto che il tempo è tiranno, alla fine il docente di cucina si vide costretto a interromperlo, chiedendogli di parlare di una ricetta a scelta che aveva avuto modo di preparare personalmente nell'ultimo anno.
Franz si aspettava quella domanda, spiegò così la preparazione e gli ingredienti necessari per il riso nero con asparagi e funghi shiitake, sorprendendo tutti. Stava poi per avviarsi in un lungo discorso con l'intento di enumerare i molteplici benefici dei funghi medicinali cinesi, quando venne stoppato dal prof.Torboli.
«Signor Campitelli, complimenti per la sua preparazione, siamo tutti davvero estasiati, ma il tempo stringe e dobbiamo proseguire con la prossima disciplina.» Si fregò le mani, sembrava tutto emozionato all'idea che finalmente fosse arrivato il turno delle sue materie. «Quest'anno abbiamo parlato molto della seconda guerra mondiale, del Fascismo, e del fenomeno dei nazionalismi... ci parli un po' di quello che si rammenta al riguardo, ricollegandosi magari anche a uno degli autori studiati nelle lezioni di letteratura.»
A quel punto Franz diede il meglio di sé. Partì dai personaggi di Hitler e Mussolini per poi ricollegarsi a uno dei suoi filosofi preferiti, Friedrich Nietzsche. Parlò di come secondo lui quest'ultimo fosse stato strumentalizzato, e usato dagli esponenti del partito nazional-socialista come principale fautore delle loro idee. Nulla di più falso. Infatti il filosofo teutonico si dimostrò praticamente apolitico durante tutta la sua carriera letteraria e inoltre non palesò di certo molta simpatia nei confronti della sua terra natia, la quale anzi non perdeva occasione per criticare.
Continuò poi spiegando i concetti di "Ubermensch" e della morte di Dio, presentati in numerosi testi nicciani, tra cui lo Zarathustra e La Gaia Scienza. La commissione pendeva dalle sue labbra. Era lampante che quel ragazzo poteva vantare una formazione liceale.
A quel punto il coordinatore si pronunciò con un paio di colpi di tosse.
«Va bene, va bene Campitelli. Direi che può bastare.»
Si proseguì allora con la lettura e traduzione di un testo in inglese sul food cost, e poi con un breve accenno al diritto turistico e agli aspetti economici dietro la gestione di una struttura alberghiera. Le docenti di inglese, scienze della nutrizione e matematica lo guardavano con gli occhi a cuoricino, ci si poteva chiedere se a breve non avessero sfoderato uno striscione e delle trombette.
Tuttavia, la presidente decise di spezzare l'incantesimo. Fece qualche domanda relativa alla sua materia, la tanto odiata matematica, al che calò il silenzio. Franz stava facendo scena muta.
Iniziò ad avvertire il caldo, in quella classe strapiena di persone non si riusciva più a respirare. Gocce di sudore iniziarono a prodursi copiosamente sul suo viso imperlandolo. Tutti i presenti iniziarono a provare un forte senso di empatia verso il malcapitato, in evidente difficoltà. La professoressa di matematica provò un paio di volte a intervenire ma l'impassibile e spietata presidente non sembrò apprezzare l'intrusione.
A quel punto accadde qualcosa di miracoloso.
Il prof.Torboli si alzò in piedi e, cogliendo tutti di sorpresa, annunciò con il solito timbro tonante:
«Va bene, va bene, direi che il ragazzo è un tantino in difficoltà. D'altronde l'emozione può giocare brutti scherzi, vero signor Campitelli?» Proclamò con entusiasmo.
Franz, sollevato il viso, lo osservava con gli occhi fuori dalle orbite, e riuscì a fare cenno di sì con la testa.
«Allora secondo me possiamo anche concludere, siamo tutti stanchi e sudati.»
A quel punto la presidente sembrò voler obiettare qualcosa ma non le fu concesso.
«Bravo Campitelli!» Proclamò l'eroico coordinatore. «Avevamo intuito nel corso di questi tre anni di trovarci di fronte a un ragazzo preparato, ma oggi hai davvero stupito tutti. I migliori auguri per il tuo futuro!»
Tutti si alzarono in piedi e andarono a stringere la mano al nostro giovane e ormai diplomato protagonista. La presidente dovette adeguarsi, anche se aveva un'espressione piuttosto stordita non avendo ben realizzato cosa fosse accaduto negli ultimi minuti.
Franz uscì dall'istituto con l'umore trionfale di chi aveva appena vinto una guerra. Alla fine ci era riuscito, aveva portato a termine, e con successo, un percorso lungo tre anni. Era senza dubbio l'impresa più soddisfacente della sua vita.
Il signor Marcello si sprecò nei complimenti e i due si attardarono per vari minuti nel cortile della scuola a commentare i momenti salienti dell'esame con sorrisi e battute varie.
«Allora direi che è tutto.» Disse poi Franz. «Ora non ci resta che aspettare i risultati.»
«Già, ma vedrai che saranno più che positivi.» Replicò l'altro, che poi fece cenno a Franz di voltarsi.
«Possiamo fare gli auguri al festeggiato oppure no?» Chiese una raggiante Elisabetta.
I due si abbracciarono e in breve, il signor Marcello, dall'alto della sua decennale saggezza, salutò entrambi facendosi da parte.
«Credevo non venissi.» Disse incredulo il giovane diplomato.
«Ma dai, non potevo mancare in un giorno così importante. Sediamoci un po', devi raccontarmi tutto.»
Si accomodarono così su una delle panchine verdi che popolavano il parcheggio dell'istituto. La temperatura era gradevole e c'era una leggera brezza che si annunciava come portatrice di cambiamenti. Occuparono la panchina per un'ora abbondante, parlando delle rispettive prove orali, e commentando tutto il percorso di studi degli ultimi tre anni.
Poi, si soffermarono a guardare davanti a loro. I professori stavano uscendo a uno a uno dalla scuola salendo a bordo delle rispettive auto. Abbandonando il piazzale strombazzavano con il clacson per salutare quelli che ormai erano solo due ex alunni.
Erano così rimasti da soli. Il cortile sgombro di auto metteva una certa tristezza. Dovettero constatare che una scuola vuota era una delle cose più tristi che si potessero osservare, così dirottarono la loro attenzione più in lontananza, verso le serre e i campi coltivati che circondavano l'istituto. Lì alcuni agricoltori non curanti del caldo continuavano a lavorare, dando così l'illusione di una certa continuità. Non tutto finisce d'estate.
«Come ti senti ad aver portato a termine questo lungo e tortuoso percorso?» Chiese poi Elisabetta, dandogli una gomitata.
«Bene, davvero bene.» Replicò Franz con profonda soddisfazione. «Sai, credo che portare a compimento i progetti crei una sorta dipendenza. Non vedo l'ora di cimentarmi in qualcos'altro, di iniziare una nuova avventura per poi completarla, e poi un'altra ancora e un'altra ancora. Credo di non essere mai stato meglio.» Concluse, guardandola negli occhi.
«Beh, sono davvero contenta per te.» Replicò con gli occhi lucidi. «A me invece le cose non sono andate molto bene.»
«Come mai?»
«Beh, al casolare intendo dire. C'è stata una specie di lite che ha portato allo scioglimento della comunità.»
«Ah, questo non me l'aspettavo.»
«Nemmeno io.» Osservò Elisabetta, con somma delusione. «Però eravamo tutti stufi degli atteggiamenti dispotici di Giona, e poi c'era questo discorso costante della fine dei giorni. Si era addirittura sbilanciato segnando sul calendario un giorno preciso, il trenta giugno, l'altro ieri.»
Seguì qualche istante di quiete, carica di significato.
«Mi aspettavo grandi cose.» Confessò lei. «Pensavo potessero davvero avverarsi le sue profezie riguardo il tempo della fine.»
Franz capì che era il momento di dire qualcosa di profondo. Anni e anni passati a divorare libri di filosofia dovevano essere serviti a qualcosa. Beh, era il momento di dimostrarlo.
«Sai, più che la fine, io penso che questo potrebbe rappresentare un nuovo inizio.» Riuscì a dire, chiedendosi se le sue parole fossero riuscite a raggiungere il loro obiettivo.
Lei gli rivolse uno sguardo carico di speranza.
«E adesso?» Chiese.
FINE.
A TE CARO LETTORE, CHE HAI AVUTO LA PAZIENZA DI SEGUIRCI E ACCOMPAGNARCI IN QUESTA AVVENTURA LUNGA BEN TRENTA CAPITOLI, NON POSSIAMO FAR ALTRO CHE DIRE "GRAZIE", A NOME ANCHE DI FRANZ, E DI TUTTI I PERSONAGGI CHE HANNO POPOLATO QUESTE PAGINE.
https://youtu.be/tsskZKTRPYc
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