Parte 17

Prima di accompagnare Nunzia in hotel, Franz ebbe l'occasione e tutto il tempo necessario per affrontare la spinosa questione che riguardava il loro ambiguo rapporto. Che cosa erano loro due? La situazione non era chiara per niente.

Franz riuscì ad esternare i suoi sentimenti per lei, che lo ascoltò in religioso silenzio tutto il tempo. Poi, dopo qualche secondo di attenta e profonda riflessione, giunse la sua risposta, che in sintesi fu la seguente: "Mi sei tanto tanto caro, ma davvero caro caro caro. Ma al momento non me la sento di impegnarmi in una relazione."

Iniziò a elencare i suoi numerosissimi impegni, il lavoro, l'università, il fatto che si sentiva troppo giovane per ingabbiarsi in qualcosa di serio (usò esattamente questo verbo, "ingabbiarsi") e così via. Non mancarono però gli elogi al caro, caro Franz, alla sua dolcezza e ai suoi modi sempre garbati e gentili.

Raggiunto infine il castello ove alloggiava la nostra criptica principessa, lei si congedò regalandogli un affettuosissimo bacio sulla guancia e uno sguardo enigmatico che in parte contraddiceva le sue stesse parole. Franz invece la salutò sollevando il capo e accompagnando quel gesto con un anonimo cenno della mano. 

Quando lei chiuse la portiera e iniziò a percorrere la breve rampa in cemento che l'avrebbe portata a destinazione, lo sguardo di Franz si posò su una finestra del primo piano di quell'hotel. Le persiane verdi erano chiuse e con le lamelle orientate verso il basso, tuttavia gli parve di scorgere un'ombra lì dietro che li stava spiando. Il giovane tentennò ancora qualche istante, poi concluse che forse era solo una sua impressione, quindi mise in moto e andò via.

Rientrato a casa che erano ormai le due di notte, non vedeva l'ora di andare a dormire, anche perché l'indomani sarebbe stato caratterizzato dal rientro a lavoro, col turno di mattina per giunta. Tuttavia, prima di addormentarsi, diede un'ultima occhiata a quei maledetti social che ormai lo avevano intrappolato nella loro rete, in quel tunnel senza uscita fatto di cuoricini, commenti e insulse condivisioni. 

Su whatsapp c'era un messaggio di Nunzia, che diceva: "Sono stata davvero bene oggi con te... molto bene. Sei una persona speciale per me e spero di rivederti presto."

Franz iniziò a contemplare l'idea che non avrebbe mai capito quella ragazza. Forse era il caso di rinunciarci e gettare la spugna. Comunque, anche per educazione, le rispose alla stessa stregua.

Aprì poi Instagram, dove poté apprezzare alcuni deliranti commenti di Elisabetta sotto i suoi ultimi post, e dove si accorse di una notifica che gli segnalava la richiesta di amicizia da parte di una certa Chiara Malfenti. Poteva essere una sola persona, infatti come amicizia in comune c'era solo Nunzia. Franz accettò subito la richiesta e iniziò a dare una sbirciata al profilo di questa fantomatica migliore amica della sua migliore amica.

Il profilo era pieno zeppo di foto di quadri, fiori e monumenti. Riuscì poi a trovare delle foto di lei, e dovette ammettere che era molto molto carina: una morettina delicata dagli occhi azzurri e i lineamenti angelici. Mentre continuava a spulciare il suo profilo gli arrivarono delle altre notifiche: era sempre lei, la misteriosa Chiara, che stava inondando di "like" tutte le sue foto, anche quelle più insulse che Elisabetta gli aveva caldamente consigliato di cancellare.

La cosa gli sembrò un tantino strana ma non gli attribuì molta importanza, non sapeva ancora come funzionassero queste app, e pensò che forse, questa dei "like" a cascata,era un'usanza ricorrente. Poggiò quindi lo smartphone sul comodino e si addormentò, con un leggero senso di smarrimento a fargli compagnia.

Nei successivi giorni, a lavoro ebbe modo di confidarsi con i suoi amici e colleghi sulla sua situazione sentimentale. Ovviamente, le osservazioni abbondarono. Mario e Roberto si sentirono chiamati in causa e, dall'alto della loro decennale e fruttuosa esperienza con l'altro sesso, furono prodighi di consigli e stratagemmi per il nostro giovane innamorato in difficoltà. Dopo qualche birra poi, la conversazione assumeva addirittura dei toni aulici e poetici che poco si addicevano a quel luogo.

Il nostro Franz comunque, ricercò soprattutto la guida di Mattia, diventato ormai il suo guru in fatto di donne. Il giovane e aitante pizzaiolo lo ascoltò con attenzione mentre rispondeva ad alcuni messaggi. Infine si pronunciò e in poche parole il consiglio che gli diede fu questo: "Se pensi che sia davvero la donna della tua vita devi insistere, altrimenti potresti ritrovarti ad avere molti rimpianti in futuro. Se invece ti piace ma nei limiti della decenza, lascia perdere, ci hai già perso troppo tempo secondo me."

Franz accettò il consiglio, che gli parve molto sensato, ora doveva solo capire se Nunzia era davvero la donna della sua vita, quello che in tedesco viene definito "Lebenslangerschicksalssschatz", la cui traduzione più vicina in italiano è: "il dono del destino di tutta una vita."

Si ricordò del momento in cui capì cos'è il vero amore. Sembra curioso, ma ebbe questa illuminazione qualche anno addietro, mentre si trovava nella sala d'aspetto del dentista. A volte le rivelazioni più importanti della nostra vita avvengono proprio nei luoghi più inaspettati.

Stava attendendo il suo turno per entrare e, visto che aveva il cellulare scarico, decise di ingannare l'attesa leggendo una di quelle datate riviste che erano state ammucchiate alla rinfusa su di un tavolino. Si mise a cercare qualcosa di interessante ma, dopo aver scartato praticamente tutto il materiale offerto, dovette arrendersi all'idea che c'erano solo settimanali di gossip.

Ne prese quindi uno a caso e iniziò a sfogliarlo, alla ricerca di un articolo che fosse quantomeno leggibile. Purtroppo, però, le pagine erano piene di foto di vip in vacanza e pubblicità di profumi e cosmetici vari. Quando si era ormai rassegnato a quell'infimo livello di propaganda, la sua attenzione venne infine catturata da una foto in basso a destra, che ritraeva una coppia di modelli su un red carpet. Niente di straordinario, se non fosse che lei aveva il viso rovinato da quelle che sembravano delle gravi ustioni. Franz rimase profondamente turbato da quella foto, e decise di leggere la breve intervista correlata che si trovava nel trafiletto a fondo pagina.

Nell'intervista veniva menzionato brevemente l'incidente automobilistico che aveva ridotto in quello stato il viso, e a quanto pare anche buona parte del corpo, di quella che doveva essere in passato una bellissima modella. Dopo diverse domande di varia natura, alla fine l'astuto giornalista arrivò al punto e, non senza una buona dose di sfacciataggine, chiese al giovane e attraente modello come mai non avesse mollato la ragazza dopo quell'incidente. Lui, lapidario, rispose: "Ho sposato la sua anima, non il suo corpo."

Franz, che aveva comunque la tendenza a idealizzare i concetti, si figurò in quel momento una sua idea del vero amore che doveva corrispondere a quello palesato dal giovane e attraente modello. A rafforzare la sua convinzione, gli sovvenne anche una frase che aveva letto in un libro di Stephen King: "Se c'è l'amore, le cicatrici da vaiolo sono graziose come fossette."

Tutto ciò contribuì a formare nella sua mente e nel suo cuore un'idea dell'amore probabilmente irrealizzabile, o quantomeno difficilmente raggiungibile. Ogni volta che sentiva di provare qualcosa per una ragazza, si poneva questa terribile domanda: se dovesse capitargli un brutto incidente, continuerei lo stesso ad amarla?

Per quanto riguarda Nunzia, la risposta fu un secco e deciso sì. Anzi, si disse che forse in quel caso l'avrebbe amata addirittura di più, perché lei sarebbe stata più vulnerabile e avrebbe avuto ancora più bisogno del suo amore.

Ad attrarlo di lei non era stato infatti l'aspetto fisico, ma la sua mente, i modi, i suoi spesso contraddittori pensieri, la dolcezza, tutto il suo mondo interiore. Si disse allora che avrebbe seguito il consiglio di Mattia. In quel caso, valeva la pena insistere e dedicarle ancora altro tempo. Dopo qualche giorno le scrisse che avrebbe voluto organizzare un fine settimana insieme a Venezia; una cosa molto romantica, anche se questo non lo scrisse.

Lei rispose con entusiasmo che la cosa era fattibile, e aggiunse che avrebbe chiesto anche a Chiara e a un altro paio di amici se erano disponibili.

Franz nel frattempo aveva ripreso a giocare a tennis ormai con continuità e stava addirittura tornando ai livelli che aveva raggiunto durante l'adolescenza. Spesso, quando si allenava col maestro Claudio, si formavano attorno al campo dei piccoli gruppetti di curiosi che si fermavano ad ammirare compiaciuti quei precisi e potenti gesti tecnici.

Il tennis lo faceva stare bene. Non era solo uno sport, ma una specie di disciplina e un modo per migliorarsi con costanza dal punto di vista atletico ma anche e soprattutto mentale. Essendo infatti uno sport individuale, dipendeva tutto da lui e da nessun altro. Non c'erano compagni di squadra su cui poter fare affidamento o su cui poter scaricare le colpe in caso di sconfitta. Era tutta una questione di responsabilità e di tenuta psicologica. Spesso ebbe modo di notare come, quando migliorava nel tennis, in realtà stava migliorando anche nella vita. Quello sport era infatti una meravigliosa metafora dell'esistenza, e ne racchiudeva in sé tutti i segreti.

Adorava anche la sensazione di libertà che provava sul campo. Si sentiva leggero e potente allo stesso tempo. Il tennis aveva alcuni movimenti simili alla danza classica, ma anche al pugilato: un misto di grazia e furore agonistico. Per far male all'avversario dovevi giocare sempre sciolto, ma era proprio grazie a questa leggiadria che i colpi potevano uscire con potenza e precisione dalle corde della racchetta, che diventava così simile a una fionda.

Il ventiquattro settembre ci fu infine il tanto atteso ritorno a scuola; il corso serale cominciava sempre una settimana più tardi rispetto alle lezioni diurne. Franz smaniava dalla voglia di rivedere tutti i suoi compagni, i professori e anche i collaboratori scolastici. Gli erano mancati particolarmente il sempre loquace signor Marcello, il prof Torboli e l'avvenente professoressa di francese, sempre elegante nei suoi costosi tailleur. E... sì, in fondo in fondo, aveva sentito la mancanza anche di Elisabetta.

Trovò proprio lei ad accoglierlo nel cortile, nell'esatto punto in cui si erano salutati qualche mese addietro. Sembrava fosse rimasta lì ad attenderlo per tutto quel tempo. Franz non poté far altro che sorriderle genuinamente con la piacevole sensazione che tutto pareva essere rimasto identico a qualche mese fa.

«Oh triste vacanziero, narrami le tue avventuriere gesta.» Lo salutò con la solita audacia.

«Non sono triste. Anzi, sono davvero contento di essere qui.»

«Ah sì? Nemmeno un po' di depressione post-vacanza?» Volle indagare lei.

«Per niente. Io sono come Keith Richards, sono felice in qualunque posto.» Proclamò con convinzione.

«E questa che baggianata è? L'ennesima citazione cinematografica che capisci solo tu?»

«È così però. Se non trovi i motivi per essere felice nel posto e nel momento in cui ti trovi ora, non sarai mai felice da nessuna parte.»

«Fa molto zen...» Disse lei, che nel frattempo si era fatta pensierosa.

«Lo è.» Concordò lui, soddisfatto che l'altra avesse colto la profondità di quel pensiero.

I due poi si separarono. Elisabetta disse che doveva recarsi un momento nel laboratorio di cucina da suo padre, e Franz invece si avviò verso l'ingresso principale, sempre accompagnato dal suo beato sorriso. Da adolescente non aveva mai provato queste gioconde sensazioni nel rientro a scuola dopo le vacanze.

Oltrepassata la soglia, trovò alla reception Anselmo, il più anziano dei due collaboratori scolastici, quello coi capelli lunghi e arruffati che si era occupato della sua iscrizione al corso serale.

«Ciao carissimo! Ben trovato.» Lo salutò Franz con entusiasmo.

Quello però, non sembrò apprezzare il saluto, tanto è vero che gli rivolse una tetra occhiataccia. Poi però si rese conto, dalla stranita espressione sul viso di Franz, che quest'ultimo non era al corrente della situazione, allora fece un sospiro e si alzò a fatica dalla sedia per informarlo.

«Non hai saputo niente eh?»

«No. Che cosa?» Chiese il ragazzo, sempre più smarrito e preoccupato.

«Andrea...» Gli spiegò, quell'estate si era suicidato. 

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