Cap.3
Il rumore era fortissimo. Qualcosa turbava il buio da cui ero tranquillamente avvolta. Una luce sfocata. Di nuovo quel rumore. Da trambusto iniziò a trasformarsi in un suono ben definito e poi:
《Cazzo Vic! Ma neanche le bombe ce la fanno a svegliarti! Di cosa ti sei fatta, stupida?》.
《Mmhm..m-mmmhnn》.
《Svegliati》.
《Nnnhmmm..》.
《Niente repliche. Alzati. Abbiamo da fare e poi ho buone notizie》.
D'un tratto fui subito sveglissima.
《Che fuffscede??》, farfugliai, cercando di aprire gli occhi.
《Finalmente le bande erano fuori raggio dal raduno. Cosi siamo riusciti a vendere. Abbiamo un bel gruzzoletto!》.
Di solito i piccoli spacciatori al ghetto avevano vita dura; coloro che tenevano il vero giro erano le bande, e noi avevamo poco da fare. Dovevamo metterci da parte, altrimenti sarebbe andata a finire male. Quelli non avevano paura ad usare una pistola. Nessuno voleva rimanere coinvolto. Ma quando i gatti non ci sono i topi ballano, no? E allora riuscivamo a fare soldi buoni, con i quali andavamo in lavanderia, pagavamo chi qui aveva acqua corrente per una doccia, compravamo qualche vestito raccattato da Paolette, la vecchia al centro del quartiere: nel suo container riusciva a contenere di tutto e di più, dalle padelle alle cose utili per il quotidiano, fino a qualche vestito, qualcuno orrendo e qualcuno passabile. E soprattutto, ciò significava che avrei evitato almeno per qualche settimana le giornate ad elemosinare.
《Inoltre Tyler sta organizzando una delle sue feste al garage...》, incominciò.
《Una festa? Sam non vorrai spendere subito tutti soldi che tu e Tom siete riusciti a prendere?》, lo interruppi.
《No, tesoro. Stai tranquilla. Tu dovrai solo risentirti con quella tua amica Julie, July..o come si chiama; andate da Paolette e vedete cosa trovate di carino, ti fai una bella doccia. Magari potresti andare da Nicolas. Ti prepari, metti qualcosa nello stomaco e siamo apposto. Anzi, vedi se per un giorno riesci a restare pulita da qualsiasi cosa》.
《Sarebbe brutto approfittare di Nicolas solo per una festa...》
《Viki, non andiamo ad una festa da tanto, tantissimo tempo. Il cielo non te ne farà una colpa, e Tom sarà felicissimo di sapere che ci prendiamo una serata di relax. Su, chiamalo. Anzi, lo chiamo io》, cosi prese il vecchio telefono di Tom dal ripiano accanto a me, digitò qualche numero e uscì dalla stanza.
Restai a fissare il soffitto sentendo i mormorii di Sam. Aveva ragione, non mi svagavo da tempo e inoltre non mi ero più sentita con Julie da quell'ultimo litigio. Era stata una cazzata litigare per qualcosa di cosi inutile come un ragazzo pescato ad una festa. Sarei andata da lei e avremmo messo tutto da parte; poi saremmo andate da Paolette a cercare qualcosa di decente.
《Nicolas ti aspetta. Anzi, lui non è in casa ma ci trovi sua moglie. Su corri》, annunciò raggiante rientrando nella stanza.
Mi alzai di scatto e poggiai i piedi nudi sul pavimento. Diedi un bacio a Sam e mi fiondai fuori dalla stanza. Sarei andata prima da Julie, avremmo sistemato le cose come al solito, poi un salto da Paolette per dare un'occhiata a cosa c'era e successivamente a casa del signor Nicolas. Forse Julie mi avrebbe accompagnato.
***
《Ok, hai ragione. Smettiamola di litigare come delle ragazzine di dodici anni. Vieni qua!》, decise, stritolandomi dolcemente in uno dei suoi caldi abbracci.
Ero arrivata davanti alla porta di casa sua, poco distante dalla mia. Avevo bussato al fradicio legno e mi erano venuti ad aprire tutti i suoi fratellini. Lei mi aveva ignorato per un po' mentre le parlavo, ma ecco che dopo poco mi ritrovai tra le sue braccia.
《Julie! Notiziona! Festa da Tyler. Io, tu, Sam, alcol, erba e...cosa ti è rimasto?》, esclamai, dopo essere tornata a respirare.
《Adesso nulla. Mia madre si è spazzolata via tutta la coca che mi era rimasta.》
《Uh..come...come sta lei?》
《Il solito. Comunque! Cosa ci mettiamo? E.....dovremmo darci una rinfrescata..》
《Ecco, a proposito di questo! Andiamo da Paolette e poi dall'amico di Tom per la doccia e ci sistemiamo per sta sera. Che ne pensi?》
《Mm, Paolette..l'hanno portata in ospedale. Le bande hanno avuto una sparatoria in centro e..hai capito.》
Iniziarono a ronzarmi le orecchie. Non potevo crederci. Quell'anziana signora era sempre stata un po' come la nonna di tutti.
《Tranquilla, non è in pericolo. Hanno fatto sapere che si riprenderà. L'hanno colpita solo al braccio fortunatamente. Poi la rispediranno in questo schifo.》, disse Julie, e io trassi un sospiro di sollievo.
《Così, ho qualche vestito carino io. Potresti vedere cosa ti piace e prendere. Andiamo nella mia stanza.》
Il posto dove stava Julie era migliore del mio. Ma non più grande. E per questo era scomodo abitandoci in dieci: Julie, i fratelli, la madre e qualche uomo che ogni tanto portava a casa; proprio per questo la mia amica e sua madre non andavano per niente d'accordo.
Giunte nella sua stanza io mi lasciai cadere sul letto mentre lei estraeva vestiti dall'armadio.
《Credo che metterò questo...》, e mi mostrò una di quelle magliette che si legano al collo, tutta fucsia con delle piccole paillette,《con...questa!》, e pescò dai cassetti una gonna nera non troppo corta né troppo lunga.
《Possono andare.》, effettivamente il fucsia risaltava i suoi bellissimi capelli biondi e ondulati.
《E tu? Cosa vorresti? Cosi vedo quello che potrebbe andare bene.》, mi chiese ricominciando a rovistare tra i vestiti.
《Trovami dei jeans decenti e una t-shirt accettabile e sto apposto. Poi vediamo di mettere qualche accessorio. Se ne troviamo.》
《Sicura di non volere niente di più provocante? O almeno femminile...》, ribatté incerta.
《Per sta sera passo. Alla prossima》, conclusi, 《 e adesso raccogliamo tutto e andiamo. L'acqua calda ci attende!》.
***
《Entrate ragazze, entrate》, venne ad aprirci una signora dai lineamenti morbidi, un po' pienotta che trasmetteva subito simpatia e dolcezza.
《Grazie per la sua ospitalità signora. Ci dispiace disturbarla.》, effettivamente era imbarazzante e mi sentivo in colpa nel venire a sporcare la casa di questa donna. Era tutto così pulito, mentre io...totalmente l'opposto. Con quella poca acqua fredda tre persone non possono lavarsi chissà quanto.
《Oh, tesoro. Non preoccuparti! Mi fa piacere ricevere visite. Da quando le mie figlie si sono trasferite, hanno una loro famiglia, loro impegni e poco tempo per venire a trovarmi. Venite! Volete mangiare o bere qualcosa?》, chiese gentilmente e con luminosi occhi.
《Qualcosa da mangiare, grazie!》, esclamò Julie. Non avrei mai capito come faceva a mangiare cosi tanto e a rimanere sempre così magra.
La signora fece dei toast, mentre per sé preparò una tazza di caffè, si sedette con noi e iniziammo a chiacchierare. Aveva una voce calda e notai come a ogni piccolo sorriso le si increspassero subito gli angoli esterni degli occhi; a quanto pare aveva sempre riso. Poi ci condusse nella stanza che, come disse, era stata delle sue figlie; ci mostrò il bagno con la doccia. La prima a spogliarsi e a lavarsi fu Julie; così stetti un altro poco a parlare con la signora: mi raccontò delle sue figlie, Margaret e Angle, del suo lavoro e di cosa aveva fatto quel giorno. Nel frattempo io mi osservai attorno e guardai alcune foto che ritraevano alcuni membri della famiglia: alcune recenti, altre più vecchie. Dopo un po' di tempo Julie entrò nella stanza con un buffo accappatoio azzurro e i capelli tutti inzuppati.
《 È il tuo turno!》, esclamò.
Così mi precipitai in bagno e iniziai a spogliarmi. Mi guardai allo specchio e osservai il mio riflesso. Avevo legato i capelli, anche se corti, si poteva vedere il tatuaggio sotto l'orecchio destro, un piccolo lupo. I miei occhi erano arrossati, colpa dell'erba di qualche ora precedente. Ero abbastanza pallida e le mie labbra erano ridotte male, dato che le mordicchiavo di continuo. Lo specchio era abbastanza grande affinché io potessi vedere l'altro tatuaggio: un'acchiappasogni sulla coscia. Il solo guardarlo mi faceva venire in mente molti ricordi, alcuni piacevoli, altri no. Distolsi lo sguardo dalla mia immagine ed entrai nella doccia. Sollevai il pomello e subito un getto d'acqua calda mi si riversò addosso. Era una sensazione rilassante e purificatoria, come se tutte le preoccupazioni e i pensieri scivolassero via insieme alle gocce d'acqua. Presi un bagnoschiuma rosso acceso e insaponai tutto il corpo; poi lavai anche i capelli. Dopo aver finito fu difficile riuscire ad uscire dalla doccia: era diventata un piccolo paradiso. Feci uno sforzo e, dopo aver chiuso lo sportello alle mie spalle, presi l'accappatoio verde che Marlene, la moglie di Nicolas, mi aveva prestato, e vi avvolsi il mio corpo. Voltandomi verso lo specchio notai come i miei capelli neri si fossero schiacciati sul volto e come quelle poche ciocche verdi e lilla si erano nascoste tra questi. Tornata nella stanza di Margaret e Angle trovai Julie già vestita con Marlene che le spazzolava i lunghi capelli ormai asciutti. Non le volli interrompere, così entrai in silenzio: erano molto tenere. Ma ovviamente si accorsero di me:
《Tesoro! Adesso asciugo i capelli anche a te. Julie, nel frattempo cerca in quel cassetto lì dei trucchi》, disse con un sorriso eccitato, indicando un mobile. A quanto pare Julie le aveva parlato della festa da Tyler.
Marlene si divertì come una bambina ad intrecciare o pettinare i nostri capelli, a truccarci e ad abbinare accessori ai nostri vestiti che non avevano nulla di speciale. Ci regalò anche alcune collane che le sue figlie avevano lasciato nella loro vecchia stanza. Così il risultato fu una me con i capelli lasciati morbidi e leggermente mossi, vestita con una semplice t-shirt nera e jeans chiari (stranamente sani e non rattoppati) a cui Marlene mi aveva fatto accoppiare delle bretelline verdi, lo stesso colore delle mie vecchie scarpe. A Julie, invece, aveva intrecciato un'elegante treccia e le aveva fatto indossare bracciali fucsia e dorati, intonati al suo vestiario. Il trucco era semplice e io non mi sentivo cosi bene e rilassata da tempo. Marlene era davvero una brava donna.
Sulla porta di casa la salutammo e la ringraziammo infinitamente; aveva anche insistito sul lavarci i vestiti vecchi, poi li saremmo venuti a riprendere. In questo modo avremmo avuto l'occasione di rivederla.
《Mi raccomando ragazze, divertitevi. E venitemi a trovare nuovamente. Mi avete tenuto compagnia e avete risollevato il mio morale , ve ne sono grata.》, e ci baciò sulle guance.
《Ti ringraziamo noi Marlene》, disse Julie abbracciandola.
《Verremo sicuramente a ritrovarti, grazie di tutto Marlene》, e l'abbracciai anch'io.
Poi uscimmo e ci incamminammo verso il quartiere dove era situato il ghetto.
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