Cap. 22

Jude's pov

Devo immagazzinare il dolore. È solo mio. Devo tenerlo dentro. I pezzi rotti non si vedranno da fuori. Non ho fatto niente di male questa volta. Ma è solo colpa mia come al solito. Sto trattenendo le lacrime, cerco di non scoppiare davanti a lei.

《Lo faccio solo per te! Lo capisci? Sto cercando di salvarti, di farti crescere nel modo giusto. Sto cercando di riuscire in quello che ho fallito con tua sorella. Lei mi ha cancellato. È stata la mia prima figlia, quella che desideravo e adesso lei non esiste più per me. Ho sofferto, ne soffro. Ma voglio più bene a te.》, si interrompe, 《Tu non eri previsto. Ho dovuto rinunciare a molto per te. Ti ho cresciuto e tu mi ripaghi in questa maniera. Il minimo sarebbe ubbidirmi. Ma tu no! Devi sempre fare di testa tua! È colpa tua! Colpa tua se è successo. È sempre colpa tua.
《Adesso chiudiamola qui. Lo faccio solo perché mi interesso di te. Vieni, dammi un bacio.》

Mi avvicino lentamente. Ormai sono più alto di lei. Le lascio un fuggevole bacio sulla guancia, facendo sfiorare i nostri capelli, così differenti di colore e di pensieri. Lei mi trattiene e mi abbraccia. Il suo profumo è così buono; ho sempre desiderato rappresentasse per me sicurezza, accoglienza. Adesso mi da solo il voltastomaco e una tristezza enorme.

《Ti voglio bene.》, mi sussurra piano all'orecchio.

Serro le labbra.  Le stringo più che posso, finché non sento il sapore del ferro in bocca. Vorrei piangere, abbracciarla, dirle che io la amo nonostante tutto. Ma so che il terribile senso di colpa che provo non è giusto. Sono consapevole del fatto che mi ha fatto il lavaggio del cervello, mi ha convinto, come al solito, che è stata colpa mia. Così , pur soffrendo, non le rispondo. Almeno questo lo faccio per la mia segreta dignità.
Si discosta, sorride, si asciuga una lacrima e se ne va. Il rumore dei suoi costosi tacchi suona sul pavimento.
È il momento, adesso posso.
Mi precipitò in bagno, chiudo la porta dietro di me e giro due volte la chiave. Non riesco più a trattenere la marea che inonda i miei occhi. La lascio fuoriuscire e faccio in modo di soffocare i miei singhiozzi, tenendo le mani serrate ai bordi dell'ampio lavandino. Non so per quanto rimango così, ma alla fine mi lascio scivolare sul freddo pavimento, con la testa poggiata alla porta per sorreggermi.

《Jude. Dobbiamo andare.》, mi arriva una voce ovattata, accompagnata da un lieve bussare.

Controllo la voce.

《Arrivo.》

Lavo la faccia cercando di eliminare gli occhi rossi e mi guardo allo specchio. Ho un lieve strato di peluria non fatta sul volto, sono il primo ad averla in classe. A sedici anni i miei amici sono ancora lisci come palle da biliardo.
Ammorbidisco l'espressione, chiudo il mio dolore ad ogni giro di chiave in quella parte sinistra dentro il petto, rilascio un sospiro, apro la porta ed esco.

Aprii gli occhi. La luce mi accecò per qualche secondo, ma poco dopo riuscii a distinguere i lievi raggi che filtravano dalla finestra e andavano ad illuminare di un castano scurissimo i capelli della ragazza tra le mie braccia, riscaldata dal mio corpo e dal mio maglione. Le ciglia parevano così folte e lunghe; mi avvicinai col volto al suo , benché fossimo già molto vicini, e le strofinai piano il naso contro le palpebre chiuse, constatando che erano morbide. Da così vicino sentivo il suo respiro pesante scappare dalle labbra socchiuse e studiai il percorso di tutti i capillari sotto la sottile pelle delle palpebre e delle guance, fino ad arrivare a quelli delle tempie e della fronte, notando poi un unica piccola vena che partiva dal lato sinistro del labbro inferiore e andava perdendosi fino al mento per poi proseguire più giù.  Una spruzzata delicata di lentiggini le ricopriva poco il volto e notai un minuscolo neo sopra lo zigomo spigoloso. I capelli le ricadevano morbidi intorno al volto, come una scura aureola,  partendo dall'attaccatura a cuore sulla fronte. Il contrasto tra i suoi capelli così scuri e la sua pelle così chiara mi face pensare agli alberi anneriti dalla pioggia che si vedono spuntare dalla neve in montagna. Sentii quasi l'aria fresca e pulita entrarmi nei polmoni, ma mi riscossi. Mossi un braccio e affondai piano la mano nei suoi capelli, girando qualche ciocche intorno all'indice e accarezzandole la testa.
Non sapevo ancora cosa avrei dato per sapere cosa le passava dentro quella testa; in quel momento desideravo solo conoscerla. Conoscerla veramente.
Iniziai a sentire caldo dentro quella felpa e, dando un'occhiata alla sveglia sul tavolino da caffè, mi accorsi che era già mattina inoltrata...ed io ero in ritardo per la lezione in facoltà!

《VICK!》, urlai, spogliando entrambi dalla felpa e saltando giù dal divano,《Sveglia, Sveglia, sveglia!!》.

Senza guardare se si fosse davvero svegliata, corsi verso il bagno in camera da letto, inciampando in un piccolo tappeto persiano e rischiando di scivolare; varcai la soglia già senza i morbidi pantaloni della tuta addosso e tolsi al volo il resto, entrando nella doccia già con lo spazzolino in bocca. L'acqua fredda fu una tortura, ma non avevo tempo per aspettare che si riscaldasse e feci lo shampoo con lo stesso bagnoschiuma per il corpo al pino. Esitai solo l'attimo prima di spalancare l'anta della doccia, pensando al gran freddo che avrei sentito e quando fui sul tappetino iniziai a saltellare da un piede all'altro prima di arrivare all'accappatoio. Stavo per allacciarlo quando la vidi sbucare dalla porta del bagno con un'aria alquanto disorientata ed assonnata.

《Jude, ma cosa...》, sbarrò tanto di occhi e, con le guance arrossate, si voltò di scatto,《Oh. Scusa.》

Feci finta di nulla:《Sono in ritardissimo per le lezioni! Vai a cambiarti, ti accompagno a casa! Prendi quello che vuoi dal mio armadio.》, la istruii, 《Anzi, se non ti dispiace, già che ci sei, prendi qualcosa pure per me.》, aggiunsi poi ripensandoci.

Lei uscii di corsa dal bagno come un pallido lampo e io presi da sopra il lavandino i miei occhiali, seguendola.
Li odiavo, odiavo con tutto il mio cuore quegli stupidi occhiali, ma non avrei visto niente e non avevo tempo di mettere le lentine; così li inforcai e corsi a fare il caffè, con l'accappatoio che mi sbatacchiava stupidamente tra le gambe.

《Io sono pronta!》, sentii urlare dalla camera da letto.

《Anche il caffè è quasi pronto! Vieni a berlo, io vengo a prepararmi!》, le risposi a tono dalla cucina.

Nel corridoio le andai quasi a sbattere contro e notai che si era messa una maglietta con il logo dei Beatles sopra.

《Stai indossando la mia maglietta preferita, ladra. 》, le dissi superandola di corsa per arrivare nella mia camera e chiudere le porte scorrevoli dietro di me.

Gettai di lato l'accappatoio e indossai tutti gli indumenti che Victoria mi aveva preparato sul letto, senza fare troppo caso a cosa mi stavo infilando addosso. Presi dal cassetto di un comodino delle calze bianche e le indossai saltellando, mentre cercavo di raggiungere le Converse nere vicino l'armadio.
Quando allacciai anche queste e fui pronto, afferrai a casaccio alcuni testi e penne dal tavolino da caffè nel salotto e con due falcate raggiunsi la cucina.

《Stai bene.》

《Cos...oh, a proposito, grazie. Adesso dobbiamo andare.》

Tornai indietro per prendere le chiavi della macchina e quelle di casa, aprii la porta e aspettai che lei uscisse prima di me. Attraversò la soglia con due tazze di caffè tra le mani, la seguii e chiusi la porta dietro di me, togliendogliene una dalle mani e iniziando a berla.

《Oddio, scotta.》, protestai.

《Beh,avevi lasciato tutto sul fuoco.》, sentivo che mentre ci precipitavamo giù dalle scale, mi fissava.

《Che c'è?》, chiesi senza voltarmi  e saltando gli ultimi tre gradini per poi spalancare il portoncino.

《Occhiali? Sul serio?》, soffocò una risata.

《Mia madre mi ha fatto cieco. Non è colpa mia. Farò un esposto ai suoi geni.》, pessima, davvero pessima battuta, 《Scusa, sono in ansia.》,buttai lì mentre ci affrettavamo per i marciapiedi, diretti al parcheggio.

Con mia grande sorpresa la sentii ridere di gusto e mi fermai un attimo per guardarla e riprendere fiato. Lei si fermò con me, ma non sembrava affannata tanto quanto lo ero io.

《Sono miope.》, dissi esitante e raddrizzandomi come un ebete l'inforcatura, tanto per sembrare meno sfigato.

Lei soffocò un'altra risata.

《Che c'è adesso?》

《Sembri un idiota. Almeno ti ho vestito io.》, esclamò ridendo.

Una folata di vento le spazzò di lato i capelli scuri e io non potei fare a meno di pensare a quanto mi sembrasse bella. La sua risata si chiuse in un semplice sorriso e mi afferrò il polso, trascinando i miei passi dietro ai suoi.

《Andiamo. Lasciami al parco vicino casa mia. È qui vicino e non perderai troppo tempo.》

《Va bene. Carino comunque questo mio nuovo outfit.》, dissi con tono scherzosamente serio, 《Sembro Rupert.》

《Chi è Rupert?》

《Il mio vecchio compagno di banco. Era gay.》

《Beh quei vestiti erano già nel tuo armadio.》

《È stato un trauma scoprire che i miei sospetti erano fondati..》, ironizzai e, giunti davanti alla mia auto, inserii la chiave facendo scattare la chiusura, 《 ..e che gli piacevo.》

《Potresti non piacere a qualcuno tu?》, rise per poi bloccarsi subito, rendendosi conto di quello che aveva detto.

Alzò lo sguardo incontrando il mio  e io sollevai un sopracciglio, sorpreso. Notai le sue guance rosse e, nonostante quella situazione fosse piacevole e mi divertisse, preferii toglierla dall'imbarazzo.

《Mmh,  divertente questa.》, risi ironicamente.

Aprii la portiera e saltai su; Victoria fece lo stesso in tutto silenzio. Uscii dal parcheggio e abbassai i finestrini, mentre lei timidamente accendeva la radio.
Il tragitto fino al piccolo parco non era molto lungo, ma a me sembrò infinitamente minuscolo. La stavo ancora guardando di sottecchi mentre teneva il viso fuori dal finestrino, sorridendo, con tutti i capelli che le svolazzavano intorno alla nuca, quando arrivammo e dovetti parcheggiare.

《Beh, allora ci sentiamo.》, mi sfiorò la guancia con le labbra e scese in tutta fretta, allontanandosi quasi di corsa dall'auto.

Da me. Pensai.

《Ciao bambina.》, risposi tra me e me, ancora seduto sul sedile della macchina.

*****
È da un po' che non dico niente sotto i capitoli, ma...SIAMO A PIÙ DI 1K LETTURE!! Grazie davvero!

Fatemi sapere cosa ne pensate dello sviluppo della storia e cosa vorreste che accadesse!
A presto♡
Yv .

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