Cap.14

《Yes! Domani puoi fare un giro di prova e vedere come va.》, disse Sam.

Non riuscivo a crederci. Ero esterrefatta e credo che la mia mascella fosse finita sulla mouchette logora e sporca del nostro "appartamento".
Mi aveva trovato un lavoro!
Beh, in realtà avrei preso il posto di Tom nel bar del signor Nicolas; il vecchio mi aveva detto che non se la sentiva più di fare gli orari notturni, così, invece di licenziarsi e perdere completamente quel piccolo sbocco economico che spesso ci aveva aiutato , mi aveva proposto di alternare i turni. Lui la mattina, se necessario e io le sere del fine settimana. Ne aveva parlato con Nicolas e lui era d'accordo. Avendo conosciuto sua moglie, me lo immaginavo come un ometto gentile e dolce, simile alla donna che mi aveva accolto nella loro casa. Non vedevo l'ora di mettermi alla prova e cercare di essere utile a qualcosa, invece di starmene sempre con le mani in mano mentre Sam cercava di parlarci il culo.

《A che ora devo iniziare? Te lo ha detto?》

《Alle nove devi trovarti lì.》

《Va bene...ma un'ultima domanda..》

《Spara.》

《Cosa dovrei mettermi?》, chiesi questa volta riferendomi più a Tom che a Samuel.

《Beh..se fai i turni di sera..di solito le altre ragazze...》lo vedevo combattuto, come se stesse riflettendo a lungo su una cosa così semplice,《Vestiti come al solito. Andrà bene.》concluse infine, rivolgendomi una breve occhiata e accennando un sorriso.

《Bene! Adesso sorellina lasciamo il vecchio qui a marcire e vieni di là con me. Devi aiutarmi a sistemare alcune cose.》, propose Sam, sfregando le mani sul tessuto nero dei suoi pantaloni strappati.

《Questo vecchio sta uscendo. Anche io ho le mie cose da sbrigare, che ti credi, marmocchio?》

"Le sue cose da sbrigare?" Cos'è? Erano tutti impazziti o una sorta di divinità aveva deciso di farci finalmente la carità?
Insomma..chi si organizza di qua, chi sistema cose di là. Gente che esce, gente che trova lavori onesti..io..si quella ero io. Doccia, vestiti, feste, la pace fatta con Julie.
Cosa diamine stava succedendo.

'Allora è proprio vero che la ruota prima o poi gira a favore di tutti!'

È poi c'era Jude.

Non avevo certo scordato ciò che era successo quella notte; erano ormai passati quattro giorni se non sbagliavo. Non gliene avevo parlato apposta il giorno seguente: mi sentivo tremendamente in imbarazzo per la cazzata colossale che avevo fatto, perdendo il controllo e, in un certo senso, approfittandomi di un ragazzo così gentile che conoscevo da così poco. Lo avevo già coinvolto abbastanza nella merda che era la mia vita e tutto ciò che l'accompagnava; non volevo metterlo in difficoltà.
Dalla giornata sulla spiaggia non lo avevo più visto ed erano pochissime e inutili le notizie che Sam mi aveva dato di lui. Studiava, studiava, studiava e poi andava in quella scuola per seguire lo stage di apprendimento. Ah! E poi studiava.
Non riuscivo a non immaginarmelo se non con i capelli scuri tutti scompigliati, dei grandi occhiali da vista, l'aria annoiata e il naso immerso tra i libri.
Ogni volta che lo pensavo così, automaticamente mi spuntava un piccolo sorriso sulle labbra.

'Saremo buoni amici!', pensai.

E subito mi venne in mente quel momento: le sue grandi mani che con quelle dita lunghe mi stringevano i fianchi; il suo petto che sfiorava il mio, stuzzicandolo; il suo respiro caldo sulla mia pelle; le sue labbra che avevano sfiorato le mie, prima dolcemente, e poi sempre con più vigore..

《Vick, ti senti bene?》, Sam mi guardava con uno delle sue folte sopracciglia alzato.

《Co-cosa?!》, mi ridestai dalle mie fantasie poco eleganti e mi accorsi di essere tutta accaldata, con le orecchie che bollivano.

Sicuramente dovevo essere arrossita talmente tanto che Sam se ne era accorto. Che stupida!

《Che c'è? È successo qualcosa?》chiese preoccupato.

《N-no..》, mi schiaffeggiai mentalmente dato che sarebbe apparso tutto il contrario da fuori.

《Se lo dici tu..》, fortunatamente non insistette, 《Bene adesso vieni di là. Devi aiutarmi a dividere la coca. Ho ancora due pacchetti incartati.》

《Si, certo. Arrivo subito.》, lo rassicurati, sperando mi lasciasse un attimo sola per riprendere fiato.

Lo vidi allontanarsi con quel cipiglio pensieroso, mentre fissava a terra e procedeva camminando all'indietro. Giunto sulla soglia della nostra stanza, se così si poteva definire, girò su i tacchi ed entrò, legandosi i dread neri con un elastico giallo.

'Finalmente.' mi posi una mano sul petto, cercando di tranquillizzare i battiti. Cosa mi stava succedendo? Forse era il ricordo delle sensazioni esaltate dalla Bianca a farmi rivivere così realisticamente quelle emozioni.
Scossi la testa e tirai due respiri profondi per apparire almeno esteriormente più tranquilla. Poi con tutta calma mi avviai verso la porta sgangherata che conduceva alla nostra camera.

****

《Ecco. Ho finito anche l'ultima.》, dissi, sigillando la bustina e strofinandomi le palpebre, fattesi pesanti per la stanchezza.

Mi voltai e mi accorsi che Sam si era addormentato con la faccia spiaccicata suo palmo di una mano e stava sbavando alla grande. Ridacchiai sommessamente e mi avvicinai al piccolo tavolino ove si era appoggiato, togliendomi nel frattempo la solita giacca grigia per porla sulle sue spalle.
Appena lo sfiorai la sua mano scattò e mi afferrò prepotentemente il polso, stringendolo. Poi i suoi occhi spalancati focalizzarono il mio viso e la sua espressione si rilassò, così come la sua stretta, senza però lasciarmi andare.
Si alzò e si diresse verso il materasso a terra, ove si lasciò cadere supinamente, trascinandomi sopra di lui. Io inciampai nei suoi piedi, data la mia dimestichezza nei movimenti, e andai a cozzare la fronte contro il suo mento.

《Idiota...》, dicemmo sommessamente all'unisono.

Lo sentii ridacchiare, mentre il suo pomo d'Adamo si sollevava vibrando contro la mia guancia. Avvolse le braccia attorno a me, scostandomi piano i capelli dal volto e portandomeli dietro un orecchio e iniziò a massaggiare la mia nuca col suo mento.

《Com'è Jude?》, e potei sentire il suo sorriso sornione senza neanche vederlo.

《Come mai me lo chiedi? Non capisco..》, finsi in parte.

Finsi perché capivo a cosa si riferiva; poi ci ripensai...

'Ma lui non sa niente! Mi sfotterebbe a vita se solo glielo raccontassi.'

Quindi mi chiesi veramente perché me lo stesse chiedendo. Sperai solo che non iniziasse a fare l'iperprotettivo come suo solito.

《Dai, non mentirmi. Ti conosco meglio delle mie tasche, e quelle sono tutte bucate. Me lo sento che è successo qualcosa di interessante.》, il suo tono era tranquillo, come quando raramente si metteva ad ascoltare ciò che pensavo, ritenendosi poi un dispensatore di saggi consigli.

《Niente.》

《Bugia.》

Lo sentii ridere e il suo petto si scosse sotto il mio, facendomi il solletico.

《Davvero. È un buon amico, non riesco a capire come tu lo abbia capitato. E a lui cosa girava in testa per rivolgerti la parola?》, scherzai.

《Non vuoi dirmelo, sorella? Ho utilizzato le buone maniere..》

'Oh porco cane..' sapevo cosa stava per fare.

《No..ehi, stai fermo. Sam ti tiro un pugno se...》

Subito sentii le sue dita contorcersi sui miei fianchi e sulla pancia, sul collo e sotto le ascelle, mentre mi teneva ferma il bacino con una gamba.
Sapeva che il solletico era il mio punto debole.

《BASTA! Ti prego! Farò tutto quello che vuoi! Te lo compro io il pranzo domani!》, ma lui continuò alzandosi di un fianco e facendomi scivolare sul materasso, 《OK OK. Un'intera settimana! T-ti prego..》.

Risi e piansi per dei buoni cinque minuti fin quando non dissi le paroline magiche che quell'impiccione voleva sentirsi dire dall'inizio:

《VA BENE. Basta. Te ne parlo!》

La tortura cessò immediatamente.
Subito mi divincolai, presi un cuscino e iniziai e pestarlo in ogni centimetro del suo corpo che mi capitava davanti, fin quando non riuscì a strapparmelo dalle mani.

《Non abbiamo tutta questa riserva di cuscini che tu possa permetterti di rovinare questo.》, scherzò, portandoselo dietro la testa e appoggiandosi al muro.

《Ah-ah. Simpatico.》

《Fino a poco fa ridevi. 》, mi prese in giro, sollevando le sopracciglia con fare ovvio.

Inevitabilmente sorrisi e lo raggiunsi alla testata del materasso, sedendomi e appoggiando testa e schiena al muro, come lui.
Lentamente feci scivolare la mano sul fresco pavimento sbeccato sul quale era posato il nostro giaciglio. La mouchette era venuta totalmente via, lasciando scoperte le vecchie mattonelle sottostanti.

《Cosa vuoi sapere?》

《Beh, innanzitutto come se l'è passata la mia sorellina con il mio amico.》, affermò con tono malizioso, poggiando un braccio sulle mie spalle.

《Bene. È stato molto gentile nel preoccuparsi per me. Spero non abbia pensato che io avessi voluto approfittarne però..》

《No, non credo. Tranquilla.》,mi rassicurò, 《Poi? 》

'Eh che diamine! Hai il sesto senso, idiota?'

《Non ho super poteri se te lo stai domandando. È solo... te l'ho già detto...ti conosco bene e so cosa è quell'espressione.》, sorrise, lasciandomi un tenero bacio sulla nuca.

Io mi guardai attorno, cercando disperatamente una via di fuga, ma tutto ciò che potei vedere erano le pareti imbrattate di graffiti della nostra camera. Avrei voluto sprofondare.

《Beh..non so da dove iniziare..》

In fin dei conti era mio fratello, potevo fidarmi.

《È molto gentile e carino. Intelligente e senza pregiudizi.》, mi voltai a guardarlo e vidi che era completamente concentrato su di me.

《Ok. Ci siamo baciati. Contento?》, 'Boom. Bomba sganciata.'

《Lo sapevo!》,disse,《Me Lo sentivo!》

E poi diceva di non avere super poteri..

《Com'è stato?》

《L'ho baciato io. Ero fatta.》

《Ok. Ma come è stato?》

《Cos'è ? Lui ti interessa?》, sorrisi.

《Interessa a te. Non girare la frittata.》

《Cos..?》

Jude mi interessava? Non lo sapevo.
Non ci avevo veramente pensato; era da molto che non mi permettevo di frequentare nessuno e il tutto non era mai successo seriamente.
Pensare a Jude mi faceva provare diverse sensazioni ed emozioni come tranquillità, soggezione e un lieve imbarazzo. Ero confusa. Poi lo conoscevo da pochissimo tempo!
Ma mi piaceva; mi piaceva passare il tempo con lui, scherzare con lui. E non volevo che ciò accadesse. Avevo paura di un suo giudizio, anche se non mi era sembrato il tipo di persona che giudica. Avevo paura di dimostrarmi una frana quale ero. Avevo paura di farmi volere bene. E lo sapevo benissimo.

Ignorai mio fratello e mi concentrai sui battiti del suo cuore e sul suo lento respiro. Lui capì, così si mise ad accarezzarmi i capelli, giocando con qualche ciocca.

《Non avere paura.》

Questa volta non gli risposi. Io avevo paura. Non avrei fatto entrare nessuno nella mia vita oltre chi già vi si trovava. Non era la cosa giusta. Per niente.







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Grazie mille per le 500 visualizzazioni! Scusate il ritardo dell'aggiornamento ma è dovuto a causa di forze maggiori. Siate più attivi dai e pregate affinché superi l'anno! Ciaooo

Y.

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