Capitolo 6
Odio comprare regali. Sono riluttante a camminare tra le vie della città o in un centro commerciale con più buste per mano. Amo riceverne, ovvio! Ma quando si tratta di scegliere qualcosa per qualcuno entro in tilt. Continuo a rimuginare fin quando compro la prima cosa che mi capita a tiro. Rose compie ventisette anni oggi. Io sono una pessima migliore amica. Non le ho ancora comprato nulla. Per esempio, comprare qualcosa a me è semplicissimo. Le opzioni sono tre: libri, gonne larghe, casacche dai colori accesi. Invece lei è un tipo sempre alla moda. Veste con indumenti attillati, scarpe alte, gioielli costosi, borse griffate, profumi alle essenze naturali e orologi che costano un occhio della testa. Proviene da una famiglia benestante, per cui certe cose se le può permettere. Nonostante tutto, è una donna che non si accorge del divario sociale ed è molto umile. Mette tutti a proprio agio. Quando un anno e mezzo fa abbiamo deciso di andare a vivere tutte e tre insieme, abbiamo scelto un appartamento abbastanza lussuoso per quello che mi potevo permettere, ma Rose è cosi generosa con chi vuole bene che la maggior parte delle spese gravano sulle sue spalle. Non amo essere in debito, in genere, però lei non mi fa pesare la cosa. Ricambio con cene fatte in case e tanto amore. Perché non saprei come vivere senza le mie due migliori amiche.
Un'idea geniale si forma nella mia testa. Corro al negozio tessile dove lavora Eddi e gli commissiono una coperta patchwork. Ogni pezza verrà rappresentata da tantissime foto di me, lei e Mad. Impiego circa tre quarti d'ora a convincerlo a cucirla in meno di 7 ore e mi fiondo a casa a prepararmi.
«Beverly stasera viene anche Pat al compleanno di Rose? Cioè mi è sembrato di capire che tra voi due sia nata una certa simpatia. »
Ecco appunto. Solo simpatia. Nessuna eccitazione nel rivederlo. Ma non tutte le storie nascono allo stesso modo, giusto?
«Si Mad. Viene anche lui. Comunque, vediamo come va. Ma saremo solo noi sei? »
«No cucciola. C'è un suo cugino di cui non so il nome e alcuni colleghi del lavoro. Ti lascio preparare. Niente...»
Completo la frase per lei: «... Colori sgargianti, scarpe basse o gonne lunghe. Afferrato il concetto! »
«Ottimo. A dopo.» Ed esce dalla mia stanza ridendo.
Alla fine opto per un abito che arriva a metà coscia, un paio di stivali sotto il ginocchio e un trucco super leggero. Acconcio i capelli in delle onde morbide e spruzzo una goccia del mio profumo preferito. Hypnotic Poison di Dior.
Il locale in cui avrà luogo la festa è nuovissimo. Inaugurato solamente qualche giorno fa, l'Icy Irony dista 30 minuti dal nostro appartamento in quanto si trova in una zona più periferica rispetto al centro. Appena ci accomodiamo dentro, la musica Jazz invade i miei timpani. Un ambiente più In rispetto i soliti pub in cui andare a bere una birra o mangiare un panino.
Il privè innalzato di un gradino rispetto la pista è davvero carino. Divanetti bassi di colore panna, tavolini neri, porta bottiglie in metallo e grandi stalli in tessuto rosso molto comodi. Una recinzione di cordoncini bianchi divide la pista dalla nostra zona di privacy. Purtroppo, Patrick mi prende per mano. Spostarsi non è un opzione da tenere in considerazione. Superato il cordoncino divisorio mi guardo intorno. Ci sono le 2 coppie, 2 uomini di spalle e 3 donne immerse nella chiacchiera che mi sembra di riconoscere. Con astuzia lascio la mano di Pat e mi presento al resto della ciurma. Carlyn, Eliza e Keysha sembrano davvero delle esaltate, ma non mi lascio intimorire. Theo e Wil, invece, appaiono fin troppo socievoli direi un po' viscidi ma nel senso più positivo del termine. Semmai ci fosse. Mentre le coppie emanano ondate d'amore così tanto zuccherose da far cariare i miei poveri denti. Ci sediamo e ordiniamo da bere. Intavolo una discussione flebile con Pat per non stare a girarmi i pollici.
«Allora Pat. Ti va di parlarmi un po' di te? »
Mi fissa sgomento, come se gli avessi chiesto di uscire l'uccello davanti a tutti.
«E... sì, certo. Sai come mi chiamo. Ho 32 anni e lavoro come farmacista. »
Non parla più, come se ciò che mi confessa fosse un segreto di stato che non deve essere spifferato al nemico.
«Tutto qui? Hobbies? Cosa fai quando hai del tempo libero?» Le mie amiche sono attaccate ai loro fidanzati come le cozze con gli scogli, le tre Marie cercano di attirare l'attenzione dei due farlocchi e l'unica cosa che desidero è che arrivi il momento della torta per ingozzarmi di zuccheri fino a scoppiare.
«No. Io lavoro sempre. Non ho molto tempo libero. A volte esco. »
Ma che bellezza. Proprio una bellezza. Madre Natura io ce la sto mettendo tutta, ma tu aiutami. Te ne prego.
«Mad, quando tagliamo la torta? Pat è loquace quanto un bradipo. L'altra sera forse era pippato. Tutto un: faccio-battute-e-sono-simpatico. La mia-bruttezza-è-compensata-dal-mio-savoir-faire. Invece adesso è peggio di una palla al piede.» Le sussurro con un sorriso falso in volto.
Vengo ricambiata allo stesso modo. «Beverly cazzo, almeno per stasera sopportalo. Avevo detto a Rose che era una cattiva idea quella di farti uscire con lui. Ma comunque... stiamo aspettando suo cugino. Quello che non ci ha mai presentato. Te l'ho detto oggi. Adesso sta buona e vai a sederti. »
Impreco mentalmente e mi dirigo alla mia seduta. Bevo il cocktail alcolico in un sorso e poggio il bicchiere ormai vuoto sopra il tavolo. Devo ubriacarmi a tutti i costi.
«Cugina. Vieni qui, fatti abbracciare. Quanto tempo!» Quella voce supponente ma sexy da morire non potrei dimenticarla. Vorrei ma non posso. È bastata una sola sera del cazzo a imprimerla nella mia mente. Quando lo guardo il technicolor prende vita.
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