CAPITOLO 55
≪ Sta vibrando il letto... ≫ Sussurro più a me stessa che a lui. Certa che sia solo la mia immaginazione a far tremare tutto.
≪ Bev, per l'amor del cielo, ti sembra un momento giusto per dire queste sciocchezze? ≫ Mi guarda in maniera strana. Ha il viso contornato dal piacere, ma, al tempo stesso, è intriso di sconcerto.
La posizione in cui ci troviamo è molto equivoca e soprattutto libidinosa. Ogni fibra del mio essere percepisce qualunque muscolo e palpitazione delle membra e del sangue di Jack. Sento con precisione il cuore che batte all'impazzata, la tensione di tutto il suo corpo, il sangue che scorre nelle vene come un torrente in corsa.
Distinguo ogni sensazione come mai prima. Questa cosa mi inebria al punto da dimenticare tutte le paure che mi attanagliano; al punto da obliare qualsiasi sensazione negativa che potrebbe incarcerarmi in un luogo oscuro.
≪ Bev, adesso anche io sento tremare il letto. ≫ Squittisce Jackson con ilarità.
≪ Capisci? Non sono stramba, semplicemente sento tremare qualcosa, e la sento tremare sotto la mia schiena. ≫
Con fastidio Jack si scosta dal mio corpo.
In questo preciso istante mi raffreddo come una stalattite in mezzo ai ghiacciai. Sento la mancanza nonostante la sua presenza ingombrante occupi parte del mio spazio vitale. Mettendomi a sedere mi guardo intorno sperando di capire cosa abbia potuto interrompere il nostro momento.
La vibrazione inizia di nuovo a far baccano silenziosamente e mi accorgo che il telefonino di Jackson ha troncato la mia prima volta ancor prima di cominciare.
Prendo l'aggeggio infernale e voltando lo schermo mi accorgo del nome che compare in primo piano: Aly.
≪ E' per te. Aly ti sta chiamando; a giudicare dalle svariate vibrazioni ha qualcosa di importante da dirti. Rispondi Jack. ≫ Spiffero spazientita.
Lui mi fissa sbalordito e con calma riprende il telefono e rifiuta la chiamata.
≪ Come potresti pensare che in un momento come questo mi vada di rispondere al telefono? ≫ Domanda dubbioso. Con occhi e bocca imbronciati.
≪ Jack, io non penso nulla. Semplicemente squilla da tanto e forse... insomma, magari ha qualcosa di importante da dirti. ≫
≪ Aly può aspettare. Dovresti sap... ≫ Il mio uomo non completa il discorso poiché inizia a vibrare di nuovo l'oggetto tra le sue mani. Lo guarda e capisco che è indeciso se rispondere o meno, nonostante le sue parole appena pronunciate. Ma, sbalordendomi, rifiuta di nuovo la telefonata.
≪ Dicevo... dovresti saperlo. Pensi che in un momento così importante per noi potrei non darti la giusta importanza? ≫
≪ Jack, sta vibrando di nuovo. ≫ Affermo alquanto contrariata.
≪ Oh, signore! Perché stiamo discutendo del mio telefono? Mettilo dentro il comodino. Non voglio parlare con nessuno. Voglio stare qui con te e fare qualcosa di molto più interessante e produttiva per entrambi. ≫ Dichiara al limite del nervoso.
Ma, nonostante tutto, continua a guardare di sbieco il telefono per capire se squilla ancora.
La sensazione che provo in questo momento è un misto tra sconfitta e gelosia. E' come se, malgrado tutte le parole dette e tutti i fatti e le azioni compiuti, io venga sempre dopo Aly. Lei ha un'impronta troppo forte e radicata nella vita di Jackson per essere lasciata da parte nonostante le innumerevoli volte in cui lui mi ha difesa.
Aly è la persona a cui Jack non sa dire di no. La persona che, se chiama, viene accontentata in tutto per risolvere le sue questioni personali.
E io... io, sono semplicemente Beverly.
≪ Continua a vibrare Jack. Rispondi. ≫ Lo obbligo con lo sguardo. Inizio a cercare i miei indumenti per rimetterli. Mi sento nuda e umiliata in un certo qual modo. Jack mi fissa e sbuffando accetta la chiamata.
≪ Aly, dimmi tutto. ≫ Risponde con un'inflessione affranta ed annoiata al tempo stesso.
Gli occhi iniziano a bruciarmi e scaccio via le lacrime che minacciano di uscire. Non posso piangere, non devo. Infine rimetto le scarpe e guardandomi allo specchio dò una sistemata ai capelli aggrovigliati. Tiro tutto all'indietro e li lego con un elastico. I miei occhi sono lucidi e profondi, le labbra sono gonfie dai nostri baci, il mio corpo è leggermente ricurvo su se stesso, per cui, facendo un respiro profondo drizzo le spalle e mi volto verso Jackson che è ancora al telefono.
≪ Lo so che non avresti chiamato se non fosse stato urgente. Semplicemente non potevo rispondere in quel momento. ≫ Continua a fissarmi profondamente non sapendo cosa fare.
≪ Aly, ok. Arrivo. Dammi il tempo della strada. ≫
Appena chiude la conversazione, il mio cuore trema e la prima crepa inizia a formarsi.
Non voglio credere a ciò che odono le mie orecchie.
Jackson sta andando da lei.
≪ Bev, io... io, devo andare. Non voglio che tu pensi che ti stia abbandonando. Non dopo le parole che ho appena pronunciato. Ma devo andare per forza da Aly. Ti prego di perdonarmi per questa situazione. Tutto quello che ho detto è vero. Semplicemente, devo andare... vorrei spiegarti, ma adesso non posso. ≫ Sproloquia velocemente rivestendosi a sua volta.
Intanto che parla mi dirigo alla porta e la apro. Spero che il mio silenzio sia più potente delle parole che vorrei pronunciare; anche perché, se pronunciassi più parole del previsto, scoppierei a piangere.
≪ Va via. ≫
E lui, lui esce dalla porta di tutta fretta.
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