CAPITOLO 43

Il pavimento della mia cucina è lurido. O forse dovrei dire della nostra cucina. Per non parlare del lampadario. Fisso gli sportelli in attesa che la polvere ben adagiata se ne vada.

Il mio sguardo è chiaro.

Voglio che sparisca.

Ma resta lì, immobile. Non mi ascolta, non sente gli avvertimenti velati.

Come nella mia vita, anche qui, niente è sotto il mio controllo. Questa stupida retina non sgrassa via lo sporco di questo sudicio pavimento. La macchia continua a rimanere lì, e io m'imbestialisco perché non riesco a far ritornare tutto pulito come lo era all'inizio.

I capelli mi cadono davanti agli occhi, ma non ho tempo per legarli, in corso è una lotta all'ultimo incrosto.

Se questa macchia potesse sparire dalla mia vista, mi sentirei meglio. Non avrei un continuo tarlo in testa a minare la mia tranquillità e il mio sonno.

≪ Beverly, tesoro, cosa diavolo stai facendo al pavimento? ≫

≪ Mad, questa stupida macchia non va via. Mi dà il tormento, ed io devo... ≫

≪Tesoro ma quella non è una macchia. La mattonella era difettosa sin dall'inizio. Non ricordi la prima volta che ce ne accorgemmo? ≫ Mi spiega bonariamente.

Ecco fatto! ≪ Oh bene, così posso pulire il lampadario. ≫ Parlo tra me e me.

≪ Bevy, perché stai pulendo alle undici di sera? Non puoi farlo magari quando non dovrai tenere accese le luci? ≫

≪ Giusta osservazione, allora pulirò il ripiano degli sportelli. Guarda quanta polvere. Mio Dio, ma siamo così poco attente alla pulizia? ≫ Farnetico senza sosta.

≪Beverly, smettila. ≫

≪ Sai dov'è la scala? ≫

≪ A cosa ti serve la scala? ≫ Continua dubbiosa.

≪ Non vedi la polvere? Lì, proprio lì, vicino al tetto. Come pensi che possa arrivarci se non con l'utilizzo della scala? ≫ Ma ci è o ci fa? Cosa hanno tutti in questo periodo? Mi stanno col fiato sul collo.

≪ Mad, ma che succede? Perché Beverly è dentro lo sgabuzzino? ≫ Squilla Rose.

≪ Rose, ti sento da qui dentro. Sto cercando la scala. Sai dov'è? ≫

Un ignara Rose mi risponde con molta tranquillità. ≪ Sì, in realtà l'ho prestata a Jackson che ne aveva bisogno. Non pensavo servisse in casa. ≫

≪Oddio, ci risiamo. Rose, cosa diavolo...? ≫ Inizia a farneticare Mad.

≪ Mad, non capisco. Gli serviva. ≫

≪Perché hai dato la scala a quell'essere? Adesso come farò a pulire i ripiani della cucina? ≫ Urlo quasi isterica.

≪Te l'avevo detto... ≫ 

≪ Mad, continuo a non capire. ≫

≪Cosa c'è da capire, stupida amica che non sei altro. Voglio la scala per pulire i ripiani. Digli di riportarla indietro. ≫

≪ Alle undici e mezza di sera? Beverly ma che succede? Mad mi spieghi? ≫ Continua una stupita Rose.

≪ Porca miseria, voglio la mia scala. Sai che c'è? Non c'è? Utilizzerò una sedia. Grazie tante di aver dato la nostra scala a quell'essere. ≫ Urlo spazientita prendendo la sedia ed avvicinandola il più possibile al mio tavolo da lavoro.

≪ Rose, come ti viene in mente di dirle una cosa del genere in un momento psicotico come questo? L'ho trovata a sgrassare una macchia immaginaria del pavimento. ≫ Sussurra per non farmi sentire.

≪ Ehi, io sono qui! ≫

≪ Una macchia invisibile? Adesso i ripiani? Beverly scendi da quella stupida sedia. ≫ Mi comanda una perentoria Rose.

≪ Mi passereste lo spruzzino, per favore? ≫ Continuo senza darle retta.

Mad fa ciò che le chiedo mentre Rose ci fissa allibita.

≪ Beverly scendi subito da lì. ≫

≪ Mi passereste anche la spugna? ≫

≪ Chiaramente no, scendi e prendila da sola. ≫

Intanto Mad continua a passarmi ciò che le chiedo.

Mia madre entra in scena. Più bianca del solito e con delle occhiaie da far paura. Ma adesso non posso preoccuparmene. È troppa la polvere e devo assolutamente pulire.

≪ Beverly, cosa stai facendo? Rose, Mad sapete spiegarmi perché mia figlia è brancicata sopra una sedia per pulire? ≫

≪Ecco, in realtà volevo farla scendere. Ma continua a pulire senza darmi ascolto.≫

≪ Sentite, mi lasciate in pace a levare via tutto questo sporco dalla mia vita? ≫ Subito mi rendo conto dell'errore appena commesso. E se anche volessero dirmi qualcosa, il mio sguardo smarrito le fa desistere.

Imperterrita mi fiondo a completare il mio lavoro.

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