CAPITOLO 30
Lo specchio riflette un'immagine totalmente nuova. Non sembra il mio corpo fasciato da questi vestiti alla moda. Il mio viso è luminoso e magnetico. I capelli, lucenti, sembrano pubblicizzare la marca di un famoso shampoo. Mi fisso. Continuo a guardare ogni minimo dettaglio.
I sandali gioiello con tacco 15 calzano come una seconda pelle. Il vestitino color bronzo arriva appena a metà coscia, stretto in vita e lento sul seno. Le spalle scoperte sono accompagnate da un girocollo di pietre bianche. I capelli cadono in morbide onde e incorniciano il mio viso delicatamente. Gli occhi profondi e le labbra di un rosso acceso completano il mio outfit da donna senza paura, felice del suo corpo e sicura di se stessa.
Seguo le mie amiche al solito pub, ci sediamo ed ordiniamo da bere.
Il vestito è troppo corto, non riesco a stare seduta senza che le mutande dicano ciao agli altri commensali. I sandali sono scomodissimi, i capelli si appiccicano alle spalle leggermente umide e sbuffo cercando di spostare il ciuffo della mia chioma fluente. E pensare che davanti lo specchio mi sentivo una dea.
Noi donne siamo davvero sfigate. Per apparire sexy e sicure, a volte, abbiamo bisogno di indossare quest'armatura da combattimento. Un'armatura davvero scomoda.
Faccio segno alle mie amiche e mi dirigo in pista. Se almeno dovrò soffrire lo farò con stile.
Arranco tra i divanetti del privè e chiedo al bodyguard di farmi scendere in pista. Dieci scalini mi dividono dalla folla. Sempre con stile, a testa alta, scalino dopo scalino, arrivo fino alla pista. Esulto di gioia per la mia fortunata discesa da vamp ma non mi accorgo della presenza di un cameriere con in mano un vassoio colmo di drink.
Codesto cameriere cerca di non urtarmi, sperando di salvare le bevande, ma il contenuto zuccheroso e colorato mi finisce addosso bagnandomi letteralmente dalla testa ai piedi. Cerco di spostarmi per evitare di far assaggiare al mio corpo tutti e dieci i contenuti alcolici, ma scivolo sul pavimento e finisco gambe all'aria.
Sempre, il povero e codesto cameriere tenta di darmi una mano. Io sconvolta, non so davvero che fare. Ho gli occhi vitrei e la bocca aperta, le mani che a stento sorreggono il mio peso e i piedi in una posizione stramba. La gente, dopo aver osservato tutta la scena, si rimette a ballare come se non fosse appena successo un disastro.
≪ Signorina, sono davvero dispiaciuto. Io non l'avevo vista e... si alzi la prego, l'accompagno ad asciugarsi. ≫
≪ Mi rendo conto che una donna alta circa 1.80, con un vestito color bronzo, con delle scarpe piene di pietre che brillano di luce riflessa a queste stroboscopiche, con dei capelli da far invidia a testa-nera, le sia passata letteralmente indifferente. ≫ Urlo sopra la musica per farmi sentire. Ironia della sorte. La storia della mia vita.
≪ Non intendevo dire quello, è solo che andavo di fretta. Ma, signorina si vuole alzare da terra? ≫
≪ In una pista gremita di persone, con un privè pieno di gente, un buttafuori più grosso di Mastrolindo, lei va di fretta? ≫ Con tono sempre più sarcastico cerco di capire perché Madre Natura mi faccia sempre questi brutti scherzi.
≪ In realtà stavo per l'appunto entrando dentro il palchetto privato per portare il beveraggio ai signori all'angolo. Solo che il contenuto dei bicchieri è riverso sul suo corpo. Signorina, ma cosa fa ancora a terra? ≫
≪ Mi vuoi posizionare sopra un vassoio così da non avere problemi con il loro ordine? Servizio super in offerta solo per loro. ≫ Lo fisso cauta in attesa di capire se abbia inteso la mia presa in giro.
≪ Ti alzi da terra? Sto urlando a squarcia gola da dieci minuti circa e a meno che tu non voglia far parte delle mattonelle del pavimento, credo sia ora che ti vada ad asciugare e mi faccia completare il mio lavoro. ≫ Sorride quasi malefico.
≪ Stupido cameriere che non sei altro. Dammi una mano piuttosto che dirmi di alzarmi. Ho un abito talmente corto che se facessi qualche passo falso si vedrebbero tutti i miei averi, i tacchi sono così alti che ho paura di spezzarmi una caviglia e francamente credo di essermi appiccicata al pavimento. ≫
≪ Sei per caso in fase di premestruo? Altrimenti non mi spiego come possa accusarmi di non volerti aiutare. Ho una mano tesa, questa mano destra che tende verso la tua. Prendila e facciamola finita. ≫ Urla ancora più spazientito.
La musica cambia, le luci diventano più chiare e lo fisso senza un perché. Mi ritrovo a terra, colloquiando con un uomo all'apparenza carino, urlandogli contro la mia frustrazione e lui è ancora lì ad ascoltarmi e a rispondermi senza batter ciglio. Mi sto divertendo e non capisco la reale motivazione. Sono bagnata fracida con un odore che va dalla fragola all'ananas e penso di non essermi divertita mai per una figuraccia delle mie.
Mi alzo, da sola, sfidando le leggi della fisica, e mi presento.
≪ Ciao, io sono Beverly. Grazie per avermi buttato addosso 600 centilitri di liquidi colorati, ma adesso devi darmi dei panni per asciugarmi. ≫
≪ Mathias. Prego, è stato un piacere, e scusami se te lo dico, ma hai i capezzoli che s'intravedono dal vestito, e questa situazione è alquanto strana. ≫ Dice fissandomi attentamente il petto.
Rimango basita e arrossisco.
Continuiamo a tenerci la mano mentre i suoi occhi fissano il mio petto e i miei fissano i suoi ipnotizzati dal mio balconcino.
≪ Bev, qualche problema? E perché sei tutta bagnata e fai puzza di alcol andato a male? ≫
Grazie Madre Natura.
Davvero divertente.
Mi giro sentendo quella voce e Jack mi squadra bruciando ogni centimetro della mia pelle.
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