CAPITOLO 28
Il citofono suona e per qualche secondo continuiamo a fissarci, come se quel rumore non spezzasse il silenzio carico di aspettative. Si alza e prende la cornetta.
≪ Chi è? ≫ risponde svogliatamente e strabuzza gli occhi poggiandosi una mano alla fronte.
≪ Sì, Sali pure. ≫ E riattacca per continuare a guardarmi aprendo e chiudendo la bocca. Non riesco a capire cosa vuole dirmi, ma il campanello suona e si dirige alla porta. Mi accomodo sul divano e aspetto. In realtà non so perché ancora mi trovo qui. È chiaro che l'unica cosa che desidero è scappare da questa situazione. Rintanarmi nella mia stanza e non uscire per molto tempo. Restare sotto le coperte e aspettare il tempo che passa.
Prima o poi dimenticherò come sono stata bene in alcuni momenti e passerò oltre.
≪ Beverly, ma che piacere vederti. ≫ Aly tutta sorridente mi abbraccia e mi bacia.
Proprio ciò che agogno intensamente, un suo abbraccio. Che situazione ridicola, un triangolo delle bermuda. Che spasso.
≪ Cosa fai qui tesoro? E come mai indossi questo meraviglioso abito da cerimonia? ≫ Tuona tutta contenta e con un sorriso così falso da vincere il primo premio attrice protagonista del film festival della mortadella.
Ci avrei scommesso che miss perfettina avrebbe adorato il mio abito rosa-bimba-da-quinta-elementare stile meringa. Inspiro profondamente e tento di rispondere alla situazione equivoca in cui siamo.
Jack anticipa cercando di cambiare argomento di discussione.
≪ Al, invece come mai sei venuta senza avvertirmi? Potevi non trovare nessuno in casa e avresti perso solo del tempo. Dimmi, ti serve qualcosa? ≫ Domanda quasi al limite del triste esasperato.
Lei, un po' in imbarazzo, prima guarda me poi lui e sorride a mezza bocca.
≪ Solitamente ti faccio visita senza bisogno di avvertire. E non pensavo fosse un problema. Magari andiamo io e tu a pranzo per parlarne? Bev cara, sicuramente avrai da fare visto l'abbigliamento, dunque non ti estendo l'invito a venire. ≫ Propone avendo già deciso.
Inspiro nuovamente per poter rispondere ma Jack decide di parlare per me.
≪ Al, dammi cinque minuti e sono da te. Il tempo di chiamare un taxy per Beverly. Aspettami qui. ≫ Sputa tutto d'un fiato prendendomi per un braccio e avvicinandomi alla porta. Usciamo e ci dirigiamo in silenzio verso l'ascensore. Forse è meglio dire che arranco strattonata fin lì. Non ho parole per descrivere la situazione e nemmeno la voglia in realtà.
Eppure Rose mi ha raccontato a grandi linee come è finita la loro storia d'amore. Del perché... e credevo che dopo esserci baciati qualcosa fosse definitivamente cambiata. In realtà questa è un'altra conferma alla mia vana speranza.
Fisso i numeretti che si illuminano aspettando che la cabina dell'ascensore raggiunga il nostro piano. Jack continua a tenermi per un braccio e io respiro appena.
≪ Ascoltami, ho qualcosa da chiarire con Al. Adesso ti accompagno sotto e chiamo un taxi per farti andare a riprendere l'auto sotto casa di tua madre. Stasera ti chiamo. ≫
Io non accenno a parlare e rispondo semplicemente guardandolo e abbozzando un sorriso. Cerco di essere più matura che posso. Entriamo e divincolo il mio braccio dalla sua stretta facendo finta di cercare qualcosa dentro la borsetta che ho preso appena prima di uscire da casa. Trovo gli occhiali da sole e li indosso. Appena le porte si aprono esco per prima e mi fermo appena fuori dalla cabina.
≪ Tranquillo posso chiamarlo da sola un taxi. Grazie per l'aiuto di ieri e di stanotte. A presto. ≫ Il mio tono risoluto lo blocca dentro e girandomi a grandi passi raggiungo l'uscita. Apro il portone e mentre lo richiudo mi accorgo che mi fissa ancora dall'uscio dell'ascensore.
Appena fuori sento l'aria fresca della tarda mattinata, vedo un taxi che sta per arrivare e alzo una mano per bloccarlo, ma questo sfreccia senza nemmeno accorgersi del mio gesto di chiamata. Le strade sono pressoché deserte perciò mi fermo al bar all'angolo per prendere qualcosa da mangiare e un caffè. Un cameriere molto gentile cerca di non notare il mio vestito e mi fa accomodare a un tavolo che versa in direzione del palazzo dal quale sono appena uscita. Attendo che mi venga portata la mia ordinazione e apro una rivista che trovo su di una sedia accanto la mia.
Mentre sfoglio il giornale mi rendo conto che fuori inizia a piovere. Sento lo scrosciare dell'acqua, alzo lo sguardo e in lontananza Jack e Aly si dirigono verso il suv argentato. Nulla di strano se non fosse che si tengono per mano e che lui le apre la portiera sorridendo e aiutandola a salire. Una volta accomodatosi anche lui nell'abitacolo, intravedo che si avvicinano per abbracciarsi.
≪ Signorina il suo ordine, buon pranzo. ≫ Il cameriere poggia sul tavolo la mia baguette ripiena e il mio caffè lungo e quando guardo verso la strada l'auto è sparita insieme alla mia fame.
Addento senza voglia alcuna il panino e chiamo Madeline. Al terzo squillo risponde pimpante.
≪ Buon giorno bella bambina, che posso fare per te? ≫
≪ Ciao Mad, non è che verresti a prendermi per portarmi a casa di mia madre per riprendere l'auto? ≫
Sento un attimo di esitazione prima della risposta. ≪ Ok, non muoverti, arrivo. ≫
≪ Mad ma non sai nemmeno dove sono.≫ Rispondo piccata.
≪ Stupidina ma io lo so. Ferma lì. ≫
E mi rendo conto che nonostante tutto qualcuno che tiene a me profondamente esiste.
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