Capitolo 20

Ho una regola. In verità ne ho moltissime, ma questa la attuo molto spesso. Quando vado a mangiare il gelato non prendo mai il cono. È noto che la forma allungata e la pallina di gelato in cima, riportano l'immaginazione al... pene! Esatto. Per non parlare del fatto che bisogna leccarlo circolarmente per non far colare quello che via via si scioglie. Di conseguenza opto per la coppetta. Cucchiaino alla mano e tutto si risolve. Ma non è solo quello, in realtà con la mia sbadataggine potrei macchiarmi. Ed è una cosa che odio. Per cui, anche il mio modo di vestire varia. In base a che gusto dovrò prendere indosso indumenti di conseguenza. Prenderò vaniglia? Allora i miei abiti saranno chiari! Prenderò cioccolato? Allora saranno scuri, e così per tutti gli altri gusti.

Il problema è che in questa gelateria hanno finito le coppette. Quale gelateria non ha le scorte in magazzino? Ovvio, no? Quella dove mi porta Patrick. Sono costretta a prendere il cono oppure a svenire a causa della fame e a non indurre zuccheri nel mio corpo. Potevamo scegliere una gelateria del centro, invece sceglie una di quelle in periferia dove non c'è anima viva.

Indosso una delle mie ampie gonne colore della notte e una casacca bianco pallido, e quindi prendo un semplice cono vaniglia. Non sono abituata a leccare. Non è nelle mie corde. La situazione inizia a precipitare quando il gelato inizia a colare. Lenta a succhiare tutto quello in eccesso, il gelato finisce tra le mie dita e nel tovagliolo con cui tengo la cialda. Con la mano libera tento di prendere una salvietta dentro la borsa, alquanto difficile con una mano sola, ma poi ci riesco. Sbadatamente per guardare l'orario volto il polso, inutile dire che è la mano piena di gelato. Il cono si rovescia platealmente sulla manica della camicia di Patrick. Porca miseria. Inorridito tenta di pulirsi e anche il suo gelato cade per terra. Con la mano sporca e la salvietta lo aiuto a levarsi la macchia, ma l'unica cosa che ottengo è che s'allarga a vista d'occhio. Non parliamo, agiamo freneticamente senza sosta.

«Mi dispiace tantissimo, giuro che non l'ho fatto apposta. Cielo, sono così sbadata» mi scuso.

«Non preoccuparti. Ehm è mezza notte. Direi che possiamo ritirarci tanto il gelato a quanto pare l'abbiamo finito prima del previsto.» Ribatte acido.

Mi scuso, l'aiuto a pulirsi e ciò che ottengo è la sua freddezza. Non volevo uscirci, ma il mio buon cuore ha accettato ugualmente. Tento di fare la carina, ma sembra che Madre Natura si sia messa contro di me. Sono un caso patologico di cataclismi che si beffano della mia persona. Il viaggio di ritorno è uno schifo.

«Sembra che insieme non ne combiniamo una giusta.» Afferma Pat con un sorriso.

«Eh si.» Ribatto. Spero che non abbia intenzione di riprovarci perché sarebbe davvero ridicolo. Non siamo compatibili e poi la mia mente ha un solo nome in testa, e fortunatamente non è il suo.

«Dovremmo riprovarci. A casa mia però. Al sicuro da disgrazie appostate dietro l'angolo. »

Cosa? Dimmi ti prego, Madre Natura, cosa ho mai fatto di male? Intanto che cerco di articolare una frase di senso compiuto noto la macchina di Jackson sotto casa mia e subito dopo lo vedo uscire dal portone e dirigersi al suo mezzo.

«Ehm, chiamami ok? Così ne riparliamo. Devo andare. »

Ma prima che riesca a fuggire mi stringe a sé per baciarmi.

Merda! Che schifo.

Preme per aprire la mia bocca e lo lascio fare. Non so perché, ma lo faccio. Ci baciamo sul serio per la prima volta. È... bagnato! Troppo umido e dannatamente sbagliato. Mi stacco, sorrido ed esco.

Riesco in tempo a fermare l'auto che stava per partire. Busso al finestrino che cala e sorrido. Come sempre il technicolor prende vita.

«Ehi, che ci facevi qui? »

Mi fissa, poi scruta lo specchietto retrovisore e torna a guardarmi.

«Passato bene la serata?» Mi sfida. E non capisco perché, soprattutto cosa dovrei rispondere?

«Sì?» Esclamo. «Non hai risposto alla mia domanda.»

«Ero passato a trovarti. Ma, come ho appena notato, sei impegnata. »

«Eh? No, certo che no. Sali. »

«Fai sul serio?» Domanda. «Per essere una vergine ti sai destreggiare bene tra due uomini. »

«Sei ingiusto. Che vorresti dire?» Chiedo sgomenta.

«Stanotte hai dormito con me, stamattina ti sei svegliata nel mio letto, ci siamo baciati. E tu cosa fai? Poche ore dopo esci con un altro e lo baci pure? Impari in fretta, vedo! »

Ha ragione. Almeno credo. Ma non era mia intenzione baciare Pat. Mi sono scostata ma ormai il danno era stato compiuto. Riuscire a desiderare qualcosa che potrebbe essere mia mi ha destabilizzata. Volevo restare con i piedi per terra e ho combinato un casotto.

«Non è come credi. Davvero. Vogliamo seriamente discutere di ciò in questo modo? »

«No. Infatti sto andando a casa. Addio Beverly.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top