Capitolo 16
«Che cazzo bevi come una spugna se poi non riesci a reggere l'alcol? »
Scrutando i suoi lineamenti vedo l'incazzatura montare grazie al mio silenzio. Non abbasso lo sguardo e rimango nel più altezzoso dei miei mutismi. Lui non accenna a distogliere lo sguardo e impreca.
«Rose me l'ha detto, quindi puoi parlarmi. »
Non riesco a decidere se sono più incazzata con quella che dovrebbe essere la mia migliore amica per aver spifferato tutto, oppure con Jackson che parla senza cognizione di causa non sapendo quanto il suo analizzarmi m'infastidisca.
«Dai Bevy. L'ha detto solo a me. Non l'ha spifferato ai quattro venti. Di me puoi fidarti. »
«Vaffanculo!» Sputo senza rendermene conto.
«Noto con piacere che i termini poco carini ti escono dalla bocca egregiamente. »
«Stronzo! »
«Ok. Lo so. Battuta infelice. Adesso vai nella camera degli ospiti a riposare. Ho mandato tutti via dieci minuti fa. »
«Perché?» gli chiedo, confusa.
Mi prende per mano e mi indica la stanza alla fine del corridoio. Arrancando, entro e mi meraviglio di quanta bellezza esprima l'ambiente che mi circonda. O forse è solo l'effetto del vino. Domani, con più calma mi guarderò intorno. I miei vestiti soffocano come una camicia di forza, li strattono con forza mentre cerco Jack per avere un pigiama in cui infilarmi prima di dormire. Li lascio cadere per terra e mi ritrovo, con solo reggi seno e mutandine, faccia a faccia con lui.
«V-vorrei un pi-pigiama. Per favore.» Biascico lentamente.
Jackson, inebetito davanti al mio corpo, mi squadra ardentemente. Non m'infastidisce, grazie alla mia inibizione, godo dei suoi occhi su di me. Viso, collo, spalle, seno, pancia, pube, cosce, piedi e di nuovo a risalire. Dove i suoi occhi si posano sento un tocco bruciante mandarmi in estasi. Almeno credo. Sono davvero troppo ubriaca, poco lucida per ragionare. Si risveglia dal suo sogno ad occhi aperti e mi trascina in camera sua. Mi fa indossare una sua maglietta e un paio di boxer azzurro cielo. Prima che possa tornare in camera, mi prende in braccio, come farebbe uno sposo con la sua sposa entrando in casa, e m'adagia sul suo letto. Troppo stremata per reagire lascio che faccia quello che vuole. Scosta le coperte e ci copre entrambi. Il suo odore è fortissimo a così poca distanza. So che se facesse qualche mossa per infilarsi dentro le mie mutandine lo lascerei fare. Mi stupisce tirandomi a sé e spegnendo la lampada sopra il comodino. Mi bacia i capelli e m'accarezza l'addome.
«Notte Bevy. »
«Grazie. Notte Jack!» Mormoro dolcemente.
Odio il caldo. Odio il sapore amaro la mattina dopo una sbronza colossale. Odio il caldo accoppiato al dopo sbronza. In genere odio quasi tutto e tutti la mattina appena sveglia dopo essermi scolata, la sera prima, alcol in quantità. Il cerchio alla testa è il preludio al mio risveglio. Sono tutta sudata e non mi spiego perché non riesca a muovermi. Apro un occhio per paura di quello che potrei aver commesso senza la lucidità a tenermi compagnia.
Oh merda. Jackson è avvinghiato ai miei fianchi. Le nostre gambe sono intrecciate e anche le nostre mani. Dorme come un ghiro. Porca puttana. Che ho combinato ieri sera? No. No. No. Non può essere. Mi alzo a sedere di scatto. Pessima mossa, il cervello mi sbatacchia in testa e il dolore aumenta. Non può essere successo. Non davvero. Dovrei ricordarmi di essere finita a letto con un uomo. Vorrei sotterrarmi per la vergogna di ciò che ho potuto dire o fare. Oh cielo. Sono pessima. Un singhiozzo mi scappa incontrollato e Jack si sveglia. Vedendo il mio sguardo smarrito si mette a sedere anche lui e tenta di tranquillizzarmi.
«Stai calma Bevy. Non è successo nulla. Torna a dormire.» Mi rabbonisce. E non c'è proprio nulla da rabbonire. Sono una donna dai facili costumi. Come è potuto accadere? Quando è successo? Perché non ricordo nulla.
«Respira piccola. Che ti prende? Davvero non è successo nulla. Guardati. Hai i vestiti addosso. Ieri eri solo ubriaca. Niente di più. Mi capisci? »
Certo che lo capisco. Non riesco anzi non voglio spiccicare una parola. Tento di liberarmi delle coperte e mi alzo dal letto. Il lenzuolo è impigliato alla mia caviglia e sbadatamente cado sulle ginocchia. Mi siedo col culo per terra e mi libero dell'impiccio. Mi guardo intorno alla ricerca dei miei vestiti. Non c'è nulla. Questa camera è immacolata! Cosa è successo? Ci siamo spogliati strada facendo? Mi ha rivestita dopo... o sono rimasta con queste cose addosso? Oddio... sto per entrare in iperventilazione.
«Cazzo Bevy, vuoi stare ferma un attimo. Ho impressione che non hai smaltito la sbronza.» Mi giro e lo fisso con astio.
«Sei in pigiama. »
«Esatto. È quello che cerco di dirti da mezz'ora. »
«Noi... cioè, io e tu... abbiamo solo... dormito? »
«Tranquilla dolcezza. La tua virtù è ancora al sicuro. »
«La mi... che? Virtù?» Ribadisco sbalordita. Non posso avergli detto...
«A proposito, sembra che non balbetti più! »
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