Capitolo 1

«Rose, mi sta bene?»

«Rose, dici a Beverly che lo deve assolutamente prendere» afferma Mad.

«Ovviamente. Non ho sudato tanta fatica per farti mandare tutto all'aria. Quindi tu indosserai questo magnifico vestito, calzerai un paio di scarpe tacco 15 e ci renderai fiere di te andando fino in fondo a questa serata! »

Semplice a dirsi ma difficile a farsi. Il mio diario conta ben 108 appuntamenti tutti falliti prima di iniziare. Non per colpa mia, lo giuro. Ma iscriversi in un'agenzia per cuori solitari è stata davvero una pessima idea. Chi vorrebbe accoppiarsi con uno stempiato? Oppure con un uomo pieno di brufoli? Per non parlare del grassottello di turno, o dello scheletrico che non possiede nemmeno un briciolo di simpatia?

Eh va bene. Nemmeno io sono uno schianto, però posseggo dei bellissimi occhi verdi e dei normalissimi capelli castani. Madre Natura mi ha donato più intelligenza che aspetto fisico. Non posso fargliene una colpa, anche se dieci centimetri in altezza sarebbero stati davvero graditi. Dall'alto del mio metro e sessanta mi sento come una watussa. È quello che continuo a ripetermi per non cadere in una profonda depressione.

Questo circolo vizioso spero prima o poi finisca, non so quando, ma lo desidero con tutta me stessa. Non possiedo il coraggio per affrontare le mie due migliori amiche e confessargli di non volere più accettare appuntamenti da perfetti sconosciuti.

Quello di staserà sarà l'ultimo.

Lo prometto a me stessa.

Ci potrei anche credere se la solita solfa non si ripetesse da 108 volte.

L'appuntamento è all' Holy Smoke quasi all'angolo della mia strada, vicino al centro massaggi che frequento spesso. Amo prendermi cura del mio corpo e dopo una giornata lavorativa al centro ludico, sento la necessità di staccare la spina.

Puntuale come un orologio svizzero mi reco all'ingresso e vengo accompagnata al tavolo. Il mio accompagnatore ancora non è arrivato, per cui prendo un tè freddo al limone, nell'attesa. Mi guardo intorno e a parte una coppia di uomini e due signori anziani, dentro non c'è nessuno. Poco male, meno spettatori che assisteranno alla mia ennesima dipartita. Il cameriere mi porta da bere e ingollo il contenuto tutto in una volta. All'ultima sorsata mi accorgo di una presenza davanti al tavolo. Alzo gli occhi e resto alquanto sorpresa di scorgere un bell'uomo che mi fissa.

«Ciao. Io sono Rudolf, tu dovresti essere Beverly. »

Colta alla sprovvista mi affretto a rispondere, ma il tè che ancora giace dentro la mia bocca non aiuta, perciò tento presentandomi facendo una figuraccia. Il liquido mi cola per il mento e macchia il mio meraviglioso vestito. Per rimediare al danno prendo il tovagliolo, ma maldestramente faccio cadere le posate a terra. Mi accingo a raccoglierle ma nello stesso momento Rudolf si abbassa per anticiparmi e scontriamo le nostre teste. Cerco di chiedergli scusa, rossa come un pomodoro. Ma non finisce qui, perché Madre Natura mi assiste alla grande. Un cameriere con in mano un vassoio pieno di pasta cammina rapido tra i tavoli, non s'accorge delle posate che ancora giacciono a terra e inciampa su di esse. La pasta finisce addosso al mio accompagnatore e io vorrei davvero sprofondare per non riemergere più. Mi asciugo alla bell'è meglio e tento di salvare la serata che non è per niente cominciata bene. Chiedo scusa al cameriere per il disguido, cerco di pulire Rudolf che sembra sconvolto quanto me, e faccio finta di non notare gli sguardi derisori delle persone presenti in sala.

Domando il conto della mia bevanda al cameriere e mi fiondo verso l'uscita dopo aver lasciato le banconote sopra il tavolo. Non saluto nemmeno Rudolf ed entro in auto diretta a una fontana santa dove immergermi per scacciare la sfiga che per ventiquattro anni della mia vita si è fatta beffe di me.

«Quindi mi vuoi dire che non hai scambiato nemmeno quattro chiacchiere con Rudolf? Che sei scappata dopo quei piccoli inconvenienti? Non presentandoti nemmeno?» domanda Mad.

«Mad cazzo! Piccoli inconvenienti? Tutto l'appuntamento è stato ridicolo. Sempre se si può chiamare appuntamento. Basta. Io ho chiuso. Sono condannata a restare vergine per tutta la mia vita. Diventerò come quelle vecchie pazze piene di gatti da accudire. Anzi forse prenderò dei cani e non dei gatti!» Affermo sconsolata. «Voi non capite! Io ho bisogno davvero di normalità. Ma sembra che la sfiga mi perseguiti. »

«Ma no! Non è così. Devi solo essere più... più, meno te stessa. Dovresti essere meno maldestra e più tranquilla. Lascia che l'uomo prenda in mano la situazione. »

Lasciare che un uomo con un quoziente intellettivo mediocre prenda le redini del nostro appuntamento? Impossibile.

Non ho fiducia nel genere maschile. Mia madre e mio padre dopo soli due mesi hanno chiesto il divorzio. Frank è un eterno Peter Pan intrappolato nel corpo di un adulto. E mia madre è una donna regina che si atteggia a padrona del mondo. Sì, ho una famiglia stramba. Ma è l'unica che ho! Rachel è al quinto matrimonio, dopo mio padre. Ancora crede di poter trovare il principe azzurro. Ma, mi dispiace per lei, non esiste!

Al giorno d'oggi va di moda il bad boy! Più dannato è, e più piace. Il che è molto strano. Il detto gli opposti si attraggono ha piena valenza per la società di oggi. In verità Dio li fa e poi li accoppia, quindi sono praticamente sicura che anche per me avrà un destino di vita. Solo che si è dimenticato di attuarlo.

Ho appena spuntato l'ultimo appuntamento segnato nel mio diario. Dovrei fare una festa! 109 uomini con i quali non sono andata d'accordo.

Ad un certo punto, sono arrivata a pensare che potessi essere io il problema. Ma non lo sono! Non posso esserlo! Io mi apro e tendo a dare tutto di me. Se ciò non viene colto dal mio partner è davvero grave.

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