9. Discorsi inopportuni

Sono passati due giorni da quando siamo tornati a Londra e abbiamo ripreso ognuno la propria vita. Vorrei poter dire di non aver più visto Martin dopo il weekend fuori porta del matrimonio ma purtroppo sembra essersi stabilito in casa nostra. Prima cercava un modo per risolvere con mia sorella e, una volta che si sono riavvicinati, non ha comunque levato le tende per tornare a casa sua. Se fossimo stati in un'altra situazione non mi sarei fatta scrupoli per andare da lui e dirgli che questo non è un albergo e non può stare qua quanto vuole, ma non ho nessuna intenzione di parlargli e di sentirmi dire che organizzo chissà cosa solo per avere a che fare con lui, come se ne fossi ossessionata e non facessi altro che architettare piani che lo vedono protagonista. Preferisco restare sulle mie, ignorandolo come si ignorerebbe un insetto che purtroppo coabita nella tua casa ma che hai paura di cacciare.

Sospiro appena e mi alzo dal mio letto, smettendo di leggere un romanzo che ho iniziato ormai quando ero ancora a New York, e mi trascino verso il bagno per prepararmi per il lavoro. Amo cucinare, ma oggi non ho tantissima voglia di uscire o di avere a che fare con l'umanità. Sono ancora di malumore per ciò che è successo con il biondo e per tutto ciò che ne è derivato e non sono la persona più piacevole con il quale passare il proprio tempo, ma so che devo lasciare i miei problemi fuori dal lavoro e impegnarmi al massimo per non mostrarmi così nervosa, gli altri non sono colpevoli e non devono subirsi i miei comportamenti fastidiosi.

Giro l'angolo per raggiungere il bagno, alla fine del corridoio, ma mi blocco quando sbatto contro qualcuno, ovviamente ci metto veramente pochi attimi per rendermi conto è proprio Martin quello che mi è venuto contro.
Gli lancio un'occhiata maligna e cerco di non indugiare troppo sul suo corpo mezzo nudo e bagnato davanti a me. Ha evidentemente appena fatto la doccia e indossa solo un asciugamano intorno alla vita che lo copre fino alle ginocchia. Cristo Dio, questo è sicuramente uno scherzo del destino che pare si stia divertendo parecchio.

"Puoi levarti di mezzo?" è l'unica cosa che chiedo, ma in realtà nessuno dei due accenna a fare nemmeno un passo. Entrambi continuiamo a fissarci, e solo ora mi rendo conto che questa è la prima volta che ci troviamo così vicini dopo il nostro incontro ravvicinato accanto alla piscina.

"Sicura? Credo ti piaccia fin troppo quello che hai davanti." si indica come se fosse un Dio Greco e io alzo automaticamente gli occhi al cielo, mentre scuoto la testa. "Dici di no, ma sembra il contrario. Guarda che hai un po' di bava che ti scende qua." avvicina le dita sul mio mento, accarezzandomi appena sotto il labbro inferiore, prendendosi gioco di me, e io lo faccio allontanare con un colpo secco. "Come siamo irascibili, sei ancora arrabbiata per ciò che è successo al matrimonio? Avanti, mettiamoci una pietra sopra, per il bene delle orecchie di Lucy e Ben che sono stanchi di sentirci battibeccare."

Odio che mi parli con quest'aria di superiorità, come se lui avesse ormai superato la nostra discussione e tutto il resto e io ne facessi una questione di Stato inutile. "Innanzitutto non ti azzardare più a mettermi le mani addosso, e poi non devo mettere una pietra sopra a niente, preferirei più tirartela in testa." ride sentendo le mie parole come se fossero la cosa più divertente del mondo, cosa che mi fa innervosire di più. Cosa diavolo ha da ridere? "E ora, se non ti spiace, dovrei andare a prepararmi per lavorare, anche se tu magari non sai cosa significhi."

Si sposta da una parte e, facendomi cenno di passare in modo ironico, continua a ridacchiare, come un idiota. "Prego, non voglio essere d'intralcio ai tuoi piani." alzo gli occhi al soffitto e lo supero, stavolta senza ribattere. Non ho voglia di scambiare ancora battute sciocche con lui. Voglio continuare a ignorarlo come da due giorni a questa parte e riprendere a vivere la mia vita senza questa rabbia fortissima che mi si irradia dentro per colpa sua.

Martin fa parte della vita di mia sorella, e rispetto la sua scelta, ma questo non vuol dire che debba far parte anche della mia vita, direi tutt'altro.
Sono libera di fingere che sia un estraneo come un altro e riniziare a respirare con sollievo.

*****

Martin

Non ero dell'umore giusto per mangiare fuori con tutta la comitiva, per festeggiare l'uscita di uno dei romanzi di Elèonore, ma la mia migliore amica ha così insistito che non ho potuto dirle no, soprattutto perché sto vivendo da lei da quasi una settimana e perché abbiamo già discusso al matrimonio e non mi va che le cose tra noi si mettano ancora una volta male. E come potevo aggiungerci che il fatto che abbiano prenotato nel ristorante dove lavora sua sorella rende tutto peggiore? Non mi va di vederla e grazie a Dio è da giorni che riesco ad evitarla. L'ultima volta ci siamo scontrati fuori dal bagno di casa sua e ho optato per stuzzicarla e non mostrarmi per niente risentito solo per non dargliela vinta e per non ferire ulteriormente e ancora Lucia, ma in realtà non ho ancora smesso di pensare al nostro litigio e a tutto il resto.

Osservo gli altri in silenzio, che sorseggiano l'ultimo drink ordinato, e i miei occhi si soffermano prima sui miei migliori amici che si tengono per mano in modo casuale, come se non riuscissero a stare lontani e non si rendessero nemmeno conto, e poi su Christian che ha il braccio posato sulle spalle di Elèonore e sembra avere per forza bisogno di un contatto con lei per stare il più tranquillo possibile. Quando sto con loro, quando sto con i miei amici che sembrano così innamorati, mi chiedo cosa abbia sbagliato io nella mia scorsa relazione, se la colpa per la rottura sia mia, se non abbia dato abbastanza alla mia ex e sia stato questo a farla allontanare da me e farla innamorare di un altro. È ormai una vita che sono single, questa è una storia vecchia, ma comunque è ciò che mi ha convinto a non volermi più innamorare e che a volte mi fa nascere quesiti quando vedo gli altri felici insieme. Non sento la mancanza di una persona accanto ma, anche se lo sentissi, rischiare di essere ferito e stare male non è una cosa che vale la pena.

"Martin, tu vuoi venire?" vengo distratto dai miei pensieri quando sento questa domanda da parte di Lucia e gli lancio un'occhiata confusa visto che non stavo ascoltando i loro discorsi, per fortuna lei capisce all'istante e mi spiega bene "Vogliamo spostarci in un locale qua vicino visto che qua tra poco ci cacceranno. C'è già stato permesso di restare oltre l'orario di chiusura, meglio non approfittare del previlegio." già, che fortuna conoscere Aurora, ci permette di avere dei confort davvero fuori dal normale. Che nausea! Ovviamente mi tengo l'ironia e il commento per me.

"Credo che andrò a casa. È già tardi e devo sistemare un po' di cose visto che non ci rientro da giorni." uso questa scusa, sperando di essere il più convincente possibile, e per fortuna lei annuisce, senza provare a convincermi o che. So che è consapevole di aver ottenuto già tanto facendomi partecipare a questa cena e ora non vuole tirare troppo la corda.

Dopo aver pagato il conto, usciamo dal locale e mi congedo dagli altri che, dopo avermi salutato, vanno via per poter raggiungere il locale e continuare i festeggiamenti. Decido di sedermi su una panchina nell'erbetta verde del giardinetto del ristorante e butto fuori tutta l'aria, sentendomi un po' più leggero. Almeno in questo momento non devo fingere più di essere di compagnia e posso rilassarmi un attimo, nel silenzio e nella solitudine. Amo stare con i miei amici, ma ci sono quei giorni in cui la mia anima e il mio corpo hanno bisogno di stare in solitaria e di ricaricare le energie, soprattutto dopo che è successo qualcosa che mi ha scaricato emotivamente fin troppo.

Osservo il cielo scuro e coperto di stelle, ma la mia quiete dura davvero poco perché la mia attenzione viene attirata da due ragazzi che stanno parlando con un tono di voce fin troppo alto. Senza volerlo le mie orecchie ascoltano le loro parole e, quando sento il nome di Aurora, la mia concentrazione si fa ancora più intensa in modo quasi automatico.

"Cosa significa che è una che non me la darebbe? Avanti, fanno tutte così ma poi cedono e aprono le gambe dopo due attenzioni e due scaramucce." mi giro verso di loro e li osservo dalla mia postazione, inarcando un sopracciglio per il commento appena sentito. Sono due uomini che hanno più o meno la mia età, entrambi di bell'aspetto e con un fisico evidentemente allenato, sembrano quasi fratelli per quanto si somigliano, ma uno dei due è biondo e indossa degli occhiali da vista neri mentre l'altro no e ha i capelli scuri e con un taglio un po' più corto del primo. "Vuoi scommettere? Appena esce per andare via le faccio un paio di complimenti e riesco ad ottenere un appuntamento già domani, e in men che non si dica me la sono portata a letto." è il moro quello che sta parlando con fare sicuro di sé e divertito, ma le sue parole mi fanno capire che non la conosce per niente. Aurora non gliela renderebbe mai così semplice e, soprattutto, mi scopro a pensare che non mi piacerebbe per niente stare qua e scoprire il contrario.

"Dai Eddie, direi che hai fumato un po' più del solito e non è il caso che agisci per colpa dell'erba. In più ci lavoriamo insieme, non mi sembra il caso di complicare le cose." l'occhialuto mi sembra più saggio da come risponde e dal tono che usa, come per cercare di convincere l'imbecille dell'amico che, ovviamente nemmeno a specificarlo, non è per niente convinto di ciò che ha appena sentito.

"L'erba mi dà solo la consapevolezza che agire ora è la cosa più giusta. Avanti, è da quando è arrivata a lavoro qua che non fa altro che stuzzicare sorridendo e indossando quei pantaloni così attillati. Ci sta praticamente pregando di scoparla e tu ti metti a fare il moralista." brutto pezzo di merda, ma chi si crede di essere? Pensa davvero che lei sorrida o si vesta in un certo modo solo per attirare la loro attenzione? Non so perché ma sento un'irrefrenabile voglia di mollargli un pugno in faccia e fargli passare questa espressione da strafottente che si ritrova.

Occhialuto scuote la testa in evidente disaccordo "Non fare cazzate Eddie. Lascia perdere."

Sento il moro ridere in modo più che divertito, in un modo più che nauseante. Ogni cosa di lui urla quanto sia viscido e senza limiti. Non lo conosco nemmeno e già lo odio, incredibile. È una di quelle persone che ti ritrovi a destare a pelle e sai che non ti sbagli per nulla, le tue sensazioni ci hanno preso in pieno. "Avanti, siamo entrambi adulti, se accetta significa che ho interpretato bene i suoi segnali." usa una falsa modestia che mi fa desiderare solo di più di spaccargli il setto nasale. "Dammi del pazzo ma non riesco a togliermela dalla testa e ho bisogno di soddisfare i mie bisogni primordiali." direi bisogni da maiale, ma come cazzo parla poi? Ma è uscito direttamente da una caverna del Paleolitico?

L'altro fa per ribattere, ma si zittisce ancora prima di aprire bocca, ammutolendosi, cosa che mi fa capire all'istante che Aurora sta per uscire dal ristorante. D'istinto mi alzo dalla panchina e mi avvicino alla porta dell'ingresso, leggermente lontano dai due, intercettando immediatamente la bionda prima che questo cazzone abbia la prontezza di avvicinarsi a lei.

Appena entro nella sua traiettoria visiva spalanca gli occhi e mi guarda come se fossi un fantasma, questa sua espressione mi farebbe ridere se non fossi terribilmente incazzato con il ragazzo che è a pochi metri da me e che desidero eliminare dalla faccia della Terra in modo tale che non abbia più pensieri del genere su Aurora e non gli venga più in mente di scocciare una donna.

"Martin? Che ci fai qua?" vorrebbe mostrarsi fredda ma appare allarmata, come se pensasse che fosse successo qualcosa. "Lucia sta bene?"

Annuisco e invento in fretta una scusa per farla allontanare dai suoi colleghi e scortarla alla sua macchina per mettere fine a questa maledetta serata. "Sì, sta bene. Dovevo parlarti un attimo di una cosa, possiamo andare ai parcheggi?" per un secondo la vedo tentennare, so che vorrebbe dirmi di no e mandarmi al diavolo, ma il mio tono è talmente serio e privo di ironia che lei si ritrova ad annuire.

Si gira verso i due, salutandoli cordialmente con la mano, e io ne approfitto per lanciare un'occhiata omicida a questo stronzo che mi sta osservando con furia, come se non accettasse assolutamente che qualcuno abbia intralciato i suoi piani. Dopodiché poso una mano sulla schiena della bionda, ignorando il fatto che trasalisce all'istante, e la faccio iniziare a camminare poco più davanti a me.

Sospiro appena, cercando di scacciare il fastidio che provo e decidendo mentalmente se dirle la verità o inventare una scusa che giustifichi averle detto che dovevo parlarle e averla portata via.
Ho come l'impressione che ciò che ho appena fatto mi metterà nei guai in un modo o nell'altro.

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